Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  22 marzo 2022

Guerra globale e crisi delle catene di approvvigionamento

La teleconferenza di martedì sera, presenti 23 compagni, è iniziata con la segnalazione di alcune news sulla Cina.

Secondo The Economist ("Why foreign investors are feeling jittery about China"), dall'inizio di marzo gli investitori internazionali hanno ritirato circa 11,5 miliardi di dollari dalla Cina. La fuga preoccupa il governo di Pechino, che però ufficialmente minimizza l'accaduto. Le cause alla base di questo deflusso di capitali esteri vanno cercate nei problemi dell'immobiliare cinese (caso Evergrande), nella maggiore ingerenza dello stato nell'economia, nel sostegno di Xi Jinping a Putin, nel timore di una possibile invasione cinese di Taiwan, ma anche nel fatto che la strategia "contagi zero", adottata dal paese per arginare la diffusione del Covid-19, non ha funzionato. In seguito alla crescita dei casi (5 mila in un solo giorno), sono state messe in lockdown diverse metropoli, tra cui Shenzhen (17,5 milioni di abitanti) e l'importante polo industriale di Shenyang (9 milioni). Ad Hong Kong la situazione è fuori controllo, i tassi di mortalità hanno raggiunto livelli mai visti prima: 26.000 nuovi casi al giorno su una popolazione di 7,2 milioni di abitanti, e un tasso di mortalità che è il più alto mai registrato in un paese industrializzato. I severi lockdown messi in atto dal governo cinese avranno un impatto altrettanto importante sull'industria, sui trasporti e sul movimento di uomini e merci.

Un'anticipazione di quanto può accadere con il blocco della supply chain mondiale si è vista in occasione dell'ostruzione del canale di Suez a causa dell'incagliamento della portacontainer EverGiven. La logistica è uno dei settori nevralgici per il capitale moderno, non solo perché alimenta la produzione industriale, ma anche perché è un prolungamento sul territorio della stessa catena di montaggio. Il processo di produzione è diventato così complesso da rendere necessaria la pianificazione della sua dinamica, opera per la quale non bastano dei buoni organizzatori, ma servono dei sistemi cibernetici. Al suo apparire, la produzione snella e senza magazzino ha rappresentato una controtendenza alla caduta tendenziale del saggio di profitto, salvo poi dimostrare tutta la sua fragilità. Il just in time richiede una tale fluidità e sincronizzazione nella produzione e circolazione delle merci che basta poco per far inceppare tutto (Newsletter numero 244, 2021). Il famoso battito d'ali di farfalla è in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo.

Con le guerre, la pandemia e il caos degli approvvigionamenti la società va incontro a scenari catastrofici che fino a poco tempo fa solo pochi immaginavano. L'umanità è sempre più in balia degli alti e dei bassi di un sistema fuori controllo. Ciò radicalizza la situazione sociale perché gli uomini perdono fiducia nelle istituzioni e nella "politica", e si agitano, preoccupati di perdere i livelli di vita raggiunti (Lettera di Marx ad Annenkov, 1846). D'altronde, la sempre più grande accumulazione di capitale ad un polo della società determina una crescita della miseria all'altro. Non ci vuole molto a capire che il sistema così non può andare avanti. Ciò che manca a livello sociale, ed è quanto mai necessario, è un collegamento con il futuro, la formazione un organismo che rappresenti l'antiforma ("Dov'è finito il Futuro?").

L'Arabia Saudita ha avviato una trattativa per utilizzare lo yuan nella vendita di petrolio alla Cina. La moneta cinese assumerebbe così un ruolo strategico sui mercati energetici. Il Wall Street Journal ha affermato che la mossa intaccherebbe il dominio del dollaro Usa sul mercato petrolifero globale, nonché il suo ruolo di valuta di riferimento negli scambi internazionali. Questo annuncio è equiparabile ad un atto di guerra: quando Saddam Hussein dichiarò che avrebbe venduto il petrolio non più in dollari ma in euro ci furono immediate conseguenze militari. Quello che per l'Economist ("Confronting Russia shows the tension between free trade and freedom") è uno scontro tra libertà e dittatura, con l'Occidente da una parte e l'Oriente dall'altra, è in realtà l'inizio di una guerra volta a ridefinire gli equilibri interimperialistici.

La Cina è uno dei più grandi detentori del debito americano: per quanto Pechino possa cercare una propria autonomia ed aspirare a un ruolo politico globale, l'economia cinese è legata indissolubilmente a quella degli Stati Uniti. Se venisse meno il controllo del polo statunitense sul mondo, non si profilerebbe l'emergere una nuova potenza-guida bensì un periodo di caos generalizzato. Nell'articolo "Dall'equilibrio del terrore al terrore dell'equilibrio" abbiamo visto come da un mondo "ordinato" basato sul condominio Usa-Urss si è passati a un disordine internazionale, ad una tensione non certo dovuta all'azione dei governanti-battilocchi di turno, ma alla degenerazione dei rapporti capitalistici. Più il capitale si globalizza, interconnettendo le economie e socializzando internazionalmente il lavoro, maggiori sono le contraddizioni che esso genera, e i problemi locali diventano presto globali. Con la guerra in Ucraina un sacco di nodi stanno venendo al pettine: il rincaro del prezzo del gas e del petrolio ma anche di grano, mais e fertilizzanti, fondamentali per la sicurezza alimentare in molte aree del mondo, soprattutto quelle più povere.

L'oggetto del contendere tra Ucraina e Russia riguarda anche le risorse idriche: i soldati russi hanno distrutto una diga nell'oblast' di Cherson che impediva all'acqua di fluire in Crimea. L'Ucraina ha costruito lo sbarramento dopo che la Russia aveva annesso la penisola, nel 2014, interrompendo oltre l'80% dell'approvvigionamento idrico della Crimea e danneggiandone i raccolti. Gli scontri per il controllo dell'acqua si stanno diffondendo in tutto il mondo. La risorsa, al pari del petrolio e del gas, è usata come arma di guerra. Il controllo delle riserve idriche è strategico: chi controlla l'acqua, controlla l'agricoltura, l'industria e, in ultima analisi, la salute pubblica. Il problema della siccità è reale e i dati resi pubblici dei vari istituiti borghesi parlano chiaro. Secondo l'ultimo report del WWF ("Siamo all'ultima goccia"), sono circa 4 miliardi sui 7,8 in totale gli abitanti della Terra che già sperimentano una grave carenza d'acqua per almeno un mese all'anno. Tra il 1970 e il 2019 il 7% di tutti gli eventi catastrofici nel mondo sono riconducibili alla siccità, ma ha contribuito a ben il 34% delle morti legate ai disastri.

In Ucraina, si legge sui giornali, Mosca ha dispiegato una poderosa macchina da guerra che pare si sia impantanata in una insensata operazione militare. Abbiamo: truppe di occupazione che non si sa bene cosa stiano occupando; missili ipersonici che viaggiano a 12 mila km all'ora per colpire obbiettivi secondari; una disinformazione capillare e costante che è diventata sistemica. La propaganda di guerra occidentale descrive Putin come un pazzo sanguinario che guarda al passato, mentre Zelensky come il difensore dei diritti umani. C'è da dire che il presidente russo presta il fianco a queste critiche, presentandosi come il restauratore della Grande Russia e adoperando personaggi come il filosofo Aleksandr Gelʹevič Dugin, che giustifica l'operazione militare appellandosi al Grande Risveglio in reazione al Grande Reset dei globalisti occidentali. L'armamento militare russo è quello di una potenza terrestre e ciò gli consente di muoversi agevolmente in Ucraina, in gran parte pianeggiante, con incursioni volte a conquistare posizioni e a difenderle. E' possibile un consolidamento dell'occupazione, è possibile che l'operazione militare russa si concluda con l'annessione del Donbass. La famosa colonna di blindati lunga 65 km avvistata dai satelliti spia sembra essere un diversivo, una mossa per attirare, o comunque vedere cosa farà, l'aviazione ucraina. D'altronde, l'esercito russo ha ancora migliaia di carrarmati, vecchi e nuovi, da mettere sul campo.

Allo stato attuale è difficile fare previsioni perché non si può sapere come farà la Russia a mantenere la sua logistica in Ucraina, o come faranno gli Usa a formare una forza per cacciare l'esercito russo dal paese (sempre che lo vogliano fare). Questa guerra è il primo episodio di una lunga serie a venire. Si tratta di un conflitto che coinvolge già adesso il mondo intero, anche paesi lontani migliaia di km dal territorio ucraino.

La nostra corrente parlava di geopolitica come di una scienza, ricordando l'opera del geografo inglese Mackinder. Anche oggi è l'Heartland ad essere lo snodo principale della contesa imperialistica mondiale. Se verso Occidente la Russia ha tutto da perdere, ad Est avrebbe tutta la fascia del Kazakistan e delle nazioni confinanti che finiscono in "stan" da (ri)conquistare.

Articoli correlati (da tag)

  • Vedere oltre la catastrofe

    La teleriunione di martedì sera è iniziata affrontando il tema delle imminenti elezioni americane.

    Come nota The Economist nell'articolo "The risk of election violence in America is real", il termometro sociale negli USA registra l'aumento della tensione, con toni da guerra civile. Nel nostro testo "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" (2003), abbiamo scritto che "la direzione del moto storico, l'andare verso... è irreversibile. Se il determinismo ha un senso, gli Stati Uniti sono ciò che la storia del globo li ha portati ad essere."

    La polarizzazione economica e politica negli USA è il prodotto di una dinamica storica che possiamo far partire almeno dal 1971, quando il presidente Nixon eliminò l'ancoraggio del dollaro all'oro. Gli Stati Uniti assommano su di sé tutte le contraddizioni del capitalismo mondiale, e non è un caso che proprio lì sia nato un movimento avanzato come Occupy Wall Street che, nei suoi due anni di esistenza, ha voltato le spalle alla politica parlamentare, al leaderismo e al riformismo. Interessante, a tal proposito, la descrizione che viene fatta di Occupy Sandy nel libro Emergenza. Come sopravvivere in un mondo in fiamme di Adam Greenfield:

  • Captare i segnali di futuro

    La teleriunione di martedì sera è iniziata facendo il punto sulla crisi automobilistica tedesca.

    Ad agosto, in tutti i paesi del vecchio continente, le immatricolazioni hanno subito un calo: rispetto allo stesso mese dell'anno precedente sono scese del 16,5%, e rispetto al 2019 hanno registrato un crollo quasi del 30%. In Germania, nell'agosto 2024, le vendite di automobili elettriche sono calate del 68%, anche a causa della fine dei sostegni statali. Tutti i produttori sono in difficoltà a causa della concorrenza della Cina, che riesce a mantenere bassi i costi di produzione grazie ai sussidi statali. La crisi riguarda Volkswagen, Mercedes, Porsche, Audi. Ma non è la crisi del settore dell'automobile a determinarne una crisi generale; al contrario, è la crisi di sovrapproduzione mondiale a manifestarsi anche in questo settore.

    Le prospettive di chiusura degli stabilimenti e la riduzione dei posti di lavoro hanno portato a scioperi e manifestazioni in Germania. Il paese, considerato la locomotiva economica d'Europa, ha attraversato un lungo periodo di relativa pace sociale. La Mitbestimmung, cogestione in italiano, prevede la collaborazione fra operai e padroni, sancita dalla natura corporativa dei sindacati esistenti. Il fascismo non è una forma di governo tipica prima dell'Italia e poi della Germania ("La socializzazione fascista ed il comunismo"), ma un cambiamento del capitalismo avvenuto a livello globale, con l'Italia che ha fatto da pilota e subito seguita dal New Deal negli USA, dal nazismo in Germania e dalla controrivoluzione stalinista in Russia. Il fascismo rappresenta un determinato stadio di sviluppo delle forze produttive che richiede che l'economia regoli sé stessa per mezzo degli interventi dello Stato: la Tennessee Valley Autority negli USA, le bonifiche dell'Agro Pontino in Italia, la costruzione della diga sul Dnepr in Unione Sovietica e la rete autostradale in Germania (Autobahn) avevano il chiaro obiettivo di modernizzare le infrastrutture pubbliche. La nuova autostrada tedesca aveva bisogno di una vettura del popolo, e si cominciò a produrre la Volskwagen. Così facendo, si diede lavoro a migliaia di disoccupati (conquistandoli al regime) e si rilanciò l'economia nazionale. Il corporativismo nazista viene rifiutato politicamente dalla Germania democratica, ma l'impianto economico sopravvive con la cogestione.

  • La curva del capitalismo non ha ramo discendente

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con un approfondimento del testo "Teoria e azione nella dottrina marxista" (1951), ed in particolare del seguente passo:

    "Alla situazione di dissesto dell'ideologia, dell'organizzazione e dell'azione rivoluzionaria è falso rimedio fare assegnamento sull'inevitabile progressiva discesa del capitalismo che sarebbe già iniziata e in fondo alla quale attende la rivoluzione proletaria. La curva del capitalismo non ha ramo discendente."

    L'andamento del capitalismo non è di tipo gradualistico, ma catastrofico e questo dipende dagli stessi meccanismi di accumulazione. Anche se cala il saggio medio di profitto, cresce la massa del profitto, altrimenti non ci sarebbe capitalismo e cioè valore che si valorizza (D-M-D'). La Tavola II ("Interpretazione schematica dell'avvicendamento dei regimi di classe nel marxismo rivoluzionario") di "Teoria e azione" ci suggerisce che non c'è una lenta discesa dell'attuale modo di produzione (fatalismo, gradualismo), ma un accumulo di contraddizioni che ad un certo punto trova una soluzione di tipo discontinuo (cuspide, singolarità).

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email