Circolano diversi articoli dedicati al calo dei salari dei precari e il riscontro lo si ha leggendo siti come il Manifestino, il quale riporta che il costo medio di un lavoratore delle cooperative della logistica non supera i 4 euro all'ora. In questo sfaldarsi di garanzie e certezze la saldatura di lotta tra precari e non, fino a qualche tempo fa difficile da immaginare, oggi appare l'unica soluzione possibile.
Il tentativo più che disperato del governo italiano di rimediare ad una situazione disastrosa resta quello della razionalizzazione degli enti governativi con il taglio a Province e Regioni, in quest'ottica vanno lette le recenti indagini della Magistratura. Monti probabilmente non si tirerà indietro per il prossimo mandato: se il golpetto è andato in porto, il "golpone" inizia a profilarsi all'orizzonte.
A livello internazionale circolano voci più o meno fantasiose su uno Yuan utilizzato come moneta convertibile nella compravendita di petrolio in sostituzione a dollaro ed euro. Ma proprio il doppio vincolo in cui si trova lo Yuan ne impedisce l'affermazione come moneta internazionale: se, ad esempio, la Cina comprasse dall'Argentina e pagasse in Yuan, l'Argentina sarebbe costretta a comprare solo dalla Cina proprio perché lo Yuan non è convertibile.
Per i compagni che non hanno partecipato alla riunione redazionale di Pesaro, si è fatta una breve sintesi delle relazioni a partire da quella su Gramsci.
Gramsci trasporta tutto il suo retroterra ideologico-concretistico nel movimento socialista e comunista teorizzando che dall'analisi dei fatti contingenti sia possibile modellare volontaristicamente la sovrastruttura della società. Egli sostiene, nel periodo torinese dell'Ordine Nuovo, che le classi subalterne devono conquistare il potere attraverso la gestione gradualista, pezzo per pezzo, del sistema di produzione; gli operai attraverso i consigli di fabbrica si appropriano gradualmente del controllo della società. Successivamente nelle contro-tesi di Lione del 1926, egli sembra presentare una posizione rivoluzionaria per cui l'assalto allo Stato deve avvenire attraverso un partito ispirantesi al modello russo (bolscevizzazione) quasi fosse possibile fornire una formula magica per fare la rivoluzione. Nei Quaderni del carcere (1929-1935), invece, egli ritorna alla teoria della conquista della società civile pezzo per pezzo proponendo, al posto dell'operaio e dei consigli di fabbrica, la figura dell'intellettuale organico come colui che opera per l'egemonizzazione ideologica della società. Nella relazione sono stati messi in luce questi tre passaggi per sottolineare proprio la coerenza nell'incoerenza a cui ogni volta Gramsci è costretto per modellare la "sua" teoria in base a quanto accade.
Leggendo il materiale della Sinistra Comunista "italiana" sappiamo bene che quando la rivoluzione indietreggia sono in pochi a tenere duro, basta leggere Fiorite primavere del capitale. Ampie critiche alle posizioni idealistiche è possibile trovarle anche ne I fondamenti del comunismo rivoluzionario in cui vengono messi in sequenza storica tutti gli immediatisti, da Proudhon a Stalin. Anche qui non si tratta di prendersela con gli individui, i nomi famosi servono solo per identificare determinate fasi dello sviluppo della società.
Una delle relazioni pesaresi ha riguardato il copyright e la difesa della proprietà intellettuale. Il dibattito sulle nuove tecnologie, oggi, sembra finisca col diventare una questione di tipo morale. Dal potenziale computer universale (general purpose) che le tecnologie consentirebbero, siamo costretti dalle leggi di mercato, e lo saremo sempre più, ad utilizzare macchine limitate, circoscritte al proprio hardware e a poche funzioni come ad esempio una lavatrice o un ferro da stiro. L'effetto è duplice: limitare lo sviluppo delle tecnologie e circoscrivere l'hardware a poche funzioni, obbligando i consumatori ad acquistare un flusso continuo di merci magari attraverso il versamento di un canone a vita. Le merci continue tendono a soppiantare quelle discrete e l'unico modo per difendere questo meccanismo è frenare la forza produttiva sociale, costringendola in sistemi chiusi. Di sicuro questa si ribellerà, come è sempre accaduto nella storia, e troverà i modi per rivelarsi. Lo studioso Cory Doctorow nella sua analisi sui sistemi informatici si spinge sulle terre di confine tra capitalismo in coma e società futura.
Un esempio di "chiusura" potrebbe essere quello dell'Iran che da qualche tempo sta cercando di dotarsi di una rete Internet propria nel tentativo di rendere il meccanismo della Rete controllabile.
L'ultima relazione esposta a Pesaro ha affrontato la struttura frattale dell'economia politica. A partire dal testo di Minsky Potrebbe ripetersi? Instabilità e finanza dopo la crisi del '29, si è dimostrato come l'economia politica attraversi fasi destinate ad essere superate per anticipazione delle successive e per saturazione delle precedenti. La prima fase capitalistica è quella che fa leva sulla produzione. La seconda procede verso un sistema speculativo-finanziario e quella successiva ad una finanziarizzazione massima del Capitale che viene ben descritta nel libro Shock economy di Naomi Klein. Se si prendono in maniera separata le singole fasi e le si trattano come dei frattali, si ritrova la stessa struttura anche a scale più ridotte. Minsky opera una ripartizione che vede il primo livello del corso del capitalismo manifestarsi attraverso la produzione mentre il secondo attraverso la sovrapproduzione. Fin qui l'economista post-keynesiano intravede possibilità di aggiustamenti da parte di "volenterosi" Stati. Al terzo livello siamo al caos totale: gli Stati non possono più nulla e l'intervento della finanza e gli aspetti di un economia assolutamente globalizzata rendono il Sistema fragile e passibile di crollo.
Facendo uno zoom su quest'ultimo periodo, ci troviamo dinanzi alla famosa biforcazione che vede la massima autonomizzazione del Capitale contrapposta alla necessità borghese di un governo mondiale che metta ordine nel caos politico sociale ed economico. Come spesso diciamo, se vuole salvarsi il Capitale è costretto a negarsi, dando vita a strutture sovranazionali... ma ad un certo punto l'involucro capitalista stenta a riconoscersi.