Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  10 settembre 2019

Inceppamento dei meccanismi di accumulazione

La teleconferenza di martedì sera, presenti 12 compagni, è iniziata con la segnalazione di alcune novità nel settore automobilistico.

All'ultimo salone dell'automobile di Francoforte è stata presentata la prima autovettura elettrica europea, progettata dalla Volkswagen. Nove i miliardi di euro che l'azienda investirà di qui ai prossimi anni solo per avviare il ciclo produttivo, mentre ID.3, questo il nome del modello, sarà in vendita a partire dai 30 mila euro. Anche in Cina hanno aperto stabilimenti destinati alla produzione di vetture elettriche e pure gli Stati Uniti stanno investendo nello stesso ambito.

Insomma, si prepara un'invasione di auto elettriche, bisogna solo vedere se le popolazioni immiserite avranno i soldi per comprarsele. I dati delle vendite parlano chiaro: "La produzione italiana di autovetture è calata del 19%, sia a luglio che nei primi 7 mesi dell'anno rispetto agli stessi mesi del 2018. Ha invece registrato un calo del 7,5% a luglio la produzione dell'industria automotive italiana nel suo insieme (non solo fabbricazione di autoveicoli, ma anche di carrozzerie autoveicoli, rimorchi e di parti e accessori per autoveicoli e loro motori)" (Ansa). Anche in Germania i problemi nell'industria si aggravano: "A trascinare verso il basso la produzione è soprattutto il settore auto che diminuisce ad aprile del 17,1% rispetto allo stesso mese del 2018" (Il Fatto Quotidiano).

I grandi gruppi automobilistici, tra cui Volkswagen che è leader nel settore con oltre 10 milioni di autoveicoli prodotti annualmente, hanno bisogno di proporre nuovi modelli per attrarre i consumatori, tentando allo stesso tempo di rimodernare la struttura completa del sistema automobile. L'auto a combustione endogena è un dinosauro dal punto di vista del rendimento, e per la sua produzione vengono messe in moto forze esagerate che alimentano un sistema ultra-dissipativo.

Con il giganteggiare del capitale costante rispetto a quello variabile, la legge del valore va a farsi benedire: gli investimenti non fanno che aumentare il numero di macchine e impianti, intensificando il tasso di sfruttamento del singolo operaio. Nell'epoca della massima espansione dell'uomo-industria, paradossalmente, l'uomo che lavora nell'industria conta meno che mai, a dispetto della immane quantità di plusvalore che individualmente produce. Non solo diminuisce di numero, ma il suo apporto in lavoro vivo diventa sempre più insignificante rispetto alla quantità di lavoro morto che si accumula (qualche anno fa Luciano Gallino ha calcolato che in una automobile Fiat il costo del salario è l'8% del prezzo di vendita).

Il capitalista ha esaurito la sua funzione storica, sostituito da funzionari salariati e relegato a elemento di controllo politico per la conservazione del sistema. Il proletario, invece, è ancora l'unica fonte di vita per il Capitale nonostante quest'ultimo, contraddittoriamente, cerchi di farne a meno ingigantendo l'automa sociale. L'aumento della produttività e quindi della quantità di prodotti trova un limite nel mercato mondiale, il quale non può assorbire merci all'infinito (Vulcano della produzione o palude del mercato?). Inoltre, la produzione capitalistica deve rapportarsi con le materie prime esistenti (terre rare in primis), il cui costo è in crescita. Questo fattore contribuisce a sua volta ad accelerare la corsa quantitativa, che agendo sullo sfruttamento, e cioè impiegando sempre meno operai per produrre sempre di più, determina la diminuzione storica del lavoro medio necessario a produrre merci; ma se nel rapporto che esprime il saggio do profitto (P/C+V) cresce C e diminuisce V, il saggio stesso ne risente. Con tutto ciò non può che giganteggiare la rendita, mentre si inaspriscono i conflitti tra gli stati per accaparrarsi l'energia necessaria a far funzionare le fabbriche.

Si assiste quindi ad un processo di svalorizzazione delle merci, un fenomeno contro cui va a sbattere il capitalismo ("Verso la singolarità storica"). La robotizzazione non è solo un cambiamento quantitativo, ma qualitativo: se gli operai venissero completamente sostituiti da macchine non ci sarebbe più plusvalore, l'alimento che tiene in vita il Sistema. Eliminando tempo di lavoro, il Capitale autonomizzato, spinto dalle proprie contraddizioni, nega sé stesso e si priva di un futuro possibile. Al tempo stesso le macchine rappresentano la possibilità di passare dal regno delle necessità a quello della libertà, dato che l'uomo-industria è la vera natura antropologica della nostra specie (Manoscritti economico-filosofici del 1844).

L'aspetto del nuovo macchinismo non è affrontabile con i vecchi schemi sindacali o riformisti. Maurizio Landini, segretario della Cgil, chiede investimenti produttivi per creare lavoro, ignorando che più investimenti (leggi macchinari) portano ad eliminarlo in massa. Ma lasciano il tempo che trovano anche vecchie parole d'ordine come "lavorare meno, lavorare tutti", perché è sempre più chiaro che la lotta futura sarà quella tra un modo di produzione entropico ed una nuova forma sociale a più alto rendimento energetico.

Si è poi passati a commentare il calo delle esportazioni cinesi, soprattutto quelle verso gli Usa. Ad agosto Pechino ha visto scendere l'indice dell'1% rispetto al mese precedente. Il Dragone asiatico deve fare i conti con la crescita più bassa degli ultimi decenni e questo ha ripercussioni sul resto del mondo.

Economie integrate come quelle di Cina e Usa non possono disintegrarsi senza generare sconquassi, e il protezionismo causa guai seri. Il mondo capitalistico produce merci in cui, in termini di prezzo di produzione, la quantità di energia (valutata in dollari) è sempre meno, ma allo stesso tempo consuma sempre più energia. Il saggio di profitto tende a scendere e i capitalisti, per sopperire a questo calo, accrescono la scala della produzione con l'aumento della massa del profitto. La Cina fa scuola: deve produrre sempre di più, e gli altri paesi devono a loro volta assorbire tale massa crescente di merci; ma ciò non è possibile perché l'acquisto non aumenta della stessa scala della produzione. Un paese come gli Usa, con una vasto potere militare, commerciale e di deterrenza nei confronti degli altri stati, non potrà sopportare a lungo una dinamica che vede una crescita costante del suo deficit commerciale. Ecco allora che usa la pericolosa arma dei dazi.

Il mondo sta precipitando verso una crisi che non ha eguali nel recente passato. Tutti i dati convergono, almeno dal 1984, data della pubblicazione del nostro quaderno La crisi storica del capitalismo senile, a dimostrare che i meccanismi di accumulazione si sono inceppati. I rapporti commerciali non possono andar avanti così poiché il mondo è un'entità finita: oltre ad avere un limite nell'assorbimento di merci prodotte, ha dei limiti dal punto di vista energetico ed ecologico. Noi non siamo degli ecologisti/ambientalisti, ma il capitalismo è davvero un pericolo per la Biosfera. In una società in grado di progettare sé stessa, tutte le produzioni inutili e dannose saranno eliminate, riducendo drasticamente l'orario di lavoro e stabilendo un equilibrio con l'ecosistema. Dopotutto, una nuova forma sociale si impone e affossa quella vecchia perché ha un più alto rendimento energetico: quando il futuro si prospetta più vantaggioso rispetto all'epoca precedente si apre un'epoca di rivoluzione.

In chiusura di teleconferenza, si è accennato ai movimenti in corso sui titoli di stato in Italia e in Europa, i quali potrebbero preludere a qualcosa di grosso. Nei mercati la volatilità è d'obbligo, ma qualcuno sta lasciando determinati investimenti per dirigersi verso i buoni del tesoro che, come nel caso di quelli italiani, hanno un tasso di interesse negativo (il che vuol dire che chi li ha comprati alla scadenza del titolo si vedrà restituire meno soldi di quelli spesi per l'acquisto).

Articoli correlati (da tag)

  • Processi evolutivi e probabilmente anche catastrofici

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni riguardo la produzione di autovetture elettriche.

    Il colosso cinese BYD ("Build Your Dreams") ha superato Tesla di Elon Musk in numeri e fatturato, attestandosi come primo produttore di auto elettriche al mondo. BYD sta costruendo a Zhengzhou una fabbrica di 130 kmq (una superficie maggiore di quella di Napoli), che impiegherà circa 90mila lavoratori e conterrà al proprio interno tutto il necessario per la costruzione delle automobili: dalla produzione di batterie, motori e carrozzerie, fino alle abitazioni per i dipendenti e alle aree per lo svago. La Cina ha la necessità di sviluppare il mercato interno, dato che negli ultimi anni la sua crescita è dipesa dalle esportazioni; ora si sta preparando per far fronte ai dazi e alle barriere doganali.

    Nella produzione di automobili a combustione prima c'è stata la grande fabbrica fordista, che realizza tutte le componenti al proprio interno; successivamente, si passa ad una fabbrica globale distribuita sul territorio, in cui ogni stabilimento-reparto produce un qualche semilavorato. Ora sembra che in Cina si stia ritornando alla concentrazione industriale. La crisi dell'automobile fornisce indicazioni sullo stato di salute del capitalismo: troppi produttori, troppi autoveicoli da costruire per ricavare una massa di profitto che giustifichi gli investimenti. L'elevata composizione organica del capitale determina un calo del costo unitario della merce, e tale processo porta ad aumentare la massa della produzione ma, al contempo, causa il calo dei profitti. Mettendo in atto le controtendenze alla caduta del saggio di profitto, la borghesia, come ci spiega Marx, non fa altro che spostare i problemi nel futuro, ingigantendoli.

  • Accumuli e catastrofi

    La teleriunione di martedì sera è iniziata riprendendo i temi trattati nella relazione "Peculiarità dello sviluppo storico cinese" presentata durante lo scorso incontro redazionale (15-16 marzo).

    La Cina ha attraversato una lunga guerra di liberazione nazionale (1927-1950) durante la quale la tattica del fronte unito con il Kuomintang, lanciata dal PCC in funzione antigiapponese, portò prima al disarmo e poi al massacro dei comunisti. In seguito alla vittoria della rivoluzione borghese, si rese necessario sviluppare il mercato interno e l'industria; la storia del capitalismo è la storia dell'assoggettamento della campagna alla città. Con la fine degli anni '70 si chiuse un'epoca e si aprì la strada ai finanziamenti esteri che, con le riforme, trasformarono completamente il paese (Deng Xiaoping: "arricchirsi è glorioso"). Il processo di accumulazione originaria, che nei paesi occidentali ha impiegato decine e decine di anni per compiersi, in Cina avviene bruscamente, portando con sè profondi disastri ambientali e sociali. Lo sradicamento dei contadini dalle zone rurali provocò migliaia di rivolte, soffocate con la forza dall'esercito.

    La Cina contemporanea non è solo un paese industrializzato, ma anche finanziarizzato. Nell'articolo "Tessile cinese e legge del valore" abbiamo visto che le contraddizioni riversate in Asia dall'Occidente sono poi tornate indietro amplificate. La vulcanica produzione cinese corrisponde al declino produttivo in altri paesi. La cosiddetta de-industrializzazione dell'Occidente non è causata da cattive scelte politiche, ma dalle leggi inerenti la natura del sistema capitalistico.

  • Accelerazionismo e forze storiche

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dalla segnalazione di un articolo del sito Futuro Prossimo, intitolato "USA senza freni: l'accelerazionismo tecnologico di Trump e Musk".

    Nell'articolo, Ben Buchanan, ex consigliere per l'IA per la Casa Bianca, afferma che l'accelerazionismo, una corrente di pensiero secondo cui lo sviluppo tecnologico non deve avere limitazioni, è diventato la dottrina ufficiale dell'amministrazione Trump, con conseguenze potenzialmente rivoluzionarie. Per il nuovo esecutivo politico americano la vera minaccia non è la mancanza di regole, bensì il rischio di restare indietro nella corsa globale all'intelligenza artificiale generale. I meccanismi di funzionamento dello Stato sono troppo lenti per tenere il passo con l'innovazione tecnologica, perciò è necessaria una "distruzione creatrice" di schumpeteriana memoria. Di qui i piani di licenziamento dei lavoratori del DOGE (dipartimento per l'efficienza governativa statunitense) voluti da Elon Musk. Sembra che parte dei 1.500 dipendenti federali della General Services Administration recentemente allontanati verranno sostituiti dalla chatbot GSAi.

    Joseph Schumpeter sviluppa la teoria della "distruzione creatrice" basandosi sull'opera di Marx, in particolare sul passaggio del Manifesto del partito comunista in cui si afferma che la società borghese è costretta a rivoluzionare "di continuo gli strumenti di produzione, quindi i rapporti di produzione, quindi tutto l'insieme dei rapporti sociali".

Rivista n°56, dicembre 2024

copertina n° 56

Editoriale: I limiti dell'… inviluppo / Articoli: Il gemello digitale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Donald Trump e il governo del mondo / Rassegna: Il grande malato d'Europa - Il vertice di Kazan - Difendono l'economia, preparano la guerra / Recensione: Ciò che sembrava un mezzo è diventato lo scopo / Doppia direzione: Il lavoro da svolgere oggi - Modo di produzione asiatico? - Un rinnovato interesse per la storia della Sinistra Comunista - Isolazionismo americano post-elettorale?

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email