Sin dalla sua nascita, Nuit Debout ha espresso elementi di passato (molti) ma anche saggi di futuro (pochi). All'inizio il movimento aveva un carattere perlopiù sindacale: dopo lo sciopero generale del 31 marzo ci sono stati blocchi in alcuni porti del nord della Francia e davanti ai Mc Donald's di Parigi. Ultimamente è stato organizzato un sit-in all'interno di uno store della Lego per protestare contro il lavoro domenicale. Azioni interessanti che ricordano l'esperienza di 99 Pickets negli Usa e che potrebbero generalizzarsi in Europa.
Il riferimento a Occupy Wall Street nell'appello per un #GlobalDebout il prossimo 15 maggio è stato forse il risvolto più importante. Durante l'assemblea internazionale del 7 e 8 maggio scorsi a Place de la République, hanno preso la parola componenti di OWS e sui social del movimento abbiamo notato una certa schizofrenia: da una parte post e foto che ricordavano il primo Occupy, dall'altra slogan e documenti in difesa di diritti e democrazia. Resta sempre aperta la possibilità che il movimento critichi sé stesso passando ad un livello superiore, è difficile ma non impossibile.
Movimenti come Nuit Debout, e più in generale situazioni di fibrillazione sociale, stimolano l'attivismo di singoli e gruppi di sinistra; in molti si chiedono se/come/quando intervenire, ignorando che non si può cambiare il corso della storia a colpi di manovre o di tatticismi. Lenin e i bolscevichi sono rimasti nei Soviet seppur in minoranza, evitando scorciatoie attivistiche, fermi nel difendere il programma della rivoluzione, e quando hanno conquistato la maggioranza hanno dato "tutto il potere ai Soviet".
Abbiamo letto alcuni passi da Attivismo ("Battaglia comunista" n. 6 e 7 del 1952):
"È necessario dunque affinché la società esca dal marasma in cui è piombata, e che la classe dominante è impotente a sanare, perché impotente a scoprire le nuove forme adatte a scarcerare le forze di produzione e avviarle verso nuovi sviluppi, che esista un organo di pensiero e di azione rivoluzionario collettivo che convogli ed illumini la volontà sovvertitrice delle masse."
Può esserci dunque una situazione di marasma sociale e di collasso dello Stato, ma se manca un organo collettivo che abbia nel suo Dna il "rovesciamento della prassi", siamo a tutti gli effetti in una fase controrivoluzionaria:
"La ripresa del movimento rivoluzionario non si verifica ancora perché la borghesia, operando audaci riforme nell'organizzazione della produzione e dello Stato (capitalismo di Stato, totalitarismo ecc.) ha enormemente sconquassato, seminando il dubbio e la confusione, non le basi teoriche e critiche del marxismo, che restano inattaccate e inattaccabili, ma sibbene la capacità delle avanguardie proletarie a giustamente applicarle nella interpretazione della fase odierna borghese."
I movimenti sociali non si creano, si dirigono. In un'assemblea operaia, in una piazza occupata oppure sul Web, l'unica cosa che possiamo fare è ribattere i chiodi "sul filo del tempo".
Per esempio: parlare di attacchi padronali contro i lavoratori non ha alcun senso, il Capitale da quando esiste è sempre all'attacco. Con l'impennata dell'utilizzo dei voucher, il ministro del lavoro italiano è stato costretto ad annunciare nuove misure per limitare il fenomeno: il governo interverrà per evitare "aggiramenti della norma" sui voucher e in sede di "prima modifica dei decreti legislativi del Jobs Act introdurremo una misura che amplia la strumentazione di tracciabilità con obbligo per l'impresa di comunicazione via sms o per via telematica". Per la maggior parte dei sinistri il Jobs Act è un'offensiva padronale a cui bisogna resistere rivendicando maggiore democrazia. Per noi invece, le modificazioni in corso nel mercato del lavoro obbligheranno i proletari ad agire non secondo i vecchi schemi sindacali, bensì a ritrovare la forza nell'organizzazione immediata territoriale, in strutture di mutuo soccorso tipo Occupy. Il capitalismo è in coma, il movimento rivendicativo è finito, i proletari non hanno nulla da perdere all'infuori delle loro catene.
Abbiamo chiuso la teleconferenza ribadendo che è lo stato del sistema economico-sociale a determinare le idee degli uomini, per cui anche la teoria scientifica nasce a posteriori per spiegare, razionalizzare o standardizzare i processi della produzione materiale. Le nostre previsioni non sono altro che il prolungamento di un'analisi sul corso del capitalismo che altri hanno fatto prima di noi, quindi non ci arroghiamo nessun merito particolare. Il fatto è che, invece di basarsi su questa dinamica, è abitudine diffusa fotografare un momento specifico, fissarsi su quello, e correre dietro ai particolari di cronaca smarrendo la linea del futuro della propria classe.