Si stanno investendo miliardi di dollari nella "guerra elettronica", sperimentando l'uso di onde radio per neutralizzare i segnali del nemico. Si sta configurando un gigantesco conflitto tra sistemi di ricezione, invio ed elaborazione di dati basati quasi completamente su onde elettromagnetiche ("Transizione di fase. Prove generali di guerra"). Con l'espansione dell'Internet delle cose, ogni oggetto diventa potenzialmente connesso; infrastrutture pubbliche o private possono essere bloccate o danneggiate tramite attacchi informatici. L'esplosione dei cercapersone intensifica ulteriormente la tensione in Medioriente, dove Israele è alle prese con: la guerra a Gaza (che si configura come uno sterminio), l'operazione "Campi estivi" in Cisgiordania, gli scontri con Hezbollah in Libano. Tutta l'area deve fare i conti con una pesante crisi economica: in Israele il turismo è svanito e la filiera produttiva è in difficoltà a causa della mobilitazione dei riservisti al fronte; il Libano è uno stato praticamente fallito e in Cisgiordania, in seguito alla guerra, migliaia di palestinesi hanno perso il lavoro. Al marasma sociale e alla guerra si aggiunge la miseria crescente.
Il nord di Israele è disabitato, decine di migliaia di israeliani sono stati evacuati a causa dei continui attacchi con razzi e droni provenienti dal territorio libanese. Tel Aviv è costretta a rispondere per ristabilire la deterrenza, ed è sbagliato pensare che la "colpa" del massacro a Gaza sia quella del governante di turno. Non sono gli individui a fare la storia, essi ne sono un prodotto. Sarà difficile far indietreggiare Hezbollah, eppure il governo israeliano afferma che si sta preparando per risolvere la situazione con il Partito di Dio. "La situazione nel nord non può continuare. L'IDF deve prepararsi per un'ampia campagna in Libano", ha detto il premier Netanyahu.
La scorsa settimana gli Houthi hanno lanciato un missile che ha raggiunto Israele, ma l'attivismo del gruppo armato yemenita è un problema anche per le navi commerciali che transitano nel Mar Rosso. In passato USA e Gran Bretagna hanno attaccato postazioni Houthi in Yemen ma, evidentemente, non sono riusciti a neutralizzarne le forze. In questo wargame, che coinvolge sempre più attori, statali e non, nessuno è "libero", tutti sono costretti ad agire all'interno di una complessa rete booleana (se/allora, 1/0). Come scrive lo scienziato cognitivo Douglas Hofstadter, non ha senso sostenere "che le nostre esigenze siano in qualche modo 'libere', o che lo siano le nostre decisioni. Esigenze e decisioni sono il risultato di eventi fisici dentro le nostre teste! Come fanno a essere libere?" (Anelli nell'io. Che cosa c'è al cuore della coscienza?, 2010)
Nella Striscia di Gaza, una prigione a cielo aperto, due milioni di persone vivono ammassate in un territorio di poche centinaia di chilometri quadrati, sono alla fame, senza assistenza medica, ed utilizzate come carne da macello da Hamas e dalle altre organizzazioni armate palestinesi. In Cisgiordania ci sono diversi gruppi formati da giovani che non hanno nulla da perdere, che odiano ciecamente Israele e vengono sistematicamente elimimati dall'IDF. Alla "soluzione dei due stati" non crede più nessuno e se ne parla sempre meno. Israele aveva prospettato l'ipotesi di trasferire i Palestinesi nel Sinai, in pieno deserto. Tra i vari progetti di Tel Aviv, il più razionale sembrava essere lo spostamento in Giordania ("Jordan Is Palestine"), il tempo però sembra scaduto anche per questo piano.
Nell'editoriale dell'ultimo numero della rivista ("Non potete fermarvi") abbiamo scritto che non ci troviamo di fronte a situazioni locali di crisi, ma ad una crisi generale che riguarda le strutture degli Stati: l'ingovernabilità diventa il modo di essere del sistema capitalistico. In Sudan, ad esempio, la situazione è completamente fuori controllo, e lo stesso succede ad Haiti. L'estensione della guerra è un dato di fatto, il conflitto in corso è già mondiale. In Siria, l'intelligence militare di Kiev ha attaccato una base militare russa nei pressi di Aleppo, e anche in Africa ci sono stati scontri tra Russi e Ucraini: sembra che i servizi di Kiev collaborino con i Tuareg nel Mali contro i mercenari russi della Wagner. La guerra russo-ucraino si è spostata dunque in Africa e in Medioriente, coinvolgendo mercenari, personale militare e partigianerie varie (come i gruppi jihadisti).
Non si passerà da un mondo unipolare ad uno multipolare, come vagheggiano alcuni sinistri; ci troveremo di fronte ad una situazione internazionale sempre più instabile. Lo dimostrano le nuove e cangianti alleanze mondiali in funzione anti-USA. L'India, paese con 1,4 miliardi di abitanti, cerca di ritagliarsi un ruolo autonomo sullo scacchiere mondiale: se da un lato partecipa con USA, Giappone e Australia ad un'alleanza in funzione anticinese ("Quadrilateral Security Dialogue", QSD), dall'altro è parte dei BRICS. Gli USA perdono energia, arrancano a livello globale e hanno diversi problemi anche sul piano interno. La polarizzazione politica che si manifesta in vista delle elezioni presidenziali, che vede confrontarsi Donald Trump e Kamala Harris, in realtà ha le sue basi nella polarizzazione economica e sociale. Sono 40mila gli americani che ogni anno muoiono in attacchi con armi da fuoco.
Esistono due dinamiche in contraddizione tra di loro: da una parte si diffondono caos, ingovernabilità, guerra e miseria, dall'altra la necessità del capitale di accrescersi, di aumentare la produttività del lavoro, determina lo sviluppo di settori strategici, ritenuti proficui, che vanno dall'intelligenza artificiale, all'automazione, alle reti. Da una parte la vecchia società si dissolve, dall'altra produce gli elementi materiali di quella futura.
Alcuni studi della borghesia sull'autorganizzazione si concentrano sulla necessità che l'umanità si organizzi senza strutture verticistiche ma imitando il funzionamento "reticolare" della natura: informazione distribuita, unità che agiscono in maniera autonoma ma integrata, una sorta di "centralismo organico" applicato ad aziende, eserciti, ecc (Auto-organizzazioni. Il mistero dell'emergenza nei sistemi fisici, biologici e sociali, De Toni, Comello e Ioan). Il problema è che le strutture di questa società sono gerarchiche perché sono il prodotto della divisione sociale del lavoro e, se devono adattarsi a una situazione troppo diversa rispetto alle loro origini, tendono a dissolversi.