Con il persistere della pandemia i governi hanno adottato diversi provvedimenti, buttandosi infine a capofitto nelle vaccinazioni di massa (e bruciando le tappe nelle fasi della sperimentazione dei farmaci). D'altronde, per salvaguardare l'estrazione di plusvalore si è reso necessario mettere in sicurezza il prima possibile i luoghi di lavoro e di consumo. In realtà, gli stati sono riusciti a fare ben poco di fronte ai pericoli di una pandemia, non sono nemmeno riusciti a rendere i vaccini gratuiti a livello globale, mettendone invece in circolazione di diversi tipi, con diversi esiti, con diverse capacità di attivazione degli anticorpi. Insomma, poca pianificazione, molto dilettantismo.
In un'indagine de Il Post vengono ricordate le dichiarazioni di buona parte dei governi e delle istituzioni sanitarie a inizio pandemia, le quali, con l'intento di non provocare panico ed evitare di danneggiare l'economia, consigliavano alla popolazione l'impiego della mascherina solo in particolari circostanze, per esempio quando si aveva la certezza di essere malati. Se fin dall'esordio del virus si fosse limitata davvero all'essenziale la produzione, milioni di morti e decine di milioni di contagiati sarebbero stati evitati. Ma, evidentemente, la prevenzione non si addice ad un sistema che non conosce sé stesso.
Alcune popolazioni si sono dimostrate meno recettive al virus rispetto ad altre. In India la recente ondata di contagi ha portato ad una recrudescenza dei casi di "fungo nero", un'infezione molto aggressiva che ha causato circa 10.000 decessi e la cui diffusione sembra riconducibile all'abuso di farmaci steroidei usati per curare il Covid-19. Come scrive Il Messaggero in riferimento al report scritto da 26 scienziati e presentato al vertice sulla sanità del G20 dedicato al Covid-19, stiamo entrando nell'"era delle pandemie", motivo per cui gli studiosi consigliano ai governi dei paesi più potenti di consentire ai più poveri l'approvvigionamento dei vaccini, investendo a livello globale sulla prevenzione.
"La maggior parte delle malattie infettive umane, incluso Covid-19, sono zoonotiche, causate da agenti patogeni derivati da animali e trasmessi all'uomo. La comparsa è causata dalle attività umane, compresa la deforestazione e altri cambiamenti nell'uso del suolo, sfruttamento della fauna selvatica, nonché aumento del consumo di carne, urbanizzazione e mobilità con scambi, viaggi e migrazioni e, in caso di resistenza antimicrobica, a causa di un uso improprio di antibiotici."
Persistendo il modo di produzione capitalistico persistono anche i suoi effetti nefasti. I modelli matematici, per quanto accurati, non mettono al riparo dagli errori, eppure ciò non toglie che essi siano indispensabili per la spiegazione di come funziona il mondo. Quando Galileo Galilei diceva che si può leggere il libro della natura solo utilizzando il linguaggio della matematica, fatto di triangoli, cerchi e figure geometriche, intendeva dire che l'uomo ha in potenza le stesse possibilità di conoscere che ha Dio (Il Saggiatore, 1623). Oggi la borghesia fa ampio uso di modelli matematici, per esempio nella teoria dei sistemi dinamici. In passato "Mondo 3", realizzato da MIT e Club di Roma, elaborò delle simulazioni sul futuro del sistema-mondo, prevedendo che il capitalismo avrebbe raggiunto un punto di non ritorno nel 1975. A quella data il sistema non collassò e non piombò nella rivoluzione, ma fu colpito da una crisi gravissima dalla quale non si è più risollevato, che segnò l'inizio dell'era del capitale-zombie.
Si è poi passati a commentare l'articolo "La dottrina sociale della Chiesa" pubblicato sull'ultimo numero della rivista. In una corrispondenza in merito a quel semilavorato, un compagno ha scritto:
"In un passaggio, dove si parla di exit strategy per la Chiesa romana, mi pare di capire che si fa intendere che il Vaticano ha ormai compreso che il capitalismo è alla frutta e che, pur di salvarsi, la Chiesa è pronta a salire sul carro del futuro vincitore (il nuovo modo di produzione)."
Con l'enciclica Rerum Novarum (1891), la prima in cui si affronta approfonditamente la cosiddetta questione operaia, la Chiesa mette nero su bianco la sua dottrina sociale, volta alla conquista del proletariato e nella quale caldeggia la costituzione di sindacati, organizzazioni di mutuo soccorso, associazioni operaie, ecc. E' probabile che anche oggi essa stia predisponendo nuove strutture per far fronte alle sfide future (vedi il lancio della Piattaforma di Iniziative Laudato si’).
La Chiesa, diversamente dalla socialdemocrazia e dal fascismo in camicia nera, correnti politiche ormai scomparse dalla scena storica, ha ancora una struttura ramificata nella società, continua a svolgere una funzione di sostengo alle fasce deboli della popolazione, ed è un punto di riferimento per masse di fedeli. Papa Francesco gioca la carta della Chiesa povera, vicina ai deboli e agli scartati, preoccupata per le sorti della biosfera.
La nostra chiave di lettura della genesi del cristianesimo, del capitalismo e dello Stato, passa per un modello tripartito: il comunismo originario, le società divise in classi, la società futura. Ognuno dei tre grandi insiemi storici contiene dei sotto-insiemi, che a loro volta ne contengono altri. Questa visione frattale della rivoluzione è fondamentale per capire la complessità delle transizioni da un modo di produzione all'altro. Tutte le cose in natura hanno una freccia del tempo, sono perciò transeunti.
La storia dei vari patti e concordati con cui la Chiesa si è alleata alle potenze capitalistiche sta a dimostrare il suo ruolo controrivoluzionario. Difatti, il corporativismo (blocco tra classi antagonistiche) non è una dottrina inventata dal fascismo ma è stato anticipato di qualche decennio dalla Chiesa di Roma, che ha svolto un ruolo avanguardistico nella riforma dell'esistente.
Secondo San Cassiano (360–435), il monachesimo nasce con gli Atti degli apostoli (2:42-47 e 4:32-35), e si afferma quando i cristiani si allontanano dalla forma di vita della comunità originaria, in cui si praticava il rifiuto della proprietà e la comunione dei beni. Esso nasce dunque per rifondare l'unione fraterna cristiana. Tutte le regole, compresa quella di San Benedetto, si richiamano ad una vita comunitaria, cenobitica, e ciò costituisce una peculiarità della Chiesa cattolica rispetto agli altri due filoni riformisti. La Chiesa è un elemento conservatore, lo è da duemila anni, ma proprio per questo potrebbe trovarsi a difendere non tanto il capitalismo (che ormai è finito) ma, nel vortice della rivoluzione, un assetto sociale comunistico di cui c'è più di una traccia nella sua tradizione.
In "Cristianesimo e marxismo" (1949) la nostra corrente afferma che la religione è più primitiva e la scienza più evoluta: la religione riguarda uno specifico stadio di sviluppo dell'umanità che viene superato da un nuovo modo di conoscere rappresentato dal metodo scientifico. Marx ha voluto estendere lo studio scientifico ai fatti sociali nella convinzione che l'uomo fa parte della natura (Manoscritti del 1844). Quando crolla un modo di produzione, come quando c'è un terremoto o un'eruzione vulcanica, le vecchie strutture si disgregano e nascono nuove forme.
La religione, così come lo Stato, saranno superati quando saranno superate le condizioni materiali che li hanno prodotti. Engels affermava: "L'essenza dello Stato come della religione è la paura dell'umanità di fronte a sé stessa".