Il video della Cgt, dove si vedono gli attivisti in cammino arrivare nei centri urbani e ristorarsi in mense comuni, mostra l'alto livello di logistica necessariamente approntato per sostenere le migliaia di persone in marcia, e ricorda quanto scritto dagli occupiers americani in merito all'importanza del mutuo soccorso:
"Il movimento può fare molto di più che protestare. Noi possiamo anche fare qualcosa gli uni per gli altri. In giro per il mondo ci sono persone ancora senza tetto, intrappolate nella povertà, in debiti e pignoramenti. Le sperequazioni economiche sono tremende. Ma oggi ricordiamo a noi stessi e al mondo che possiamo essere soddisfatti della solidarietà [che abbiamo messo in pratica]. Oggi da Oakland a Washington, ovunque siano presenti, gli occupiers sono seduti alla mensa comune" (OWS home page, 24/11).
La marcia, organizzata da diverse sigle e movimenti, è diventata espressione di un movimento generalizzato che, come già accaduto in Turchia e Brasile, supera e ingloba le numerose organizzazioni esistenti. Anche gli strumenti utilizzati mostrano questa dinamica, come ad esempio il sito wiki (#15Mpedia) costruito dagli indignados per organizzarsi e coordinarsi. Il fatto è interessante perché il metodo wiki è quanto di più avanzato possa mettere a disposizione lo stesso capitalismo: è universale, anonimo e peer to peer, "è una delle tante manifestazioni del cervello sociale, individuato fin dalle origini dell'industrializzazione nelle macchine intese non come singolarità meccaniche ma come sistema. Se un secolo e mezzo addietro fu solo Marx a sottolinearlo, oggi sono in molti a riconoscerlo. Wikipedia è un buon esempio di simil-organismo dotato di intelligenza collettiva, che supera di gran lunga il vecchio modello dell'alveare come corpo disaggregato fatto di cellule-individuo differenziate per compiti" (Wikipedia, il caos e l'ordine).
I movimenti attuali, per quanto possano avere le idee confuse sui metodi e sui fini della lotta, sono oggettivamente anti-formisti, visto che non esiste più alcuna possibilità di migliorare le condizioni di vita rimanendo all'interno di questo sistema. Da Zuccotti Park è partito un messaggio forte e chiaro: andiamo oltre alle noiose manifestazioni con servizio d'ordine e comizio finale. Dal cuore pulsante del capitalismo, Wall Street, è arrivata l'indicazione a occupare in pianta stabile le piazze per fare community. Poi è stata la volta del movimento turco e "la prima cosa che balza all'occhio è l'emergere velocissimo (pochi giorni) di una struttura organizzativa centralizzata, 'Solidarity Taksim'. Si tratta di un'aggregazione democratica e frontista, ovviamente interclassista, formata da 116 organismi diversi che vanno dai partiti tradizionali d'opposizione ai gruppi calcistici di ultras normalmente nemici, dai sindacati ai gruppi anarchici o 'marxisti' che rappresentano nell'insieme strati proletari. Ma queste forze sociali, per quanto eterogenee, si sono polarizzate con velocità incredibile, fornendo non solo coordinamento ma centralizzazione tramite l'ormai consueta rete dei social network. Tra l'altro il governo turco, a differenza ad esempio di quello egiziano, non ha potuto bloccare Internet per non danneggiare la struttura economica che sulla rete basa il 100% del commercio B2B (business to business). Questa centralizzazione raggiunta dai fieri rivoltosi turchi è inedita fra gli indignados, gli occupiers americani e i rivoltosi arabi. È possibile che si precisi e che abbia dei riflessi sull'intero movimento globale" (Newsletter del 20 giugno 2013). La spagnola #MarchasdelaDignidad è una novità rispetto alle solite mobilitazioni indette da partiti e sindacati, perché si è configurata come un movimento capillare distribuito sul territorio e prolungato nel tempo.
Inoltre, a proposito di Turchia, è da segnalare quanto accaduto recentemente con la morte di Berkin Elvan, il quindicenne colpito da un lacrimogeno mentre andava a comprare il pane. I genitori ne hanno annunciato il decesso via Twitter e subito la notizia si è propagata memeticamente portando a scontri in decine di città e determinando una forte polarizzazione di classe tra l'1% (assassino e corrotto) e il 99% (solidale con la famiglia e gli amici di Berkan). Leggiamo da Repubblica del 13 marzo: "Solo con l'hashtag #BerkinElvanOlumsuzdur (#BerkinElvanIsImmortale) sono stati prodotti fino a ieri 11,9 milioni di tweet. Il 75% dei tweet dedicati al ragazzo è stato ritwittato e, secondo i dati di Keyhole, 70 milioni di utenti in tutto il mondo sono stati raggiunti da messaggi sul giovane ucciso. Si tratta di un vero record, se si considera che gli utenti di Twitter in Turchia sono circa 12 milioni."
Tutti i movimenti sviluppatesi dopo la Primavera araba sono dei tentativi pratici di fuoriuscita dall'attuale sistema economico, delle esplorazioni collettive nel domani. La tendenza globale è quella alla costruzione di una piattaforma unificante che tenga insieme le varie istanze. Anche in Ucraina è successo qualcosa di simile con l'occupazione di Majdan, divenuta quartier generale della rivolta. Per quanto non si possa trovare una legge soggiacente se non quella della pressione capitalistica sulle popolazioni, la radicalizzazione e la sua propagazione virale sembrano inarrestabili, e anche se ci sono strutture frontiste che tentano di imbrigliare il movimento all'interno dell'alveo istituzionale, la dinamica complessiva tende ad inglobare chi vi fa parte. Ogni rivolta particolare è un piccolo tassello della rivoluzione incessante, qualunque sia il risultato locale raggiunto. E le rivoluzioni hanno sempre marciato da sé, hanno sempre utilizzato chi credeva di utilizzarle. Quando la storia si ionizza, come in Russia nel 1917, chi ha le idee chiare sul futuro, influenza il movimento e, in alcuni casi, lo può dirigere.
La teleconferenza è poi proseguita con un breve commento delle notizie provenienti dalla Crimea, sul referendum e la semi-annessione della penisola alla Russia. Come scritto in La grande cerniera "balcanica" e il futuro dell'Unione Europea, la geografia dei paesi determina lo sviluppo delle forze economiche, sociali e politiche; oramai anche i borghesi cominciano a parlare di geostoria invece che di geopolitica. Con la seconda guerra mondiale si è concluso il ciclo delle guerre blocco contro blocco, con il 1975 il ciclo rivoluzionario delle "guerre" di liberazione nazionale, oggi il mondo capitalistico è integrato, e le politiguerre sono fatte per procura mirando più al controllo che all'occupazione del territorio (L'imperialismo delle portaerei, 1957).
Infine si è parlato del tanto discusso Jobs Act. Dietro a roboanti proclami a tempo di slide, l'unico dato oggettivo che resta è l'aumento strutturale della precarietà.
Il piano proposto da Renzi è in perfetta continuità con le politiche di Biagi e Monti: l'obiettivo è quello di estendere la flessibilità a tutto il mondo del lavoro. Con esso si introduce un contratto a tempo determinato senza causale fino a tre anni e vengono riscritte le norme dell'apprendistato rendendo facoltativa la formazione del lavoratore. Si vuole inoltre costituire un fondo giovani per finanziare il sistema degli stage; estendere, insomma, il metodo Expo del lavoro gratuito a tutto il paese. Anche la materia ammortizzatori sociali viene affrontata in modo inconcludente: il Naspi, il nuovo sussidio di disoccupazione spacciato per universale, riguarda in realtà solo una minima parte di precari e disoccupati (secondo i calcoli restano fuori almeno 4 milioni di persone, ma il numero è superiore se si considerano le partite Iva iscritte ad altre gestioni previdenziali). E ricorda, per le modalità di erogazione, il modello tedesco Hartz di cui abbiamo parlato qualche tempo fa. Per reperire i fondi necessari alle riforme si prevedono tagli alle pensioni, agli statali, all'esercito e alla polizia. Certo, sempre che vadano in porto: sono ancora vivide le immagini di un Portogallo dove un nutrito gruppo di poliziotti si scontrava con le forze dell'ordine poste a difesa del Parlamento. Il sistema è arrivato al capolinea: leggi, tagli e riforme, non possono riattivare l'accumulazione di valore, non sono risolutive per l'economia nazionale, interconnessa a quella mondiale. I difensori dell'esistente, dai sindacatoni ai sindacatini fotocopia, si scandalizzano per la perdita dei "diritti" e invitano a lottare per ritornare ad un inquadramento sindacale che non c'è più. Non sono le leggi che producono la precarietà, ma è vero il contrario. Nel frattempo i contratti atipici sono diventati tipici, e anche i lavoratori a tempo indeterminato subiscono il peggioramento delle condizioni di lavoro. Si potrà snellire il mercato del lavoro e annichilire temporaneamente la capacità di contrattazione tradizionale, ma nello stesso tempo, e proprio per questo, si obbligheranno i proletari ad agire non secondo gli attuali schemi, bensì a ritrovare la forza nell'organizzazione immediata territoriale.