E' notizia di questi ultimi giorni il riconoscimento di sindacati "liberi" da parte della Foxconn. In Cina finora i sindacati sono sempre stati controllati dai quadri dirigenti del partito e dai governi locali. "Il processo con cui i rappresentanti della Foxconn erano nominati fino a oggi non era democratico, trasparente e la maggior parte dei membri era scelta dai dirigenti", ha spiegato al Financial Times una delle persone che sta definendo la nuova modalità di voto. I comitati che dovranno essere eletti entro il 2014 in tutte le fabbriche sono ben 18.000. Un corso prevede la formazione degli operai, per istruirli sul funzionamento della rappresentanza sindacale. Niente di nuovo, ai capitalisti conviene che si aprano contrattazioni anche permanenti, piuttosto che si organizzino scioperi selvaggi. La pressione esercitata dai lavoratori è insita nella dialettica delle cose e se i numeri sono reali, si formerà di certo un'organizzazione capillare sullo stile dei comitati di fabbrica italiani.
Raccogliamo dati utili relativamente all'avanzare della robotizzazione del lavoro da alcuni articoli comparsi sui quotidiani. Il tono e i contenuti sono alquanto rassegnati: l'avanzare del processo è incessante e irrefrenabile, di questo passo raggiungeremo in tempi sempre più brevi i 3/4 della popolazione in stato di disoccupazione. Come spesso accade, questi giornalisti non sanno immaginare altro e si fermano alla depressa constatazione della degenerazione in corso. Ben diverso quanto scritto da Marx più di un secolo fa: "Uno sviluppo delle forze produttive che avesse come risultato di diminuire il numero assoluto degli operai, che permettesse in sostanza a tutta la nazione di compiere la produzione complessiva in un periodo minore di tempo, provocherebbe una rivoluzione perché ridurrebbe alla miseria la maggior parte della popolazione. Si manifesta qui nuovamente il limite specifico contro cui urta la produzione capitalistica e si dimostra chiaramente come essa non solo non rappresenti la forma assoluta per lo sviluppo delle forze produttive e della produzione della ricchezza, ma debba necessariamente, ad un certo punto, trovarsi in conflitto con questo sviluppo."
Il Washington Post presenta un progetto del governo federale Usa relativo all'intenzione di realizzare una super rete Wi-Fi che possa attraversare la nazione. Tale rete sarebbe così potente da permettere agli utenti di telefonare o navigare sul Web senza pagare il canone telefonico. I team di tecnici che lavorano alla costruzione di queste strutture sono obbligati ad affrontare contraddizioni reali come quella della liberazione dell'uomo dal lavoro. Anche i servizi di trasporto pubblici iniziano ad essere completamente automatizzati, esempio ne è la nuova linea metro milanese o la metropolitana di Torino. Per noi si tratta di conferme materiali di come la massima contraddizione del capitalismo sia quella di negare la legge del valore attraverso la sua massima enfatizzazione.
Guardando alle ultime lotte condotte dai lavoratori, è curioso constatare come nonostante l'alto livello di automazione raggiunto dalla società, non si riscontrino fenomeni di luddismo (attacco e distruzione di macchine). Lo stesso fenomeno del luddismo è stato evidentemente criticato e superato dagli stessi operai ed oggi una sua riproposizione risulterebbe senza dubbio una farsa. A ben guardare, invece, si assiste ad una forma di luddismo rovesciato: si utilizzano le macchine per sabotare altre macchine o strumenti informatici per infrangere le barriere della proprietà privata. L'attacco è diretto e appare chiaro il tentativo di mettere in discussione l'uso capitalistico del General Intellect. Il luddismo moderno, pertanto, non è distruttivo ma è più che altro alternativo: spinge per un utilizzo comunistico dei risultati tecnici raggiunti, come hanno dimostrano negli ultimi anni i "pirati" informatici.
A proposito di robotizzazione della società e di effetti diretti sulla popolazione mondiale, in Spagna i disoccupati hanno raggiunto la cifra di cinque milioni e ultimamente si susseguono manifestazioni contro il governo per via dello scandalo sui fondi neri del partito popolare. Ma la Spagna non è isolata, in tutta Europa vi sono manifestazioni in corso: Slovenia, Croazia, Grecia, Belgio. Insomma, l'organizzazione di questi momenti di protesta è perennemente in corso. Non abbiamo notizie approfondite su quanto sta accadendo in questi giorni in Egitto. In un pezzo dal titolo piuttosto eloquente "Marx e lotta di classe per capire il nuovo Egitto" pubblicato su Repubblica, l'articolista ammette senza mezze misure che quanto sta accadendo in Egitto è determinato da fattori come disoccupazione e miseria crescente e che si tratta di vera e propria lotta di classe. L'articolo è molto interessante perché riconosce che la "teoria marxista" continua ad essere una valida chiave di lettura per capire quanto succede intorno a noi. E come dargli torto? L'Egitto ha una storia antica, il suo capitalismo si può dire più vecchio di quello europeo: agli inizi del 1800 gli inglesi portano lì ferrovie e danno il via al primo sviluppo industriale. E' come se l'Egitto avesse vissuto una rivoluzione di tipo francese, quasi un'anticipazione, anche se ad un livello più basso, di quanto sarebbe accaduto in seguito in Europa con Bismark. In Egitto potrebbe verificarsi la stessa dinamica che si ebbe nel ciclo polacco delle lotte (Solidarność): al primo livello scontro tra democratici e militari e poi il sopravvento della parte più radicale, urbana e proletaria.
Un paio di settimane fa è stata organizzata a Vicenza una conferenza di Serge Latouche. L'incontro si è tenuto in un teatro e vi hanno preso parte circa duemila persone. Alcuni compagni sono riusciti a prendere la parola durante l'incontro mettendo in luce l'idealismo sotteso alla teoria della decrescita: "I partigiani della decrescita" non possono comprendere che non c'è nulla da progettare all'interno di questa forma sociale, perché siamo immersi in una rete mondiale di produzione e di scambio che ha ormai saturato il mondo, ed è con questa che bisogna fare i conti. Non c'è più spazio per ipotetiche "comunità locali che resistano al paradigma della globalizzazione" rimanendo prigionieri delle categorie del valore e del profitto (impossibilmente equo). La futura forma sociale (comunismo) non avrà nulla da costruire ma dovrà distruggere il sovrappiù di schifezze accumulato, disinvestire, abbassare il tasso di crescita, demineralizzare la vita degli uomini che abitano la biosfera, liberare energia sociale in modo che la nuova forma di produzione, le cui potenzialità sono già presenti in questa, possano esprimersi con tutta la loro capacità in armonia con l'ambiente. A tutto ciò è pregiudiziale il rovesciamento del modo capitalistico di produzione, fattore che a tutti quei signori obbedienti ai padroni che ipotizzano una moralistica "riconversione" dello stile di vita individuale, non passa affatto per la testa".
Pare che Latouche non abbia saputo come e cosa rispondere. Il pubblico ha ascoltato con attenzione l'intervento e nessuno è intervenuto a difesa del conferenziere francese. L'alta presenza di partecipanti all'incontro denota di certo un tentativo generalizzato di cercare risposte alternative a questo sistema, probabilmente iniziano a circolare in maniera sempre più diffusa domande che mettono in discussione l'attuale paradigma e non solo parti di esso, come se ci trovassimo sempre più prossimi ad una biforcazione (Renè Thom - teoria delle catastrofi).