E ancora:
"La causa di fondo della malattia è la polarizzazione della società e, per estensione, della sua vita politica. È evidente anche che la malattia si sta diffondendo, ed è molto contagiosa. Non significa che prima la polarizzazione non esistesse, ma semplicemente che sta diventando più acuta e potrebbe rivelarsi mortale, come evidenziato da tutti questi esempi estremi di disfunzionalità. [...] L'incremento della disuguaglianza, la crescente incertezza economica e un senso di ingiustizia sociale sono indubbiamente fra le cause della polarizzazione politica. Anche la popolarità dei social network e la crisi del giornalismo e dei media tradizionali contribuiscono a incoraggiarla."
Sono sempre più numerosi tra i ranghi della borghesia coloro che, come Naím, si preoccupano per il futuro della società attuale, presagendone il declino e dipingendo per l'immediato futuro scenari catastrofici. Guardando alla realtà allo stesso modo di quando si fissa l'istantanea di un tempo andato, queste Cassandre dei nostri giorni non vedono il film che scorre loro davanti e rimangono cieche di fronte alla visione dinamica della realtà del tipo ieri-oggi-domani, che permette ai comunisti di affermare che dopo il capitalismo non potrà che esserci una società senza classi. Il fatto che termini a noi familiari, come "polarizzazione", vengano utilizzati da giornalisti e scrittori per analizzare le "cose degli uomini" è un segno dei tempi; tempi in cui non è più così strano adoperare teorie scientifiche quali la complessità, il caos e l'autorganizzazione per spiegare i fenomeni sociali. Mark Buchanan con i suoi saggi Ubiquità, Nexus e L'atomo sociale ha inaugurato un promettente filone d'indagine, quello della fisica della storia. La nostra corrente, con almeno cinquant'anni di anticipo, ha inteso il fenomeno rivoluzionario come un fatto fisico, relativo alle strutture materiali del divenire sociale e non certo alla coscienza degli individui. Nelle "Considerazioni sull'organica attività del partito...", commentando la sfavorevole situazione in cui versavano il proletariato e le sue organizzazioni alla data del 1965, Bordiga dice che è difficile "antivedere quanto tempo possa trascorrere finché in questa situazione morta e amorfa non avvenga di nuovo quella che altre volte definimmo 'polarizzazione' o 'ionizzazione' delle molecole sociali, che preceda l'esplosione del grande antagonismo di classe." Le rivoluzioni non avvengono perché le masse diventano consapevoli, ma perché l'erompere delle forze produttive distrugge determinati equilibri politici ed economici, provocando terremoti sociali.
E a proposito di polarizzazione, proseguono in Francia le mobilitazioni dei gilet gialli, che hanno imposto al movimento sindacale francese (CGT-FSU-Solidaires) un programma comune di sciopero per martedì 5 febbraio (#GreveGenerale5fevrier). La base ha spinto talmente forte che i vertici sindacali hanno dovuto fare qualcosa. Il movimento dei gilet jaunes in questi mesi, oltre a scontrarsi con la polizia, ha occupato le rotonde delle strade, costruendo dei presidi permanenti. Nel 2011 gli occupiers americani, una volta sgomberati dalle piazze, avevano provato ad occupare degli edifici per farvi "luoghi fisici" di incontro e di coordinamento, ma non vi riuscirono e il movimento via via si dissolse. Non è impossibile che in qualche paese d'Europa si faccia tesoro dell'esperienza d'oltreoceano e si riparta da quel livello. L'accumulo di potenziale è notevole: negli ultimi anni ci sono state manifestazioni anti-sistema che hanno coinvolto milioni di persone in paesi ignorati dai media come Bulgaria, Macedonia, Grecia, Romania e Ungheria.
Ma sono questi movimenti di classe? Bisogna intendersi sulla parola: classe è di origine latina ed è il marxismo che l'ha originalmente introdotta, sebbene fosse adoperata anche prima. Classis era per i romani la flotta, la squadra navale da guerra, un'unità che avanza coordinata e affronta lo stesso nemico ("Danza di fantocci: dalla coscienza alla cultura", 1953). Quindi, quando parliamo di classe non ci riferiamo a una classificazione di tipo sociologico, ma ad una dinamica storica determinata dallo scontro tra modi di produzione. Lo slogan "99% contro 1%" esprime l'esistenza di una polarizzazione nella società e una lotta implacabile tra due classi.
Si è poi passati alle news riguardanti il Reddito di Cittadinanza (RdC). E' ufficialmente online il portale governativo che spiega cosa bisogna fare per ottenere l'erogazione del RdC, come si calcola e come usarlo. Nessuno per adesso sa cosa potrebbe succedere a livello macroeconomico con l'introduzione di questa misura, perché si andrà ad incidere sul costo del lavoro (come afferma preoccupata Confindustria), sul Welfare e sui rapporti tra gli enti periferici e quelli centrali. Nessuno sa bene cosa faranno coloro che saranno esclusi da tale misura per mancanza di fondi. Siamo all'apprendista stregone che evoca forze incontrollabili. Beppe Grillo sul suo blog ha lanciato l'idea di un Reddito Universale Europeo - per un ammontare di 200 euro al mese -, da erogare "incondizionatamente a tutti i cittadini dell'UE e ai residenti legali a lungo termine". La mossa del guru genovese potrebbe essere parte di un piano per frenare l'emorragia di voti dal M5S; resta il fatto che certe proposte cominciano a diffondersi diventando memi e vivendo di vita propria.
La borghesia è arrivata all'idea del RdC, ma non ha una teoria soggiacente. Il suo problema è come e quanto ricattare i disoccupati e che tipo di limitazioni introdurre affinché i proletari non stiano troppo seduti sul divano. Ciononostante, non è da escludere che lo sgangherato RdC pentastellato venga ripreso altrove e attuato in maniera più efficiente ed efficace. L'Italia è un laboratorio politico nel quale maturano esperimenti che poi il mondo copia portandoli alle massime conseguenze, il fascismo ne è la dimostrazione più eclatante.
Intanto The Economist ha pubblicato un articolo sulla delicata situazione economica italiana, "Italy's slump reflects trouble both at home and abroad", con un grafico che mostra la sincronizzazione intorno allo zero delle maggiori economie europee. Il capitalismo perde vitalità, è soggetto al secondo principio della termodinamica (entropia): da giovane è cresciuto esponenzialmente, nell'età matura si è stabilizzato, mentre invecchiando vede diminuire i suoi incrementi relativi. Quando scrive Il Capitale Marx fa come avevano fatto Galileo e Newton e cioè costruisce un modello di comprensione della realtà, un sistema conoscitivo universale. La modellizzazione è indispensabile per fare delle previsioni sul divenire sociale: oggi si utilizzano masse enormi di dati (Big data), fatti frullare nei computer, per individuare delle tendenze. La differenza però è notevole: Marx adotta una teoria precisa, basata sul succedersi dei modi di produzione, sul valore-lavoro, mentre la borghesia d'oggi, pur avendo dei mezzi potenti a disposizione (vedi agent-based model), naviga a vista, avendo come obiettivo il rattoppo del Sistema. Liberismo, keynesismo e neoliberismo sono medicine che hanno ritardato la morte del Capitale, ma hanno fatto il loro tempo.
Il capitalismo cerca disperatamente di asiatizzarsi, di trovare un equilibrio dinamico. Le società comunistiche originarie erano tutte "asiatiche", cioè conoscevano benissimo se stesse attraverso meccanismi di autoregolazione e potevano durare migliaia di anni senza problemi. La stessa Roma, che nasce intorno all'VIII secolo a.C., per duemila anni riproduce delle condizioni di tipo omeostatico, pur essendo una società schiavistica. Il capitalismo si auto-ripara continuamente, ma è spinto a superare i propri limiti e non può stabilizzarsi a lungo. Il disequilibrio è il suo modo d'essere e questo lo farà crollare.