Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  22 luglio 2014

Guerra preventiva allo Stato Islamico

Durante l'ultima teleconferenza, a cui hanno partecipato 15 compagni, abbiamo discusso della situazione in Medio Oriente e delle inevitabili ripercussioni a livello internazionale. Di seguito elenchiamo, con l'aiuto di una mappa, alcune precisazioni a proposito di quanto detto:

mappaIS

La parti colorate rappresentano le aree comprese nel progetto di Nuovo Califfato proclamato il 29 giugno scorso.

redaree che i gruppi jihadisti (specie al Qaida) e l'ISIS (ora semplicemente IS – Islamic State) stanno cercando di controllare pienamente

lightredaree che fanno parte di Stati anti-fondamentalisti ma controllate da jihadisti

greenpenetrazioni jihadiste (soprattutto aqim) recenti

 

- i vertici di al Qaida e IS sono in conflitto ma vi è collaborazione alla base;
- il nucleo dell'IS è collocato a cavallo della frontiera Iraq/Siria e controlla un'area pari a quella siriana;
- tutti i gruppi del Sahel, attualmente legati ad al Qaida, si sono radunati in Libia per decidere se aggregarsi all'IS;
- i jihadisti nigeriani controllano il Nord del paese e si sono "federati" con i gruppi del Sahel;
- gli stessi nigeriani stanno penetrando nella parte meridionale di Chad e Sudan;
- il Mali, il Niger, la Libia, il Sudan, la Nigeria, la Somalia, l'Iraq e la Siria non sono più Stati;
- nelle zone controllate dai jihadisti vige la shaaria e il mutuo soccorso islamico;
- l'IS pratica la tattica militare della terra bruciata, non accetta condizioni e non fa prigionieri;
- il Califfato si propone, fra l'altro, la distruzione dello Stato di Israele (non è chiaro se con espulsione degli ebrei o meno);
- gli organismi occidentali di intelligence si aspettano un attacco dell'IS alla Giordania;
- l'IS è già abbondantemente infiltrato fra i Palestinesi;
- i palestinesi denunciano la distruzione totale di quartieri dove vivevano 100.000 persone;
- l'esercito israeliano sta adottando una tattica strana: avanza distruggendo sistematicamente edifici e nello stesso tempo controllando il territorio con uomini a terra;
- Montecassino, Stalingrado e Beirut hanno insegnato che fabbricare macerie non è una buona tattica per stanare combattenti motivati;
- di fronte alla situazione generale jihadista la campagna militare israeliana sa tanto di guerra preventiva;
- l'ONU avverte: sono crimini di guerra. A parte la ridicola impotenza dell'organismo, la logica israeliana è ineccepibile da sempre: se lo Stato ebraico non vuole morire, deve uccidere gli "altri" prima che sia troppo tardi;
- la Cisgiordania non c'è più, fagocitata e spezzettata dagli insediamenti. Bisognerà vedere come verrà ridotta Gaza: dopo gli sventramenti in corso potrebbe fare la stessa fine;
- intanto da YouTube è sparito questo filmato di propaganda IDF (Forze armate israeliane), rivelatosi forse troppo convincente rispetto a una guerra futura ma non troppo remota.

Come conclusione provvisoria ci siamo posti la domanda: poteva nascere, sull'onda di un'avanzata generale del "marasma sociale", un Califfato Islamico (non proprio virtuale) senza che questo avesse ripercussioni su Israele e sui suoi tutori?

In un articolo di WakeUpNews, Israele e Palestina, la guerra in Europa, si descrive come il conflitto in atto sia diventato immediatamente internazionale. Ci sono state grandi manifestazioni a sostegno dei palestinesi in varie città europee, le più importanti a Parigi dove, nelle banlieue Barbès e Sarcelles, il 19 e il 20 luglio si sono verificati scontri tra immigrati (di seconda o terza generazione), polizia e dimostranti pro-Israele. Gaza e Parigi sono distanti, ma in risonanza.

La teleriunione si è conclusa con un accenno alla disastrosa condizione economica di 180 comuni italiani, ad un passo dalla bancarotta, e alla notizia dell'abbattimento del Boeing della Malaysia Airline in Ucraina. In un video-editoriale, il direttore di Repubblica Ezio Mauro parla di un mondo senza più controllo: dal caos in Medio Oriente alle stragi di migranti nel canale di Sicilia, passando per la situazione nell'est dell'Ucraina, la conclusione a cui arriva è che all'Europa, incapace di essere unita e fare sistema, mancano interlocutori autorevoli con cui trattare.

Di fronte a tutto ciò, in molti nel milieu marxista sostengono la necessità di darsi da fare per costruire il Partito, ponendo come paradigma le basi politiche su cui è stata fondata la Terza Internazionale (congressi, alleanze, fronti unici). Dimenticano che la continuità organizzativa con quell'esperienza è venuta meno e perciò il nuovo organismo di classe non potrà fondarsi sul defunto movimento terzinternazionalista. Il lavoro che da anni portiamo avanti è teso a dimostrare che il partito storico sta emergendo tutto intorno a noi, basta avere antenne sintonizzate sulla lunghezza d'onda giusta per captarne i segnali.

Daniel Hillis dice che ci troviamo nella stessa condizione degli organismi unicellulari quando si stavano convertendo in multicellulari: siamo parte di un sistema che ci sta traghettando oltre noi stessi. Siamo d'accordo: da tempo abbiamo tolto gli ormeggi e ci siamo spinti in mare aperto.

Articoli correlati (da tag)

  • Captare i segnali di futuro

    La teleriunione di martedì sera è iniziata facendo il punto sulla crisi automobilistica tedesca.

    Ad agosto, in tutti i paesi del vecchio continente, le immatricolazioni hanno subito un calo: rispetto allo stesso mese dell'anno precedente sono scese del 16,5%, e rispetto al 2019 hanno registrato un crollo quasi del 30%. In Germania, nell'agosto 2024, le vendite di automobili elettriche sono calate del 68%, anche a causa della fine dei sostegni statali. Tutti i produttori sono in difficoltà a causa della concorrenza della Cina, che riesce a mantenere bassi i costi di produzione grazie ai sussidi statali. La crisi riguarda Volkswagen, Mercedes, Porsche, Audi. Ma non è la crisi del settore dell'automobile a determinarne una crisi generale; al contrario, è la crisi di sovrapproduzione mondiale a manifestarsi anche in questo settore.

    Le prospettive di chiusura degli stabilimenti e la riduzione dei posti di lavoro hanno portato a scioperi e manifestazioni in Germania. Il paese, considerato la locomotiva economica d'Europa, ha attraversato un lungo periodo di relativa pace sociale. La Mitbestimmung, cogestione in italiano, prevede la collaborazione fra operai e padroni, sancita dalla natura corporativa dei sindacati esistenti. Il fascismo non è una forma di governo tipica prima dell'Italia e poi della Germania ("La socializzazione fascista ed il comunismo"), ma un cambiamento del capitalismo avvenuto a livello globale, con l'Italia che ha fatto da pilota e subito seguita dal New Deal negli USA, dal nazismo in Germania e dalla controrivoluzione stalinista in Russia. Il fascismo rappresenta un determinato stadio di sviluppo delle forze produttive che richiede che l'economia regoli sé stessa per mezzo degli interventi dello Stato: la Tennessee Valley Autority negli USA, le bonifiche dell'Agro Pontino in Italia, la costruzione della diga sul Dnepr in Unione Sovietica e la rete autostradale in Germania (Autobahn) avevano il chiaro obiettivo di modernizzare le infrastrutture pubbliche. La nuova autostrada tedesca aveva bisogno di una vettura del popolo, e si cominciò a produrre la Volskwagen. Così facendo, si diede lavoro a migliaia di disoccupati (conquistandoli al regime) e si rilanciò l'economia nazionale. Il corporativismo nazista viene rifiutato politicamente dalla Germania democratica, ma l'impianto economico sopravvive con la cogestione.

  • La curva del capitalismo non ha ramo discendente

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con un approfondimento del testo "Teoria e azione nella dottrina marxista" (1951), ed in particolare del seguente passo:

    "Alla situazione di dissesto dell'ideologia, dell'organizzazione e dell'azione rivoluzionaria è falso rimedio fare assegnamento sull'inevitabile progressiva discesa del capitalismo che sarebbe già iniziata e in fondo alla quale attende la rivoluzione proletaria. La curva del capitalismo non ha ramo discendente."

    L'andamento del capitalismo non è di tipo gradualistico, ma catastrofico e questo dipende dagli stessi meccanismi di accumulazione. Anche se cala il saggio medio di profitto, cresce la massa del profitto, altrimenti non ci sarebbe capitalismo e cioè valore che si valorizza (D-M-D'). La Tavola II ("Interpretazione schematica dell'avvicendamento dei regimi di classe nel marxismo rivoluzionario") di "Teoria e azione" ci suggerisce che non c'è una lenta discesa dell'attuale modo di produzione (fatalismo, gradualismo), ma un accumulo di contraddizioni che ad un certo punto trova una soluzione di tipo discontinuo (cuspide, singolarità).

  • Cresce la tensione ovunque

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando la situazione di guerra in Medioriente.

    Recentemente, le forze di difesa israeliane hanno preso di mira le basi UNIFIL presenti nel sud del Libano, lungo la "linea blu", con il chiaro intento di farle evacuare. Nell'attacco sono state distrutte le telecamere e le torrette di osservazione, e ci sono stati alcuni feriti tra i caschi blu. I ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito hanno manifestato il loro disappunto, mentre Israele ha dichiarato di aver precedentemente invitato il comando UNIFIL a ritirarsi. Le truppe dell'ONU sono presenti in Libano dagli inizi degli anni '80 in quanto "forza militare di interposizione", ma evidentemente il tempo della mediazione è finito per lasciare spazio a quello della guerra aperta.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email