Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  28 maggio 2024

Chiusura di un ciclo storico

La teleriunione di martedì sera è iniziata con il commento del testo "Il ciclo storico dell'economia capitalistica" (Prometeo n. 5 del 1947), nel quale si dimostra che il capitalismo nasce all'interno della società feudale, e che è possibile delineare una dinamica storica che va dalla bottega artigiana alla manifattura, fino alla fase senile del capitalismo in cui la finanza domina l'industria.

Ad un certo grado di sviluppo delle forze produttive si verifica una scissione tra chi detiene i mezzi di produzione, i datori di lavoro, e gli operai, che non sono più padroni del prodotto del loro lavoro. L'artigiano, che precedentemente poteva compiere tutte le operazioni utili alla produzione, viene sostituito da un operaio complessivo (lavoro associato) che è la somma di tanti operai parziali. La figura unitaria dell'artigiano si sdoppia: appaiono sulla scena storica il capitalista e il salariato. All'interno della vecchia società maturano gli elementi della nuova, e questo vale anche per la prossima rivoluzione, che sarà a titolo umano. Giunto il capitalismo alla sua fase suprema, l'imperialismo, la stessa figura dell'imprenditore, quello che veniva chiamato padrone, praticamente non esiste più, sostituito da funzionari lautamente stipendiati oppure addirittura da algoritmi.

Ne "Il ciclo storico dell'economia capitalistica" c'è un riferimento al maggior rendimento della produzione capitalistica rispetto a quella feudale: grazie ai risultati della produzione nelle fabbriche (sistema di macchine), il capitalismo riesce a produrre a minor costo. La rivoluzione è un fatto anti-entropico: la prossima forma sociale sarà a più alto rendimento energetico. La spersonalizzazione del capitalismo può essere rintracciata anche nei fatti di cronaca raccolti dai giornali; recentemente, Luciano Benetton ha addossato la responsabilità di un buco di cento milioni di euro nel bilancio della sua impresa di famiglia al manager che aveva assunto alla guida del gruppo: "Mi sono fidato e ho sbagliato. Sono stato tradito nel vero senso della parola. Qualche mese fa ho capito che c'era qualche cosa che non andava. Che la fotografia del gruppo che ci ripetevano nei Consigli di amministrazione i vertici manageriali non era reale". Da tempo i capitalisti hanno delegato a tecnici la direzione delle proprie imprese. La corrente cui facciamo riferimento, in un lavoro fondamentale come Proprietà e Capitale, già nel 1948 descriveva una società in cui vi sono un capitale senza capitalisti e capitalisti senza capitale.

Si è poi accennato ad un articolo intitolato "Il grande bluff delle neuroscienze" di Riccardo Manzotti, in cui si sostiene che "alla base della ricerca delle neuroscienze non vi è un solo dogma, ma ben due, che potremmo considerare il 'credo' delle neuroscienze. Il primo postula che soggetto e mondo siano separati, il secondo che la coscienza sia all'interno del corpo". Così come non esiste un individuo isolato (la produzione e la "coscienza" sono collettivi), parimenti non può esistere una specie umana scollegata dalla natura circostante. Essa è fatta della stessa materia di cui è fatto il resto dell'universo.

Meritano attenzione anche le notizie che arrivano dal mondo tecnologico: OpenAI ha avviato l'addestramento di una nuova Intelligenza Artificiale che dovrebbe sostituire ChatGpt4. La forza produttiva sociale sta facendo passi da gigante mettendo in discussione gli attuali rapporti di produzione: tecno-capitalisti come Elon Musk affermano che in futuro non ci sarà più alcun lavoro, perché l'IA riuscirà a sostituire tutti i lavori. Chi opera nei settori di punta dell'economia hi-tech avverte che c'è una rivoluzione in corso e cerca vie d'uscita, più o meno fantasiose, alla crisi del capitale puntando alla colonizzazione di altri pianeti oppure ad un futuro transumanista (L'utopia dei miliardari. Analisi e critica del lungotermismo di Irene Doda). Queste nuove ideologie, per quanto strampalate, vanno studiate, anche solo per il fatto che chi le porta avanti è a capo di aziende che in borsa sono valutate migliaia di miliardi di dollari, superando a volte il PIL di alcuni stati. Alla base del licenziamento di Sam Altman da OpenAI di qualche tempo fa, sembra ci fosse anche uno scontro interno alla società tra la corrente dell'altruismo efficace e quella dell'accelerazionismo efficace. Quest'ultima afferma che qualsiasi cambiamento sociale dovuto allo sviluppo tecnologico è positivo, mentre per l'altruismo efficace (che è collegato al lungotermismo) non bisogna fissarsi sulla filantropia, ma ragionare in un'ottica di specie, pensando a coloro che non sono ancora nati. Punto focale di questa corrente è l'ipotesi di concentrare grandi investimenti volti a garantire il futuro della specie, che un domani rendano l'uomo immortale.

A proposito di nuove tecnologie, un drone dell'esercito ucraino ha colpito una stazione radar ad Armavir, a 1800 km dal proprio confine: è la prima volta che un attacco viene condotto così in profondità in territorio russo. La stazione radar fa parte di una rete d'allarme precoce che avvista i missili balistici diretti verso la Russia, è perciò parte del sistema di deterrenza nucleare del paese. La guerra delle onde elettromagnetiche è essenziale nel conflitto moderno, ad esempio prima di effettuare un attacco nucleare si cerca di accecare questo tipo di tecnologie. In seguito all'azione, gli esperti hanno lanciato l'allarme riguardo la possibilità che la Federazione Russa si ponga in stato d'allerta, elevando al massimo il rischio di una guerra atomica. ("Accecato dai droni il radar antiatomica. L'azzardo di Kiev aumenta i pericoli di escalation nucleare"). Nel giro di poco più di due anni, si è arrivati ad attaccare i sistemi di difesa antinucleare russi, mentre la Francia ha ripreso le esercitazioni e si è offerta di fornire il "cappello nucleare" ai 27 paesi dell'UE.

L'articolo "Difendersi in guerra costa 66 volte più che aggredire: la lezione dell'Iron Dome ignorata in Italia e nella Ue" del Corriere della Sera spinge ad approfondire il rapporto tra difesa e offesa nella guerra moderna. Abbiamo sempre sostenuto che la difesa è più forte dell'attacco (Carl von Clausewitz), ma ci sono situazioni nuove che mettono in discussione questo assunto. Un esempio è l'attacco del 7 ottobre, efficace perché Hamas ha utilizzato migliaia di razzi partiti dalla Striscia per "accecare" Iron Dome ed in parallelo ha inviato centinaia di miliziani in territorio israeliano con alianti, motociclette, autovetture, assestando un colpo che il paese non aveva mai subito e con costi economici irrisori. Nell'articolo "La sindrome di Yamamoto" abbiamo visto che, dal punto di vista delle onde elettromagnetiche, la differenza netta tra chi attacca e chi viene attaccato svanisce. Chi si muove emette segnali, ma anche chi si difende. È come se tutti fossero allo stesso tempo sia in difesa che in attacco.

Il generale Fabio Mini, in un'intervista visionabile su YouTube ("La guerra nucleare tattica distruggerà l'Europa"), afferma che l'Occidente sta perdendo la guerra, e chi potrebbe finire nell'occhio del ciclone è proprio l'area dell'UE. Se la deterrenza strategica tra USA e Russia funziona ancora (in termini di bombe atomiche stoccate nei propri arsenali), di uso "limitato" di armi nucleari tattiche si parla sempre più spesso. Il contenuto dell'intervista è stato praticamente ripreso da Putin nella conferenza tenuta durante la visita di Stato in Uzbekistan: "Questa costante escalation può portare a gravi conseguenze. Se queste gravi conseguenze si verificassero in Europa, come si comporteranno gli Stati Uniti, tenendo presente la nostra parità nel campo delle armi strategiche? Difficile da dire. Vogliono un conflitto globale?"

Da una parte in Ucraina si combatte per conquistare qualche chilometro e rinsaldare le fortificazioni, dall'altra si gioca una partita ad un livello più alto, che potrebbe sfuggire di mano e portare all'utilizzo di armi atomiche.

Nello scacchiere internazionale ci sono paesi (Cina, India, Russia, Brasile, Turchia, Indonesia, ecc.) che vorrebbero sottrarsi al dominio degli USA, ed alcuni analisti sostengono la necessità di passare ad una governance multipolare. Non c'è un blocco alternativo alla NATO ma ci sono alleanze congiunturali che funzionano soltanto nel breve periodo. Più che un mondo post-americano, quello che viene avanti è un mondo sempre più fuori controllo. In Sudan è in corso una catastrofe umanitaria e quasi nessuno ne parla. Ci sono milioni di persone alla fame, sei milioni di sfollati, altri milioni che vagano alla ricerca di un posto dove trovare cibo e acqua. Secondo l'Economist ("Sudan: the war the world forgot"), la situazione non è critica solo per la popolazione locale perché l'instabilità potrebbe espandersi verso l'Egitto e i porti del Corno d'Africa, toccando gli interessi economici di Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. Che il Sudan sia un'anticipazione di quello che potrebbe succedere a livello mondiale se perdurasse l'attuale assetto sociale?

Articoli correlati (da tag)

  • Vedere oltre la catastrofe

    La teleriunione di martedì sera è iniziata affrontando il tema delle imminenti elezioni americane.

    Come nota The Economist nell'articolo "The risk of election violence in America is real", il termometro sociale negli USA registra l'aumento della tensione, con toni da guerra civile. Nel nostro testo "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" (2003), abbiamo scritto che "la direzione del moto storico, l'andare verso... è irreversibile. Se il determinismo ha un senso, gli Stati Uniti sono ciò che la storia del globo li ha portati ad essere."

    La polarizzazione economica e politica negli USA è il prodotto di una dinamica storica che possiamo far partire almeno dal 1971, quando il presidente Nixon eliminò l'ancoraggio del dollaro all'oro. Gli Stati Uniti assommano su di sé tutte le contraddizioni del capitalismo mondiale, e non è un caso che proprio lì sia nato un movimento avanzato come Occupy Wall Street che, nei suoi due anni di esistenza, ha voltato le spalle alla politica parlamentare, al leaderismo e al riformismo. Interessante, a tal proposito, la descrizione che viene fatta di Occupy Sandy nel libro Emergenza. Come sopravvivere in un mondo in fiamme di Adam Greenfield:

  • Cresce la tensione ovunque

    La teleriunione di martedì sera è iniziata commentando la situazione di guerra in Medioriente.

    Recentemente, le forze di difesa israeliane hanno preso di mira le basi UNIFIL presenti nel sud del Libano, lungo la "linea blu", con il chiaro intento di farle evacuare. Nell'attacco sono state distrutte le telecamere e le torrette di osservazione, e ci sono stati alcuni feriti tra i caschi blu. I ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito hanno manifestato il loro disappunto, mentre Israele ha dichiarato di aver precedentemente invitato il comando UNIFIL a ritirarsi. Le truppe dell'ONU sono presenti in Libano dagli inizi degli anni '80 in quanto "forza militare di interposizione", ma evidentemente il tempo della mediazione è finito per lasciare spazio a quello della guerra aperta.

  • Dall'impero americano, al caos, alla rivoluzione

    La teleriunione di martedì sera ha preso le mosse dall'intervento di Lucio Caracciolo al festival di Limes a Genova 2024 ("Dall'impero americano al caos").

    Le determinazioni materiali spingono gli analisti di politica ed economia internazionale ad affermazioni forti. Caracciolo sostiene che le guerre in corso riguardano la transizione egemonica, ma che nei fatti non c'è nessun nuovo candidato alla guida di un mondo post-USA, e prevede una fase più o meno lunga di caos. Va ricordato che, almeno dagli anni Settanta, si è scoperto che non esiste il caos fine a sé stesso. Gli studi sui sistemi dinamici e la complessità ci indicano l'esistenza di un caos deterministico, nel quale vi sono attrattori strani che rappresentano un nuovo tipo di ordine. Il caos non è dunque il punto di arrivo, ma rappresenta la transizione ad una nuova forma sociale. I teorici dell'autorganizzazione, ad esempio Stuart Kauffman, descrivono il margine del caos come quella "terra di confine" che rende possibili nuove configurazioni.

    Nella rivista monografica "Teoria e prassi della nuova politiguerra americana" abbiamo descritto la guerra, apertasi dopo il crollo del blocco sovietico, il miglior nemico degli USA. Quel mondo bipolare aveva trovato un equilibrio fondato sulla deterrenza nucleare ("Dall'equilibrio del terrore al terrore dell'equilibrio"), che oggi è venuto meno anche dal punto di vista demografico: gli americani sono circa 300 milioni mentre il resto del mondo conta oltre 7 miliardi e mezzo di abitanti. E poi, di questi 300 milioni, la maggioranza non fa parte del sistema dell'1%: lo testimoniano l'ultima ondata di scioperi e il fatto che l'esercito abbia problemi con l'arruolamento. Si sono affacciate sul mondo nuove grandi potenze, in primis la Cina, che già solo per il fatto di esistere e crescere, economicamente e militarmente, mettono in discussione il primato degli Stati Uniti.

Rivista n°55, luglio 2024

copertina n° 55

Editoriale: Non potete fermarvi

Articoli: Evoluzione extra biologica - Transizione di fase. Prove generali di guerra

Rassegna: Presa d'atto - Il capitalismo è morto

Recensione: Dallo sciopero, alla rivolta, alla Comune - Guerra civile negli USA, ma non quella vera

Doppia direzione: Il programma immediato non ammette mediazioni

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email