La teleconferenza di martedì 9 luglio, a cui hanno partecipato 11 compagni, ha avuto come tema principale il ricorso di alcuni anniversari.
Tra il 7 e il 9 luglio del 1962, in Piazza Statuto a Torino, si verificano violenti scontri tra forze dell'ordine e operai in seguito alla firma di un accordo sindacale separato tra Uil e Fiat. La mattina del 7 luglio i maggiori stabilimenti industriali della città si fermano e gli operai incolleriti si concentrano di fronte alla sede della Uil in Piazza Statuto; ne nascono degli scontri con la polizia che durano per tre giorni con il risultato di più di un migliaio di fermi, quasi un centinaio di arrestati e svariate centinaia di feriti da entrambe le parti.
Dalle fila del PCI ai sinistri dei Quaderni Rossi, si alza un coro unanime di condanna dei fatti di piazza Statuto, giudicati una "squallida degenerazione" di una manifestazione di protesta operaia. L'Unità del 9 luglio definisce la rivolta come "tentativi teppistici e provocatori", ed i manifestanti "elementi incontrollati ed esasperati", "piccoli gruppi di irresponsabili", "giovani scalmanati", "anarchici, internazionalisti". Al contrario, il programma comunista n. 14 del 17 luglio 1962, esce con un potente articolo intitolato "Evviva i teppisti della guerra di classe! Abbasso gli adoratori dell'ordine costituito!", in cui si afferma che ha poco senso essere non violenti quando quotidianamente si subisce la violenza del lavoro salariato.
Molti anni fa "metallo pesante", per me, era il vero genere rock, duro e cattivo. Insomma, la protesta… Ma lasciamo le divagazioni. Ho trovato molto interessante l’articolo sul "metallo del disonore" che ho letto sul vostro sito. Informazioni così dettagliate e scottanti sulle porcherie razionalizzate che caratterizzano i teatri di guerra sono una rarità. Certo, alla Tv ci parlano di missili intelligenti che sbagliano bersaglio e falciano bambini, ci presentano immagini terribili di mutilazioni, scene raccapriccianti di stragi in massa; ma tutto questo non turba più di un videogioco: la guerra è la guerra, da sempre. L'uranio, invece…
Sono sempre più d'accordo con voi sulla necessità del lavoro che il vostro gruppo cerca di svolgere. La ripetizione delle giaculatorie terzinternazionaliste è oggi tragicomica. Da quella parte nulla salus. Sono convinto che, se la prospettiva del comunismo ha un futuro, esso potrà essere costituito solo dalla riconferma delle posizioni programmatiche alla luce della invarianza ma verificate alle sfide attuali ed al corso del capitalismo degli ultimi decenni. Richiamarsi alla ripetizione terzinternazionalista vuol dire non aver capito l'essenza della controrivoluzione ed al giorno d'oggi vuol dire purtroppo solo richiamare la degenerazione della Terza Internazionale e nemmeno poter salvare il potenziale nucleo sano dei primi anni. Solo la sinistra ha capito che si doveva andare "oltre" e questo è il merito esclusivo della nostra corrente ed è solo a questo aspetto del lavoro già allora solo abbozzato (per mancanza di forze) che ci si può e si deve collegare per garantire una continuità che sia reale lavoro di critica programmatica e non banale ripetizione.
"L'incontro con la sinistra comunista mi ha evitato anni addietro il coinvolgimento in movimenti spontaneisti e volontaristi. Il vostro lavoro di diffusione della stampa comunista è senza dubbio encomiabile, ma una cosa mi lascia perplesso e trovo incongruente con tutta l'esperienza storica che è propria della sinistra. Affermare come fate voi che 'i partiti e le rivoluzioni non si fanno ma si dirigono' è mettere in modo meccanicistico in stretta relazione due eventi storici che hanno ciascuno una propria storia, anche se interagente, comunque propria. Nei testi della sinistra che voi proponete si tratta ampiamente della relazione tra partito e classe e in modo abbastanza approfondito si tratta del rovesciamento della prassi, propria del partito e non della classe. Leggendo la risposta di Bordiga a Korsch, si rileva una grande capacità dialettica che non nega l'esistenza del partito sia storico che formale, ma che semplicemente ridimensiona la realtà del partito storico nella sua realtà di influenza sulle masse proletarie. Quindi, personalmente, non ritengo di leggere nella posizione di Amadeo che il partito non si inventa. Trovo la vostra insistenza nel parlare di un partito futuro, eventuale, nuovo, non centralizzato, l'anticamera di una futura sconfitta. Può darsi che abbia mal interpretato : 'il partito e le rivoluzioni non si inventano', ma stona, compagni, stona molto".
Per la redazione di "n+1", già Quaderni Internazionalisti. Vi ringrazio per l'invio dei testi, anche in dischetto. La Vs. gentilezza si rivela anche nell'avermi inviato, come promessomi, la versione cartacea del libro sul Comitato d'Intesa, che è accompagnato da alcune considerazioni che m'hanno sorpreso altrettanto positivamente.
[…] Le Vs. affermazioni mostrano, o sembrano mostrare, una certa "disponibilità al confronto", ma già il carattere delle lettere a cui rispondete, mettono un po' in guardia sulla rispondenza a realtà di tale impressione. Il Vs. linguaggio è un segno, come altri, di stile dòtto, che ripropone una questione fra le tante: se si deve comunicare a degli operai, qual è lo stile giusto? Ho sentito più volte ricordare che Marx intendeva la sua teoria, e più precisamente il Capitale, rivolta ai proletari, come "guida per agire" ecc. . Ma, ancora a distanza di tempo, il problema non mi sembra banale. La Vs. dichiarata "modestia" mi sembra contraddire una Vs. dichiarata indisponibilità al confronto, che lessi in replica ad una mia breve domanda di chiarimento. Per questo mi farebbe piacere che la "giusta, corretta misura" si dimostrasse fondata, ovvero non solo una dichiarazione di "buona volontà".
[…] In una parola, io non vi trovo la prospettiva rivoluzionaria marxista. Trovo particolarmente stupefacente che la parola stessa di "comunismo" non figuri sotto alcuna forma nel testo, che l'espressione "classe operaia" sia assente, che i "sinonimi" di classe operaia non siano mai in posizione di "soggetto" dell'azione. Trovo particolarmente stupefacente che il gruppo, partito o movimento politico, autore del volantino, non sia chiaramente identificato. Tutto questo è dovuto al caso? E' il risultato di considerazioni di principio? Si tratta di una tattica? Credo che sia mio dovere porvi queste domande e vostro dovere rispondere. Noi e tutti abbiamo da guardarci. Il vostro volantino dimostra che è diventato estremamente difficile parlare della classe rivoluzionaria oggi, tenere un discorso marxista. Spero che nessuno tra di voi ne tragga la conclusione che noi vi dobbiamo rinunciare quando ci rivolgiamo al "grande pubblico". E tuttavia questa è la disastrosa impressione che se ne trae. […]
Editoriale: Non potete fermarvi
Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra
Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto
Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera
Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni
Libertà
Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.
Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter
Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a :
Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.
Invia una mail a