Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  17 aprile 2018

La guerra nell'epoca della swarm intelligence

La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, ha preso le mosse dalla notizia del raid della coalizione a guida Usa in territorio siriano.

Ufficialmente l'azione bellica è stata la risposta al presunto attacco chimico su Douma da parte del regime di Assad. Gli Usa, coadiuvati da Inghilterra e Francia, hanno bombardato una serie di obiettivi tra cui uno stabilimento di ricerche a Damasco, alcuni centri di stoccaggio di armi vicino Homs, e alcune postazioni di comando, lanciando oltre 100 missili da navi e sottomarini presenti nel Mediterraneo Orientale e da aerei da caccia. Secondo fonti occidentali l'antiaerea siriana avrebbe abbattuto una quindicina di missili, mentre il Ministero della Difesa di Damasco ha parlato di oltre 60 abbattimenti.

La guerra di tutti contro tutti si manifesta con una serie di conflitti sempre più concatenati. L'intervento della coalizione occidentale si configura in funzione anti-Russia e anti-Iran e lancia un messaggio di sostegno alle monarchie del Golfo, in un momento in cui l'espansione sciita nell'area mediorientale è diventata preoccupante. I sauditi sono alle prese con la guerra nello Yemen, ormai fuori controllo, mentre Israele guarda con apprensione la presenza di Hezbollah e degli iraniani ai propri confini. Il conflitto in Siria ha prodotto negli ultimi sette anni 500mila morti, milioni di feriti e un esodo all'interno del paese (circa 2 milioni) e verso l'Europa (4 milioni), riducendo la popolazione del paese di circa 1/3.

Nel filo del tempo "Non potete fermarvi, solo la rivoluzione proletaria lo può, distruggendo il vostro potere", citato anche nella scorsa teleconferenza, si trattano i caratteri della guerra dell'epoca (1951) e si delineano i caratteri di quella futura, e cioè quegli automatismi che ad un certo punto si mettono in moto e che nessuno può governare. Le classi dominanti agiscono nella produzione, nell'industria, nella finanza, e proprio per il loro modo di operare, determinato dalla ricerca del massimo profitto, si pestano i piedi a vicenda. Un aspetto non secondario è quello della guerra commerciale, come quella che oggi è in corso tra Usa e Cina. Un conflitto che finirà per minare nel profondo gli interessi degli stessi Stati Uniti per tutta una serie di questioni, dalle "terre rare" ai buoni del tesoro americani detenuti dal Dragone asiatico.

Ora, quali fronti di guerra possono determinarsi nel prossimo futuro? Più di una volta abbiamo affermato che è improbabile la formazione di due schieramenti netti come quelli visti nella Seconda Guerra Mondiale. Questo modo di produzione procede spedito verso la guerra civile generalizzata, con delle caratteristiche vecchie e nuove allo stesso tempo: guerre super tecnologiche, ma combattute casa per casa, massiccio coinvolgimento dei civili e dis/informazione.

A proposito di guerra diffusa, il presidente francese Macron, intervenuto al Parlamento europeo per rilanciare il ruolo dell'Unione, ha detto che "non possiamo far finta di essere in un tempo normale, c'è un dubbio sull'Europa che attraversa i nostri Paesi, sta emergendo una sorta di guerra civile europea ma non dobbiamo cedere al fascino dei sistemi illiberali e degli egoismi nazionali". Il premier francese ignora o fa finta di non sapere che l'Europa è solo un feticcio e l'imperialismo "europeo" un mito ("Feticcio Europa, il mito di un imperialismo "europeo"", n+1 n. 22).

La Francia è alle prese con lo sciopero dei ferrovieri e dei netturbini, a cui si aggiungono le mobilitazioni degli studenti e la lotta della "zona da difendere" (ZAD), vicino a Nantes, che assomiglia molto a quella dei No Tav in Italia. Il movimento ZAD è nato dalla spinta ecologista contro le grandi opere che distruggono i territori, ma in corso d'opera (proprio come quello No Tav) si è trasformato in qualcosa di diverso. Nel 2013, in Turchia, è nato Occupy Gezi contro il progetto di abbattere alcune decine di alberi nella storica piazza della metropoli, ma ben presto è diventato altro, vale a dire un organo di contropotere centralizzato, molto simile all'americano Occupy Wall Street.

Sempre sul tema della guerra, un compagno ha segnalato un articolo del sito Modern War Institute, intitolato "Soldier swarm: new ground combat tactics for the era of multi-domain battle". Nel testo si afferma che le forze armate statunitensi si preparano a combattere in un'epoca in cui Russia e Cina sono all'avanguardia negli attacchi cibernetici e nella produzione di armi intelligenti; in questo contesto, le truppe Usa dovranno affrontare minacce differenti e simultanee, e perciò dovranno dotarsi di una capacità offensiva e difensiva che abbia delle caratteristiche di tipo bio-cibernetico, come quelle degli esseri viventi. Droni collegati in rete, swarm intelligence e capacità di acquisire e processare dati in tempo reale saranno elementi irrinunciabili della guerra del futuro.

Con swarm intelligence si intende una intelligenza collettiva che nasce dalla cooperazione di piccole unità che hanno facoltà limitate ma sono capaci di produrre un'intelligenza superiore quando interagiscono tra loro. Secondo l'articolo del think tank americano, piccole e grandi unità militari si troveranno ad agire in contesti bellici con una certa indipendenza e rapidità, ricercando però il coordinamento tramite la "stigmergy", quel modo di comunicare che hanno gli insetti e tutti i sistemi decentralizzati. Anche Wikipedia è un fenomeno stigmergico, perché un utente può lasciare l'abbozzo di un'idea che attrae altri utenti i quali modificheranno e amplieranno la voce.

Quando parliamo di organizzazione stigmergica applicata alla guerra, viene in mente il romanzo di fantascienza di Robert A. Heinlein, Fanteria dello spazio (Starship Troopers), dove un collettivismo militare che nega l'individuo riesce a sconfiggere gli alieni-insetti. I reparti di soldati-umani sono organizzati in piccole unità, super addestrate e altamente tecnologiche, pronte a sciamare sulle basi nemiche guidati da una intelligenza (o istinto) di specie.

Qualche anno fa abbiamo tradotto l'articolo di Raúl Sánchez Cedillo, "15M: Qualcosa di simile ad una 'costituente' sta arrivando", in cui si descrive la natura del movimento spagnolo degli indignados nato nel 2011. Partendo da basi diverse rispetto a quelle degli analisti militari, Cedillo nota che "in termini di capacità offensiva, 15M ha perfezionato le dinamiche di sciame della cyber-guerra attraverso dimostrazioni di concentramenti inattesi e non autorizzati, nonché attraverso i blocchi e i picchetti contro gli sfratti, o in forme di squatting. E' noto che solo disattivando l'infrastruttura fisica della rete si possono disattivare questi sciami [...] Lo sciame qui non è da intendersi metaforicamente. E' completamente giustificato parlare di una cooperazione distribuita di un tipo di stigmergia tra agenti separati nel tempo e nello spazio. La cooperazione stigmergica si riferisce a tutti i tipi di tracce e segni che permettono alle persone con facoltà di espressione di non dovere deliberare o posporre nel tempo e nell'incertezza la loro attività collaborativa. Piuttosto loro possono condividere come agenti intelligenti e non deliberativi che rispondono però ai segnali rilevanti, attivando sé stessi mentre replicano il segnale."

Se la struttura capitalistica è a rete, anche gli eserciti, le polizie e i movimenti anti-sistema devono adottarla, influenzandosi a vicenda nel loro agire.

Siamo quindi passati a commentare l'ultimo post di Beppe Grillo, "Solo una Rivoluzione ci salverà", in cui è riportato uno studio della Oxford University che "stima che in 20 anni scompariranno la metà dei lavori oggi esistenti. C'è dunque il 50% di possibilità che il proprio lavoro svanirà, qualunque esso sia."

Per questo motivo Grillo sostiene la necessità di una rivoluzione, perché "adesso è un momento unico. Anzi di più. Una singolarità. L'1% della popolazione mondiale possiede la metà della ricchezza del pianeta. Una metà che muore inesorabilmente di fame, di malattie e di stenti. Altro che democrazia e libertà: è una estinzione di massa, la nostra".

Queste dichiarazioni sono segni di cambiamento ed allo stesso tempo contraddizioni micidiali con cui devono fare i conti sia il guru genovese che il Movimento 5 Stelle. Da una parte essi affrontano temi di frontiera e pretendono la trasformazione, dall'altra sono parte integrante del ridicolo balletto politico per la formazione del governo. La piccola borghesia in crisi, di cui il M5S è il degno rappresentate, vuole essere popolo e borghesia allo stesso tempo, con tutte le contraddizioni del caso: "In una società progredita e costrettovi dalla propria situazione, il piccolo borghese diventa da un lato socialista, dall'altro economista, cioè egli è accecato dallo splendore della grande borghesia ed ha compassione per le sofferenze del popolo. Egli è borghese e popolo al tempo stesso." (Marx ad Annenkov, 1846).

In chiusura di teleconferenza, si è accennato ai fenomeni di autorganizzazione nel mondo della gig-economy. Da mesi è attiva una rete via social network, ma non solo, che coinvolge i ciclofattorini delle maggiori città italiane (Torino, Milano e Bologna) e quelli francesi (Parigi) e belgi (Bruxelles). L'occupazione della sede milanese di Deliveroo da parte dei rider torinesi ha preso spunto dall'occupazione della sede di Bruxelles avvenuta qualche tempo prima. A Torino, alcuni ex ciclofattorini di Foodora hanno tentato la strada del Tribunale, cercando di farsi riconoscere come lavoratori dipendenti e non come semplici collaboratori, ma la cosa non è andata bene. Domenica 15 aprile a Bologna si è tenuta un'assemblea pubblica per il coordinamento delle lotte nel settore del food delivery, a cui hanno partecipato lavoratori provenienti da più città d'Italia e anche dall'estero, e in quell'occasione è stata decisa la preparazione di un Primo Maggio di lotta dei rider.

Articoli correlati (da tag)

  • Cresce la tensione ovunque

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando la situazione di guerra in Medioriente.

    Recentemente, le forze di difesa israeliane hanno preso di mira le basi UNIFIL presenti nel sud del Libano, lungo la "linea blu", con il chiaro intento di farle evacuare. Nell'attacco sono state distrutte le telecamere e le torrette di osservazione, e ci sono stati alcuni feriti tra i caschi blu. I ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito hanno manifestato il loro disappunto, mentre Israele ha dichiarato di aver precedentemente invitato il comando UNIFIL a ritirarsi. Le truppe dell'ONU sono presenti in Libano dagli inizi degli anni '80 in quanto "forza militare di interposizione", ma evidentemente il tempo della mediazione è finito per lasciare spazio a quello della guerra aperta.

  • Dall'impero americano, al caos, alla rivoluzione

    La teleriunione di martedì sera ha preso le mosse dall'intervento di Lucio Caracciolo al festival di Limes a Genova 2024 ("Dall'impero americano al caos").

    Le determinazioni materiali spingono gli analisti di politica ed economia internazionale ad affermazioni forti. Caracciolo sostiene che le guerre in corso riguardano la transizione egemonica, ma che nei fatti non c'è nessun nuovo candidato alla guida di un mondo post-USA, e prevede una fase più o meno lunga di caos. Va ricordato che, almeno dagli anni Settanta, si è scoperto che non esiste il caos fine a sé stesso. Gli studi sui sistemi dinamici e la complessità ci indicano l'esistenza di un caos deterministico, nel quale vi sono attrattori strani che rappresentano un nuovo tipo di ordine. Il caos non è dunque il punto di arrivo, ma rappresenta la transizione ad una nuova forma sociale. I teorici dell'autorganizzazione, ad esempio Stuart Kauffman, descrivono il margine del caos come quella "terra di confine" che rende possibili nuove configurazioni.

    Nella rivista monografica "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" abbiamo descritto la guerra, apertasi dopo il crollo del blocco sovietico, il miglior nemico degli USA. Quel mondo bipolare aveva trovato un equilibrio fondato sulla deterrenza nucleare ("Dall'equilibrio del terrore al terrore dell'equilibrio"), che oggi è venuto meno anche dal punto di vista demografico: gli americani sono circa 300 milioni mentre il resto del mondo conta oltre 7 miliardi e mezzo di abitanti. E poi, di questi 300 milioni, la maggioranza non fa parte del sistema dell'1%: lo testimoniano l'ultima ondata di scioperi e il fatto che l'esercito abbia problemi con l'arruolamento. Si sono affacciate sul mondo nuove grandi potenze, in primis la Cina, che già solo per il fatto di esistere e crescere, economicamente e militarmente, mettono in discussione il primato degli Stati Uniti.

  • Caos deterministico

    La teleriunione di martedì sera è iniziata prendendo spunto dalle ultime notizie dal Medioriente.

    In seguito al massiccio attacco sferrato da Israele contro le postazioni di Hezbollah in Libano, durante il quale è stato ucciso Hassan Nasrallah, segretario generale dell'organizzazione, l'Iran ha lanciato circa 200 missili in direzione di Tel Aviv.

    Sono le determinazioni materiali a costringere gli stati a muoversi, e tutti lo fanno all'interno di una complessa rete di condizionamenti. In un'intervista, reperibile su YouTube ("E' ancora possibile evitare la terza guerra mondiale?"), il generale Fabio Mini afferma che la situazione mondiale non è tanto complicata quanto complessa, poichè gli attori in campo sono molti ma comunque tutti ben individuabili. L'annientamento di Hamas e Hezbollah ad opera di Israele non può essere portato a termine e ciò innesca un'escalation bellica. Rispetto al passato, ad azione non corrisponde una reazione proporzionata, bensì una risposta "randomica", caotica e di difficile previsione.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email