Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  20 febbraio 2024

O passa la guerra, o passa la rivoluzione

La teleriunione di martedì sera, connessi 16 compagni, è iniziata con il commento di alcuni articoli inerenti il nuovo modo di condurre la guerra.

Da segnalare l'importanza acquisita dai droni nel teatro bellico ucraino, ma non solo. Nell'articolo "Legioni di 'droni intelligenti' all'orizzonte", pubblicato sul sito di Analisi Difesa, si afferma: "Non è utopico immaginare un futuro in cui legioni di droni, guidati da un unico comandante, si confrontino sul campo di battaglia. Droni da ricognizione, d'attacco, kamikaze e da supporto impiegati contemporaneamente per svolgere compiti diversi, come del resto sta già accadendo sui campi di battaglia in Ucraina."

Recentemente, l'intelligence americana ha fatto circolare la notizia, pubblicata dalla CNN e ripresa da La Stampa, di una nuova arma russa (electro magnetic pulse, impulso elettromagnetico nucleare) "in grado di distruggere i satelliti creando un'enorme ondata di energia paralizzando potenzialmente una vasta fascia di satelliti commerciali e governativi.". Il dispositivo rappresenterebbe un'importante minaccia per la sicurezza del paese.

Si sta dunque configurando un nuovo modo di fare guerra. Gli USA sono riusciti a vincere la Seconda guerra mondiale perché hanno esternalizzato a livello globale la loro catena di montaggio industrial-militare ("Guerra di macchine. La battaglia delle Midway"); la guerra moderna è, invece, un conflitto tra sistemi cibernetici, incentrato sull'elettronica e su reti di sensori. Il progetto Replicator del Pentagono, ad esempio, dà l'idea di uno scontro tra sciami di veicoli autonomi guidati dall'intelligenza artificiale. Il sistema israeliano Gospel, sempre attraverso l'utilizzo dell'IA, riesce a orientare il fuoco verso le postazioni di lancio di Hamas. Il gruppo italiano Leonardo sta sviluppando un progetto che "intende definire un'architettura spaziale in grado di fornire agli enti governativi e alle Forze Armate nazionali una capacità di calcolo e memorizzazione ad alte prestazioni direttamente nello spazio" ("Leonardo: al via il progetto per il primo sistema di Space Cloud per la difesa").

Il primo maggio del 2022 abbiamo distribuito in piazza un volantino intitolato "La Quarta Guerra Mondiale", in cui si ribadiva che, se prende piede questo tipo di guerra, l'umanità è a serio rischio di estinzione. Come scriveva Bordiga (lettera a Ceglia, 1957):

"La rivoluzione verrà se la guerra sarà bloccata sul suo scatto, e capovolta, ossia se impedirà che la guerra si sviluppi. Perché tanto sia possibile sarà necessario che un potente partito internazionale sia organizzato con la dottrina che solo abbattendo il capitalismo si impedisce la serie delle guerre. Insomma, l'alternativa è questa: o passa la guerra, o passa la rivoluzione."

Ma cos'è la guerra? Il fatto "guerra" è ritenuto troppo spesso di esclusiva competenza dei militari e manovrato a piacimento dalle classi dominanti, ma non bisogna dimenticare che è l'imperialismo ad averne bisogno e a produrlo, utilizzando i battilocchi di turno. Lo stadio di sviluppo del capitale è di estrema importanza quando si parla di guerra, poichè questa è lo specchio della società che la esprime. La teoria della borghesia sulla guerra si ferma dove finiscono i suoi interessi: pur costruendo armi e linee di montaggio, manca di una dottrina che spieghi la natura della sua guerra e, soprattutto, il fatto che sta scomparendo la pace. Due anni fa i media annunciavano l'invasione russa dell'Ucraina al fine di occuparla, senza riconoscere, invece, che si trattava di una blitzkrieg (strategia sviluppata dal generale russo Tuchačevskij durante la Rivoluzione russa e poi presa in prestito dalla Germania nella Seconda guerra mondiale), a cui sarebbe seguito un periodo di consolidamento. La Russia mirava infatti a conquistare punti nevralgici all'interno del territorio ucraino e ad acquisire postazioni stabili e fortificate, e ci è riuscita. L'Occidente non sta perdendo la guerra, come afferma Limes, perchè l'ha già persa.

L'area di contrasto tra Russi e Ucraini è una linea difensiva lunga centinaia di chilometri, simile a quelle del primo conflitto mondiale, ma con una struttura completamente diversa. Russi e Occidentali stanno svuotando i vecchi arsenali per fare spazio a nuovi armamenti, Putin ha fatto accenno al fatto che la Russia sta costruendo nuove armi (cannoni laser), dato che le vecchie non bastano più. Le guerre incominciano là dove sono finite le precedenti. Anche se il punto di passaggio non è perfettamente visibile, la transizione storica non solo è evidente ma si impone come risultato dei rapporti capitalistici. La sovrapproduzione di capitale, che è sempre sovrapproduzione di merci, trova nuovi sbocchi soltanto sovradimensionando il mercato. È inevitabile assistere alla risposta automatica, immediata, dell'intero ciclo di produzione, il quale comprende la guerra. La "trasformazione della guerra imperialista in guerra civile" poteva avere senso nella Russia del 1917, quando gli eserciti di popolo potevano fraternizzare e scagliarsi contro i propri comandanti. Oggi tale "trasformazione" avrebbe l'aspetto di uno scontro tra forze simmetriche, cioè tra eserciti, un po' come nella guerra civile spagnola: un esito teoricamente possibile, ma ben poco probabile e tantomeno auspicabile nella nostra epoca.

Nei numeri 50 e 51 della rivista, dedicati al tema del wargame, abbiamo tracciato una distinzione tra il processo rivoluzionario come lo abbiamo osservato in passato, e la configurazione che assumerà domani. Evidentemente, sarà necessario il crollo del fronte interno, un collasso che impedisca una mobilitazione generale della società verso il nuovo tipo di guerra. Dovrà svilupparsi qualcosa all'interno delle grandi metropoli capitalistiche, una rottura radicale con l'esistente. Lo schema del rovesciamento della prassi della nostra corrente dimostra che, per arrivare a tanto, servono due tipi di movimento: uno dal basso verso l'alto (bottom-up), e l'altro dall'alto verso il basso (top-down). La polarizzazione che porta una parte del proletariato ad organizzarsi in partito è generata dalla dissoluzione del modo di produzione capitalistico, dalla profonda crisi della legge del valore, da un disagio sociale crescente.

Nessuna rivoluzione ha mai raggiunto il suo scopo senza che la classe vittoriosa avesse espresso in tutti i sensi questa superiorità. Che non è necessariamente rappresentata dal numero di uomini e di mezzi, dalle possibilità economiche o dalla disponibilità di tecnologie, ma può essere il risultato congiunto della debolezza della classe al potere e della qualità dell'organizzazione sociale rivoluzionaria emergente nel corso del collasso di vecchie forme sociali.

A proposito di organizzazione sociale, guardando all'Italia, in questi giorni la CGIL ha richiamato l'attenzione sul fatto che in una città come Torino 8 lavoratori su 10 sono precari. Qualche anno fa, quando si parlava di lavoratori "atipici", ci si riferiva ai somministrati, ai co.co.co, ai lavoratori a progetto, ecc., mentre oggi gli "atipici" sono quelli con il contratto a tempo indeterminato. Il precario che passa da un lavoro all'altro, da un contratto all'altro, che ha sempre meno da perdere in questa forma sociale, dovrà per forza di cose riscoprire l'organizzazione immediata territoriale, come anticipato da Occupy Wall Street nel 2011 e prima ancora dalla Sinistra Comunista "italiana" ("Prendere la fabbrica o prendere il potere?", 1920).

Le reti permettono di bypassare le organizzazioni tradizionali, facilitano l'autorganizzazione di classe. Uno smartphone può diventare uno strumento di supporto all'esercito (l'Ucraina ha sviluppato un'app che consente ai civili di inviare foto e informazioni per localizzare il nemico), ma anche un mezzo alla portata di tutti per coordinarsi durante le manifestazioni. Il proletariato globale ha in mano strumenti potentissimi: come abbiamo scritto nell'articolo "Informazione e potere" (n. 37), con l'avvento di Internet si è stabilita una simmetria tra rivoltosi e Stato, e quest'ultimo non ha più il monopolio dell'informazione. Sono cambiate le regole del gioco, e quindi è cambiato il gioco.

Con l'Internet of Things (IoT), tutti gli oggetti e le infrastrutture sono potenzialmente collegabili alla rete e potrebbero dar vita ad un vastissimo sistema intelligente. Bruce Schneier, esperto di sicurezza informatica, scrive nella sua newsletter:

"Pensiamo ai robot come oggetti metallici discreti, con sensori e attuatori sulla loro superficie e logica di elaborazione all'interno. Ma i nostri nuovi robot sono diversi. I loro sensori e attuatori sono distribuiti nell'ambiente. La loro elaborazione avviene altrove. Sono una rete di unità individuali che diventano un robot solo nel complesso."

Abbiamo costruito un robot delle dimensioni del mondo senza rendercene conto. Le fabbriche come unità discrete vanno intese come moduli di una fabbrica globale, collegati attraverso sistemi di intelligenza artificiale. Gli algoritmi possono sviluppare una capacità predittiva: grazie alla massa di dati che viene immagazzinata nei data center delle grandi aziende è possibile prevedere la quantità di prodotti che saranno venduti. Già a metà degli anni '90 fu progettata la Non Stop Logistics, che aveva come obiettivo il pronostico dei volumi di un insieme di prodotti di largo consumo richiesti in una certa zona (per esempio una metropoli) e periodo (per esempio un fine settimana). L'idea di base è che le previsioni aggregate per una certa area saranno sempre più precise delle previsioni di dettaglio per un negozio singolo. Amazon ha ripreso questa modalità organizzativa organizzando spedizioni preventive verso determinate regioni o città, basandosi sulle informazioni rilasciate da appositi software. Insomma, con questo sistema automatizzato la consegna della merce avviene prima che parta l'ordine e sebbene sia controintuitivo, l'anticipatory shipping sembra funzionare.

Nell'articolo "Rivoluzione anti-entropica" abbiamo visto che per Wiener, Rosenblueth e Bigelow ("Comportamento, intento e teleologia", 1943), come già per Aristotele, "la fine viene per prima."

Articoli correlati (da tag)

  • Processi evolutivi e probabilmente anche catastrofici

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con alcune considerazioni riguardo la produzione di autovetture elettriche.

    Il colosso cinese BYD ("Build Your Dreams") ha superato Tesla di Elon Musk in numeri e fatturato, attestandosi come primo produttore di auto elettriche al mondo. BYD sta costruendo a Zhengzhou una fabbrica di 130 kmq (una superficie maggiore di quella di Napoli), che impiegherà circa 90mila lavoratori e conterrà al proprio interno tutto il necessario per la costruzione delle automobili: dalla produzione di batterie, motori e carrozzerie, fino alle abitazioni per i dipendenti e alle aree per lo svago. La Cina ha la necessità di sviluppare il mercato interno, dato che negli ultimi anni la sua crescita è dipesa dalle esportazioni; ora si sta preparando per far fronte ai dazi e alle barriere doganali.

    Nella produzione di automobili a combustione prima c'è stata la grande fabbrica fordista, che realizza tutte le componenti al proprio interno; successivamente, si passa ad una fabbrica globale distribuita sul territorio, in cui ogni stabilimento-reparto produce un qualche semilavorato. Ora sembra che in Cina si stia ritornando alla concentrazione industriale. La crisi dell'automobile fornisce indicazioni sullo stato di salute del capitalismo: troppi produttori, troppi autoveicoli da costruire per ricavare una massa di profitto che giustifichi gli investimenti. L'elevata composizione organica del capitale determina un calo del costo unitario della merce, e tale processo porta ad aumentare la massa della produzione ma, al contempo, causa il calo dei profitti. Mettendo in atto le controtendenze alla caduta del saggio di profitto, la borghesia, come ci spiega Marx, non fa altro che spostare i problemi nel futuro, ingigantendoli.

  • Accelerazionismo e forze storiche

    La teleriunione di martedì sera è iniziata dalla segnalazione di un articolo del sito Futuro Prossimo, intitolato "USA senza freni: l'accelerazionismo tecnologico di Trump e Musk".

    Nell'articolo, Ben Buchanan, ex consigliere per l'IA per la Casa Bianca, afferma che l'accelerazionismo, una corrente di pensiero secondo cui lo sviluppo tecnologico non deve avere limitazioni, è diventato la dottrina ufficiale dell'amministrazione Trump, con conseguenze potenzialmente rivoluzionarie. Per il nuovo esecutivo politico americano la vera minaccia non è la mancanza di regole, bensì il rischio di restare indietro nella corsa globale all'intelligenza artificiale generale. I meccanismi di funzionamento dello Stato sono troppo lenti per tenere il passo con l'innovazione tecnologica, perciò è necessaria una "distruzione creatrice" di schumpeteriana memoria. Di qui i piani di licenziamento dei lavoratori del DOGE (dipartimento per l'efficienza governativa statunitense) voluti da Elon Musk. Sembra che parte dei 1.500 dipendenti federali della General Services Administration recentemente allontanati verranno sostituiti dalla chatbot GSAi.

    Joseph Schumpeter sviluppa la teoria della "distruzione creatrice" basandosi sull'opera di Marx, in particolare sul passaggio del Manifesto del partito comunista in cui si afferma che la società borghese è costretta a rivoluzionare "di continuo gli strumenti di produzione, quindi i rapporti di produzione, quindi tutto l'insieme dei rapporti sociali".

  • Modelli di ragionamento

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando le ultime notizie riguardanti i dazi lanciati dall'amministrazione Trump, e i contro-dazi minacciati dal presidente cinese Xi Jinping.

    In questo scontro inter-imperialistico, l'Europa risulta il vaso di coccio tra vasi di ferro. Essa non è un'entità unitaria, né dal punto di vista politico né da quello economico e militare. Detto questo, non c'è alternativa che non sia la guerra aperta al "patto col diavolo" sottoscritto da Cina e USA, che sulla scena internazionale sono nemici e concorrenti ( "Imperialismo in salsa cinese").

    In questa epoca di mercato globale il protezionismo è una pratica estremamente contradditoria dato che i capitali americani vanno a valorizzarsi in Cina, e viceversa. Il tentativo di disaccoppiare l'economia statunitense e i suoi satelliti dal blocco rappresentato dalla Cina è antistorico, così come l'idea di far ritornare grande e industriale l'America. Essa si appresta alla costruzione di grandi data center per l'intelligenza artificiale ("Stargate"), con i relativi impianti per generare l'energia necessaria al loro funzionamento. Il progetto prevede un investimento totale di circa 500 miliardi di dollari in quattro anni con una partnership tra pubblico e privato (OpenAI, Oracle e SoftBank). Per quanto importante sia questo progetto, non genererà milioni di nuovi posti di lavoro.

Rivista n°56, dicembre 2024

copertina n° 56

Editoriale: I limiti dell'… inviluppo / Articoli: Il gemello digitale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Donald Trump e il governo del mondo / Rassegna: Il grande malato d'Europa - Il vertice di Kazan - Difendono l'economia, preparano la guerra / Recensione: Ciò che sembrava un mezzo è diventato lo scopo / Doppia direzione: Il lavoro da svolgere oggi - Modo di produzione asiatico? - Un rinnovato interesse per la storia della Sinistra Comunista - Isolazionismo americano post-elettorale?

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email