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  • Resoconto teleriunione  11 ottobre 2016

Gli algoritmi del capitalismo senile

La teleconferenza di martedì sera, presenti 12 compagni, è iniziata commentando gli ultimi dati sulla produzione italiana.

Secondo l'Istat, lo scorso agosto la produzione industriale ha segnato una crescita dell'1,7% sul mese precedente e addirittura del 4,1% sul 2015. Quest'ultimo sarebbe il maggior incremento da cinque anni a questa parte. Evidentemente i giornalisti che parlano di "boom" mentono sapendo di mentire: i comparti che hanno registrato la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fabbricazione di mezzi di trasporto, e le automobili, si sa, vengono sostituite quando diventano vecchie. Inoltre parte dell'oscillazione può essere spiegata con il fatto che ad agosto essa è generalmente bassa e quindi le variazioni percentuali tendono ad essere più accentuate.

La micro-crescita della produzione industriale è un piccolo effetto di un sistema sempre meno oscillante. Abbiamo visto un secolo di oscillazioni fino all'imbuto catastrofico segnato dal 1987, quando tutte le economie si sono sincronizzate ad esclusione della Cina, all'epoca agli inizi della crescita vorticosa che l'ha portata velocemente al livello delle maggiori economie.

Il ministro Poletti in un'intervista rilasciata a SkyTg24 ammette che la struttura istituzionale è obsoleta: "Abbiamo bisogno di cambiare l'impianto istituzionale. Con la tecnologia che viaggia veloce non possiamo avere due Camere che si rimpallano le leggi per anni". Effettivamente, rispetto a masse di capitali che viaggiano da una parte all'altra del mondo in una frazione di secondo, l'infrastruttura politico-giuridica della borghesia risulta vecchia. L'imminente referendum costituzionale in Italia ha fatto nascere il fronte di quelli che sostengono la Costituzione così com'è e quello di coloro che vogliono modificarla. Entrambi gli schieramenti sono interni al sistema (borghese) che vorrebbero migliorare. Gli Stati non riescono a stare al passo con processi economico-politici sempre più veloci per cui si possono anche eliminare le lungaggini istituzionali, ma resta il fatto che il capitalismo è un cadavere che ancora cammina.

Un compagno ha commentato alcune news dal mondo delle autovetture. La Norvegia ha aumentato la vendita di auto elettriche, mentre il governo tedesco studia di vietare, entro il 2030, la vendita di quelle a combustione. Si può anche riuscire a soppiantare il parco macchine e convertire tutto all'elettrico, ma è difficile immaginare l'industria adeguarsi silenziosamente (e poi bisogna ancora vederlo un tir elettrico). Il caos molecolare del trasporto privato è alimentato da una serie di servizi privati assolutamente dissipativi: concessionari, distributori, assicuratori, carrozzieri, meccanici, gommisti, elettrauti. Tutto fa pensare che sia difficile un'alternativa dentro il Sistema.

Si è poi passati a commentare lo sciopero dei corrieri di Foodora a Torino. Decine i driver che hanno incrociato le braccia lamentando una condizione lavorativa instabile e con paghe da fame. I lavoratori, che con le loro bici consegnano il cibo, sono coordinati da una piattaforma che li mette in contatto prima con i punti di ristorazione e poi con i clienti. Anche la start-up Deliveroo nei mesi scorsi ha visto uno sciopero dei fattorini in quel di Londra. Secondo i giornalisti la sharing economy sarebbe l'economia della condivisione, mentre quella di Foodora & C. viene definita gig economy, l'economia dei lavoretti, un modello economico sempre più diffuso dove non esistono più le prestazioni lavorative continuative (il posto fisso) ma si lavora on demand, cioè solo quando c'è richiesta.

Come scritto per lo sciopero dei precari dell'Ups, i mezzi di comunicazione messi a disposizione dal capitalismo (smartphone, reti e potenti algoritmi) sono ottimi per organizzare picchetti volanti, flash mob e scioperi improvvisi. Con la rottura dei limiti d'azienda, la strumentazione che i capitalisti adoperano per sfruttare i lavoratori può essere facilmente usata dagli operai contro chi li sfrutta. L'uso dei social network per organizzarsi si è generalizzato. La ragione è evidente: un mezzo praticamente gratuito, facile da usare e in grado di raggiungere e coordinare istantaneamente migliaia o milioni di persone, permette di ridurre il divario di potenza fra gli scioperanti e gli apparati repressivi, ristabilendo una certa simmetria.

In chiusura di teleconferenza si è parlato del repentino crollo della sterlina del 7 ottobre. Gli analisti si affannano a trovare un colpevole, ma che l'incidente sia legato al Fat finger (dito grosso di un operatore sbadato) o ad un algoritmo impazzito, poco importa. Il sistema finanziario è autonomizzato, fuori controllo, e non potrebbe essere diversamente. In borsa, quando si raggiunge un certo limite, partono vendite o acquisti automatici e diventa vitale la velocità, perché l'azione è fondamentale e tutta l'economia ormai funziona così. Tutti devono arrivare prima degli altri, ma la vera novità è il sistema: adesso un computer fa con un algoritmo complesso quello che prima faceva un operatore al telefono. Sulle accelerazioni tecnologiche è risaputo che le macchine fanno più in fretta e meglio operazioni complicate, e a velocità difficili da raggiungere per gli umani. La singolarità, come dice Raymond Kurzweil, è vicina.

Succedono cose strane anche in macroeconomia, come nel caso della Germania che tiene artificialmente bassa la composizione organica del capitale (meno macchine e più uomini al lavoro) e fa infuriare i partner europei. Oppure la storia della Brexit: l'Inghilterra ha una sua moneta, quindi non c'è stata nessuna Brexit. Poteva comunque verificarsi un movimento caotico sincronizzato, ma la grande catastrofe, per adesso, non c'è stata.

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    Nel testo si descrive come, fino al XIX secolo, lo scontro avviene principalmente nell'ambito della circolazione, dato che lì si trovano i beni necessari alla riproduzione. Successivamente, soprattutto con l'entrata in scena del proletariato, si rafforzano le forme di lotta più organizzate, le rivolte combaciano con gli scioperi, e il conflitto si manifesta per la maggior parte con l'interruzione organizzata del lavoro. A partire dalla fine degli anni 60' del secolo scorso, le forme di scontro si fanno sempre più incontrollabili (vedi riot negli USA): finita l'epoca di crescita industriale del capitalismo, l'accumulazione avverrebbe nella sfera della finanza, almeno nei paesi a capitalismo avanzato, dando così inizio ad una fase di espulsione della forza lavoro dalla produzione. Con lo scoppio della crisi industriale, gli afroamericani sono i primi a trovarsi alle prese con seri problemi di sopravvivenza e le rivolte, che assumono apparentemente una connotazione razziale, riguardano in realtà le condizioni di milioni di proletari. La seconda fase della rivolta, o rivolta prime, come la chiama Clover, si pone quindi direttamente in conflitto con lo Stato, poiché esso dispone di strumenti di repressione e controllo che le società precedenti non avevano, raggiungendo livelli di sofisticazione mai visti prima. Gli scioperi moderni toccano la circolazione di uomini e soprattutto di merci, dal trasporto aereo ai treni, dalla logistica ai petroliferi. I gilet jaunes, ad esempio, a partire dal 2018 hanno occupato le principali vie di comunicazione bloccando autostrade e rotatorie. La logistica connette il tessuto produttivo ed è fondamentale nell'epoca del just in time e della produzione senza magazzino.

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