Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  11 ottobre 2022

L'anno del diagramma

La teleriunione di martedì sera, connessi 15 compagni, è iniziata commentando i fatti salienti degli ultimi giorni, cercando di inquadrarli alla luce della dottrina del succedersi dei modi di produzione.

Prima di entrare nel particolare è doverosa una premessa teorica di carattere anti-immediatista: nella rappresentazione della società capitalista su un piano cartesiano, ciò che ci interessa non è tanto il singolo punto quanto la curva generale, consapevoli del fatto che tale diagramma non sarebbe possibile senza quel punto significativo che si muove sulla curva e che rappresenta la cosiddetta attualità. La dinamica degli accadimenti ci serve essenzialmente per comprendere cosa accadrà in futuro. Il presente non esiste, tutto è in continuo divenire. Anche il capitalismo ha una freccia nel tempo e i dati che raccogliamo, inseriti nel nostro modello, ci servono per fare previsioni, per registrare la temperatura sociale. La distruzione di un ponte o un bombardamento di una città ci dicono poco se vengono analizzati come fatti a sé, disgiunti dall'insieme di relazioni che li hanno scatenati. Dal punto di vista della teoria marxista, lo sciame di eventi che si sta manifestando sul pianeta, dalla siccità ai gasdotti sabotati, dalla guerra alla pandemia, dimostra che le forze catastrofiche stanno subendo un'accelerazione.

In una visione dinamica dei processi storici, come piaceva dire a Bordiga, a noi interessa la cinematografia di un avvenimento, non la fotografia.

Nel racconto L'anno del diagramma dello scrittore di fantascienza Robert Heinlein, un patito della statistica raccoglie dati insoliti sulla natura e sul comportamento umano, e li organizza in un modello formale che porta deterministicamente ad un esito catastrofico. Il tipo di spiegazione che Heinlein forniva a proposito dei grandi avvenimenti attesi dal protagonista del racconto è significativo: egli non badava né all'economia né alla politica ma collezionava i dati grezzi che formavano degli aggregati trattabili in modo statistico. Pochi fenomeni presi a uno a uno sembravano fatti di pura follia, ma presi tutti insieme dimostravano la marcia collettiva verso una catastrofe sociale.

"Il comportamento di un individuo ci può senz'altro sfuggire; non ci può però sfuggire la dinamica che ne coinvolge milioni. Può darsi che non si riesca a cogliere il senso di un'azione singola e di tutte le determinanti che influenzano gli eventi successivi, ma l'insieme delle azioni determinate ci permette di ricavare una conoscenza di tipo generale su insiemi di azioni 'coerenti', cioè dello stesso tipo" ("Una vita senza senso").

Per quanto riguarda la guerra e la propaganda, ci siamo chiesti se l'attentato al ponte di Kerch abbia innescato una escalation. L'attacco all'infrastruttura che collega la Crimea alla Russia ha determinato una rappresaglia da parte di quest'ultima, che ha bombardato alcune città ucraine. Recentemente, l'intelligence USA ha rilasciato dichiarazioni infastidite riguardo l'attentato a Darya Dugina, la figlia del teorico Aleksandr Dugin, sostenitore di una Russia bastione della lotta antimondialista (puntando il dito contro il governo ucraino). Evidentemente, gli Americani non hanno gli stessi interessi degli Ucraini e questo produce delle frizioni. È difficile comprendere cosa stia accadendo all'interno degli apparati statali dell'Ucraina, potrebbero esserci fazioni che vogliono dare un diverso indirizzo alla guerra in corso e pestano i piedi ad altri. Lo stesso discorso vale per Russia e Stati Uniti. Il wargame si complica, d'altronde spaccature e contrasti ci sono anche all'interno di paesi relativamente in pace. Tempo fa Limes titolava un suo numero "La Russia cambia il mondo", in realtà bisognerebbe dire che è il mondo che cambia a produrre sconquassi come la guerra in Ucraina. Lo scoppio di conflitti bellici non dipende dalle decisioni o dalla volontà di qualcuno, e meno che mai da quella dei politici o dei capi di governo, bensì da meccanismi impersonali che si attivano e tendono ad autonomizzarsi.

Da un punto di vista globale, notiamo, ormai da diverso tempo, che diversi processi di disgregazione statale si stanno sincronizzando.

Il 16 ottobre avrà inizio il XX congresso del Partito Comunista Cinese, durante il quale verrà confermato per il terzo mandato quinquennale Xi Jinping alla guida del partito e del paese. Il governo cinese sembra solido, ma deve fare i conti con la complicata gestione della pandemia, con la crisi demografica, con un'economia che rallenta e con forti tensioni nel campo immobiliare e sociale.

In Francia, lo sciopero dei lavoratori delle raffinerie Total ed Esso sta bloccando il paese. La carenza di carburante nelle stazioni di servizio complica una situazione già ingarbugliata (non solo per l'Hexagone) a causa dei problemi legati al caro energia e alla guerra. La CGT sta conducendo la lotta, la vertenza sindacale per ottenere migliori condizioni salariali dura da due settimane; il governo è intervenuto, minacciando la precettazione qualora non si arrivasse in tempi brevi ad un accordo. In questo contesto si inserisce l'appuntamento del 16 ottobre a Parigi per una grande marcia contro il carovita organizzato dalla sinistra. Anche in Gran Bretagna gli scioperi, partiti da portuali, ferrovieri e personale degli aeroporti, sono confluiti nel movimento "Don't Pay" (noi non paghiamo) contro il carovita. Si stanno formando movimenti di massa che convogliano lotte sparse di tipo sindacale e non.

In Iran, le proteste nate contro l'imposizione del velo alle donne hanno portato allo sciopero i lavoratori delle raffinerie. Dietro la facciata della lotta per i diritti civili, tanto cara ai democratici occidentali, si nascondono forze ben più pericolose per il sistema. Una bella ondata di sciopero agita anche gli Stati Uniti, anch'essi alle prese con carovita, inflazione e aumento dei generi di prima necessità.

A prescindere dalle peculiarità locali, le manifestazioni hanno la stessa motivazione in tutto il mondo, ovvero il fatto che le popolazioni ne hanno abbastanza del mondo capitalistico, anche se non ne sono ancora politicamente coscienti.

Il "fronte interno" è il tema di una relazione dello scorso incontro redazionale (24/25 settembre): la tenuta sociale, come la chiamano i borghesi, sta subendo pesanti colpi un po' ovunque. Al di là delle manifestazioni di superficie che ci sono in questo o quel paese, alla radice c'è la difficolta di fondo del capitalismo a riprodursi a causa dell'inceppamento dei suoi meccanismi, della crisi delle sue categorie fondanti. Il venir meno di questi assi portanti non è l'aspetto visibile e percepibile. In ambito terzinternazionalista chi si agita perché bisogna far ripartire la lotta di classe è fermo al paradigma rivendicativo. La lotta di classe non si ferma mai, come dimostrano gli scioperi spontanei e le rivolte in corso che si configurano come qualcosa di diverso rispetto alla classica prassi sindacale corporativa.

Si stanno sommando problematiche talmente imprevedibili per il sistema che la catastrofe diventa molto più di una possibilità. In California la siccità sta causando un disastro nell'agricoltura, migliaia di ettari di coltivazione di pomodoro andranno perduti e ciò condurrà ad una nuova impennata nei prezzi al consumo a scala globale (la stato americano produce circa il 30% del pomodoro lavorato destinato al mercato mondiale).

La Sinistra Comunista ha lavorato duramente per lasciare in eredità alle nuove leve le lezioni delle controrivoluzioni. Pensiamo allo schema di rovesciamento della prassi: esso rappresenta un processo di autorganizzazione o autocatalisi dell'organo politico della rivoluzione. La formazione del partito è il frutto di una lunga dinamica storica. Le molecole sociali, che prima si muovevano caoticamente, cominciano a polarizzarsi, a darsi un indirizzo; si formano così nuove strutture le quali retroagiscono su sé stesse, irrobustendosi e acquisendo maggiore complessità. L'articolo "Attivismo" (Battaglia comunista, 1952) fornisce chiavi di lettura fondamentali per comprendere quella che viene chiamata attualità. Anche in Italia scoppieranno scioperi, manifestazioni e rivolte dovute alla recessione, al carovita, ecc. In "Attivismo" si afferma che può pur aumentare il marasma sociale, e il mondo economico borghese essere sconvolto da formidabili scosse, e persino crollare l'impalcatura statale, ma se il partito rivoluzionario non c'è, è deficitario o carente in teoria, la situazione è a tutti gli effetti controrivoluzionaria. Ovviamente, non si risolve la mancanza del partito formale rimboccandosi le maniche per costruirlo: non si può fare altro che continuare nel lavoro pluridecennale di difesa del programma comunista, ovvero del partito storico. Si tratta forse di mero lavoro intellettuale? "No, è lotta attiva e sostanziale, conseguente contro il nemico di classe".

Articoli correlati (da tag)

  • La guerra è dissipazione di energia

    La teleriunione di martedì sera è iniziata discutendo dell'evoluzione degli attuali scenari di guerra.

    Gli Stati, anche quelli importanti come USA e Federazione Russa, faticano a tenere il passo nella produzione di munizioni necessaria per il conflitto in corso in Ucraina. Il Fatto Quotidiano riporta alcuni dati significativi: nel giugno 2022 i Russi sparavano 60 mila colpi al giorno, a gennaio del 2024 ne sparavano 10-12 mila contro i 2 mila dell'esercito avversario. Senza l'aiuto dell'Occidente l'Ucraina sarebbe già collassata, ma ora l'America ha delle difficoltà: "Gli Usa, il principale fornitore di proiettili di artiglieria dell'Ucraina, producono 28mila munizioni da 155 mm al mese con piani di aumento della produzione a 100mila entro il 2026." La fabbricazione di tali quantità di munizioni comporta uno sforzo nell'approvvigionamento di materie prime, e infatti c'è una corsa all'accaparramento di scorte di alluminio e titanio. Già l'anno scorso l'Alto rappresentante UE per la politica estera, Josep Borrell, affermava: "In Europa mancano le materie prime per produrre le munizioni da mandare all'Ucraina".

    Se in un contesto di guerra limitato al territorio ucraino scarseggiano i proiettili, proviamo a pensare cosa potrebbe accadere se il conflitto si estendesse territorialmente e si prolungasse. Si stanno sperimentando nuove armi, ma per adesso queste non hanno preso il posto delle vecchie. Il volume di fuoco è diventato insostenibile, la struttura produttiva internazionale, per come si è configurata negli ultimi decenni, non sarebbe in grado di reggere un conflitto convenzionale generalizzato per lungo tempo. L'Occidente ha delocalizzato parte delle industrie pesanti (quelle che lavorano acciaio e ferro) in Asia, e ora si rende conto che dipende dagli altri e cerca di correre ai ripari. Metà del totale dell'acciaio mondiale è prodotto in Cina, la stessa Unione Europea riceve l'80% delle forniture di armi da paesi extra-europei. Paesi come la Russia, la cui industria primaria (siderurgica, metallurgica, meccanica e petrolchimica) è più sviluppata rispetto a quella secondaria, sono avvantaggiati. Putin ha dato il via libera ad esercitazioni con le atomiche tattiche al confine con l'Ucraina, in risposta alle dichiarazioni di Macron sulla possibilità di inviare truppe occidentali in territorio ucraino, e di quelle del ministro degli Esteri britannico Cameron, che ha autorizzato l'Ucraina ad usare le armi fornite dalla Gran Bretagna per colpire obiettivi all'interno della Russia. Alcuni paesi europei pensano di reintrodurre il servizio di leva obbligatorio, ma tali cambiamenti hanno bisogno di tempo; inoltre, gli eserciti d'oggi sono professionali, composti da personale altamente specializzato.

  • Capitale destinato ad essere cancellato

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con un focus sulla situazione economico-finanziaria mondiale.

    Abbiamo già avuto modo di scrivere delle conseguenze di una massa enorme di capitale finanziario (il valore nozionale dei derivati è di 2,2 milioni di miliardi di dollari) completamente slegata dal Prodotto Interno Lordo mondiale (circa 80 mila miliardi annui). Quando Lenin scrisse L'Imperialismo, fase suprema del capitalismo, il capitale finanziario serviva a concentrare investimenti per l'industria, che a sua volta pompava plusvalore. Oggigiorno, questo capitale non ha la possibilità di valorizzarsi nella sfera della produzione, perciò è destinato a rimanere capitale fittizio e quindi, dice Marx, ad essere cancellato.

    Nell'articolo "Accumulazione e serie storica" abbiamo sottileneato che è in corso un processo storico irreversibile, e che non si tornerà più al capitale finanziario del tempo di Lenin e Hilferding. In "Non è una crisi congiunturale", abbiamo ribadito come il rapido incremento del capitale finanziario è una conseguenza del livello raggiunto dalle forze produttive. La capacità del capitale di riprodursi bypassando la produzione materiale è un'illusione, e il ritorno alla realtà è rappresentato dallo scoppio delle bolle speculative. Ogni strumento finanziario è necessariamente un espediente per esorcizzare la crisi di valorizzazione, nella speranza di poter trasformare il trasferimento di valore in creazione del medesimo.

  • L'attenzione verso il linguaggio

    La teleconferenza di martedì sera è iniziata riprendendo gli argomenti trattati durante la riunione pubblica tenuta a Milano lo scorso 20 aprile.

    La conferenza, incentrata sul tema "Guerra e nuove tecnologie", si è tenuta presso il circolo anarchico Bruzzi-Malatesta. Al termine della riunione sono state poste alcune domande riguardo la socializzazione del capitale e le strutture fisiche alla base della guerra cibernetica, che ci hanno dato l'occasione di ribattere alcuni chiodi teorici. L'impressione che abbiamo avuto è stata positiva sia per la presenza di giovani che per l'attenzione del "pubblico" durante lo svolgimento di tutta la relazione.

    L'acutizzarsi della guerra e lo sviluppo di nuove armi fanno parte di un processo unico, di una dinamica di crisi strutturale del capitalismo. I fatti hanno la testa dura, dice Lenin, e la realtà si incarica di fare piazza pulita delle vecchie "questioni" che in passato sono state motivo di interminabili dibattiti (partito, sindacato, ecc.). Nell'introduzione alla relazione di Milano è stato ribadito che il capitalismo non può funzionare senza l'estrazione di plusvalore, e che la guerra, fenomeno invariante, si è trasformata nel tempo essendo soggetta al modo di produzione che la esprime. Engels nota che l'innescarsi della dialettica cannone/corazza porta all'intensificazione del conflitto, motivo per cui, ad esempio, ben presto le barricate risultano obsolete rispetto all'impiego dell'artiglieria.

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email