Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  4 aprile 2023

Guerra o cooperazione?

La teleriunione di martedì sera, a cui si sono collegati 16 compagni, è cominciata con il commento dell'ultimo numero dell'Economist, che rappresenta in copertina i due pesi massimi USA e Cina intenti a combattere un match di pugilato ("Why the China-US contest is entering a new and more dangerous phase"). La preoccupazione del settimanale inglese riguarda il fatto che la ricerca del dominio militare intorno ad alcuni punti critici, come ad esempio Taiwan, provochi incidenti o scontri che possano sfuggire al controllo innescando processi catastrofici.

È notizia di questi giorni l'accordo tra le banche centrali di Brasile e Cina che consentirà ai due paesi di utilizzare le loro valute per gli scambi commerciali, bypassando l'uso del dollaro. In Rete circolano articoli di elementi di sinistra che valutano tale intesa come epocale, dato che aprirebbe la possibilità di una biforcazione storica: "di fronte alla crisi del ruolo dominante degli Usa dobbiamo scatenare la terza guerra mondiale o dobbiamo ricercare una nuova cooperazione tra i popoli e i paesi?" ("Brasile e Cina, perché l'accordo monetario che estromette il dollaro può sconvolgere il mondo", Paolo Ferrero)

In realtà, in regime capitalistico una cooperazione tra tutti gli stati è impossibile, così com'è impossibile la cooperazione tra tutte le aziende: la concorrenza non lo permette. Restando all'interno della presente forma sociale, non c'è soluzione alle contraddizioni che essa genera: "A causa della proprietà e dei confini nazionali ci sarà sempre la corsa al maggior accaparramento, la concorrenza sui mercati, l'utilizzo di eserciti regolari e irregolari, insomma la guerra fra capitalisti con qualunque aspetto essa si manifesti." ("Super-imperialismo?")

Tra i "comunisti" vi è chi semina confusione facendo credere che l'appoggio a una coalizione di paesi contro l'altra, in questo caso per superare l'unipolarismo americano e sostituirvi un ordine internazionale basato sul multilateralismo, rappresenti un'alternativa reale. Per i filocinesi non si tratterebbe di "generare ulteriori poli di potere – sulla scia degli Stati Uniti – e costruire un mondo 'multipolare'; la Cina e i paesi in via di sviluppo chiedono un ordine mondiale 'multilaterale' radicato nella Carta delle Nazioni Unite, nonché forti sistemi di sviluppo e commercio regionale (BRICS, SCO, CELAC, ecc.)." ("Le proposte della Cina per un ordine internazionale alternativo a quello occidentale", Alessandro Scassellati)

Secondo queste analisi, la Cina starebbe cercando di dare una risposta ai cambiamenti del mondo in un'ottica di coesistenza tra stati e di sviluppo pacifico dei popoli. Non ci resta che constatare che la partigianeria per l'uno o per l'altro fronte borghese, sia esso americano, russo o cinese, non è per niente finita.

Più che di un nuovo equlibrio globale, bisognerebbe parlare di disordine mondiale montante. In un'intervista televisiva il direttore di Limes Lucio Caracciolo afferma che con la guerra in corso in Ucraina "si è rotto qualcosa di più di un ordine internazionale". Alcuni esempi di caos nel mondo sono: l'incriminazione di Donald Trump da parte della procura di Manhattan; lo sciopero delle ambasciate israeliane e la minaccia di ammutinamento di pezzi dell'esercito contro la cosiddetta legge salva-Netanyahu; gli scontri in Francia in seguito alla riforma delle pensioni; l'appello lanciato da Elon Musk e firmato da mille accademici ed esperti per chiedere una moratoria di sei mesi all'addestramento delle AI generative come ChatGpt, perché "potrebbe sfuggire dal controllo dei suoi creatori". Temi apparentemente scollegati, ma a ben vedere tutti prodotti da un sistema che non ha più la vitalità di prima.

Ritornando al conflitto sino-americano, è in corso un dibattito che verte sulla possibilità o meno dello scontro bellico tra Cina e USA, e chi tende a negare tale evenienza accampa la motivazione che una guerra del genere avrebbe un esito fatale per l'umanità. I sostenitori di questa tesi dimenticano, però, che anche il collasso del capitalismo avrebbe effetti analoghi (vedi interruzioni delle catene logistiche che riforniscono le metropoli) in mancanza di un partito rivoluzionario che traghetti l'umanità da n a n+1.

Sulla rivista abbiamo scritto che il wargaming non è più un semplice gioco da molto tempo. Possiamo dire con una certa sicurezza che va considerato come un'arma immateriale, così come è un'arma immateriale il software che controlla le armi moderne e permette loro di funzionare. Elenchiamo quindi alcuni punti per costruirci un wargame utile per capire l'evoluzione della situazione geopolitica mondiale, e vediamo alcuni scenari che potrebbero verificarsi.

- Gli USA non possono più espandersi, hanno già impiantato 800 basi in giro per il mondo, hanno bisogno di alleati che combattano per loro (proxy war) e pertanto l'Europa sarà coinvolta più di quanto non lo sia già oggi nella "politiguerra" americana.

- L'Oceano Pacifico è difficile da controllare, e la Cina sta conquistando un'influenza costruendo isole artificiali nel Mar Cinese Meridionale. Essa ha percorso in modo frenetico e a tappe forzate tutto il cammino che la distanziava dagli altri paesi a vecchio capitalismo, ed ora che sperimenta la fase senile del capitalismo si ritrova chiusa nell'Indopacifico. Deve difendere il proprio territorio e, allo stesso tempo, proiettarsi al di fuori di esso. Ha già conquistato pezzi d'Africa necessari per la produzione di cibo, e adesso stabilisce rapporti stretti con il Sud America. Il mondo capitalistico si gioca tutto sulla questione dell'alimentazione, dal controllo delle derrate agricole a quello dell'acqua.

- E' dal 1904, da quando Halford Mackinder formulò una teoria geopolitica basata sullo sviluppo raggiunto dall'imperialismo a guida inglese, che sappiamo che il cuore del mondo è collocabile nell'Eurasia. Nell'articolo "Guerra in Europa", commentando le teorie del geografo inglese, abbiamo scritto che "il controllo degli oceani tramite una flotta possente non poteva durare per sempre, e prima o poi sarebbe stato necessario far scendere i marinai dalle navi. Gli oceani sono una buona strada per collegare i continenti e riempirli di merci, ma sono di per sé deserti, mentre i continenti brulicano di vita. L'acqua è un mezzo, la terra è uno scopo."

- La borghesia ha prodotto conoscenza per l'umanità, utile anche ai comunisti. La geopolitica, infatti, è una disciplina che studia le relazioni che intercorrono tra politica, economia, storia e territorio al fine di tracciare previsioni politiche e militari ("Il pianeta è piccolo", 1950). Oggi, rispetto alla geopolitica della tradizione, che si basa su idee (e quindi teorie), abbiano mezzi nuovi che ci permettono di fare potenti simulazioni al computer.

- Dal punto di vista della produzione di merce e degli scambi, gli USA sono già potenzialmente superati dalla Cina. Secondo un focus di BNP Paribas, nei primi nove mesi del 2021 la Cina (insieme a Hong Kong) ha consolidato la posizione di leader tra gli esportatori arrivando a gestire il 18% dell'export mondiale (dal 16,2% del 2020), ma soprattutto allungando la distanza dagli Stati Uniti (la cui quota è scesa dall'8,8 all'8%) e dalla Germania (passata dal 7,9 al 7%).

- Gli USA hanno ancora la supremazia militare, ma nel campo dell'intelligenza artificiale la Cina sta facendo passi da gigante. Sono infatti americani e cinesi i due grandi gruppi multinazionali (GAFAM: Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft, e BATX: Baidu, Alibaba, Tencent, Xiaomi), che hanno destinato decine di miliardi di dollari allo sviluppo di questo settore.

- La Russia fa da cuscinetto tra America e Cina ma lo scontro decisivo tra i due colossi non potrà essere rimandato a lungo. Secondo la maggior parte delle stime, entro il 2030-2035 l'economia cinese avrà superato quella degli Stati Uniti.

- Se l'America non riesce a reagire, ad invertire la tendenza storica, rischia di diventare il mercato interno della Cina, ma per adesso non è possibile stabilire chi vincerà questo braccio di ferro. Una cosa però è certa: con il maturare dei conflitti matureranno le condizioni per una catastrofe dell'intero sistema capitalistico.

- La Cina, a differenza dell'America, non svolge un ruolo semplicemente conservativo, ma propone un grande piano per il futuro, la Nuova Via della Seta, un ambizioso progetto di integrazione teso a favorire investimenti internazionali e aumentare gli sbocchi commerciali per le produzioni cinesi. L'obiettivo è la formazione di un'economia eurasiatica guidata da Pechino.

La Sinistra Comunista "italiana" ha sempre avuto una visione sistemica del divenire rivoluzionario, basata sulla convinzione che non vi è differenza tra scienze fisiche e scienze sociali, e le sue lezioni ci hanno permesso di non rimanere invischiati nelle innumerevoli partigianerie, ovvero negli schieramenti borghesi, difendendo invece gli interessi generali del proletariato. Pensiamo al pluridecennale conflitto israelo-palestinese: se molti sinistri vedono Israele come uno stato colonialista, la nostra corrente ha inteso la sua nascita come "l'impianto di una moderna repubblica borghese" che sbloccava rapporti sociali pietrificati e avviava, in una zona arretrata, processi accelerati di industrializzazione ("La crisi del Medio Oriente", 1955). I comunisti si schierano con una borghesia solo quando questa è impegnata in una rivoluzione nazionale contro il feudalesimo o altri antichi modi di produzione. In tutti gli altri casi la consegna è: disfattismo ("Il vicolo cieco palestinese").

Fare schemi e modelli è fondamentale per capire come funziona il mondo e poter fare delle previsioni, e questo è chiaro per la Sinistra almeno dalle Tesi sulla tattica del PCd'I (Roma, 1922), che sono un sofisticato wargame giocato senza scacchiera o computer ("Wargame. Non solo un gioco").

Articoli correlati (da tag)

  • Sono mature le condizioni per una società nuova

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni sulle strutture intermedie tra il partito e la classe.

    Occupy Sandy non era né un sindacato né, tantomeno, un partito, ma una struttura di mutuo-aiuto nata sull'onda dell'emergenza e dell'incapacità della macchina statale di intervenire efficacemente per aiutare la popolazione. In "Partito rivoluzionario e azione economica" (1951) si afferma che, nella prospettiva di ogni movimento rivoluzionario generale, non possono non essere presenti tali fondamentali fattori: un ampio e numeroso proletariato, un vasto strato di organizzazioni intermedie e, ovviamente, la presenza del partito rivoluzionario. Gli organismi di tipo intermedio non devono per forza essere strutture già esistenti (ad esempio i sindacati), ma possono essere forme nuove (come i Soviet in Russia). Il tema è stato approfondito in una corrispondenza con un lettore intitolata "Sovrappopolazione relativa e rivendicazioni sindacali".

    Nella tavola VIII (Schema marxista del capovolgimento della prassi), riportata in "Teoria ed azione nella dottrina marxista" (1951), vediamo che alla base dello schema ci sono le forme ed i rapporti di produzione, le determinazioni economiche e le spinte fisiologiche, che portano la classe a muoversi verso la teoria e la dottrina (partito storico), passando attraverso strutture intermedie. Si tratta di cicli di feedback che irrobustiscono la struttura del partito formale. Quando si parla di classe, partito e rivoluzione bisogna intendere una dinamica, un processo che si precisa nel corso del tempo:

  • Vedere oltre la catastrofe

    La teleriunione di martedì sera è iniziata affrontando il tema delle imminenti elezioni americane.

    Come nota The Economist nell'articolo "The risk of election violence in America is real", il termometro sociale negli USA registra l'aumento della tensione, con toni da guerra civile. Nel nostro testo "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" (2003), abbiamo scritto che "la direzione del moto storico, l'andare verso... è irreversibile. Se il determinismo ha un senso, gli Stati Uniti sono ciò che la storia del globo li ha portati ad essere."

    La polarizzazione economica e politica negli USA è il prodotto di una dinamica storica che possiamo far partire almeno dal 1971, quando il presidente Nixon eliminò l'ancoraggio del dollaro all'oro. Gli Stati Uniti assommano su di sé tutte le contraddizioni del capitalismo mondiale, e non è un caso che proprio lì sia nato un movimento avanzato come Occupy Wall Street che, nei suoi due anni di esistenza, ha voltato le spalle alla politica parlamentare, al leaderismo e al riformismo. Interessante, a tal proposito, la descrizione che viene fatta di Occupy Sandy nel libro Emergenza. Come sopravvivere in un mondo in fiamme di Adam Greenfield:

  • Cresce la tensione ovunque

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando la situazione di guerra in Medioriente.

    Recentemente, le forze di difesa israeliane hanno preso di mira le basi UNIFIL presenti nel sud del Libano, lungo la "linea blu", con il chiaro intento di farle evacuare. Nell'attacco sono state distrutte le telecamere e le torrette di osservazione, e ci sono stati alcuni feriti tra i caschi blu. I ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito hanno manifestato il loro disappunto, mentre Israele ha dichiarato di aver precedentemente invitato il comando UNIFIL a ritirarsi. Le truppe dell'ONU sono presenti in Libano dagli inizi degli anni '80 in quanto "forza militare di interposizione", ma evidentemente il tempo della mediazione è finito per lasciare spazio a quello della guerra aperta.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email