"Il comportamento di un individuo ci può senz'altro sfuggire; non ci può però sfuggire la dinamica che ne coinvolge milioni. Può darsi che non si riesca a cogliere il senso di un'azione singola e di tutte le determinanti che influenzano gli eventi successivi, ma l'insieme delle azioni determinate ci permette di ricavare una conoscenza di tipo generale su insiemi di azioni 'coerenti', cioè dello stesso tipo" ("Una vita senza senso").
Per quanto riguarda la guerra e la propaganda, ci siamo chiesti se l'attentato al ponte di Kerch abbia innescato una escalation. L'attacco all'infrastruttura che collega la Crimea alla Russia ha determinato una rappresaglia da parte di quest'ultima, che ha bombardato alcune città ucraine. Recentemente, l'intelligence USA ha rilasciato dichiarazioni infastidite riguardo l'attentato a Darya Dugina, la figlia del teorico Aleksandr Dugin, sostenitore di una Russia bastione della lotta antimondialista (puntando il dito contro il governo ucraino). Evidentemente, gli Americani non hanno gli stessi interessi degli Ucraini e questo produce delle frizioni. È difficile comprendere cosa stia accadendo all'interno degli apparati statali dell'Ucraina, potrebbero esserci fazioni che vogliono dare un diverso indirizzo alla guerra in corso e pestano i piedi ad altri. Lo stesso discorso vale per Russia e Stati Uniti. Il wargame si complica, d'altronde spaccature e contrasti ci sono anche all'interno di paesi relativamente in pace. Tempo fa Limes titolava un suo numero "La Russia cambia il mondo", in realtà bisognerebbe dire che è il mondo che cambia a produrre sconquassi come la guerra in Ucraina. Lo scoppio di conflitti bellici non dipende dalle decisioni o dalla volontà di qualcuno, e meno che mai da quella dei politici o dei capi di governo, bensì da meccanismi impersonali che si attivano e tendono ad autonomizzarsi.
Da un punto di vista globale, notiamo, ormai da diverso tempo, che diversi processi di disgregazione statale si stanno sincronizzando.
Il 16 ottobre avrà inizio il XX congresso del Partito Comunista Cinese, durante il quale verrà confermato per il terzo mandato quinquennale Xi Jinping alla guida del partito e del paese. Il governo cinese sembra solido, ma deve fare i conti con la complicata gestione della pandemia, con la crisi demografica, con un'economia che rallenta e con forti tensioni nel campo immobiliare e sociale.
In Francia, lo sciopero dei lavoratori delle raffinerie Total ed Esso sta bloccando il paese. La carenza di carburante nelle stazioni di servizio complica una situazione già ingarbugliata (non solo per l'Hexagone) a causa dei problemi legati al caro energia e alla guerra. La CGT sta conducendo la lotta, la vertenza sindacale per ottenere migliori condizioni salariali dura da due settimane; il governo è intervenuto, minacciando la precettazione qualora non si arrivasse in tempi brevi ad un accordo. In questo contesto si inserisce l'appuntamento del 16 ottobre a Parigi per una grande marcia contro il carovita organizzato dalla sinistra. Anche in Gran Bretagna gli scioperi, partiti da portuali, ferrovieri e personale degli aeroporti, sono confluiti nel movimento "Don't Pay" (noi non paghiamo) contro il carovita. Si stanno formando movimenti di massa che convogliano lotte sparse di tipo sindacale e non.
In Iran, le proteste nate contro l'imposizione del velo alle donne hanno portato allo sciopero i lavoratori delle raffinerie. Dietro la facciata della lotta per i diritti civili, tanto cara ai democratici occidentali, si nascondono forze ben più pericolose per il sistema. Una bella ondata di sciopero agita anche gli Stati Uniti, anch'essi alle prese con carovita, inflazione e aumento dei generi di prima necessità.
A prescindere dalle peculiarità locali, le manifestazioni hanno la stessa motivazione in tutto il mondo, ovvero il fatto che le popolazioni ne hanno abbastanza del mondo capitalistico, anche se non ne sono ancora politicamente coscienti.
Il "fronte interno" è il tema di una relazione dello scorso incontro redazionale (24/25 settembre): la tenuta sociale, come la chiamano i borghesi, sta subendo pesanti colpi un po' ovunque. Al di là delle manifestazioni di superficie che ci sono in questo o quel paese, alla radice c'è la difficolta di fondo del capitalismo a riprodursi a causa dell'inceppamento dei suoi meccanismi, della crisi delle sue categorie fondanti. Il venir meno di questi assi portanti non è l'aspetto visibile e percepibile. In ambito terzinternazionalista chi si agita perché bisogna far ripartire la lotta di classe è fermo al paradigma rivendicativo. La lotta di classe non si ferma mai, come dimostrano gli scioperi spontanei e le rivolte in corso che si configurano come qualcosa di diverso rispetto alla classica prassi sindacale corporativa.
Si stanno sommando problematiche talmente imprevedibili per il sistema che la catastrofe diventa molto più di una possibilità. In California la siccità sta causando un disastro nell'agricoltura, migliaia di ettari di coltivazione di pomodoro andranno perduti e ciò condurrà ad una nuova impennata nei prezzi al consumo a scala globale (la stato americano produce circa il 30% del pomodoro lavorato destinato al mercato mondiale).
La Sinistra Comunista ha lavorato duramente per lasciare in eredità alle nuove leve le lezioni delle controrivoluzioni. Pensiamo allo schema di rovesciamento della prassi: esso rappresenta un processo di autorganizzazione o autocatalisi dell'organo politico della rivoluzione. La formazione del partito è il frutto di una lunga dinamica storica. Le molecole sociali, che prima si muovevano caoticamente, cominciano a polarizzarsi, a darsi un indirizzo; si formano così nuove strutture le quali retroagiscono su sé stesse, irrobustendosi e acquisendo maggiore complessità. L'articolo "Attivismo" (Battaglia comunista, 1952) fornisce chiavi di lettura fondamentali per comprendere quella che viene chiamata attualità. Anche in Italia scoppieranno scioperi, manifestazioni e rivolte dovute alla recessione, al carovita, ecc. In "Attivismo" si afferma che può pur aumentare il marasma sociale, e il mondo economico borghese essere sconvolto da formidabili scosse, e persino crollare l'impalcatura statale, ma se il partito rivoluzionario non c'è, è deficitario o carente in teoria, la situazione è a tutti gli effetti controrivoluzionaria. Ovviamente, non si risolve la mancanza del partito formale rimboccandosi le maniche per costruirlo: non si può fare altro che continuare nel lavoro pluridecennale di difesa del programma comunista, ovvero del partito storico. Si tratta forse di mero lavoro intellettuale? "No, è lotta attiva e sostanziale, conseguente contro il nemico di classe".