L'attuale rigurgito di sovranismo ci dà modo di riprendere il materiale storico della nostra corrente e di ribattere alcuni chiodi teorici e politici. Nell'articolo "Il ciclo storico dell'economia capitalistica" si elencano i passaggi che hanno portato dall'iniziale sviluppo capitalistico in regime feudale alla fase imperialistica descritta da Lenin. In questo testo, pubblicato nel 1947 su Prometeo, viene descritto il tramonto della figura del borghese capitano d'industria, sostituita quasi ovunque da tecnici, non della produzione ma dell'affarismo. Giunti alla fase senescente del capitalismo, il fatto economico, al netto dei proclami di politici ed economisti in difesa della libera concorrenza, è sempre più controllato da grandi organismi internazionali (FMI, WTO, BM):
"La classe dominante, sempre soggetta al dinamismo della concorrenza tra ditte imprenditrici, quando si sente sulla soglia della rovina trova alla concorrenza un limite nei nuovi schemi monopolistici, e dalle sue grandi centrali dell'affarismo bancario decreta la sorte delle singole imprese, fissa i prezzi, vende sotto prezzo, quando convenga al raggiungimento dei suoi scopi, fa oscillare paurosamente valori speculativi, e tenta con sforzi grandiosi di costituire centrali di controllo e di infrenamento del fatto economico, negando la incontrollata libertà, mito delle prime teorie economiche capitalistiche."
Nel capitalismo odierno, arrivato al massimo livello di autonomizzazione, non c'è alcuna possibilità che lo Stato riesca a sganciarsi dalle reti e dai flussi dei capitali internazionali; perciò se da una parte il Capitale si è globalizzato socializzando al massimo la produzione, dall'altra i tentativi di tipo nazional-sovranista sono del tutto velleitari: è il Capitale a governare sugli Stati e non viceversa. E lo Stato non può che obbedire agli ordini dei mercati, cercando di cavalcare più o meno abilmente il malcontento popolare, dando vita a governi ibridi che puntano a mettere d'accordo le classi individuando un nemico esterno. Ne "Il corso storico del movimento di classe del proletariato" pubblicato sempre su Prometeo nel 1947, si analizza lo sviluppo del movimento proletario comunista, partendo dalle prime forme di organizzazione immediata degli operai fino ad arrivare al Manifesto del 1848 e al tentativo di organizzazione internazionale degli operai. Le conclusioni del testo potrebbero essere state scritte oggi tanto sono attuali:
"Di fronte a questa nuova costruzione del mondo capitalistico, il movimento delle classi proletarie potrà reagire solamente se intenderà che non si può né si deve rimpiangere il cessato stadio della tolleranza liberale, della indipendenza sovrana delle piccole nazioni, ma che la storia offre una sola via per eliminare tutti gli sfruttamenti, tutte le tirannie e le oppressioni, ed è quella dell'azione rivoluzionaria di classe, che in ogni paese, dominatore o vassallo, ponga le classi dei lavoratori contro la borghesia locale, in completa autonomia di pensiero, di organizzazione, di atteggiamenti politici e di azioni di combattimento, e sopra le frontiere di tutti i paesi, in pace e in guerra, in situazioni considerate normali o eccezionali, previste o impreviste per gli schemi filistei dell'opportunismo traditore, unisca le forze dei lavoratori di tutto il mondo in un organismo unitario, la cui azione non si arresti fino al completo abbattimento degli istituti del capitalismo."
L'Italia dell'alleanza Lega-M5S, la Francia di Marine Le Pen, l'Ungheria di Orbán, l'America di Trump, la Polonia e l'Austria, sembrano muoversi in sincronia; secondo Bannon, i populismi devono il loro successo alla crisi del 2008 provocata dalla finanza internazionale. Alcuni però ritengono il nuovo governo italiano a rischio, indicando nelle contraddizioni interne e nelle pressioni esterne le cause di un suo possibile sfaldamento nel breve periodo, mentre importanti testate giornalistiche, come il Financial Times, l'Economist e il New York Times, l'hanno accusato di trascinare l'Italia verso il baratro.
Per quanto riguarda il tanto atteso Reddito di Cittadinanza, promesso a gran voce dal M5S durante la campagna elettorale, i disoccupati italiani dovranno aspettare. E probabilmente la misura che verrà adottata sarà una sorta di accorpamento tra l'attuale Reddito di inclusione (REI) e il vecchio sussidio di disoccupazione. La montagna ha partorito il topolino. L'erogazione del RdC, che forse partirà nel 2019 dopo la riforma dei Centri per l'impiego, riguarderà solo chi frequenta i corsi di formazione e di reinserimento nel mondo del lavoro. L'opposizione democratica italiana sostiene che il governo non ce la farà ad applicare i punti programmatici presenti nel "contratto" riguardanti reddito, flat tax e pensioni, perché servirebbero decine di miliardi di euro (fino a 125 secondo uno studio dell'università Cattolica di Milano) che però non ci sarebbero nelle casse erariali. In realtà, tutto il dibattito sulle coperture per realizzare le misure previste da M5S-Lega non tiene conto di cosa sia diventato il denaro: oggi il capitale congelato nella sfera della circolazione, intento a valorizzarsi/svalorizzarsi virtualmente ma di fatto impossibilitato a ritornare nella sfera degli investimenti produttivi, ammonta a cifre nell'ordine di milioni di miliardi di dollari. Il valore prodotto ex novo ogni anno nel mondo è circa 80.000 miliardi (n+1, n. 43). Il denaro quindi non manca, ce n'è in abbondanza, semmai non si sa dove investirlo.
Siamo poi passati a commentare le rivolte, gli scioperi e il marasma sociale diffuso in diverse aree del mondo, partendo da un articolo della rivista Limes intitolato "La questione sociale è viva dentro e oltre il Mediterraneo"; e dedicato ai movimenti di protesta che dall'Algeria all'Iran, passando per Egitto e Giordania, fanno tremare i governanti.
In Giordania un forte movimento sociale sta riempendo le piazze da giorni, manifestando contro il carovita e costringendo il primo ministro a rassegnare le dimissioni. L'imposizione di una tassa di vendita su 165 articoli, compresi i prodotti alimentari di base, l'aumento del prezzo di carburante, elettricità e acqua, un picco del 20% nella tassa sul tabacco e l'aumento del 9% del prezzo del trasporto pubblico, sono le misure richieste dal Fondo Monetario Internazionale in cambio di un prestito finalizzato a ridurre l'entità del debito pubblico del paese. In Brasile un lungo sciopero dei camionisti (dal 21 al 31 maggio) è stato organizzato contro il rincaro dei prezzi del carburante; alla mobilitazione si sono aggiunti i lavoratori del settore estrattivo e petrolifero. In Nicaragua è piena guerra civile. La Turchia è alle prese con gravi problemi finanziari (la lira turca sprofonda, cresce il debito e il governo fatica ad attirare capitali internazionali). E anche la Gran Bretagna, con la Brexit, è a rischio implosione; secondo alcuni giornali inglesi, sono tre gli scenari ipotizzati dai funzionari ministeriali in caso di un'uscita dall'Europa senza accordo: il primo riflette una situazione definita "mite", il secondo una situazione "seria", e il terzo è stato soprannominato "apocalisse". Una fonte del Sunday Times ha dichiarato che se una soluzione non sarà trovata entro il 29 marzo del 2019, "il porto di Dover collassa il primo giorno. I supermercati in Cornovaglia e Scozia finiranno il cibo entro un paio di giorni e gli ospedali esauriranno i medicinali entro due settimane". La Gran Bretagna è paese de-industrializzato, rentier, che vive di scambi finanziari; e in realtà non è mai entrata a pieno titolo nell'UE, ma ha solo accettato alcuni scambi e normative con il resto dei paesi europei, tenendosi la sua moneta. Una serie di determinazioni storiche ha quindi portato l'ex potenza coloniale a infilarsi in una situazione estremamente complicata.
In chiusura di teleconferenza si è accennato alle manifestazioni a San Ferdinando, in Calabria, in seguito all'uccisione del bracciante maliano Soumaila Sacko, colpito da un proiettile mentre stava recuperando delle lamiere in una fabbrica abbandonata. I lavoratori agricoli hanno manifestato per le vie della cittadina calabrese, tenuti a bada dalla polizia e controllati a vista dai bonzi sindacali che sono riusciti a incanalare la rabbia proletaria verso l'ennesimo inutile tavolo di trattativa con le istituzioni. Questi lavoratori, perlopiù africani, ricevono paghe di qualche euro l'ora e vivono in baracche.
Siamo di fronte ad un capitalismo che si auto-nega ma che non produce – almeno per il momento - un movimento sociale che miri ad abbatterlo. D'altra parte, un centinaio di anni di teorie socialdemocratiche rende difficile riconoscere un qualsiasi movimento antiforma, che potrebbe manifestarsi sulla scena storica in forme del tutto nuove.