Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  24 settembre 2019

Accumulazione, dissipazione e rivoluzione

La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata accennando al recente sciopero alla General Motors negli Stati Uniti.

Il blocco della produzione, che non avveniva da una decina d'anni, ha coinvolto circa 50 mila addetti in decine di stabilimenti. I lavoratori hanno organizzato picchetti davanti agli impianti chiedendo forti aumenti salariali, soprattutto per i più giovani. Negli ultimi anni il movimento americano per l'aumento del salario (#Fightfor15) è cresciuto, soprattutto nei settori dei servizi, della ristorazione veloce e nel pubblico.

Sul versante europeo il settore ha visto la presentazione da parte di Volkswagen della nuova autovettura elettrica ID.3; il colosso automobilistico ha dichiarato di esser pronto a produrre fino al 2025 circa 16 milioni di esemplari. Il gruppo BMW, invece, ha in preparazione un piano di esuberi che riguarderà qualche migliaio di operai a causa di riconversioni e ristrutturazioni degli impianti.

Se la produttività del lavoro cresce, la singola merce finisce per incorporare meno lavoro vivo e quindi, per ottenere la stessa massa di profitto, l'azienda deve produrre più merci. In "Vulcano della produzione o palude del mercato?" si tratta la questione della produzione per la produzione: con lo sviluppo capitalistico "cresce il numero dei proletari, sia in senso assoluto, sia in senso relativo alla popolazione totale, formandosi il grande esercito industriale di riserva di Marx, costituito di nullatenenti, di uomini ormai spogliati di ogni riserva individuale, separati dalle loro condizioni di lavoro, esercito che subisce le conseguenze delle ondate alterne di avanzata e di crisi con cui storicamente la generale marcia della accumulazione si presenta."

Cresce quindi il Capitale, e con esso l'esercito dei senza riserve, i quali rappresentano l'aspetto più moderno della società borghese (il capitalismo è tanto più moderno quanto più libera forza lavoro, non quanto più ne occupa). Aumenta la separazione tra il proletariato e le proprie condizioni di lavoro, i mezzi di produzione, dato che un numero crescente di senza riserve non entreranno mai in contatto con essi. Le piccole aziende chiudono o vengono inglobate da quelle più grandi, si formano i monopoli, diminuisce il numero dei capitalisti, e i pochi rimasti sono sempre più ricchi.

Nell'ultimo capitolo di "Vulcano...", troviamo scritto:

"Il capitalismo decrepito odierno dell'Occidente ha dunque questa possibilità: di rendere parassitario il consumo dello stesso produttore generico, traverso la arruffianata 'struttura dei prezzi' e dei 'settori di consumo'. L'accumulazione di maggior capitale con la necessaria mobilitazione di sempre maggiore forza di lavoro, divenendo fine a se stessa, ha fatto sì che ogni aumento della produttività del lavoro, per quanto abbia superato ogni previsione antica e recente, sia volto all'incentivo del produrre di più."

Più avanti nel testo si afferma che, peggiore della privazione dei beni necessari, è il consumo di quelli artificiali che non sono necessari, ma anzi sono dannosi alla specie umana. Il processo di accumulazione capitalistica si è avvitato su sé stesso, il Capitale bada solo alla triade D-M-D' rendendo insensata l'esistenza degli uomini ("Una vita senza senso"). Il mostruoso volume della produzione, dice il nostro testo, è per nove decimi inutile alla sana vita della specie umana, "ed ha determinato una sovrastruttura dottrinale che richiama la posizione di Malthus, invocando, a costo di chiederli alle forze infernali, consumatori che inghiottano senza posa quanto l'accumulazione erutta."

Il vulcano della produzione si scontra con i limiti fisici del Pianeta: non si possono continuare a produrre auto, televisori e cellulari, in volumi sempre maggiori, anche perché aumentando la miseria sociale, è limitata la capacità di consumo. Il Sistema cerca allora di bypassare questo limite attraverso misure economiche più o meno radicali, dal reddito di cittadinanza al quantitative easing, fino al ventilato helicopter money. Si tratta di controtendenze che il Capitale mette in campo al fine di frenare la caduta tendenziale del saggio di profitto.

La produzione per la produzione è finalizzata all'esclusivo aumento del Capitale, e ha sempre meno legami con i bisogni umani, per cui alla fine si arriva alle situazioni descritte in certi film di fantascienza, ad esempio Matrix dove le macchine prendono il sopravvento e gli uomini vengono trasformati in batterie. A dir la verità, già oggi viene sottratto cibo agli uomini per sfamare le macchine ("Perché gli agrocarburanti affameranno il mondo" e "Piccolo bilancio sugli agro-carburanti").

Il riformismo classico vorrebbe un capitalismo green, ecologico, e una crescita sostenibile. Dall'altra parte ci sono gli ambientalisti più radicali, i primitivisti, che parlano dell'imminente collasso sistemico auspicando un ritorno al passato, ad una società meno sviluppata tecnologicamente, di tipo feudale, basata su piccoli gruppi umani autonomi e autosufficienti; il capitalismo non sarebbe così un rapporto sociale, un modo di produzione transitorio da sconfiggere per passare oltre, ma un qualcosa di non meglio definito. La borghesia avverte che andare avanti con questi ritmi di produzione è un rischio per il Pianeta, ma non riesce ad essere conseguente, essendo schiava delle esigenze di accumulazione del Capitale. La Groenlandia ha perso in un giorno 12,5 miliardi di tonnellate di ghiaccio, che si sono trasformate in acqua; i ghiacciai si stanno sciogliendo un po' ovunque e le foreste bruciano. In otto mesi consumiamo le risorse rinnovabili che la Terra è in grado di fornirci in un anno. Ancora più velocemente bruciamo quelle non rinnovabili. E tutto ciò accade mentre non avanza alcuna consapevolezza sistemica, anzi, trionfa la critica a tale consapevolezza.

I rappresentanti dei maggiori paesi del mondo hanno organizzato il Summit ONU sul clima, ma loro stessi ne sono rimasti delusi: nessuno infatti si è impegnato a fare di più per limitare l'emissione di nuovi inquinanti nell'aria. A cinquant'anni dalla pubblicazione del Rapporto sui limiti dello sviluppo, commissionato dal Club di Roma, la situazione non ha fatto che peggiorare e i rimedi si sono dimostrati peggiori del problema.

Essendo il capitalismo un sistema invariante nelle sue forme, va aggredito in tutte i suoi aspetti, fissarsi su una parte fa perdere di vista l'insieme. Il futuro non contempla una riforma dell'attuale decrepito modo di produzione, ma la sua morte.

Il capitalismo vuole fare lo scalpo del suo grande nemico: l'Uomo ("Imprese economiche di Pantalone"), la specie umana è diventata parassita di sé stessa ("Vulcano..."). Bordiga, affrontando la teoria della conoscenza, afferma che la rivoluzione è un momento di chiarificazione interna alla specie, la quale finché non riuscirà a conoscere sé stessa, continuerà a violentare l'ambiente in cui vive. La rivoluzione, comunque, non è qualcosa che si può ottenere per via culturale o intellettuale: c'è bisogno di un progetto sociale e di un organismo politico che abbia la forza di realizzarlo.

Articoli correlati (da tag)

  • Accumuli e catastrofi

    La teleriunione di martedì sera è iniziata riprendendo i temi trattati nella relazione "Peculiarità dello sviluppo storico cinese" presentata durante lo scorso incontro redazionale (15-16 marzo).

    La Cina ha attraversato una lunga guerra di liberazione nazionale (1927-1950) durante la quale la tattica del fronte unito con il Kuomintang, lanciata dal PCC in funzione antigiapponese, portò prima al disarmo e poi al massacro dei comunisti. In seguito alla vittoria della rivoluzione borghese, si rese necessario sviluppare il mercato interno e l'industria; la storia del capitalismo è la storia dell'assoggettamento della campagna alla città. Con la fine degli anni '70 si chiuse un'epoca e si aprì la strada ai finanziamenti esteri che, con le riforme, trasformarono completamente il paese (Deng Xiaoping: "arricchirsi è glorioso"). Il processo di accumulazione originaria, che nei paesi occidentali ha impiegato decine e decine di anni per compiersi, in Cina avviene bruscamente, portando con sè profondi disastri ambientali e sociali. Lo sradicamento dei contadini dalle zone rurali provocò migliaia di rivolte, soffocate con la forza dall'esercito.

    La Cina contemporanea non è solo un paese industrializzato, ma anche finanziarizzato. Nell'articolo "Tessile cinese e legge del valore" abbiamo visto che le contraddizioni riversate in Asia dall'Occidente sono poi tornate indietro amplificate. La vulcanica produzione cinese corrisponde al declino produttivo in altri paesi. La cosiddetta de-industrializzazione dell'Occidente non è causata da cattive scelte politiche, ma dalle leggi inerenti la natura del sistema capitalistico.

  • Accelerazionismo e forze storiche

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dalla segnalazione di un articolo del sito Futuro Prossimo, intitolato "USA senza freni: l'accelerazionismo tecnologico di Trump e Musk".

    Nell'articolo, Ben Buchanan, ex consigliere per l'IA per la Casa Bianca, afferma che l'accelerazionismo, una corrente di pensiero secondo cui lo sviluppo tecnologico non deve avere limitazioni, è diventato la dottrina ufficiale dell'amministrazione Trump, con conseguenze potenzialmente rivoluzionarie. Per il nuovo esecutivo politico americano la vera minaccia non è la mancanza di regole, bensì il rischio di restare indietro nella corsa globale all'intelligenza artificiale generale. I meccanismi di funzionamento dello Stato sono troppo lenti per tenere il passo con l'innovazione tecnologica, perciò è necessaria una "distruzione creatrice" di schumpeteriana memoria. Di qui i piani di licenziamento dei lavoratori del DOGE (dipartimento per l'efficienza governativa statunitense) voluti da Elon Musk. Sembra che parte dei 1.500 dipendenti federali della General Services Administration recentemente allontanati verranno sostituiti dalla chatbot GSAi.

    Joseph Schumpeter sviluppa la teoria della "distruzione creatrice" basandosi sull'opera di Marx, in particolare sul passaggio del Manifesto del partito comunista in cui si afferma che la società borghese è costretta a rivoluzionare "di continuo gli strumenti di produzione, quindi i rapporti di produzione, quindi tutto l'insieme dei rapporti sociali".

  • Imperialismo europeo?

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dalla notizia riguardante la cosiddetta questione curda.

    Abdullah Öcalan, storico leader della guerriglia curda, imprigionato nelle carceri turche dal 1999, ha chiesto al PKK l'abbandono della lotta armata. Proprio in questi giorni gli USA hanno annunciato il loro ritiro dalla Siria, dove è presente un contingente americano di circa 2mila soldati impegnati contro l'ISIS e a sostegno delle SDF (Siryan Democratic Force). La mossa di Öcalan è un segno dei tempi, è il portato di un repentino cambiamento degli equilibri mondiali, ma resta da vedere la capacità delle forze curde, divise geograficamente e politicamente, di darsi un indirizzo, se non unitario, almeno non confliggente.

    Il subbuglio sociale negli Stati Uniti ha conseguenze sul resto del mondo. L'annuncio di nuovi dazi doganali da parte dell'amministrazione Trump e, più in generale, il ritorno del protezionismo si scontrano con un mondo che, invece, avrebbe bisogno di un governo unico mondiale per gestire l'attuale sviluppo delle forze produttive. Il rischio è che collassi tutto, e che l'utilizzo dell'arma dei dazi inneschi situazioni incontrollabili: gli ingredienti ci sono tutti, il mercato è piccolo, gli attori sono troppi e ad azione segue reazione. La Cina ha infatti annunciato aumenti del 10-15% dei dazi su diversi prodotti agricoli e alimentari americani.

Rivista n°56, dicembre 2024

copertina n° 56

Editoriale: I limiti dell'… inviluppo / Articoli: Il gemello digitale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Donald Trump e il governo del mondo / Rassegna: Il grande malato d'Europa - Il vertice di Kazan - Difendono l'economia, preparano la guerra / Recensione: Ciò che sembrava un mezzo è diventato lo scopo / Doppia direzione: Il lavoro da svolgere oggi - Modo di produzione asiatico? - Un rinnovato interesse per la storia della Sinistra Comunista - Isolazionismo americano post-elettorale?

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email