"Il motivo di tanto allarme in Italia è dovuto, con ogni probabilità, al fatto che il 'reddito di cittadinanza' del Movimento 5 Stelle (in realtà un 'reddito minimo' vincolato a un sistema di 'politiche attive' particolarmente esigenti e obbligatorie) è uno dei punti in discussione in vista della difficile composizione di un governo."
In effetti, grande è l'attesa nella penisola per il reddito di cittadinanza promesso dai Cinque Stelle. Ma l'importante punto programmatico (è una stella) nel frattempo, fra una consultazione e l'altra per la formazione del nuovo esecutivo, si è annacquato fino a sparire. Nella bozza di accordo elaborata dai pentastellati per la forza politica disponibile a sedersi con loro ad un tavolo, il reddito di cittadinanza è stato sostituito da un generico potenziamento del Rei. Ed anche la Banca d'Italia, preoccupata per la tenuta dei conti pubblici, si è fatta sentire sul tema definendo questo tipo di reddito come "oneroso, distorsivo, disincentivante al lavoro", aggiungendo che "il costo effettivo del RdC potrebbe rivelarsi più elevato di quanto stimato sulla base di modelli che non tengono conto delle reazioni comportamentali degli individui al variare delle politiche pubbliche". La classe dominante è preoccupata per l'aumento del numero dei senza riserve e vorrebbe prendere delle misure di sostegno al reddito, senza intaccare allo stesso tempo i propri privilegi. Insomma, vuole tutto senza rinunciare a nulla.
Sempre sul tema, da segnalare la manifestazione dello scorso 19 aprile davanti ad una sede dell'Inps a Roma, durante la quale qualche decina di attivisti chiedeva "Reddito subito". Se un movimento del genere si generalizzasse, costringerebbe i sindacati ad attivarsi e a chiedere alla "politica" misure di contrasto alla povertà; ma finora i sostenitori del reddito di base sono stati ispirati da frange dell'intellighenzia piccolo borghese (Bin Italia), le quali, temendo la rivolta del proletariato, chiedono allo Stato una riforma dei sistemi di assistenza pubblica.
Un compagno ha accennato allo studio "The Impact of Industrial Robots on Eu Employment and Wages", prodotto da Bruegel e citato da Repubblica nell'articolo "Ecco quanti posti di lavoro rubano i robot". Il think tank europeo sostiene che in Cina, negli ultimi anni, vi è stata un'impennata dell'utilizzo di robot in ambito industriale, dovuta alla diminuzione del costo e all'aumento delle prestazioni delle macchine.
L'avanzata dei robot va di pari passo con l'incapacità della borghesia di controllare gli effetti futuri dello sviluppo delle forze produttive. I centri di ricerca producono modelli abbastanza precisi del divenire sociale, presentando numeri e tabelle sull'andamento della disoccupazione, sugli effetti dell'automazione, ecc., ma non riescono ad indicare un dopo. La mancanza di teoria deriva dal fatto che i borghesi si fermano a fare calcoli di tipo ragionieristico: da Keynes in poi simulano la realtà con delle modellizzazioni di tipo stocastico e interattivo, ma quello che non riescono a digerire sono le proiezioni (capitalistiche) sul futuro: impossibile accettare l'idea che il "loro" modo di produzione stia saltando e con esso i profitti che hanno accumulato. Non è un caso che nessun governo abbia badato ai consigli presenti nel Rapporto sui limiti dello sviluppo stilato dal Club di Roma nei lontani anni '70.
Lo scalpore per la robotizzazione della produzione sta ormai lasciando il posto a quello per il nuovo orizzonte di "sviluppo" capitalistico basato sui Big Data e sulla simulazione dell'intelligenza umana tramite reti neurali artificiali. I capitalisti lo avvertono e cominciano a produrre una grande quantità di saggi sull'argomento. Jeremy Rifkin, nell'articolo pubblicato da L'Espresso "Il reddito di cittadinanza non basta", afferma che "è necessario costruire e estendere una nuova infrastruttura intelligente di Terza Rivoluzione Industriale (Tri) ad alto tasso di integrazione digitale, che dovrà comprendere anche una rete Internet 5G, un'Internet dell'energia rinnovabile digitalizzata, un Internet della mobilità automatizzata basata su veicoli elettrici e a idrogeno, circolanti in tessuti urbani intelligenti collegati interattivamente nell'Internet delle cose (IdC)". L'infrastruttura auspicata da Rifkin rappresenta un ulteriore passo avanti nel processo di smaterializzazione delle merci, fenomeno che produce e produrrà, inevitabilmente, profondi cambiamenti sociali di natura catastrofica. Ma questo, il guru statunitense, si guarda bene dal dirlo.
Si è poi accennato alle manovre politiche in corso in Italia per la formazione del governo. Ufficialmente sembra chiusa l'ipotesi che vedrebbe un esecutivo formato da centro-destra e M5S. Ora si apre il confronto tra quest'ultimo e PD. Ancora una volta, la borghesia si conferma classe inconseguente: potrebbe risolvere la questione lasciando perdere le chiacchiere e puntando tutto su un governo tecnico non troppo intralciato da lungaggini parlamentari e disfunzioni varie, ma preferisce perdere tempo con i politicanti.
In chiusura di teleconferenza, si è parlato di alcune significative lotte in corso in Europa e negli Usa.
Nella capitale tedesca Jeff Bezos, presidente e amministratore di Amazon, ha ricevuto il premio "Axel Springer" dedicato a "personalità eccezionali che si sono distinte nell'innovazione, creando nuove strategie di mercato e mentalità" (effettivamente la piattaforma di e-commerce sta cambiando la vita di tutti, soprattutto quella dei medi e grandi negozi costretti a chiudere a causa della concorrenza: Amazon ha circa 300 milioni di clienti e 560 mila dipendenti sparsi in tutto il mondo). Per l'occasione il sindacato Ver.di, che rappresenta i lavoratori tedeschi del terziario, tra cui quelli di Amazon, ha mobilitato centinaia di iscritti, scioperando in vari hub (Lipsia, Werne, Rheinberg, Bad Hersfeld, Coblenza e Graben) del colosso commerciale ed organizzando un sit-in alla Springer-Haus di Berlino. L'iniziativa, sostenuta dalla confederazione UNI Global Union (che raggruppa oltre 20 milioni di lavoratori e più di 600 sindacati) e da delegazioni di lavoratori di Amazon provenienti da Polonia e Italia, ha ricevuto attestati di solidarietà da Spagna, Francia e Stati Uniti. La segretaria della Cgil ha dichiarato che "quello di Amazon è uno sciopero giusto. Le ragioni dei lavoratori tedeschi sono anche in Italia oggetto delle nostre rivendicazioni e della nostra attività sindacale". Amazon è talmente potente che ignora le minacce delle organizzazioni sindacali, e durante gli scioperi ha dimostrato che può smistare il traffico delle merci verso altri magazzini che non sono toccati dalle mobilitazioni. Di conseguenza i sindacati hanno capito che se vogliono avere voce in capitolo ed essere "riconosciuti" dalla controparte, devono muoversi in maniera coordinata. Le sigle sindacali FSC-CCOO (Spagna), Filt Cgil (Italia) e CGT Commerce (Francia) hanno formalizzato a marzo 2018 la richiesta di convocazione del gruppo di negoziazione per l'istituzione di un Comitato Aziendale Europeo di Amazon. Per adesso il coordinamento avviene a livello di burocrazie sindacali, ma presto potrebbero attivarsi dei collegamenti internazionali dal basso, come quelli stabiliti in Europa dai rider di Deliveroo.
Negli Usa intanto continuano gli scioperi degli insegnanti. Il movimento, partito in West Virginia, si è diffuso in Oklahoma, Arizona e Colorado, superando i confini degli stati e prendendo piede a livello generale con gli hashtag #redfored, #teacherstrikes e #solidarity.