Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  15 giugno 2021

Cos'è diventato il capitalismo?

Durante la teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 16 compagni, abbiamo commentato le ultime notizie riguardanti la rapida diffusione della variante Delta del virus SarsCoV2 in Inghilterra, e l'annuncio di alcuni focolai anche in Italia.

Siamo alle solite: invece di agire globalmente ogni paese pensa per sé e così facendo i problemi non vengono risolti. Questo vale per la pandemia come per l'economia. Il capitalismo naviga a vista, non ha una visione organica del futuro. Comunque, niente di nuovo rispetto a quanto scritto negli articoli "Prove di estinzione" (rivista n. 47) e "La pandemia e le sue cause" (rivista n. 49).

Siamo poi passati a parlare dei recenti blocchi dei facchini della logistica (Tavazzano, Lodi), sottolineando l'importanza che ha il settore a livello economico, il quale produce un business superiore ai 100 miliardi di euro, il 7% del Pil italiano. Un blocco generale e prolungato del comparto della logistica (dai driver ai rider) metterebbe in ginocchio l'intero paese; ecco perché i giornali borghesi guardano con preoccupazione all'evoluzione di una situazione caotica fatta di appalti e sub-appalti, picchetti e scioperi diffusi nei nodi logistici ("Il virus e la civiltà del lavoro", Ezio Mauro, Repubblica, 14.6.21).

Nell'affrontare questi argomenti è da evitare l'approccio terzinternazionalista, che vede nella conquista della direzione del sindacato un passo verso la graduale conquista della classe. I nostri lavori sulla "socializzazione" (riviste n. 42 e 47) dimostrano che il sindacato, soprattutto nei paesi a vecchio capitalismo, ormai è inglobato nello Stato e che da questa situazione non si può tornare indietro. Negli anni è cambiato il paradigma, e chi adotta un linguaggio e un'estetica di cento anni fa è destinato all'estinzione.

I processi di centralizzazione del capitale stanno portando alla formazione di giganti della distribuzione. Walmart, la multinazionale proprietaria della omonima catena di supermercati, con i suoi 425.000 dipendenti è il più grande datore di lavoro privato degli Stati Uniti. Amazon, il colosso del commercio on line, dispone di oltre 250.000 lavoratori nel mondo, e senza contare gli indiretti. Sui mercati, nel comparto tecnologico, brillano le azioni delle FAANG, acronimo che sta per Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Google, tutte in posizione di monopolio nei settori di riferimento. La loro capitalizzazione di mercato è più elevata delle economie di alcuni stati. Insieme, queste 5 aziende superano il Pil della Germania, e la sola Apple sorpassa l'economia del Messico. La centralizzazione industriale e finanziaria, che in gran parte sostituisce la vecchia concentrazione, ingloba la grande e piccola industria in una rete d'interessi in cui scompare il singolo capitalista e domina incontrastato, al di là dei nomi dei vari personaggi registrati dalla cronaca, il Capitale anonimo ("Massimo di centralizzazione", rivista n. 0).

Difendere l'invarianza del programma rivoluzionario non vuol dire fare una caricatura del marxismo, così come fanno quelli che lanciano appelli alla lotta a una non meglio precisata classe operaia, con tanto di punti esclamativi, come se fossimo in pieno Biennio Rosso. La lotta di classe si presenta con forme del tutto nuove, anche perché nel frattempo gli inoccupabili stanno aumentando, le merci si stanno smaterializzando e il capitalismo si sta virtualizzando.

Un miliardo e mezzo di salariati con il suo lavoro mantiene tutta la popolazione mondiale, mentre l'automazione/socializzazione della produzione continua a fare passi da gigante. Nota il filosofo Maurizio Ferraris sulle pagine di Repubblica ("La fabbrica del valore", 12.6.21):

"Non più circoscritto in tempi e luoghi determinati (ecco il significato non necessariamente smart dello smart working), il lavoro subisce una disseminazione: è ovunque e in nessun luogo. Non c'è momento della nostra vita in cui non ci può venir chiesta una prestazione lavorativa ma, al tempo stesso, non c'è prestazione lavorativa, o quasi, che non sia conciliabile con la nostra vita sociale. Ma la disseminazione non è che la punta emersa dell'iceberg, che consiste in una automazione crescente. Le piattaforme si arricchiscono in superficie perché offrono servizi, ma in profondità perché accrescono l'intelligenza artificiale, che non è una mente diabolica, bensì la registrazione delle forme di vita umana, delle nostre astuzie, delle nostre stupidaggini, delle nostre pulsioni e ambizioni, delle nostre curiosità. [...] Il progresso dell'automazione ci insegna che, in tempi non si sa quanto lunghi, ma certi, l'umano potrà essere sostituito dagli automi in ogni attività produttiva, lasciandosi dietro le spalle il mito dell'homo faber."

Ma che tipo di capitalismo è quello che nega a livelli sempre più alti la legge del valore-lavoro? E se il capitalismo non è più sé stesso, allora cos'è diventato? Domande che ci siamo posti alcuni decenni fa, e su cui abbiamo lavorato (vedi quaderno La crisi del capitalismo senile, 1984) e continuiamo a lavorare per dare risposte sempre più precise.

Articoli correlati (da tag)

  • Sono mature le condizioni per una società nuova

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni sulle strutture intermedie tra il partito e la classe.

    Occupy Sandy non era né un sindacato né, tantomeno, un partito, ma una struttura di mutuo-aiuto nata sull'onda dell'emergenza e dell'incapacità della macchina statale di intervenire efficacemente per aiutare la popolazione. In "Partito rivoluzionario e azione economica" (1951) si afferma che, nella prospettiva di ogni movimento rivoluzionario generale, non possono non essere presenti tali fondamentali fattori: un ampio e numeroso proletariato, un vasto strato di organizzazioni intermedie e, ovviamente, la presenza del partito rivoluzionario. Gli organismi di tipo intermedio non devono per forza essere strutture già esistenti (ad esempio i sindacati), ma possono essere forme nuove (come i Soviet in Russia). Il tema è stato approfondito in una corrispondenza con un lettore intitolata "Sovrappopolazione relativa e rivendicazioni sindacali".

    Nella tavola VIII (Schema marxista del capovolgimento della prassi), riportata in "Teoria ed azione nella dottrina marxista" (1951), vediamo che alla base dello schema ci sono le forme ed i rapporti di produzione, le determinazioni economiche e le spinte fisiologiche, che portano la classe a muoversi verso la teoria e la dottrina (partito storico), passando attraverso strutture intermedie. Si tratta di cicli di feedback che irrobustiscono la struttura del partito formale. Quando si parla di classe, partito e rivoluzione bisogna intendere una dinamica, un processo che si precisa nel corso del tempo:

  • Captare i segnali di futuro

    La teleriunione di martedì sera è iniziata facendo il punto sulla crisi automobilistica tedesca.

    Ad agosto, in tutti i paesi del vecchio continente, le immatricolazioni hanno subito un calo: rispetto allo stesso mese dell'anno precedente sono scese del 16,5%, e rispetto al 2019 hanno registrato un crollo quasi del 30%. In Germania, nell'agosto 2024, le vendite di automobili elettriche sono calate del 68%, anche a causa della fine dei sostegni statali. Tutti i produttori sono in difficoltà a causa della concorrenza della Cina, che riesce a mantenere bassi i costi di produzione grazie ai sussidi statali. La crisi riguarda Volkswagen, Mercedes, Porsche, Audi. Ma non è la crisi del settore dell'automobile a determinarne una crisi generale; al contrario, è la crisi di sovrapproduzione mondiale a manifestarsi anche in questo settore.

    Le prospettive di chiusura degli stabilimenti e la riduzione dei posti di lavoro hanno portato a scioperi e manifestazioni in Germania. Il paese, considerato la locomotiva economica d'Europa, ha attraversato un lungo periodo di relativa pace sociale. La Mitbestimmung, cogestione in italiano, prevede la collaborazione fra operai e padroni, sancita dalla natura corporativa dei sindacati esistenti. Il fascismo non è una forma di governo tipica prima dell'Italia e poi della Germania ("La socializzazione fascista ed il comunismo"), ma un cambiamento del capitalismo avvenuto a livello globale, con l'Italia che ha fatto da pilota e subito seguita dal New Deal negli USA, dal nazismo in Germania e dalla controrivoluzione stalinista in Russia. Il fascismo rappresenta un determinato stadio di sviluppo delle forze produttive che richiede che l'economia regoli sé stessa per mezzo degli interventi dello Stato: la Tennessee Valley Autority negli USA, le bonifiche dell'Agro Pontino in Italia, la costruzione della diga sul Dnepr in Unione Sovietica e la rete autostradale in Germania (Autobahn) avevano il chiaro obiettivo di modernizzare le infrastrutture pubbliche. La nuova autostrada tedesca aveva bisogno di una vettura del popolo, e si cominciò a produrre la Volskwagen. Così facendo, si diede lavoro a migliaia di disoccupati (conquistandoli al regime) e si rilanciò l'economia nazionale. Il corporativismo nazista viene rifiutato politicamente dalla Germania democratica, ma l'impianto economico sopravvive con la cogestione.

  • La curva del capitalismo non ha ramo discendente

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con un approfondimento del testo "Teoria e azione nella dottrina marxista" (1951), ed in particolare del seguente passo:

    "Alla situazione di dissesto dell'ideologia, dell'organizzazione e dell'azione rivoluzionaria è falso rimedio fare assegnamento sull'inevitabile progressiva discesa del capitalismo che sarebbe già iniziata e in fondo alla quale attende la rivoluzione proletaria. La curva del capitalismo non ha ramo discendente."

    L'andamento del capitalismo non è di tipo gradualistico, ma catastrofico e questo dipende dagli stessi meccanismi di accumulazione. Anche se cala il saggio medio di profitto, cresce la massa del profitto, altrimenti non ci sarebbe capitalismo e cioè valore che si valorizza (D-M-D'). La Tavola II ("Interpretazione schematica dell'avvicendamento dei regimi di classe nel marxismo rivoluzionario") di "Teoria e azione" ci suggerisce che non c'è una lenta discesa dell'attuale modo di produzione (fatalismo, gradualismo), ma un accumulo di contraddizioni che ad un certo punto trova una soluzione di tipo discontinuo (cuspide, singolarità).

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email