La guerra, specie quella per procura, ha sempre una complessa preparazione ed è sciocco mettersi a disquisire su chi sia l'aggressore e chi l'aggredito; anzi, serve solo a darsi una giustificazione per mettersi al servizio dell'una o dell'altra borghesia. In Turchia il passaggio dallo stato forte kemalista allo stato islamico moderno rappresenta una regressione. Significativo a tal proposito il "silenzio" delle alte sfere dell'esercito, cruciali nei momenti difficili: andata in pensione la vecchia guardia, la spinta laica kemalista potrebbe essersi esaurita visto che finora i giovani ufficali non hanno espresso disappunto verso la politica di islamizzazione di Erdogan. La Turchia rimane in bilico tra la disgregazione sociale e l'autoritarismo fine a se stesso.
Su tutto pesa la crisi economica globale. E non è mai stato così chiaro quanto il caos sociale montante sia provocato dalla miseria crescente. La polarizzazione dei redditi denunciata da Occupy Wall Street nel 2011 (1/99%) è superata dalla realtà: oggi il modello è ancora più diseguale.
Il film La grande scommessa, appena uscito nei cinema, è un'interessante rappresentazione del processo di autonomizzazione del Capitale, in cui si vedono all'opera i perversi meccanismi finanziari che hanno generato il crack del 2007-2008 e si nota come da allora nulla sia cambiato. Tolta l'accusa moralistica ai banchieri disonesti, resta la critica sistemica a Wall Street, il simbolo del capitalismo contemporaneo.
Capitalismo che, secondo i notiziari economici, vede all'orizzonte la ripresa grazie al boom delle vendite di automobili negli Usa: 17,5 milioni! Dopo 10 anni e più, gli americani tornano ad acquistare l'auto nuova. Ma chi si fa prendere dall'entusiasmo non ha forse considerato che, ora, potrebbero smettere di nuovo, magari per altri dieci anni. Non è solo una battuta: l'indice che misura il rapporto delle scorte di magazzino ha raggiunto il livello massimo dal 2007-2008; lo stesso vale per quello che monitora il noleggio delle grandi navi, il Baltic dry index, più basso del record negativo raggiunto nel 2007: i grafici mostrano che le navi che trasportano materiale secco come grano, carbone, ecc. sono ancorate nei porti e nell'Atlantico non c'è mai stato così poco movimento. C'entra qualcosa il rallentamento dei BRICS: il Brasile è piombato in recessione, la Russia se la deve vedere con il crollo del prezzo del petrolio, la Cina mostra già i segni della senilità capitalistica.
E a proposito di Cina, da segnalare le recenti misure adottate dal governo nel tentativo di controllare i servizi di messaggistica. Le autorità stanno imponendo la rimozione di software sicuri (cioè non "spiabili"), soprattutto le app come Whatsapp e Telegram, dagli smartphone dei cittadini per poterne monitorare l'uso.
In barba a qualunque misura repressiva, i fenomeni di autorganizzazione sono inevitabili. I movimenti sociali hanno la stessa dinamica dei terremoti e delle eruzioni vulcaniche: oscillazioni improvvise e rapide provocate dallo spostamento inaspettato di una massa nel sottosuolo. Divulgatori scientifici come Mark Buchanan puntano a dimostrare che i fatti fisici e sociali si possono spiegare con gli stessi formalismi scientifici. Questo filone di ricerca per noi è importantissimo: ogni volta che una barriera sacra cade, la Rivoluzione sorge e cammina ("Deretano di piombo", cervello marxista, 1955).