Mentre i sinistri di ogni risma si scagliavano contro gli eccessi dei manifestanti, noi in quei gesti vedevamo il ridestarsi del proletariato "dal lungo sonno del paternalismo vallettiano e del costituzionalismo e legalitarismo sindacale e politico dei partiti della convivenza pacifica". La stessa posizione che abbiamo assunto di fronte alla rivolta delle banlieue francesi del 2005, in cui ad un proletariato estremo, disoccupato, escluso anche per fattori etnici dalla società, è bastata una piccola scintilla per far esplodere la propria rabbia contro lo stato di cose presente.
Di pari importanza la rivolta di Corso Traiano del 3 luglio 1969, sempre a Torino. In quel caso, un corteo operaio partito da Mirafiori si scontra immediatamente con la polizia all'altezza di Corso Traiano e poi in Piazza Bengasi, coinvolgendo ben presto i quartieri attigui alla FIAT, arrivando a toccare i comuni di Nichelino e Moncalieri. In un volantino a commento degli scontri, scritto dall'Assemblea operai-studenti di Torino, si insiste sulla necessità di collegarsi "con i compagni delle altre fabbriche e con la popolazione dei quartieri proletari, quella stessa che già ieri ha saputo unirsi per rispondere all'aggressione poliziesca". Dal luogo di lavoro, dalla fabbrica, la rivolta tende ad estendersi sul territorio metropolitano.
Fin dagli anni Venti la nostra corrente, in critica all'operaismo degli ordinovisti, affermava che non era la fabbrica da occupare bensì la piazza ("Prendere la fabbrica o prendere il potere?", dal Soviet del 22 febbraio 1920). Da Piazza Tahrir ad Occupy Wall Street fino ai manifestanti di Hong Kong che hanno occupato il palazzo del Parlamento, sembra che la linea d'azione della Sinistra Comunista "italiana" sia diventata patrimonio comune. L'esigenza di antiforma emerge con sempre maggiore forza, critica praticamente l'esistente e rifiuta il dialogo con il nemico di classe.
Un altro anniversario da ricordare è quello della missione spaziale che porta i primi uomini sulla Luna, il 20 luglio del 1969. La nostra corrente scrive molto sull'argomento contrastando da un punto di vista scientifico il triviale rigurgito di illuminismo dovuto alla cosiddetta conquista dello spazio. Lo spettacolo da baraccone è basato sull'invio di uomini in carne ed ossa sul satellite, ma al loro posto potrebbero essere utilizzati dei robot, che presenterebbero meno problemi dal punto di vista fisiologico e che infatti verrano impiegati in futuro sia nelle missioni spaziali che nella terrena industria capitalistica. Nella Prefazione al quaderno Scienza e rivoluzione, qualche anno fa, abbiamo scritto:
"Von Braun, il responsabile del progetto Apollo per portare i primi uomini sulla Luna, dichiarò senza mezzi termini che si stava assistendo ad un avvenimento di importanza simile a quello che aveva portato i primi anfibi ad uscire dall'acqua e camminare sul terreno. La Sinistra Comunista prese posizione e demolì questo genere di sparate: disse che non si era di fronte a nuove scoperte scientifiche e, tanto meno, ad un salto in una nuova era; fece notare che si stavano lanciando dei volgarissimi razzi e che, insieme ad essi, si lanciava una mostruosa campagna pubblicitaria a favore del sistema capitalistico; affermò che tutto ciò non solo non era vera scienza, ma che si assisteva ad un regresso verso la vecchia e romantica filosofia della natura, considerata dai marxisti morta per sempre. Oltretutto si trattava di una performace tecnologica da alchimisti, perché la famosa scienza da salto in una nuova epoca storica non era neppure in grado di sapere in anticipo dove sarebbero finiti i razzi con i loro satelliti."
In chiusura di teleconferenza, abbiamo accennato ad alcuni significativi esempi di luogocomunismo di cui siamo venuti a conoscenza: 1) uno scritto interclassista di Battaglia Comunista in solidarietà alla comandante Carola Rackete e a chiunque compia azioni umanitarie; 2) un articolo de Il Partito Comunista in solidarietà al bonzo del SI Cobas; 3) un articolo di un gruppo di Schio intitolato "Avanguardia proletaria o avanguardia tecnico-scientifica?" che si scaglia contro lo "scientismo" di alcuni marxisti. Un momento: che cos'è lo scientismo? Facciamolo dire alla Treccani, enciclopedia gentil-crociana: "Il particolare atteggiamento intellettuale di chi ritiene unico sapere valido quello delle scienze fisiche e sperimentali, e svaluta quindi ogni altra forma di sapere che non accetti i metodi propri di queste scienze." Oggi il termine è usato esclusivamente in senso negativo: "a indicare l'indebita estensione di metodi scientifici ai più diversi aspetti della realtà." (idem). Indebita?
Per fortuna, oltre a questi esempi di omologazione ideologica, esistono anche dei riscontri positivi, come la lettera inviataci da un lettore che, complimentandosi per l'articolo "Poscritto al Grande Ponte" (n. 45 della rivista), ha chiesto di inviargli degli scritti che riteniamo alla base della nostra "lunga cavalcata avanti e indietro attraverso il tempo".