Si è poi passati a commentare le manifestazioni degli scorsi giorni in Romania e gli scontri ancora in corso nelle periferie parigine. A Bucarest decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza per protestare contro una legge salva corrotti arrivando a chiedere, una volta ottenuto il blocco del decreto, le dimissioni del governo in carica. A Aulnay-sous-Bois, una banlieue a nord-est della capitale francese, la rabbia è esplosa a seguito della notizia dell'ennesima violenza della polizia ai danni di un giovane della zona; le forze dell'ordine hanno blindato il quartiere e, in risposta, sono stati lanciati flash mob nel centro di Parigi. In Romania come in Francia, l'episodio scatenante delle proteste è stato solo un pretesto per sfogare la rabbia accumulata. In questo sistema l'esercito dei senza riserve ha ben poco da rivendicare, mentre la polarizzazione sociale porta alla nascita di comunità contro che identificano nello stato e nelle forze di polizia i nemici. La banlieue è il mondo, scrivevamo nel 2005; oggi più che mai, aggiungiamo adesso.
Possiamo intravedere una dinamica che, passando dalla rivolta della periferie parigine e londinesi ai movimenti di OWS e Gezi Park, tende a generalizzarsi al di là delle particolarità locali e ad estendersi a tutto il globo, proprio come sta avvenendo con l'introduzione di sistemi automatici di produzione, processo che delinea inevitabilmente un punto di rottura (non si può ricavare da un solo operaio sfruttato al massimo il plusvalore che si ricava da migliaia di sfruttati).
Piccole catastrofi sociali ed economiche si susseguono anticipando la grande catastrofe rivoluzionaria. Gli Stati perdono energia, faticano a svolgere i loro compiti e la borghesia si trova sprovvista di una teoria economica che le permetta di rivitalizzare il Sistema (la deflazione è ormai un dato strutturale, così come la disoccupazione, specie tra i giovani). Persino limitandosi all'utilizzo dei modelli forniti dai borghesi, si arriva alla conclusione che ci troviamo vicini al collasso sistemico: metà della popolazione mondiale è diventata inutile per il Capitale e vive in condizioni spaventose. In Occidente sono milioni i proletari che stanno precipitando nella sovrappopolazione assoluta, ma la maggior parte di essi ha uno smartphone in tasca, è organizzata in rete e non ha rivendicazioni possibili né sindacato corporativo.
La natura ereditaria dell'appartenenza alle classi economiche fa sì che essere senza riserva sia cosa più grave che essere senza vita. Nei giorni scorsi è stata organizzata una manifestazione dalla rete Campagne in Lotta a sostegno delle migliaia di immigrati che vivono e lavorano in stato di simil-schiavitù nelle campagne italiane come raccoglitori di frutta o ortaggi. Un corteo, partito dalla tendopoli di San Ferdinando (RC) dove i braccianti alloggiano senza acqua ed energia elettrica costretti a riscaldarsi con focolari di fortuna, si è diretto verso il Comune.
Quello della vita senza senso è per noi un tema importantissimo. Dalle complesse relazioni sociali fra gli uomini presenti nelle società pre-capitalistiche si è approdati alle relazioni unidirezionali al solo scopo della valorizzazione, fenomeno che Marx ha chiamato "passaggio dalla sottomissione formale del lavoro al Capitale alla sottomissione reale". A tal proposito si è accennato alla lettera di addio - divenuta presto virale - di un giovane precario di Udine che si è tolto la vita stanco di essere "costretto a sopravvivere". Un sistema con un'altissima socializzazione del lavoro, che nella produzione di valore ha raggiunto i massimi livelli, al tempo stesso schiaccia l'umanità, che risulta superflua.
La teleconferenza si è conclusa con alcune riflessioni sulle società matriarcali, ricordando l'importante opera di Marija Gimbutas. August Bebel ne La donna e il socialismo si sofferma ampiamente sulla condizione della donna nel capitalismo e la nostra corrente ha prodotto diverso materiale sulla famiglia, manca però un lavoro organico sul matriarcato.