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  • Resoconto teleriunione  30 ottobre 2018

L'auto-isolamento della borghesia

La teleconferenza di martedì sera, a cui si sono collegati 13 compagni, è iniziata con alcune domande, poste da un compagno, in merito alla teoria rivoluzionaria della conoscenza.

Nel 1905 Albert Einstein sviluppa la teoria della relatività ristretta, e successivamente, nel 1916, la teoria della relatività generale. Quest'ultima viene elaborata in un momento storico di forte tensione sociale e sarà provata empiricamente solo nel 1922.

La mancata unificazione delle leggi che stanno alla base della teoria della relatività con quelle della meccanica quantistica rappresenta un grosso problema per gli scienziati. L'affermarsi della meccanica quantistica segna il trionfo della teoria dualistica, ovvero della separazione tra corpo e spirito, materia ed energia, ecc. Tale teoria sostiene che la realtà non esiste poichè costituita solo dalle informazioni che noi abbiamo su di essa. Nel Secondo Dopoguerra, nell'ambito dello studio sulla teoria della conoscenza, Bordiga si schiera decisamente per una concezione scientifica anti-dualistica, ponendosi contro l'interpretazione di Copenaghen, basata sul dualismo onda-particella e la cui metafisica viene definita da alcuni dei suoi seguaci come un ritorno ad Aristotele. Nel 1955 scrive un piccolo saggio a sostegno della tesi deterministica e monistica della natura, intitolato "Relatività e determinismo, in morte di Albert Einstein" (Il programma comunista n. 9 del 1955).

La teoria della relatività di Einstein può essere considerata come un'estensione dei lavori di Galileo e di Newton, ed è una teoria del continuum. La meccanica quantistica si fonda sulla discretizzazione della realtà. Significativo quanto diceva, sarcasticamente, il fisico e premio Nobel Richard Feynman riguardo ad essa: chiunque affermi di capirla, mente spudoratamente. La borghesia, nella fase della sua ascesa, sforna una visione sicura della realtà, di tipo meccanicistico; nella fase di decadenza apre invece le porte all'indeterminismo e all'impossibilità del conoscere.

Non è detto che la storia e le scoperte scientifiche vadano sempre di pari passo. Può accadere che le forme artistiche, così come le teorie scientifiche, anticipino le rivoluzioni. Intorno al 1789, il mondo scientifico giunge a scoperte che conducono a nuove chiarificazioni (ad esempio la prima tavola degli elementi di Antoine Lavoisier); ciò è una conseguenza del fatto che in quel periodo storico decine di scienziati lavorano in sincronia. La rivoluzione è di una potenza incredibile e quella francese segnerà notevoli progressi nel campo della matematica e dell'arte. Con Napoleone arriverà la conservazione, che porterà al periodo neoclassico e ad un realismo in netto contrasto con le caratteristiche delle forme artistiche precedenti. Alla Francia, sconvolta dalla rivoluzione, si contrapporrà una Germania sorda a questo movimento, e tesa a rappresentare rovine e nebbie, espressione del più cupo romanticismo (paradigmatici il romanzo I dolori del giovane Werther di Goethe e il dipinto Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich).

La teleconferenza è proseguita con il commento dei risultati delle elezioni presidenziali in Brasile, che hanno visto la vittoria dell'ex militare Jair Bolsonaro. Sui social network circolano le riprese di convogli militari che sfilano per le strade di San Paolo, applauditi dai sostenitori del neo-presidente. Il fatto non stupisce più di tanto: i militari, che hanno governato il paese dal 1964 al 1985, sono scesi in campo già durante i mondiali di calcio del 2014, e recentemente nelle favelas dello stato di Rio per contrastare la criminalità. In realtà, la militarizzazione della società è un fenomeno mondiale. La situazione si sta polarizzando un po' ovunque, e solo con questa chiave di lettura si possono comprendere le vittorie elettorali di Trump negli Usa, e dei raggruppamenti di estrema destra in alcuni paesi europei dove prendono piede soluzioni "dure" che fanno piazza pulita di qualsiasi moderatismo. I governi riflettono una situazione strutturale fatta di tensioni di classe che possono anche sfociare in svolte impreviste dalla borghesia. In Brasile la violenza ha raggiunto livelli preoccupanti: omicidi in aumento (70 mila all'anno), favelas fuori controllo, crisi economica e tensioni politico-istituzionali.

Il rapporto Urban Operations in the Year 2020 è un'analisi della Nato che prevede per il 2020 il massiccio dispiegamento dei soldati nelle strade. Lo studio prevede che per quella data il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle metropoli e ci sarà un forte aumento della povertà. Oggi le guerre moderne si conducono in contesti urbani, come abbiamo visto a Mosul, Raqqa, Aleppo, e fanno largo uso della Rete, lanciando cyber-attacchi micidiali. Le forze di polizia da anni sono affiancate dai militari nel pattugliamento delle maggiori metropoli occidentali, senza scandalizzare più nessuno. In un articolo pubblicato sul sito Gli occhi della guerra e intitolato "Uk, l'esercito nelle città", si commenta così il dispiegamento delle forze militari nella città inglesi:

"Il report [Urban Operations in the Year 2020] si è dimostrato da subito non solo approfondito ma anche notevolmente capace di predire quanto sarebbe avvenuto nei futuri quindici anni: migrazioni di massa, concentrazione dei rischi nelle grandi città, urbanizzazione sempre più crescente e scenari bellici sempre più inerenti alle città e meno a terreni aperti. In particolare, si fa riferimento proprio alla possibilità che, oltre alla minaccia terroristica, si creino sempre più disordini all'interno delle grandi metropoli del mondo per via di un continuo afflusso di persone, di infrastrutture incapaci di colmare le richieste di tutti, e la presenza di gruppi sociali completamente diversi tra di loro."

Nel corso della sua rivoluzione, la borghesia si è data un elemento ordinatore potente e in grado di perfezionarsi: lo Stato. Ma questo elemento ha subìto la sorte dell'intero modo di produzione: ha perso energia, andando prima verso la sclerosi, poi verso il caos. Se in un primo tempo esso sembrava in grado di dominare le forze economiche ormai troppo grandi per essere lasciate alle decisioni dei singoli, in seguito ha dovuto piegarsi alle forze cieche dell'economia, perché nessuno era ormai in grado di tenerle sotto controllo. Lo Stato-nazione è ormai ridotto a pura espressione geografica, chinato alle esigenze di un capitale anonimo internazionale sul quale non ha più alcuna influenza. Gli eserciti per le strade altro non sono che la dimostrazione di un'inesorabile perdita di energia del Sistema, perché alla borghesia per mantenere il suo potere resta solo la forza.

La successione, dice la nostra corrente, non è fascismo-democrazia-socialismo; ma democrazia-fascismo-dittatura del proletariato. Perciò chi vuol essere progressivo, sia fascista (Prometeo n. 5 del gennaio 1947). Negli ambienti della sinistra radicale va per la maggiore la concezione di una borghesia che ha come fine l'attacco al proletariato; in realtà la borghesia cerca disperatamente un'alleanza con quest'ultimo, punta a coinvolgerlo nella sua politica corporativa, come abbiamo dimostrato nell'articolo "La socializzazione fascista e il comunismo". Esiste uno stretto legame tra la vittoria del primo fascismo (1922) e poi del demo-fascismo (1945) ed il riuscito coinvolgimento della classe operaia. Schierarsi con la parte della borghesia ritenuta più progressista ha sempre portato il proletariato a sottomettersi a programmi altrui, mentre i fronti unici politici, parlamentari o extra, sono sempre stati strumenti utili a disarmarlo.

La borghesia è con l'acqua alla gola, si ritrova barricata in ghetti dorati e circondata da sterminate banlieue dove abitano milioni di senza riserve che non hanno nulla da perdere se non le proprie catene (i 5200 soldati schierati da Trump al confine con il Messico per scoraggiare l'arrivo della carovana dei migranti non basteranno in futuro). L'isolamento dei ricchi dal resto della società produce anche della letteratura, come il romanzo Le vedove del giovedì di Claudia Piñeiro, che racconta di un quartiere di ville lussuose abitate da ricche famiglie che si trasforma in una specie di ghetto difeso da barriere e guardie armate.

Un senso di disgregazione e di impotenza accompagna la classe dominante, a cui altro non resta che affidarsi ai suoi sgherri, specie in quei paesi dove il capitalismo ha avuto uno sviluppo rapidissimo, strappando milioni di uomini dalle campagne e riversandoli in gigantesche metropoli tentacolari. Gli stessi redditi dei capitalisti vengono intaccati da qualcuno più ricco di loro, magari un super-manager o un CEO di una società per azioni. Non ci sono più molte alternative per la borghesia: scomparire dalla scena storica, o recuperare un rapporto di qualche tipo con il proletariato, cercando di realizzare un fascismo globale 2.0.

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