L'elenco dei luoghi nel mondo in cui si verificano mobilitazioni e movimenti di diverso genere si allunga di giorno in giorno. In Russia, durante due diverse manifestazioni di oppositori al governo, sono stati arrestati oltre 1700 manifestanti, tra cui molti giovanissimi; la motivazione ufficiale che ha portato alla mobilitazione sembra essere la decisione della commissione elettorale di escludere dalle prossime elezioni comunali i candidati indipendenti.
In alcune parti del pianeta le manifestazioni hanno assunto un carattere di regolarità, diventando una sorta di appuntamento fisso della settimana. Così avviene in Algeria ogni venerdì o in Francia ogni sabato, dove il 3 agosto scorso si è tenuta la 38° giornata di protesta dei gilets jaunes con scontri molto duri nella città di Nantes. In questi ultimi mesi la polizia francese ha cercato in tutti i modi di scoraggiare i manifestanti, compiendo centinaia di arresti e mettendo in campo una repressione feroce che ha provocato centinaia di feriti, anche gravi. Ma le manifestazioni non si sono fermate.
Ovunque scoppi la protesta, si tratta di flash mob autorganizzati, potenzialmente forieri di automatismi che, superata una certa soglia, portano in piazza centinaia di migliaia di persone. Ad Hong Kong si è assistito ad uno svolgersi degli avvenimenti che potremmo definire da manuale, con manifestazioni che iniziano in un modo e finiscono in un altro. Gli scioperi trascendono gli scopi per cui sono nati, passando da un livello rivendicativo-sindacale a quello politico, oppure, al contrario, da un carattere politico ad uno sciopero generale sostenuto dai sindacati.
Questo tipo di manifestazioni, i flash mob autorganizzati, tendono inoltre a sincronizzarsi. Il 15 ottobre 2011, sull'onda di Occupy Wall street, migliaia di manifestanti coordinati in mille città ed in ottanta paesi diversi innalzarono cartelli e striscioni con un messaggio essenziale ed efficace. Siamo il 99% e quell'altro 1% detta legge, si pappa tutto e ci costringe al girone infernale del bisogno insoddisfatto. Il modulo Occupy è vincente: in effetti quanto accade in questi giorni ad Hong Kong è collegato alle manifestazioni del 2014, quando era nato Occupy Hong Kong. La seconda ondata non poteva che essere più radicale. Se è vero che Occupy Wall Street si è dissolto, il suo modus operandi l'abbiamo rivisto in Turchia con l'occupazione di Gezi Park, in Sudan, in Russia e in molti paesi dell'est Europa. Rispetto all'ondata del 2011 la novità di oggi è data dalla scadenza settimanale delle manifestazioni, che vanno oltre la ritualità del corteo che inizia la mattina e finisce la sera. A Sibiu, in Romania, ogni giorno a mezzogiorno da più di 500 giorni consecutivi, un gruppo di residenti organizza una protesta contro la corruzione fuori dalla sede del Partito socialdemocratico (PSD), al governo dal 2016.
In generale, le situazioni di caos sono sempre più frequenti. Nel Kashmir, l'India ha revocato lo "status speciale", che fin dagli anni Cinquanta dava una certa autonomia al governo locale, dividendo la regione in due stati e mettendo in allarme il vicino Pakistan. Negli Usa in due distinte sparatorie ci sono stati oltre 30 morti ad opera di giovani killer.
E' la struttura materiale della società che non funziona più. Robert A. Heinlein, nel racconto L'Anno del diagramma fa misurare ad uno scienziato, attraverso un grafico, i sintomi dell'assurdità del mondo: alle impennate della curva corrispondono le catastrofi collettive, finché un giorno la linea tocca un vertice e lo scienziato capisce che la civiltà sta per finire, cosa che puntualmente avviene. Effettivamente, è possibile fare un collegamento tra eventi fisici ed eventi sociali e difatti assistiamo ad una performance globale che va al di là di quello che i manifestanti dicono di sé stessi. Molte manifestazioni sono dovute non tanto a ragioni ideologiche ma a cause materiali. Se ne accorge l'Economist, che in un articolo sull'ingovernabilità dei maggiori paesi occidentali mette in parallelo la perdita di energia degli stati con la crescita di numero delle mobilitazioni. Solo a Londra lo scorso marzo sono scese in strada un milione di persone per dire no alla Brexit, ovvero per la paura provocata dalle conseguenze dell'uscita della Gran Bretagna dalla UE.
Quando un tale marasma sociale inizia a riguardare diversi paesi vuol dire che si sta inceppando qualcosa di profondo. Ma comunque, anche nella peggiore situazione di entropia, di disordine sociale, c'è sempre un elemento che si autocatalizza e trova un ordine (S. Kauffman, A casa nell'universo. Le leggi del caos e della complessità).
Le manifestazioni in Algeria sono iniziate contro il governo e la mafia che lo sostiene. Non esiste una rivendicazione chiara, ma c'è un indirizzo molto preciso. Il movimento iraniano, nato a Mashhad nel dicembre del 2017 per l'aumento del prezzo delle uova, si era spinto ad attaccare gli uffici della polizia e a scagliarsi sia contro i politici moderati che contro i conservatori. Queste manifestazioni sono degli slanci antiformisti, come scritto in "Tracciato di impostazione" (Prometeo, n. 1, luglio 1946). Il modo di produzione capitalistico è stato antiformista nei riguardi delle forme precapitalistiche e le annientò. La borghesia ruppe un determinato assetto della società per liberare le forze produttive incatenate dai precedenti rapporti di produzione. Oggi il capitalismo non ha più alcun compito distruttivo nei confronti del passato e ha perso ogni slancio. La rivoluzione borghese riguardava l'emancipazione di una classe che non aveva la libertà politica di cui necessitava, mentre la prossima rivoluzione è a titolo umano e sarà portata avanti da una classe che, abolendo tutte le classi, abolirà anche sé stessa.
Un altro aspetto interessante affrontato nel "Tracciato d'impostazione" riguarda il posizionamento del proletariato nella lotta contro il vecchio modo di produzione: quando la borghesia era antiformista, era previsto che il proletariato lottasse al suo fianco per i propri fini (Manifesto), per favorire il crollo del vecchio regime. Ora, chiuso per sempre il ciclo della lotta borghese rivoluzionaria, non è più prevista una lotta del proletariato al fianco della borghesia, che rappresenta il vecchio regime contro cui battersi. La stessa borghesia nega sé stessa passando dalla fase rivoluzionaria a quella di stabilizzazione demo-fascista. Siccome non si può tornare indietro, si procede spediti verso la disgregazione del mondo capitalistico. La classe dominante, con il collasso del sistema dei partiti e dei sindacati, non riesce più a legare la società a sé stessa. La disaffezione verso le istituzioni, l'aumento dell'astensionismo, la crisi in cui si dibattono tutte le strutture di controllo sociale, sono da inserire nella parabola storica della borghesia, che si sta chiudendo.
Le motivazioni che hanno fatto nascere i recenti movimenti sono il prodotto di un modo di produzione che perde inesorabilmente energia. L'aumento del prezzo dei beni di prima necessità può, ad esempio, incrinare una già delicata situazione sociale. In Egitto hanno cominciato in piazza Tahrir e sono finiti a scioperare nei distretti del tessile, senza che arrivassero grandi notizie su quanto accadeva, con la polizia che metteva in campo una violenza terribile, come a Mahalla dove c'è stato uno sciopero generale che il governo ha tacciato di terrorismo.
Un legame tra la situazione sociale e il fatto che si manifesta in un certo modo è evidente nelle rivolte delle banlieue francesi dove venivano incendiate auto, scuole, stazioni di polizia e soprattutto i centri di integrazione sociale che avevano il compito di spezzare la communautarisation. Il vero grande problema con cui devono fare i conti gli stati è legato al fatto che intere popolazioni non hanno nessun futuro lavorativo (causa automazione dei processi produttivi), ed è normale che scendano in piazza contro lo stato di cose presente. Da un pò di anni a questa parte negli Usa e in Europa sta sparendo la classe media, quella che faceva da cuscinetto tra proletariato e borghesia. La polarizzazione dei redditi può essere tollerata dal sistema se è transitoria, ma il capitalismo non può sopravvivere solo con lo Stato che spinge in alto i consumi tramite redditi di cittadinanza o con i genitori che mantengono i figli perché sono senza lavoro. Se non viene prodotto nuovo plusvalore intere fette di popolazione non consumano, e quindi impediscono al capitale di riprodursi.