Nouriel Roubini, l'economista che anticipò la crisi dei mutui subprime, ha pubblicato un saggio dal titolo significativo: La grande catastrofe. Dieci minacce per il nostro futuro e le strategie per sopravvivere. Basta scorrere l'indice del libro per farsi un'idea dei pericoli che secondo l'autore stanno mettendo a rischio la stabilità mondiale economica e politica. Scrive Roubini nel prologo: "Oggi stiamo pencolando sull'orlo di un precipizio, e la terra ci trema sotto i piedi. Eppure quasi tutti ancora ci illudiamo che il futuro somiglierà al passato. Un errore colossale. Lampeggiano chiari e impellenti i segnali d'allarme. I rischi economici, finanziari, tecnologici, politici, geopolitici, sanitari e ambientali si sono tramutati in qualcosa di assai più grande. Benvenuti nell'era delle megaminacce. Cambieranno il mondo che credevamo di conoscere."
La borghesia si rende conto che il suo sistema traballa, ma è a corto di programmi e teorie e perciò brancola nel buio. Il PIL mondiale ammonta a circa 80mila miliardi di dollari, mentre il capitale fittizio impegnato in derivati (su petrolio, mais, grano, ecc.) si stima arrivi a circa 2,2 milioni di miliardi di dollari. Stime, perché la maggior parte di questi capitali sono gestiti da algoritmi e si muovono su circuiti finanziari che nessuno più controlla. A ciò si aggiungono i debiti, nazionali, federali e delle famiglie, che raggiungono cifre strabilianti. Secondo i dati dell'Institute of International Finance, alla fine del 2021 il debito globale aveva raggiunto il 350% del PIL globale, e sta continuando a salire.
Nella lettera ai compagni n. 21 "La legge del valore e la sua vendetta" (1988) avevamo sintetizzato alcuni punti, che può essere utile elencare onde evitare una semplice rassegna giornalistica degli eventi degli ultimi giorni:
- non solo il crack dell'87 non è stato simile a quello del '29, ma nessuna crisi futura sarà paragonabile ormai a quelle passate; - il debito (pubblico e privato) e con esso la necessità di interventi statali per abbassare il costo del denaro sono elementi inscindibili da qualsiasi ulteriore sviluppo del capitalismo. In generale la "fascistizzazione" dell'economia è un dato permanente dell'epoca imperialistica dal 1929 in poi, in qualsiasi parte del mondo; - i risvolti economici, politici e militari di tutta la questione sono quelli esattamente delineati dalla nostra corrente fin dal 1945. Il "lunedì nero", compresa la apparente indifferenza del mondo dopo che la paura si è allontanata, rappresenta un'ulteriore formidabile conferma del marxismo; - è altresì dimostrata la fondatezza dello studio i cui risultati ci fecero affermare, nel primo dopoguerra, la necessità di lavorare traguardando verso "orizzonti non visibili", dato che il disastro sociale dovuto alla disfatta del partito della Rivoluzione non avrebbe permesso il ritorno ad una fase attiva di attacco della classe "prima di decenni". L'illusione di poter fare di più e più in fretta attraverso scorciatoie tattiche ha portato addirittura al sacrificio del partito.
Quelli sopra riportati restano dunque buoni punti di partenza per inquadrare teoricamente l'ennesimo episodio di svalorizzazione del capitale, sempre più "dal fiato corto".
Le crisi del capitalismo non sono corsi e ricorsi, ma un unico percorso accidentato in salita, verso quella cuspide che rappresenta la soluzione catastrofica dell'intero modo di produzione. Il capitalismo moderno è quello del fallimento del fondo speculativo Long-Term Capital Management (LTCM), gestito da due premi Nobel dell'economia, i quali escogitarono una complessa formula matematica per investire nei mercati, basandosi su un uso disinvolto della leva finanziaria. Il fondo fallì miseramente nel 1998.
Nell'articolo "Un modello dinamico di crisi" abbiamo affrontato i problemi legati alla previsione e al metodo d'indagine, riprendendo il modello di previsione raccolto nel volume Il corso del capitalismo mondiale (raccolta di articoli, tabelle e dati comparsi su Il programma comunista dal 1956 al 1958). Abbiamo anche utilizzato quattro tipi di andamento di curve ricavate dal libro Oltre i limiti dello sviluppo, oltre al grafico della produzione industriale, che dimostra la correttezza del lavoro di Marx sulla caduta tendenziale del saggio di profitto. Il grafico fa vedere gli incrementi relativi della produzione industriale/saggio di profitto 1870-1982 per i maggiori paesi e mostra con evidenza la storica perdita di energia del sistema.
Per concludere la carrellata di grafici presenti in "Un modello dinamico di crisi", ricordiamo quello tratto dal modello standard del MIT e degli indici di biologicità della Global Footprint Network: tutte le curve mostrano inesorabilmente un "picco" nella prima metà del secolo in corso. Molti osservatori indicano il 2030 come l'anno del superamento del PIL cinese su quello americano. Detto questo, è difficile sapere in anticipo quale potrebbe essere l'elemento scatenante di un collasso sistemico. Potrebbe partire tutto dal settore finanziario, come nel 2008, per un crack bancario che si diffonde sul mercato internazionale; oppure a causa dell'esacerbarsi della guerra, per una rivolta di massa con epicentro negli USA, per l'aumento della disoccupazione dovuto ai progressi dell'intelligenza artificiale. Insomma, è complicato stabilire una scala di valore delle "cause" che potrebbero scatenare il crollo di un sistema come quello capitalistico, in cui vari elementi retroagiscono uno sull'altro.
Sul fronte della guerra in Ucraina è da segnalare il recente test russo di Zircon, missile da crociera ipersonico che può colpire a mille chilometri di distanza. Qualche settimana fa, la Russia ha provato anche Sarmat, missile balistico intercontinentale con un raggio d'azione intorno ai 18mila chilometri e capace di colpire qualsiasi bersaglio sulla Terra. L'esercito russo dispone inoltre di Avangard, missile balistico suborbitale che può raggiungere una velocita pari a 27 volte quella del suono, quindi non tracciabile da nessun sistema antimissile. Se verranno utilizzati questo tipo di armamenti, la guerra andrà fino in fondo, non sarà più possibile fare marcia indietro ("La Quarta Guerra Mondiale").
In un articolo pubblicato sulla rubrica "Fiamme americane" sul sito di Limes, si nota che sempre meno statunitensi sono disposti o risultano idonei ad arruolarsi: "Non c'è impero senza chi lo difende. Senza una popolazione sufficientemente motivata a battersi, anche la potenza meglio armata del mondo è nuda". La tenuta del fronte interno è fondamentale in qualsiasi guerra, è uno dei fattori cardine che decide la prosecuzione o meno di un conflitto. La rivoluzione del 1917 in Russia fu possibile proprio per il sollevamento dei soldati e della popolazione contro la guerra.
Le capitolazioni ideologiche della borghesia di fronte al marxismo sono sempre più frequenti, e in futuro aumenteranno. C'è da aspettarsi che in un periodo di caos generale come quello che stiamo attraversando, il programma rivoluzionario si diffonda in Rete. D'altronde, chi è spinto alla ricerca di qualcosa, navigando nel Web la trova in breve tempo. Il nostro manifesto politico è presente sulla home page del sito ed è lo sviluppo dei punti di Forlì del 1952 (Elementi della transizione rivoluzionaria). Le nuove generazioni non potranno stare ferme a lungo di fronte alla miseria crescente, alla mancanza di futuro, ad un mondo che sta crollando; saranno costrette a farsi delle domande e a darsi delle risposte, le quali sono già a disposizione da tempo, a cominciare dal Manifesto dei Comunisti del 1848.