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  • Resoconto teleriunione  22 settembre 2020

Il problema del controllo

La teleconferenza di martedì sera, presenti 20 compagni, è iniziata con alcuni brevi commenti riguardo l'esito del referendum in materia di riduzione del numero dei parlamentari, tenutosi in Italia il 20 e il 21 settembre.

La vittoria del Sì, ossia della parte di elettori favorevole al "taglio" di deputati e senatori, è spiegata dalla sfiducia generale verso le istituzioni, accusate di sperperare i soldi pubblici. Ma non è certo eliminando qualche centinaio di parlamentari che si cambiano le cose. Lo sciupìo capitalistico è immenso e riguarda i meccanismi profondi del processo di accumulazione ("Capitale e teoria dello sciupio"); gli automatismi del mercato, il fatto che robot e software facciano funzionare le borse, dimostrano quanto il capitale sia autonomizzato e quanto proceda per conto proprio, anche se a livello nazionale permangono i parlamentari e, ogni tanto, il rito di infilare una scheda nell'urna.

Nell'articolo "Il cadavere ancora cammina" (1952) la nostra corrente afferma che il parlamento a noi non serve, ma nemmeno alla borghesia: tale istituto è un mulino a chiacchiere utile solo a perpetuare la mistificazione democratica. Marx ed Engels avevano già osservato che i parlamentari erano "infettati dall'incurabile malattia del cretinismo parlamentare, infermità che riempie le sue sfortunate vittime della convinzione solenne che tutto il mondo, la sua storia e il suo avvenire, siano retti e determinati dalla maggioranza dei voti di quel particolare consesso rappresentativo" (Rivoluzione e controrivoluzione in Germania, 1852). Lenin aggiunse un'ulteriore osservazione: "La potenza del Capitale è tutto, mentre il parlamento, le elezioni, sono un gioco di marionette, di pupazzi", attribuendo il cretinismo non solo agli eletti ma anche agli elettori che si fanno imbonire (Sullo Stato, 1919). Il cretinismo parlamentare è uscito dai palazzi delle istituzioni e ha contagiato anche quelli che a parole rifiutano questa società ma ne riproducono nella pratica tutte le categorie politiche e ideologiche, arrivando, come nel caso di quest'ultimo referendum, a difendere la Costituzione borghese.

Il parlamento è un teatrino e i parlamentari i suoi burattini, ciò che conta è invece quella macchina composta da una moltitudine di funzionari statali che fa andare avanti la cosa pubblica, al di là della maggioranza che in quel momento siede sugli scanni. Il Belgio è un paese senza governo da oltre 600 giorni, eppure le scuole e le fabbriche funzionano, e le merci circolano. Dal punto di vista dell'inutilità della democrazia parlamentare gli Stati Uniti hanno fatto scuola al mondo: lì il potere delle lobby è denominato la terza Camera.

Da tempo il parlamento non è un luogo dove fare lotta rivoluzionaria, e la sua inutilità storica è stata registrata teoricamente persino dalla borghesia. Già nel secolo scorso le correnti più avanzate al suo interno ne hanno mostrato l'inefficienza: da Thorstein Veblen al movimento tecnocratico fino ad Adriano Olivetti, in molti hanno sostenuto la necessità di superare la democrazia dei partiti per iniziare a trattare le questioni sociali scientificamente, tramite dei tecnici (i competenti), destinati ad occuparsi di temi "reali" quali il fabbisogno energetico, la logistica industriale, l'approvvigionamento dei prodotti alle metropoli, la circolazione dei semilavorati. Lo stesso Frederick Winslow Taylor, che iniziò il suo studio al fine di ottenere la massima efficienza nella produzione industriale, si rese conto che l'organizzazione scientifica del lavoro era applicabile anche alla pubblica amministrazione e, in generale, a tutte le attività lavorative associate. Di qui la nascita di quella corrente di idee che si definì taylorismo sociale e che abbiamo avuto modo di affrontare nell'articolo "La grande socializzazione".

In questo periodo storico l'umanità si trova di fronte a sfide importanti, di certo più rilevanti di una semplice tornata elettorale. In Spagna sono stati registrati oltre 10 mila casi di contagio da Coronavirus in un giorno, e solo nella giornata di martedì 22 settembre i morti a causa del virus sono stati più di 200. La situazione è preoccupante soprattutto a Madrid, dove le terapie intensive cominciano ad essere troppo affollate. Per far fronte all'aggravarsi della situazione, lo Stato spagnolo ha istituito lockdown mirati in alcuni quartieri popolari della capitale confinando più di 800 mila abitanti, e ha schierato la polizia per controllare che le misure restrittive vengano rispettate. A differenza dello scorso marzo si sono viste le prime manifestazioni, molto partecipate, contro la chiusura, che viene definita di "classe": nei quartieri isolati si può uscire solo per andare a lavorare, non per altri motivi. Nel paese iberico la seconda ondata della pandemia è particolarmente grave (così come in Francia ed Inghilterra) e le proteste assumono un profilo tendenzialmente antisistema. Durante la stagione estiva è stato riaperto tutto, dai ristoranti alle fondamentali attività turistiche, e migliaia di lavoratori sono stati infettati; ad agosto si è verificata la crescita del contagio, ora comincia quella del numero dei morti, anche tra i più giovani. Il confinamento peggiora un quadro economico e sociale già preoccupante, in cui milioni di persone si ritrovano senza un lavoro, senza sussidi, e senza nulla da perdere.

Venerdì 18 settembre è iniziato in Israele un lockdown totale di tre settimane. In Francia decine di distretti sono diventati "zona rossa" e sono sottoposti a misure di contenimento sociale. L'Inghilterra è alle prese con un blocco mirato al fine di appiattire le curve in salita. Non sta molto meglio la Germania che vede aumentare le infezioni. La Svezia annuncia di avere gravi problemi nel controllo del territorio a causa dell'aumento delle manifestazioni di rabbia e violenza da parte delle gang. Lo Stato perde energia, annaspa, fatica a gestire il fatto sociale nonostante abbia a disposizione alta tecnologia, armamenti sofisticati e apparati ideologici elefantiaci.

La borghesia, schiacciata da una parte dall'esigenza di difendere l'economia, e dall'altra da quella di evitare il collasso del sistema sanitario, appone toppe che sono peggio del buco. L'avevamo scritto nell'articolo "Prove di estinzione": ogni paese, regione, persino comune, va avanti per conto proprio in maniera scoordinata, tutto il contrario di ciò che sarebbe necessario per bloccare l'avanzata di un virus mondiale. Misure e protocolli atti ad affrontare una pandemia di questa portata sono stati stilati dall'OMS da anni, ma non sono stati applicati unitariamente. Riguardo la produzione del vaccino, alcuni affermano che bisognerà aspettare almeno la fine del 2021, ma non mancano quelli che sostengono che sarà molto difficile arrivare a produrne uno veramente efficace.

Nel 1973 a Napoli si verificò un'epidemia di colera e, di fronte all'inefficienza intervento delle istituzioni, presero piede esperimenti di autorganizzazione dal basso (centri sanitari di base, ecc.). Recentemente a Santiago del Cile, dove continuano le rivolte, si è sviluppato il fenomeno delle "ollas populares", mense autogestite che forniscono assistenza alimentare e hanno come slogan "Sólo el pueblo ayuda al pueblo". L'esperienza cilena ricorda quella di Occupy Sandy: la struttura di mutuo soccorso, formatasi nel 2012 negli Usa dopo il passaggio dell'uragano Sandy, che riuscì ad intervenire e a portare aiuto lì dove lo stato non fu in grado di assistere la popolazione in difficoltà. Altri lockdown, anche parziali, in Italia come altrove, non passeranno "lisci" come è passato il primo perché, nel frattempo, milioni di persone si sono ritrovate senza alcuna riserva e potrebbero andare ad ingrossare le fila dei negazionisti, secondo i quali il Coronavirus è un'invenzione (un complotto orchestrato dalle multinazionali farmaceutiche in combutta con i governi), oppure – auspichiamo noi – di quelli che voltano le spalle a questo sistema.

Nemmeno nella teoria del rimedio la borghesia è riuscita ad essere efficace. Le varie misure di sostegno al reddito prese in corso d'opera, come la cassa integrazione e i vari bonus, non sono ancora arrivate a decine di migliaia di lavoratori. La società capitalistica non conosce sé stessa: se applicasse un minimo di razionalità dovrebbe centralizzare ulteriormente il fatto economico, - altro che democrazia -, accorpare tutte le misure di sostegno in un unico contributo da erogare ai disoccupati, formare un esecutivo snello, cioè non troppo intralciato da chiacchiere parlamentari. Ma la borghesia è una classe decrepita, con sempre meno energia; proprio per questo l'attuale, composita crisi, continuerà ad essere affrontata senza la possibilità di far valere un controllo soggettivo degli eventi, i quali detteranno legge e produrranno sconquassi.

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