Nel libro La rivoluzione dimenticata, Lucio Russo si sofferma sulle conoscenze scientifiche raggiunte dalla società ellenica e su come esse siano poi andate perse. Nell'epoca capitalistica la conoscenza è del tutto mistificata. Che si tratti di affrontare le possibilità di estinzione o di perdita di capacità produttive e conoscitive, il Sistema risponde in maniera inefficiente. Ad esempio, ignora l'incrocio di un asteroide con l'orbita terrestre: un evento poco probabile, ma che avrebbe comunque bisogno di essere studiato ed indagato, se non altro perché il prezzo da pagare sarebbe altissimo. Quando catene di eventi si incrociano, si sommano e si concatenano, la probabilità diventa un fattore altamente soggettivo (vedi gli studi del matematico Bruno de Finetti). La conoscenza scientifica passa attraverso l'ipotesi per cui, sulla base di sviluppi visibili, misurabili e soprattutto proiettabili nel futuro, si può prevedere un evento o una serie di eventi. La scienza è un patrimonio dell'umanità; l'epoca borghese introduce elementi che inquinano lo studio del fattori materiali: il capitale agisce "pensando" esclusivamente agli investimenti a brevissimo termine, al passaggio da D a D' nel minor tempo possibile.
Eppure, una certa sequenza di avvenimenti catastrofici può portare a quanto accaduto con la società ellenica. Il mondo capitalistico attuale è sull'orlo del baratro, non si regge su basi solide. In ambito artistico, libri o film prodotti da Hollywood registrano il pericolo. Per citarne un paio, ricordiamo il romanzo di Ray Bradbury Fahrenheit 451 in cui uomini e donne imparano a memoria i testi dei libri per tramandarne il contenuto, oppure la psicostoria di Asimov in cui una parte dell'umanità cerca di salvare la maggior parte della conoscenza possibile costruendo due fondazioni agli estremi dell'Universo.
Nella storia del capitalismo la borghesia è passata da certezze granitiche all'incapacità totale di capire e prevenire certi fatti sociali. Negli Usa viene eletto un battilocchio come Donald Trump e prende piede una specie di spettacolo che risponde a parole d'ordine tutte sue.
La dinamica storica passa dal capitalista di inizio 900' che doveva cercarsi campi di investimento a livello nazionale ed internazionale, all'investimento di denaro in qualsiasi campo anche se non produttivo, fino alla situazione attuale dove non c'è nemmeno il ricorso alla materialità dell'investimento. Oramai gli operatori di borsa sono andati oltre, mettendosi d'accordo su cosa dire ai mercati in modo che ci siano determinati risultati: si producono situazioni di investimento sulla base di quello che succede non nel capitale reale, ma nel mondo della psicologia prodotta dal capitale. Siamo al livello spiegato da Paul Watzlawick in Pragmatica della comunicazione umana: ad un certo punto il cervello è incapace di seguire determinati paradossi logici. Il capitale si è completamente autonomizzato, non ha bisogno di previsioni e neanche di qualcuno che se ne occupi. La borghesia non cerca nemmeno di sapere cosa può succedere nel futuro, impegnata com'è ad eternizzare sè stessa ed il suo modo di produzione: essa ha nel suo DNA l'accumulazione del capitale, la riproduzione allargata, quindi la sua stessa estinzione.
Un compagno ha segnalato un articolo sulla situazione energetica generale, "Why a Great Reset Based on Green Energy Isn't Possible", pubblicato sul blog Our Finite World. La borghesia sta cercando di aggrapparsi alla cosiddetta green economy ma nel testo si giunge alla conclusione che tale soluzione è solo un "pannicello caldo". L'economia non è come un computer, da accendere e spegnere a piacimento, ma è un organismo e come tale, quando muore, non è certo possibile farlo rinascere. L'andamento del ciclo economico, si scrive nell'articolo, si può riassumere con una curva gaussiana che presenta un picco nel 2008 a cui segue una discesa abbastanza ripida, la quale nel 2019, anche a causa della pandemia da Covid-19, porta ad un periodo di guerre e rivoluzioni fino ad un nuovo ordine. Tra le diverse interessanti considerazioni, nell'articolo si ricorda che questo modello economico è basato su petrolio, gas e carbone, di qualità sempre più bassa. Man mano che passa il tempo, diminuisce l'EROEI, il rapporto tra energia utilizzata nell'estrazione e quella ricavata dal combustibile. Le fonti, inoltre, sono altamente intermittenti e necessitano di sussidi statali, di impianti di accumulo e di grosse reti di trasmissione, in quanto l'energia ricavata va spostata velocemente da una parte all'altra del pianeta affinché venga soddisfatta la richiesta. I borghesi, quando analizzano il sistema dal punto di vista termodinamico, ammettono che sta viaggiando verso la catastrofe, e ciò vale anche nel caso della trasmissione di informazione, dei dati. Le reti informatiche ed elettriche sono intrinsecamente instabili e fragili. Se non si ha la prospettiva della serie storica che va da n a n+1 ("Dottrina dei modi di produzione") attraverso il superamento delle categorie presenti, si finisce risucchiati nel vasto insieme della riforma, peraltro impossibile per questo sistema.
Nelle Tesi di Napoli (1965) la nostra corrente prefigura un partito che non lotta con altri partiti ma che "che svolge la difesa della specie umana contro i pericoli della natura fisica e dei suoi processi evolutivi e probabilmente anche catastrofici". Il capitale non sta mettendo l'umanità nelle condizioni di preservare se stessa. Incendi estesi stanno devastando l'Australia e l'Amazzonia, ovvero il polmone verde della Terra. L'umanità, resa eccedenza rispetto alle dinamiche del valore, conduce una vita senza senso, risultando uno "scarto", così come afferma Papa Francesco. Il socialismo non va contrapposto alla barbarie, come sostenuto dall'omonima rivista francese criticata dalla nostra corrente in diversi fili del tempo negli anni '50 ("La batracomiomachia", "Gracidamento della prassi", "Danza di fantocci: dalla coscienza alla cultura"). Charles Fourier, ne La teoria dei quattro movimenti, contrapponeva il socialismo di Armonia alla vita antisociale di Civiltà. E' Civiltà a dover sparire, e la nostra corrente, nell'articolo "Avanti, Barbari!", auspicava ai fini rivoluzionari la calata dei barbari moderni, la classe proletaria:
"Ben venga dunque, per il socialismo, una nuova e feconda barbarie, come quella che calò per le Alpi e rinnovò l'Europa, e non distrusse ma esaltò il portato dei secoli di sapienza e di arte, custodito nel seno del formidabile impero".