I problemi del capitalismo sono di natura economica, sociale, demografica, e vanno sincronizzandosi. L'attuale modo di produzione da una parte ha bisogno di forza lavoro abbondante e a basso prezzo, dall'altra rende superflue masse enormi di uomini. L'orizzonte è quello di Un mondo senza lavoro, come da titolo di un saggio di Daniel Susskind, l'ennesima capitolazione ideologica della borghesia di fronte al marxismo: una delle più grandi minacce con cui deve fare i conti la società più lavorista mai esistita, scrive lo studioso di economia, è dovuta al fatto che il lavoro sta sparendo. Di conseguenza, aggiungiamo noi, tutta la sovrastruttura basata sul sistema del lavoro salariato è destinata a crollare. Oggi, sviluppo tecnologico vuol dire sviluppo dell'intelligenza artificiale: la grande rivoluzione iniziata negli anni '40 del secolo scorso, che va sotto il nome di teoria dell'informazione (Shannon), cibernetica (Wiener) e informatica (von Neumann), è maturata appieno e gli stessi borghesi parlano con grande preoccupazione di disoccupazione tecnologica. Di fronte ad un tale scenario, capita talvolta che economisti, politici e sindacalisti propongano redditi universali e riduzione dell'orario di lavoro per rattoppare un sistema che fa acqua da tutte le parti. In realtà, la nuova base industriale che si è venuta formando spinge l'umanità verso una società completante differente, dove non vi sarà più separazione tra tempo di lavoro e tempo di vita, e non vi saranno più sussidi statali o redditi di cittadinanza, pensioni o welfare state.
Nell'ultimo numero di Limes, intitolato "L'intelligenza non è artificiale", si legge che in Cina chi ha partecipato alle recenti proteste ha poi ricevuto telefonate minatorie da parte delle forze di polizia. Nel paese è attiva una rete di 800 milioni di telecamere alimentate da sofisticati sistemi di controllo facciale, intelligenza artificiale, algoritmi per il controllo dei movimenti, spionaggio su Web e smartphone. Tutte queste tecniche servono per il controllo della popolazione (crowd analysis) ma, nonostante ciò, le rivolte scoppieranno e saranno sempre più estese. Nessuna tecnologia può fermare milioni di persone infuriate contro lo stato di cose presente (en passant: secondo Il Sole 24 Ore, il Pil cinese è cresciuto del 3% nel 2022, segnando una delle performance più deboli da decenni).
Da qualche anno il mondo è precipitato in una situazione di estrema polarizzazione sociale. Non passa settimana che non si registrino rivolte, sommosse o manifestazioni di massa. In Perù si è formato un movimento generalizzato antigovernativo e per tutta risposta il governo ha decretato lo stato di emergenza nella capitale Lima e in altre tre province. In Tunisia ci sono manifestazioni molto partecipate contro il carovita, da mesi ormai nel paese è difficile trovare carburante e beni di prima necessità mentre inflazione e disoccupazione sono in crescita. Secondo il quotidiano spagnolo El País non è solo il Brasile ad essere in preda al marasma sociale, ma l'erosione della democrazia avanza e a livello globale e i populismi approfittano dei disordini sociali favorendo la polarizzazione della società ("No es solo Brasil. La erosión global de la democracia avanza"). A dirla tutta, la crescita dei populismi è un prodotto della profonda crisi dei rapporti sociali capitalistici.
Secondo l'ultimo Rapporto Oxfam pubblicato come di consuetudine all'apertura del World Economic Forum, l'1% più ricco possiede il 45,6% della ricchezza netta globale. La Sinistra scriveva: "Chi lavora non accumula, e accumula chi non lavora. Non a caso dice il Manifesto descrivendo la crisi: il salario diviene sempre più incerto, più precaria la condizione di vita dell'operaio. Compenso incerto, non più basso, condizione precaria, non più modesta" ("Marxismo e miseria", 1949).
I capitalisti accumulano capitale senza lavorare, mentre i salariati pur lavorando si impoveriscono. Al polo dei salariati dobbiamo aggiungere coloro che non percepiscono salario pur senza essere usciti dalla classe proletaria o senza esservi ancora entrati nonostante siano nati e vissuti in essa. Essi non possono vivere del salario che non hanno, né possono avere un reddito proprio o elargito da qualcuno, sono quindi dei senza-riserve puri. La condizione di intere fette di popolazione peggiora nettamente con l'ampliarsi del divario fra i redditi minimi e quelli massimi. Aumenta quindi la povertà assoluta e tendono a scomparire le mezze classi, quelle più sensibili alle variazioni di reddito e che hanno ancora qualcosa da perdere ("Rivolta contro la legge del valore").