Anche gli Stati Uniti rientrano a pieno titolo tra le zone ad alto rischio disordini. Lo scorso 4 luglio, la celebre giornata in cui si festeggia l'Indipendenza del paese, ha visto due attacchi a Chicago, il più grave dei quali ha causato almeno 6 morti e 30 feriti, e diverse sparatorie in altre città, tra cui Philadelphia e Kansas City. Questi eventi si inseriscono in una lunga scia di sangue che dall'inizio dell'anno conta già 311 sparatorie di massa, dove con massa si intende l'uccisione di almeno 5 persone, e che testimonia l'aggravarsi del malessere della popolazione americana, divisa, arrabbiata ed armata fino ai denti.
Sul tema sono interessanti due video proposti dalla redazione di Limes. Uno, intitolato "AmeriGuns, perché gli americani amano le armi", racconta il rapporto della popolazione Usa con le armi; il secondo, "Usa: un 4 luglio di sangue. La tempesta americana continua...", affronta il problema delle divisioni interne al paese, e pone l'accento sulla paura che serpeggia nell'establishment rispetto alla crescente polarizzazione sociale non solo interna ma anche tra gli stati federati, e alla crescita di milizie antisistema che cominciano a configurarsi come organizzazioni paramilitari. Si individua, insomma, una situazione ad alta tensione, dove episodi come quelli del 4 luglio o l'uccisione dell'ennesimo afroamericano disarmato da parte della polizia non possono che esacerbare la divisione sociale.
Da questo punto di vista, possiamo ipotizzare che l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, e quindi l'attacco indiretto agli Stati Uniti, vada messa in stretta relazione con tale manifesta debolezza della superpotenza a stelle strisce: lo sbirro globale si trova in difficoltà, fuori e dentro al proprio territorio. Sicuramente, le numerose sparatorie di massa del 2022 negli Stati Uniti hanno a che fare con quella che abbiamo definito la "vita senza senso", e cioè la disgregazione e la dissoluzione dei rapporti sociali vigenti. Allargando il raggio d'analisi, possiamo inserire nelle manifestazioni di disagio sociale anche altri fenomeni, ad esempio quello della Great Resignation, le grandi dimissioni, e cioè la tendenza, scoppiata negli Usa durante la fase più acuta dei lockdown ma tuttora in corso, che ha portato milioni di americani ad abbandonare il posto di lavoro; o quello della pagina Reddit Anti-Work, anti-lavoro, salita alla ribalta in parallelo al fenomeno delle grandi dimissioni e alla stagione di lotta dell'ottobre 2021 (#Striketober).
Le avvisaglie di una repentina degenerazione del fronte interno americano si fanno sempre più marcate. L'assalto a Capitol Hill, il 6 gennaio 2021, ha rappresentato un punto di non ritorno, la massima espressione della profonda spaccatura che attraversa il paese. Anzi, alcuni giornalisti statunitensi sostengono che in realtà la guerra civile negli Usa è prossima ed ha avuto il suo battesimo proprio nell'attacco al Campidoglio. Barbara F. Walter, studiosa di guerre civili e terrorismo all'università della California a San Diego, chiama anocracy lo stato di profonda incertezza ed instabilità politica in cui si trovano attualmente gli Stati Uniti, in bilico tra democrazia e autocrazia; tale condizione, dice l'esperta, aumenta radicalmente le probabilità di episodi di sangue e in ultima istanza dello scoppio di una vera e propria guerra civile. In particolare, a detta non solo della Walter ma anche degli esperti di intelligence, le elezioni presidenziali del 2024 potrebbero rappresentare un salto di livello nelle manifestazioni di risentimento, si teme infatti che si faccia avanti, come già visto a Capitol Hill, qualcosa di più organizzato. Quanto accaduto il 6 gennaio 2021 è ancora un tema caldo negli States, sono stati venti milioni gli americani che hanno seguito in televisione la prima audizione della commissione d'inchiesta.
La galassia americana dei gruppi suprematisti e in generale dei gruppi antigovernativi più o meno radicali sta crescendo. Si tratta di fenomeni regressivi e conservativi, che trovano una declinazione differente a seconda del luogo in cui prendono piede, e sono espressione delle mezze classi in rovina, ma non solo. Come scriveva Marx ad Annenkov (Bruxelles, 28 dicembre 1846), ad un certo punto della storia gli uomini per conservare quello che stanno perdendo sono costretti a rivoluzionare la società. Questo significa che ciò che inizia come movimento conservatore nel tempo potrebbe dar luogo ad una spinta rivoluzionaria; anche le non classi, dai piccoli agricoltori ai commercianti, possono innescare movimenti sociali che in seguito cambiano di segno, soprattutto considerando il fatto che il loro ruolo è strettamente legato alle condizioni del capitalismo. L'attuale modo di produzione è messo a dura prova dalla crisi della legge del valore, dalla dissoluzione degli stati, dal fenomeno rivoluzionario dell'automazione, e ci troviamo in una terra di confine tra capitalismo in coma e società futura, dove le mezze classi, loro malgrado, possono svolgere una funzione di rottura. Ed è importante che siano proprio queste componenti sociali a muoversi perché, storicamente, esse hanno sempre svolto una funzione conservatrice e il fatto che ora cominciano a ribellarsi è indice che le basi del sistema non sono più così salde.
La teleriunione è proseguita con alcune considerazioni sul linguaggio, prendendo spunto dalla lettura di un passo tratto da un documento sulla necessità dell'unificazione delle compagini politiche, che si rifanno alla Sinistra Comunista, per contrastare la guerra in Ucraina.
Tentativi organizzativi falliti sul nascere. La realtà sociale è molto più avanti delle elucubrazioni dei presunti comunisti in circolazione. Negli ultimi anni si sono manifestati fenomeni interessanti (grandi dimissioni, crescita dell'astensionismo, assalto ai parlamenti, ecc.) condizionati per nulla dall'azione dei marxisti e di molto dalle condizioni materiali e dal superamento di soglie di sopportazione individuali e collettive; ciò significa che è in corso un cambiamento di paradigma.
Sovente, nelle lettere che arrivano alla nostra casella di posta elettronica capita di leggere messaggi del tipo: "quello che dite è quello che penso, ma non avevo il linguaggio adatto per esprimerlo". Crediamo che piuttosto di innovare smarrendo la via maestra è meglio ripetere i "testi sacri" come pappagalli, allo stesso tempo siamo consapevoli che ci sono momenti in cui il vecchio linguaggio non va più bene; oggi, per esempio, parlare di soviet o di sindacato rosso non ha più senso.
Come scritto nel "Tracciato d'impostazione" (1946), non abbiamo bisogno di dimostrare continuamente quanto affermiamo, perché se la Terza Internazionale voleva conquistare la maggioranza del proletariato e perciò eccedeva nelle spiegazioni, la Sinistra Comunista "italiana" non si aspettava dalla propaganda un cambiamento dei rapporti di forza. Giusto un secolo fa la nostra corrente scrisse le Tesi sulla tattica (Roma, 1922), che nell'ambiente politico dell'epoca furono capite da pochi e che ancora oggi gli epigoni faticano a digerire. L'assimilazione del programma non avviene mediante la fondazione di scuole di partito o di circoli di studio, ma per mezzo della formazione di un ambiente ferocemente antiborghese, come preconizzato dalla gioventù socialista nel 1913 ("Un programma: l'ambiente").
La caratteristica di n+1 è quella di sforzarsi di utilizzare un linguaggio scientifico per trattare i fatti sociali al pari di quelli fisici. La rivoluzione, infatti, è come un terremoto o un'eruzione vulcanica, e non si può parlare correttamente di questi fenomeni con la lingua del parlamento e della politique politicienne.