"Ogni cittadino che ha diritto al reddito potrà adoperare la propria tessera bancomat, e recarsi in un negozio. Poniamo che debba comprare del pane: gli basterà dare il bancomat al fornaio, che riconoscerà il codice della tesserina tramite un apposito software, e scalerà la cifra dell’acquisto. Non ci sarà alcuno scambio di denaro: il negoziante riavrà dallo Stato in giornata la cifra spesa dal singolo cittadino, come già avviene ora con i normali acquisti".
Piuttosto rapidamente si è arrivati a qualcosa di simile ai buoni lavoro di John Gray: un denaro tracciabile ma completamente diverso sia rispetto all'"etico" reddito di cittadinanza che al sussidio di disoccupazione. Nel disegno originario dell'economista britannico criticato da Marx, gli individui producevano merci ma le depositavano presso una banca che documentava il tempo di lavoro consumato nella loro produzione. Marx nella Critica al programma di Gotha affronta il problema della contabilità nella fase di passaggio al comunismo. Siamo di fronte a un lascito della società-madre (capitalismo) alla società-figlia (socialismo) con tare ereditarie che vanno eliminate: all'individuo spetta una quantità di beni equivalente alla quantità di lavoro erogato (detratto quanto serve alle necessità sociali). In questa fase il lavoratore "riceve dalla società uno scontrino da cui risulta che egli ha prestato tanto lavoro, e con esso ritira dal fondo sociale tanti mezzi di consumo quanto equivale a un lavoro corrispondente. La stessa quantità di lavoro che egli ha dato alla società in una forma, la riceve in un'altra". Non è comunismo, c'è ancora scambio tra equivalenti tramite valore.
Il ticket di cittadinanza non è riconosciuto da nessuna banca, non è cumulabile, nè spendibile all'infuori del territorio italiano; è piuttosto un ibrido: si tratta infatti di denaro emesso e garantito dallo Stato, e destinato, non rientrando nel circuito economico, unicamente al consumo (Dimenticare Babilonia, riv. n.43). Se la manovra andrà in porto (Unione Europea e mercati non hanno gradito l'ipotesi di deficit), questo denaro programmato finirà per assecondare la propensione marginale al consumo, come successo in Portogallo dove sono state protette proprio le fasce basse della popolazione.
A proposito dei buoni di Owen, Marx affermava che non può esistere in ambito capitalistico un buono lavoro puro e semplice, ma ci dev'essere sempre un equivalente del denaro. Nel caso italiano è lo Stato che si occupa direttamente di elargire certe cifre per innescare cicli virtuosi dell'economia, coinvolgendo l'intera società. Si sta facendo strada un denaro personalizzato a seconda degli individui, come afferma Neil Gershenfeld in Quando le cose iniziano a pensare:
"i bit che rappresentano il denaro dovrebbero essere accompagnati da bit che rappresentino gli algoritmi necessari a stabilirne il valore"
Un denaro immateriale con incorporato un codice attraverso il quale esercitare un controllo su di esso. Per forza di cose la borghesia è costretta a mettere in atto misure che salvaguardino il Capitale; ma c'è una differenza enorme tra un provvedimento preso dalla borghesia ed uno adottato da un organismo rivoluzionario in una fase transitoria di passaggio tra capitalismo e comunismo. Nel primo caso esiste ancora il denaro, e mercato e cittadini sono al servizio dello Stato; nel secondo, in una situazione in cui il potere sia in mano al proletariato attraverso il suo partito, è lo Stato a mettersi al servizio dei cittadini. Siccome l'attuale modo di produzione non riesce più a migliorarsi, ciò che si sviluppa è la forza della società futura indipendentemente dall'uso che il capitalismo ne fa. Tutto ciò prepara una rivoluzione che non avrà nulla a che fare con quelle che l'hanno preceduta, non sostituirà una classe al potere con un'altra, non distribuirà reddito ai milioni di schiavi. Eliminerà tutte le classi. Stiamo dunque andando verso una catastrofe sistemica di proporzioni difficili da immaginare, già preceduta però da molte avvisaglie.
Il quantitative easing lanciato dalla banche centrali di Usa, Europa e Giappone era stato presentato come un intervento temporaneo, è durato invece diversi anni arrivando a quasi 15 mila miliardi di dollari. Il fatto è che convogliare cifre del genere nei "forzieri" degli istituti di credito rientra nella normalità delle operazioni finanziarie, mentre distribuirle nelle mani dei cittadini potrebbe innescare paradossi inaccettabili per il capitalismo. Nel finale del film Too big to fail il segretario del Tesoro americano Paulson si chiede, dubbioso, se dare soldi alle banche sia stata una buona mossa e se farà ripartire l'economia: a 10 anni dal crack del 2008, la risposta è sotto gli occhi di tutti.
Ad oggi la produzione industriale non è ancora ritornata al livello del 2007. Il settore dell'automobile, ad esempio, è alle prese con il crollo delle immatricolazioni; in Italia le vendite di automobili sono calate del 25,3%. In generale, nei paesi occidentali si acquistano sempre meno veicoli, mentre in quelli di nuova industrializzazione le vendite aumentano, soprattutto in India, Cina, Brasile. L'auto è sempre stato un moltiplicatore delle energie capitalistiche, e perdere questo settore vitale, vero e proprio sistema che va dall'acciaio all'immenso indotto, vuol dire la catastrofe.
In chiusura di teleconferenza un compagno ha accennato ad un documentario andato in onda su Rai 5, Money Art, sul rapporto tra arte e finanza. Nell'antica Roma i vasetti di salsa di pesce valevano come una villa, mentre nell'Olanda del '600 era toccato ai tulipani raggiungere un prezzo spropositato. Ai giorni nostri le opere degli artisti moderni valgono più di quelle degli "antichi", le cui realizzazioni sono ormai bloccate nei musei o nelle collezioni private. Le somme attualmente investite in opere d'arte sono spiegabili solo col fatto che il capitalismo ha estremo bisogno di valorizzarsi. Il Ritratto di una Sforza, attribuito a Leonardo da Vinci, è stato venduto per 21 mila dollari, mentre il dipinto Portrait of an Artist (Pool with Two Figures) di David Hockney è stato messo all'asta per 80 milioni di dollari. Hockney, Koons e Hirst sono tra gli artisti più pagati nel mondo, ma non sono loro a produrre valore quanto i galleristi che indirizzano gli investimenti con apposite campagne di marketing.