Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  6 dicembre 2016

Condizioni materiali che lavorano per noi

La teleconferenza di martedì sera, presenti 10 compagni, è iniziata prendendo spunto da quanto accaduto in Italia a livello governativo.

Curiosamente, la vittoria del No al referendum costituzionale era stata anticipata anche da alcuni analisti che avevano preso in esame il flusso di informazione sui social network, dove l'argomento ha avuto molto risalto, come d'altronde nel resto della società. Come scritto nell'articolo Informazione e potere, nell'epoca delle reti si stabilisce una certa simmetria tra i governanti e la società: difficile per chiunque bloccare il tam-tam sui social.

L'esito della consultazione ha costretto il premier Matteo Renzi alle dimissioni e ora, da quanto si legge su alcuni giornali, il prossimo passo potrebbe essere la formazione di un governo tecnico, forse guidato dall'attuale ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

In un articolo del Sole 24 Ore intitolato Referendum: a dire no sono stati giovani, disoccupati e i meno abbienti, alcuni grafici dimostrano come siano state le persone con un reddito basso a far vincere il No, "in quello che appare più un voto antisistema che una difesa del testo della Carta". Un compagno ha inoltre segnalato un reportage di Ezio Mauro sulla dissoluzione della sinistra nelle maggiori città italiane: a Torino i quartieri benestanti hanno appoggiato Fassino alle amministrative e il Sì al referendum, mentre i quartieri poveri hanno votato il Movimento 5 Stelle e poi il No. Il M5S pare essere l'unico partito in crescita, quale rappresentante della rabbia contro l'establishment.

Se in Italia un residente su quattro è a rischio povertà, ecco spiegata l'insofferenza verso chiunque si candidi a governare il paese. Forse il nuovo governo tenterà di mettere in pratica quanto sostenuto da Renzi nel discorso tenuto alla Leopolda nel 2014, e cioè un mercato del lavoro completamente libero e uno stato che interviene a tutela del lavoratore. Ma l'Italia è osservata speciale dai mercati, i margini di manovra si restringono e bisogna vedere se la sua decrepita classe dominante sarà in grado di esprimere dei tecnici all'altezza della situazione, in grado di portare avanti le riforme di sistema. Il tempo sta per scadere e la ricchezza, avverte l'Istat, si polarizza sempre più: "Dal 2009 al 2014 il reddito in termini reali cala più per le famiglie appartenenti al 20% più povero, ampliando la distanza dalle famiglie più ricche il cui reddito passa da 4,6 a 4,9 volte quello delle più povere".

Tutti questi dati non sono forse la manifestazione della rivoluzione in marcia? E' in atto un generale processo di dissoluzione, lo stesso che individua Marx nei Grundrisse e nel Capitale. Lo Stato ha sempre più difficoltà a svolgere le sue funzioni e perde energia, e le mezze classi rovinate fibrillano e pretendono un "cambiamento del mondo". Subito dopo la caduta di Renzi è apparso sul blog di Grillo Il programma di governo del MoVimento 5 Stelle, in cui il comico genovese descrive una società nuova dove "il lavoro pesante lo fa la macchina, dove io ho più tempo libero e liberato dal lavoro, dove lavorano i robot e io posso dedicare tempo alla mia famiglia, leggermi un libro, agli amici, alla mia vita. Vogliamo mettere la vita delle persone al centro. E per fare questo bisogna fare un cambio di pensiero, di energia". Il programma grillino si richiama alla teoria della decrescita (Serge Latouche), ma notiamo con soddisfazione che alcuni temi cari alla nostra corrente come il disinvestimento di capitali, il controllo dei consumi e lo sviluppo dei bisogni umani, hanno contaminato il campo avversario. Le capitolazioni ideologiche borghesi di fronte al marxismo sono prodotte da condizioni materiali che lavorano per noi.

Non è che la borghesia e i suoi governi non vogliano prendere decisioni, è che proprio non possono. La classe che difende gli attuali rapporti di produzione non ha più vitalità, può solo approntare soluzioni temporanee, per nulla risolutive, anzi, spesso causa di peggioramenti ulteriori. E' il caso della nuova legislazione sul lavoro che apre le porte alla crescita esponenziale dell'uso dei voucher e del mercato dei lavoretti, la "gig economy". Stiamo assistendo a una destrutturazione giuridica che fa piazza pulita del vecchio sistema dei diritti, per cui i lavoratori si trovano in una situazione darwiniana dove o ci si organizza oppure si è destinati a perire. L'ordinovismo, con il suo mito dell'operaio in tuta blu che si identificava col posto di lavoro, si sta dissolvendo e i salariati cominciano a coordinarsi utilizzando le nuove tecnologie. L'organizzazione sindacale Our Walmart ha lanciato un'applicazione per Android, WorkIt, che elabora tecnologia e intelligenza sviluppata da IBM, e si può scaricare gratuitamente sugli smartphone. Questa app per ora può rispondere a 200 domande (soprattutto di natura contrattuale), ma per i quesiti più difficili si appoggia ad una rete di esperti volontari che interviene in caso di lacune. Il sistema è in grado di auto-apprendere e mette facilmente in comunicazione tra loro i lavoratori tramite chat di gruppo. Il futuro dell'organizzazione sindacale è un'app per smartphone?

Amazon ha aperto il primo supermercato senza casse né cassieri dove tutto è controllato da macchine elettroniche: si entra e si prende la merce che serve mentre un'app, dallo smartphone, si mette in contatto con il sistema operativo del negozio che registra i prodotti acquistati e addebita il conto all'uscita. La smaterializzazione delle merci è un processo che portato agli estremi finirebbe per sostituire banche e uffici pubblici con dei computer.

Da Marx in poi sappiamo che la crescita delle forze produttive trova nel modo di produzione capitalistico un limite insopportabile da far saltare. La singolarità storica è sempre più vicina.

Articoli correlati (da tag)

  • Wargame: macchina per conoscere

    La teleriunione di martedì è iniziata con il commento di una video puntata di Limes, "Wargames: i giochi di guerra e la sindrome di Rommel" (dedicata all'articolo "Contro la Sindrome di Rommel: la guerra non è un wargame"), alla luce dei nostri lavori sul tema pubblicati sui numeri 50 e 51 della rivista.

    Nel video si afferma che i wargame non sono la replica esatta della situazione reale, ma possono essere utili per pianificare azioni. Per esempio, i "giochi di guerra" che simulano un conflitto tra USA e Cina nell'Indo-Pacifico, dimostrano che un scenario di questo tipo non avrebbe sbocchi (non ci sarebbe un vincitore) e che quindi andrebbe evitato. Non è detto, però, che tali "consigli" siano seguiti da chi ha responsabilità politiche e militari.

  • La società analizzata con il wargame

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando l'articolo "Wargame. Non solo un gioco" (rivista n. 50), particolarmente utile per comprendere i conflitti bellici e sociali in corso, e per evitare di commettere errori logici nell'analisi.

    In "Wargame" troviamo considerazioni inerenti alla "trasformazione della guerra imperialista in guerra civile", parola d'ordine dell'Internazionale Comunista. Storicamente, la guerra non rappresenta un problema per l'imperialismo ma la soluzione (temporanea) alla sua crisi. Difatti, la nostra corrente afferma che nell'epoca moderna, anche a causa del modo di condurre i conflitti, o passa la guerra o passa la rivoluzione. Oggi le determinazioni di una guerra classica che la farebbero passare da salvezza del modo di produzione capitalistico a elemento della sua distruzione non sono più da considerare ipotesi, dato che la crisi economica è da tempo diventata cronica. L'elettroencefalogramma del capitalismo è piatto.

    Detto questo, finché c'è guerra non c'è disfattismo e quindi non c'è rivoluzione. La rivoluzione, perciò, deve scattare prima che la guerra conquisti la scena mondiale, prima che diventi un fatto totale, tanto più che quella a venire sarà "gestita" da sistemi basati sull'intelligenza artificiale, potenzialmente fuori dal controllo umano. Pensiamo alla fabbrica: il robot, registrando in modo approfondito le competenze dell'operaio, lo va a sostituire.

  • La potente difesa del programma

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con un breve report della conferenza tenuta a La Spezia lo scorso sabato 1° giugno. L'impressione che abbiamo avuto è stata positiva, sia perché ci siamo incontrati tra compagni di diverse località, sia perché abbiamo avuto modo di presentare la rivista.

    Si è passati poi a commentare "Il ciclo storico del dominio politico della borghesia", facente parte delle Tesi del dopoguerra, una potente difesa del programma comunista. È sempre utile rileggere i testi della Sinistra perché si prestano a molteplici collegamenti con il presente e il futuro. Se nel testo "Il ciclo storico dell'economia capitalistica", analizzato la scorsa settimana, si tratta maggiormente l'aspetto materiale dello sviluppo del capitalismo, in questo viene esaminato l'aspetto politico-organizzativo del dominio di classe della borghesia.

    Lo scontro armato che portò alla vittoria della classe borghese su quella feudale fu anche battaglia di idee e teorie. Le classi feudali costruivano la loro sovrastruttura dottrinale su categorie immutabili, come ad esempio la religione; la nascente borghesia mette in discussione tutte le concezioni tradizionali e proclama, contro il dominio dell'autorità, quello della ragione umana. La borghesia impone una nuova impalcatura ideologica che si basa su libertà, eguaglianza e fraternità.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email