Un capitolo del suo saggio Entropia è dedicato alle anticipazioni di futuro ed in particolare ai nuovi modi di vivere anti-entropici. Tra le varie esperienze, viene citato il movimento della semplicità volontaria, i cui seguaci, definiti neo-semplici e che già 30 anni fa raggiungevano i 3-4 milioni negli Stati Uniti, abbandonano il consumismo-capitalismo a favore di una vita a basso impatto energetico. In La società a costo marginale zero, ultima sua fatica editoriale, viene messa in evidenza, accennando anche al ruolo di movimenti come Occupy Wall Street, la crescente affermazione sulla scena mondiale di un nuovo sistema economico, il "Commons Collaborativo", capace a breve di eclissare il capitalismo.
Il fatto che degli avversari di classe arrivino a sostenere tesi che sconfinano nel nostro terreno vuol dire che la "vecchia talpa" ha scavato in profondità.
Negli anni '30 del '900 il movimento tecnocratico americano parte da presupposti scientifici, non politici, per arrivare a sostenere che nell'amministrazione della società bisogna passare da categorie di valore (prezzi, denaro, ecc.) a categorie fisico-energetiche (kg, joule). Sulla stessa linea si colloca il grande esperimento avviato da Aurelio Peccei con il Club di Roma, che nel Rapporto sui limiti dello sviluppo individua limiti fisici insuperabili oltre i quali è messa a rischio la sopravvivenza della nostra specie. Le curve elaborate dal modello computerizzato Mondo3, utilizzato dal gruppo di Peccei, descrivono la traiettoria e la catastrofe dell'attuale modo di produzione e possono essere messe a confronto con la "nostra" legge della caduta tendenziale del saggio di profitto. Peccei è stato un dirigente della Fiat e poi della Olivetti, sicuramente non un comunista. Quando la borghesia mette mano a dati, modelli e schemi non può che capitolare ideologicamente, anche se poi non riesce ad essere conseguente e punta tutto sulla riforma del Sistema e sullo sviluppo sostenibile.
In Dottrina dei modi di produzione è specificato che non si può comprendere l'oggi e soprattutto il domani senza aver compreso il passato. Le transizioni avvenute in tutta la storia umana sono la chiave per capire la prossima grande rivoluzione. Ad Ebla, ad un certo punto, alcune parti della società cominciano ad arricchirsi e portano a compimento una specie di colpo di stato. Ciò va contro il modo di essere di quella società considerata dagli stessi storici "egualitaria". Tracce reperite in scavi archeologici dimostrano che il passaggio dalle società comunistiche alle prime forme di società stratificate, il periodo buio intorno al 1200 a.C., è stato caratterizzato da rivolte in tutto il Mediterraneo, causate da uno sviluppo economico che aveva portato alcune "classi" a privatizzare parte del prodotto sociale, e quindi tese a conservare lo stato dei rapporti sociali vigenti i quali andavano lacerandosi.
Analogamente avviene il passaggio dalla società antica al feudalesimo, quando a ribellarsi non sono gli schiavi oppressi ma il cristianesimo interclassista. E infine nella rivoluzione borghese, in cui non sono i borghesi a "fare" la rivoluzione, ma i "garzoni di bottega, lavoratori delle prime manifatture, modesti artigiani, soldati senza ingaggio - poi gli intellettuali: studenti, giovani medici, avvocati, funzionari e così via che nobili non erano, ma capitalisti certo nemmeno; tutta gente senza proprietà o quasi e che sulla ricchezza dei nobili non avrebbe messo le mani." ("Fiorite primavere del Capitale")
Oggi che lo stalinismo non esiste più, così come i potenti sindacati tricolore, non esiste un valido interlocutore corporativo per il capitalismo, che va in crisi. Il proletariato, il cui assetto è sicuramente cambiato rispetto al periodo della Terza Internazionale, è ancora forza storica fondamentale per la rivoluzione. Il capitalismo matura, invecchia e si dirige inesorabilmente verso la morte termica; ciò obbliga i senza riserve ad anticipare qualcosa in grado di rappresentare la futura comunità umana (Tesi di Roma,1922) per poter un domani rovesciare la prassi (Il rovesciamento della prassi, 1951).
A questo punto abbiamo fatto alcune considerazioni sulla teoria della conoscenza: la filosofia è eterna, sempre fine a sé stessa, da Platone a Severino; la scienza invece ha una dinamica, indaga, cresce come un organismo vivente, anche se è imbrigliata dagli attuali antistorici rapporti di classe. Il premio Nobel per la fisica, Richard Feynman, incaricato di esprimere un giudizio sui libri per l'insegnamento della scienza nelle scuole, disse: "Quei disgustosi manuali dicevano cose inutili, abborracciate, ambigue, confuse e sbagliate. Non riesco a capire come si possa imparare la scienza da testi che scientifici non sono affatto". Su uno di questi si leggeva la domanda: da che cosa sono mossi automobili, giocattoli a molla e biciclette con ciclista? La risposta era: sono mossi dall'energia. Feynman osserva: "Non aveva senso. Se la risposta fosse stata: quelchetipare avremmo avuto lo stesso principio generale: funziona a quelchetipare. Il ragazzo così non impara niente, sente soltanto una parola". ("Orazione in morte della trinità Religione, Filosofia e Scienza")
Il linguaggio non cade dal cielo, "come la coscienza, nasce soltanto dal bisogno, dalla necessità di rapporti con altri uomini" (Marx ed Engels, L'ideologia tedesca). Bordiga insiste molto su questo punto: la conoscenza vera, completa, compreso il linguaggio per esprimerla, non si avrà che dopo l'eliminazione della società capitalistica.
In chiusura di teleconferenza, un compagno ha segnalato l'articolo "Gli Stati Uniti hanno un grosso problema con i monopoli" di Joseph Stiglitz, pubblicato su Business Insider Italia, in cui l'economista lancia un preoccupato allarme circa la natura e la struttura del monopolio moderno (Amazon, Apple, Facebook, ecc.). Viene in mente Marx che nel VI Capitolo inedito del Capitale afferma:
"La centralizzazione industriale e finanziaria, che in gran parte sostituisce la vecchia concentrazione, ingloba grande e piccola industria in una rete d'interessi in cui scompare il singolo capitalista e domina incontrastato, al di là dei nomi dei vari personaggi registrati dalla cronaca, il Capitale anonimo."