Fabio Mini, generale in pensione, in un'intervista su YouTube sostiene che nella Striscia di Gaza Israele sta applicando la "dottrina Dahiya", sperimentata per la prima volta nella guerra del Libano del 2006 durante il conflitto con Hezbollah. Tale dottrina prevede l'impiego di una forza sproporzionata rispetto all'attacco subito, in modo da ristabilire la deterrenza. Attualmente la situazione è ibrida perché il non-stato Hamas attacca lo stato Israele e viceversa. Lo stesso avvenne in Libano, quando l'esercito israeliano si scontrò con il non-stato Hezbollah, che non è solo un movimento islamico e una forza politico-militare, ma anche una rete di welfare per la popolazione, che di conseguenza diventò obiettivo del conflitto perché considerata "radicalizzata".
Mini afferma che non è assurdo ipotizzare il dimezzamento della popolazione presente nella Striscia a causa dei bombardamenti e delle malattie (la situazione sanitaria è al collasso). Resta da capire se Israele ha intenzione di sgomberare definitivamente i palestinesi da Gaza, oppure se è disponibile ad applicare il piano, proposto da alcuni paesi europei, che prevede la sostituzione di Hamas con un'Autorità Nazionale Palestinese (da chi rappresentata ancora non è chiaro). Comunque, la rete militare di Hamas non è ancora stata smantellata, e la guerra urbana a Gaza (come prima a Falluja, Mosul e Raqqa) si preannuncia lunga. Ciò che sta accadendo è un'anticipazione di quanto potrebbe succedere in futuro in metropoli più grandi: uno scenario da incubo per ogni esercito che, per quanto ormai sia ampio l'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale, robot e altre tecnologie avanzate, rimane con il problema di dover mettere piede in un contesto urbano pieno di macerie, dove ad ogni angolo può nascondersi un cecchino o una trappola.
In un articolo di Difesa Online, "L'Iran e la (non) causa palestinese", si pone l'attenzione sul ruolo svolto dall'Iran nell'area mediorientale, facendo particolare riferimento agli attacchi alle basi americane in Iraq e Siria, ai lanci di razzi dal Libano verso Israele, e al particolare attivismo degli Houthi dello Yemen (che lanciano missili verso Israele). I gruppi menzionati sono infatti proxy warriors dell'Iran, e focalizzarsi su Hamas rischia di far perdere di vista i veri giocatori di questo wargame. Gli accordi di Abramo, che mettevano diversi paesi del Golfo sotto il cappello di Israele e degli USA in funzione anti-iraniana, sono per adesso congelati, e con essi l'obiettivo di normalizzare i rapporti nell'area e perseguire gli interessi degli USA, che così avrebbero potuto impiegare uomini e risorse in altre aree calde del mondo (ad esempio l'Indo-Pacifico).
I rapporti geopolitici si stanno complicando in tutta l'area mediorientale, basti pensare alla proiezione della Russia in Siria e agli accordi per costruire una base navale in Libia, oppure il ruolo che si sta ritagliando la Turchia come attrattore d'Eurasia. Venendo meno il potere del gendarme globale, l'America, il caos aumenta. Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni ai coloni ebrei in Cisgiordania, l'amministrazione Biden cerca di evitare un'escalation bellica nella regione a meno di un anno dalle elezioni presidenziali.
La guerra in Medioriente è collegata a quella in Ucraina: la sua invasione ad opera delle forze armate russe non sarebbe stata possibile in un mondo "americano" che funzionasse bene. L'Ucraina e la sua economia sono sostenute dall'Occidente, la controffensiva di primavera è fallita e adesso Kiev deve fare i conti con una carenza di armi, munizioni e uomini. Cosa farà l'Occidente di fronte ad un suo eventuale collasso? Nel frattempo la Russia, si legge sui giornali, ha varato una politica balcanica... anti-occidentale.
Si è poi passati a discutere della conferenza COP 28 sul clima, tenutasi a Dubai. Alcuni giornalisti notano che tali incontri riscontrano sempre meno interesse anche da parte degli ecologisti, che una volta organizzavano manifestazioni di protesta, dato che la maggior parte dei delegati fa parte di lobby del carbone, del metano e del petrolio. In occasione dell'evento, il Papa ha scritto una lettera, in cui ha ripreso i temi dell'enciclica Laudato Si', cioè quelli dell'ecologismo integrale: "L'ambizione di produrre e possedere si è trasformata in ossessione ed è sfociata in un'avidità senza limiti, che ha fatto dell'ambiente l'oggetto di uno sfruttamento sfrenato. Il clima impazzito suona come un avvertimento a fermare tale delirio di onnipotenza." Leggendo il testo della missiva, si comprende il perché delle critiche mosse dai settori cattolici conservatori al Papa, che lo accusano di occuparsi troppo delle "cose" di questo mondo e poco della salvezza delle anime.
Il regista Oliver Stone ha presentato al Torino Film Festival il film Nuclear Now, in cui invita ad abbandonare i combustibili fossili per arrivare ad un futuro sostenibile grazie all'uso dell'energia nucleare. In realtà, il problema "ecologico" non risiede tanto nella fonte energetica, quanto in un modo di produzione orientato al profitto e non ai bisogni di specie. Da questo punto di vista, sia gli appelli interclassisti del Papa che quelli di Stone, così come i vari vertici sul clima, servono solo a perpetuare il capitalismo e le catastrofi che esso genera. A causa della guerra di tutti contro tutti, l'attuale modo di produzione non è in grado di dar vita ad un governo mondiale che possa affrontare razionalmente le grandi criticità del nostro tempo: energia, consumi, trasporti, abitazioni, eccetera ("Elementi della transizione rivoluzionaria come manifesto politico", Punti di Forlì, 1952).
In un video trasmesso su Rai Tre riguardo il recente avanzamento tecnologico, viene descritta la rivoluzione operata da ChatGPT, software sviluppato poco più di un anno fa. Il tema dell'Intelligenza Artificiale sta diventando esplosivo, perché non c'è compito o mansione dell'attività produttiva che non possa essere svolto dalle macchine. Siamo già ad algoritmi che producono altri algoritmi, a macchine che addestrano macchine. In questo processo, l'uomo diventa sempre più superfluo, non solo nelle fabbriche, ma anche nei lavori cosiddetti "cognitivi". Non a caso capitalisti che si occupano di IA, come Elon Musk o Sam Altman, sono tra i sostenitori del reddito universale di base. Tale proposta è però contraddittoria: non ha senso dare un salario a tutti se nessuno poi produce plusvalore.
Uno dei settori maggiormente interessati dalla rivoluzione tecnologica e dallo sviluppo dei modelli generativi è quello dell'istruzione; le università, dove i professori non riescono più a capire se le tesi sono scritte dagli studenti o da ChatGPT e simili, corrono ai ripari aumentando il numero di esami orali. E' stato dunque superato il test di Turing, perché non siamo in grado di distinguere ciò che ha scritto una macchina da ciò che ha scritto un uomo. Q* (Q-Star), un nuovo modello di IA Generativa, sembra sia in grado di elaborare informazione non in maniera statistica ma deterministica. Wired, che cita diverse fonti, scrive: "Per l'addestramento di nuovi modelli, la ricerca ha comportato l'uso di [dati] generati dal computer al posto di dati reali come testi o immagini estratti da internet". Ormai il processo si fa da sé, è autopoietico.