Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  2 ottobre 2012

Struttura dell'economia e forza produttiva sociale

Si è commentata la traiettoria di OWS: gli americani continuano a ri-lanciare date e appuntamenti internazionali ma sembra che, ad oggi, la forma (organizzativa) prevalga sul contenuto (politico). In tutti i casi il movimento Occupy, o quello che nascerà dalle sue ceneri, sarà obbligato a raggiungere una coincidenza tra forma e contenuto per passare ad un livello superiore.

In Italia si assiste al massimo al lancio del "No Monti day" fissato per il 27 Ottobre. Nella penisola la protesta sembra attenuata ma, applicando la legge di potenza anche ai movimenti sociali, l'esplosione sarà di certo poderosa proprio per l'energia accumulata. Le manifestazioni in Spagna anticipano quanto potrebbe accadere anche qui da noi e, essendo l'Italia un importante hub europeo, la sua influenza sugli altri nodi della rete sarà inevitabile. Lo possiamo già riscontrare, seppur in maniera contraddittoria, in quanto sta accadendo a Taranto: anche se il Comitato Cittadini Liberi e Pensanti spinge verso il blocco della produzione piuttosto che della città, la rivendicazione che affiora è quella di un salario per vivere.

Circolano diversi articoli dedicati al calo dei salari dei precari e il riscontro lo si ha leggendo siti come il Manifestino, il quale riporta che il costo medio di un lavoratore delle cooperative della logistica non supera i 4 euro all'ora. In questo sfaldarsi di garanzie e certezze la saldatura di lotta tra precari e non, fino a qualche tempo fa difficile da immaginare, oggi appare l'unica soluzione possibile.

Il tentativo più che disperato del governo italiano di rimediare ad una situazione disastrosa resta quello della razionalizzazione degli enti governativi con il taglio a Province e Regioni, in quest'ottica vanno lette le recenti indagini della Magistratura. Monti probabilmente non si tirerà indietro per il prossimo mandato: se il golpetto è andato in porto, il "golpone" inizia a profilarsi all'orizzonte.

A livello internazionale circolano voci più o meno fantasiose su uno Yuan utilizzato come moneta convertibile nella compravendita di petrolio in sostituzione a dollaro ed euro. Ma proprio il doppio vincolo in cui si trova lo Yuan ne impedisce l'affermazione come moneta internazionale: se, ad esempio, la Cina comprasse dall'Argentina e pagasse in Yuan, l'Argentina sarebbe costretta a comprare solo dalla Cina proprio perché lo Yuan non è convertibile.

Per i compagni che non hanno partecipato alla riunione redazionale di Pesaro, si è fatta una breve sintesi delle relazioni a partire da quella su Gramsci.

Gramsci trasporta tutto il suo retroterra ideologico-concretistico nel movimento socialista e comunista teorizzando che dall'analisi dei fatti contingenti sia possibile modellare volontaristicamente la sovrastruttura della società. Egli sostiene, nel periodo torinese dell'Ordine Nuovo, che le classi subalterne devono conquistare il potere attraverso la gestione gradualista, pezzo per pezzo, del sistema di produzione; gli operai attraverso i consigli di fabbrica si appropriano gradualmente del controllo della società. Successivamente nelle contro-tesi di Lione del 1926, egli sembra presentare una posizione rivoluzionaria per cui l'assalto allo Stato deve avvenire attraverso un partito ispirantesi al modello russo (bolscevizzazione) quasi fosse possibile fornire una formula magica per fare la rivoluzione. Nei Quaderni del carcere (1929-1935), invece, egli ritorna alla teoria della conquista della società civile pezzo per pezzo proponendo, al posto dell'operaio e dei consigli di fabbrica, la figura dell'intellettuale organico come colui che opera per l'egemonizzazione ideologica della società. Nella relazione sono stati messi in luce questi tre passaggi per sottolineare proprio la coerenza nell'incoerenza a cui ogni volta Gramsci è costretto per modellare la "sua" teoria in base a quanto accade.

Leggendo il materiale della Sinistra Comunista "italiana" sappiamo bene che quando la rivoluzione indietreggia sono in pochi a tenere duro, basta leggere Fiorite primavere del capitale. Ampie critiche alle posizioni idealistiche è possibile trovarle anche ne I fondamenti del comunismo rivoluzionario in cui vengono messi in sequenza storica tutti gli immediatisti, da Proudhon a Stalin. Anche qui non si tratta di prendersela con gli individui, i nomi famosi servono solo per identificare determinate fasi dello sviluppo della società.

Una delle relazioni pesaresi ha riguardato il copyright e la difesa della proprietà intellettuale. Il dibattito sulle nuove tecnologie, oggi, sembra finisca col diventare una questione di tipo morale. Dal potenziale computer universale (general purpose) che le tecnologie consentirebbero, siamo costretti dalle leggi di mercato, e lo saremo sempre più, ad utilizzare macchine limitate, circoscritte al proprio hardware e a poche funzioni come ad esempio una lavatrice o un ferro da stiro. L'effetto è duplice: limitare lo sviluppo delle tecnologie e circoscrivere l'hardware a poche funzioni, obbligando i consumatori ad acquistare un flusso continuo di merci magari attraverso il versamento di un canone a vita. Le merci continue tendono a soppiantare quelle discrete e l'unico modo per difendere questo meccanismo è frenare la forza produttiva sociale, costringendola in sistemi chiusi. Di sicuro questa si ribellerà, come è sempre accaduto nella storia, e troverà i modi per rivelarsi. Lo studioso Cory Doctorow nella sua analisi sui sistemi informatici si spinge sulle terre di confine tra capitalismo in coma e società futura.

Un esempio di "chiusura" potrebbe essere quello dell'Iran che da qualche tempo sta cercando di dotarsi di una rete Internet propria nel tentativo di rendere il meccanismo della Rete controllabile.

L'ultima relazione esposta a Pesaro ha affrontato la struttura frattale dell'economia politica. A partire dal testo di Minsky Potrebbe ripetersi? Instabilità e finanza dopo la crisi del '29, si è dimostrato come l'economia politica attraversi fasi destinate ad essere superate per anticipazione delle successive e per saturazione delle precedenti. La prima fase capitalistica è quella che fa leva sulla produzione. La seconda procede verso un sistema speculativo-finanziario e quella successiva ad una finanziarizzazione massima del Capitale che viene ben descritta nel libro Shock economy di Naomi Klein. Se si prendono in maniera separata le singole fasi e le si trattano come dei frattali, si ritrova la stessa struttura anche a scale più ridotte. Minsky opera una ripartizione che vede il primo livello del corso del capitalismo manifestarsi attraverso la produzione mentre il secondo attraverso la sovrapproduzione. Fin qui l'economista post-keynesiano intravede possibilità di aggiustamenti da parte di "volenterosi" Stati. Al terzo livello siamo al caos totale: gli Stati non possono più nulla e l'intervento della finanza e gli aspetti di un economia assolutamente globalizzata rendono il Sistema fragile e passibile di crollo.

Facendo uno zoom su quest'ultimo periodo, ci troviamo dinanzi alla famosa biforcazione che vede la massima autonomizzazione del Capitale contrapposta alla necessità borghese di un governo mondiale che metta ordine nel caos politico sociale ed economico. Come spesso diciamo, se vuole salvarsi il Capitale è costretto a negarsi, dando vita a strutture sovranazionali... ma ad un certo punto l'involucro capitalista stenta a riconoscersi.

Articoli correlati (da tag)

  • Vedere oltre la catastrofe

    La teleriunione di martedì sera è iniziata affrontando il tema delle imminenti elezioni americane.

    Come nota The Economist nell'articolo "The risk of election violence in America is real", il termometro sociale negli USA registra l'aumento della tensione, con toni da guerra civile. Nel nostro testo "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" (2003), abbiamo scritto che "la direzione del moto storico, l'andare verso... è irreversibile. Se il determinismo ha un senso, gli Stati Uniti sono ciò che la storia del globo li ha portati ad essere."

    La polarizzazione economica e politica negli USA è il prodotto di una dinamica storica che possiamo far partire almeno dal 1971, quando il presidente Nixon eliminò l'ancoraggio del dollaro all'oro. Gli Stati Uniti assommano su di sé tutte le contraddizioni del capitalismo mondiale, e non è un caso che proprio lì sia nato un movimento avanzato come Occupy Wall Street che, nei suoi due anni di esistenza, ha voltato le spalle alla politica parlamentare, al leaderismo e al riformismo. Interessante, a tal proposito, la descrizione che viene fatta di Occupy Sandy nel libro Emergenza. Come sopravvivere in un mondo in fiamme di Adam Greenfield:

  • Grandi accelerazioni

    La teleriunione di martedì sera, presenti 16 compagni, è iniziata con alcune cosiderazioni riguardo l'evoluzione del conflitto in Ucraina.

    Dopo due anni di guerra, la Russia ha occupato circa il 20% del territorio ucraino (l'area più industrializzata e ricca di materie prime), e sarà molto difficile per gli Ucraini riprendersi tale parte. Secondo il Wall Street Journal, attualmente il rapporto tra la quantità di proiettili sparati dai Russi e quella sparata dagli Ucraini è di circa 10 a 2. L'esercito russo difende le proprie postazioni e preme sul fronte cercando i punti deboli del nemico, che dopo la disfatta di Avdiïvka sta tentando di costruire una nuova linea difensiva. In un futuro negoziato, Mosca non cederà sui territori occupati poichè essi rappresentano una testa di ponte contro la penetrazione della NATO verso Est. Dal punto di vista economico, l'Ucraina è un Paese distrutto e sarebbe al collasso se non fosse per gli aiuti finanziari e militari di Europa e Stati Uniti.

    Come abbiamo detto in più occasioni, la guerra in Ucraina va inquadrata nel contesto dei grandi cambiamenti geopolitici mondiali. L'apertura di nuovi scenari di crisi (Medioriente, Mar Rosso, ecc.) è un problema per gli Stati Uniti, sbirro globale, che non possono essere presenti ovunque scoppi un conflitto, anche perché al loro interno affrontano gravi problemi di tenuta sociale. In prospettiva, si aggiunge la questione dell'Indo-Pacifico che vede la Cina come un concorrente sempre più temibile.

  • O passa la guerra, o passa la rivoluzione

    La teleriunione di martedì sera, connessi 16 compagni, è iniziata con il commento di alcuni articoli inerenti il nuovo modo di condurre la guerra.

    Da segnalare l'importanza acquisita dai droni nel teatro bellico ucraino, ma non solo. Nell'articolo "Legioni di 'droni intelligenti' all'orizzonte", pubblicato sul sito di Analisi Difesa, si afferma: "Non è utopico immaginare un futuro in cui legioni di droni, guidati da un unico comandante, si confrontino sul campo di battaglia. Droni da ricognizione, d'attacco, kamikaze e da supporto impiegati contemporaneamente per svolgere compiti diversi, come del resto sta già accadendo sui campi di battaglia in Ucraina."

    Recentemente, l'intelligence americana ha fatto circolare la notizia, pubblicata dalla CNN e ripresa da La Stampa, di una nuova arma russa (electro magnetic pulse, impulso elettromagnetico nucleare) "in grado di distruggere i satelliti creando un'enorme ondata di energia paralizzando potenzialmente una vasta fascia di satelliti commerciali e governativi.". Il dispositivo rappresenterebbe un'importante minaccia per la sicurezza del paese.

    Si sta dunque configurando un nuovo modo di fare guerra. Gli USA sono riusciti a vincere la Seconda guerra mondiale perché hanno esternalizzato a livello globale la loro catena di montaggio industrial-militare ("Guerra di macchine. La battaglia delle Midway"); la guerra moderna è, invece, un conflitto tra sistemi cibernetici, incentrato sull'elettronica e su reti di sensori. Il progetto Replicator del Pentagono, ad esempio, dà l'idea di uno scontro tra sciami di veicoli autonomi guidati dall'intelligenza artificiale. Il sistema israeliano Gospel, sempre attraverso l'utilizzo dell'IA, riesce a orientare il fuoco verso le postazioni di lancio di Hamas. Il gruppo italiano Leonardo sta sviluppando un progetto che "intende definire un'architettura spaziale in grado di fornire agli enti governativi e alle Forze Armate nazionali una capacità di calcolo e memorizzazione ad alte prestazioni direttamente nello spazio" ("Leonardo: al via il progetto per il primo sistema di Space Cloud per la difesa").

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email