La natura segue il suo corso, il quale prevede anche il manifestarsi di fenomeni discontinui o catastrofici. Ma i tempi della natura non sono compatibili con quelli degli interessi borghesi, e viceversa. Badando esclusivamente al profitto, la borghesia si trova puntualmente impreparata di fronte alle cosiddette catastrofi naturali. Secondo il professor Antonio Coviello, docente universitario e ricercatore-economista dell'Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l'evacuazione improvvisa dei Campi Flegrei creerebbe un danno economico sul PIL italiano di almeno l'1%: "Sarebbe impensabile evacuare improvvisamente e repentinamente l'intera zona flegrea, come previsto dai Piani di emergenza. Si stima infatti un costo di oltre 30 miliardi di euro annui". La vita umana vale dunque meno del Prodotto Interno Lordo? Nella zona di Pozzuoli siamo, per usare il titolo di uno degli articoli della Sinistra, alla "coltivazione delle catastrofi". Finché l'umanità non seguirà un piano di specie, le catastrofi, invece di essere anticipate, si moltiplicheranno.
Sono tanti gli esempi di azioni umane che hanno preparato disastri immani. In occasione del terremoto avvenuto ad Ischia nel 2017, avevamo scritto che l'unica prevenzione efficace su di un'isola vulcanica periodicamente soggetta a scosse telluriche sarebbe quella di non costruirvi abitazioni. Milioni di persone vivono intorno al Vesuvio, ma anche tra Los Angeles e San Francisco, che sono ubicate esattamente sulla faglia di Sant'Andrea, la quale, si sa per certo, causa devastanti terremoti. La conoscenza attuale è limitata dagli interessi reali della borghesia; la possibilità di dominare gli effetti sociali della produzione non dipende dalla conoscenza, ma dai rapporti di classe. La società d'oggi coltiva anche le catastrofi sociali, cioè bruschi cambiamenti, transizioni di fase.
Dal punto di vista economico, è interessante quanto riportato nell'articolo "Usa. Famiglie a secco, Wall Street fa i conti con i consumi in calo" (Il Sole 24 Ore): al di là dei proclami trionfalistici sulla cosiddetta ripresa negli States, diversi dati (crollo dei risparmi, insolvenze sulle auto e carte di credito) dimostrano che le famiglie americane stanno raschiando il fondo del barile. Nel film La grande scommessa di Adam McKay è ben descritto il meccanismo di indebitamento dei cittadini americani che portò alla crisi del 2008: pur essendo poveri, in moltissimi riuscivano ad accendere mutui per poter acquistare case, auto e altri beni. Negli USA, il debito dello stato, delle famiglie e degli stati ha raggiunto cifre incredibili, mostrando che il paese può vivere al di sopra delle proprie possibilità, a condizione di riuscire a mantenere l'egemonia mondiale. Il biglietto verde riflette, infatti, un determinato potere economico e militare e non è un caso che recentemente l'Economist abbia dedicato un intero numero alla crisi dell'ordine economico mondiale. Il fatto che gli Stati Uniti siano costretti ad indietreggiare lasciando spazio ad altre potenze indebolisce l'immagine che Washington si era costruito negli ultimi decenni.
Gli USA sono sempre riusciti a scaricare all'esterno le tensioni che crescevano all'interno, per esempio scalzando la Cina come primo partner della Germania. Adesso, però, qualcosa non funziona più come prima, vedi l'occupazione delle università americane ad opera degli studenti pro-Palestina. L'Auto Workers (UAW) Local 4811, il sindacato che rappresenta 48.000 lavoratori accademici, ha cominciato uno sciopero a scacchiera in solidarietà agli studenti in lotta e contro la violenza poliziesca.
In un grafico presente nell'articolo "Ranked: The Top 6 Economies by Share of Global GDP (1980-2024)" di Marcus Lu, si osserva come nel corso del tempo la distribuzione del PIL globale tra le più grandi economie del mondo si è modificata, riflettendo i cambiamenti nelle politiche economiche, i progressi tecnologici e le tendenze demografiche. Nel 2024 il PIL americano ha raggiunto il 26,3% di quello globale, dopo aver toccato il fondo nel 2011 scendendo al 21,1%. Lo schema mostra anche l'imponente ascesa della Cina che, grazie all'entrata nel WTO nel 2001, si è via via integrata nell'economia mondiale. Il Giappone, un tempo seconda potenza economica dopo gli Stati Uniti rappresentando il 17,8% dell'economia globale nel 1995, è da allora in stagnazione economica e l'invecchiamento della popolazione ha portato la sua economia ad un relativo declino.
Il presidente cinese Xi Jinping è tornato in Europa dopo cinque anni. Il suo viaggio ha toccato Parigi, ma anche Budapest e Belgrado, che hanno rapporti preferenziali con la Cina. Un articolo dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale ("Com'è andato il viaggio di Xi in Europa") fa notare che, attraverso il porto del Pireo di Atene (controllato dai Cinesi), potrebbe stabilirsi un collegamento diretto verso Budapest, uno snodo importante per la direttrice verso il centro dell'Europa. L'import-export dell'Europa in confronto alla Cina è nettamente a favore di Pechino. Per quanto riguarda la Serbia, "Pechino ha tutto l'interesse affinché Belgrado proceda nel suo cammino verso Bruxelles, vedendo nel paese balcanico quel cavallo di Troia indispensabile per continuare a penetrare il mercato europeo". Anche in Africa, che vede negli ultimi mesi un susseguirsi di colpi di stato, è in corso l'espansione di Cinesi e Russi e la ritirata di Americani e Francesi (adesso alle prese con la rivolta in Nuova Caledonia). Nell'Imperialismo Lenin descrive la legge dello sviluppo diseguale, legge assoluta del capitalismo, che porta sia alla guerra commerciale che a quella guerreggiata; dato che il mondo è limitato, i paesi che si affacciano per ultimi sui mercati globali, cercando spazi per riversare l'esuberanza di merci e capitali, si scontrano inevitabilmente con quelli che non vogliono perdere le proprie sfere d'influenza.
La Russia sta compiendo esercitazioni con le atomiche tattiche vicino al confine con l'Ucraina. Il New York Times indica lo Spazio come futuro campo di battaglia: raggi laser per distruggere satelliti nemici, attacchi cibernetici e lotta tra satelliti dotati di braccia meccaniche. La Russia non può ambire, nello scacchiere internazionale, ad avere un ruolo di primo piano, ma al tempo stesso non può permettersi di veder messa in discussione la propria integrità territoriale e il proprio spazio vitale; essa è stata "costretta" ad attaccare, approfittando anche delle difficoltà degli USA testimoniate dal ritiro dall'Afghanistan nel 2021.
La recente visita di Putin a Pechino serve soprattutto a rinsaldare un patto volto alla costruzione di un "mondo multipolare più giusto e più democratico", alternativo all'unipolarismo americano. Entrambi i paesi, nonostante siano nemici storici, vogliono ricalibrare i rapporti di potere internazionali, ridefinire un'architettura di governance mondiale. È però un'illusione pensare ad un mondo borghese in cui tutti possono curare pacificamente i propri interessi: il capitalismo è guerra di tutti contro tutti. E' sbagliato credere che "la contesa tra quegli organismi che sono gli Stati, o tra quegli organismi che sono le classi sociali e i loro partiti, può sciogliersi senza la forza materiale, in una gara di parole." ("Il pianeta è piccolo", 1950)
L'attuale modo di produzione è uno zombie, un cadavere che resta in piedi solo perché i senza-riserve glielo permettono. Nel grande wargame mondiale manca per adesso un giocatore fondamentale, il proletariato, che non ha nulla da perdere in questa forma sociale se non le proprie catene. Una volta entrato in scena il partito dell'antiforma, il gioco non sarà più tra stati ma tra classi. E se cambiano le regole del gioco, cambia anche il gioco stesso. Non c'è solo caos all'orizzonte, vi sono anche saggi di futuro. E, difatti, caratteristica della Sinistra nei suoi lavori, è quella di delineare una dinamica ieri-oggi-domani: in articoli come "Il ciclo storico dell'economia capitalistica", "Il ciclo storico del dominio politico della borghesia" e "Il corso storico del movimento di classe del proletariato" (Prometeo, 1947), si mette in luce un andamento storico che porta a uno sbocco definito, previsto. Ad un certo punto si esaurisce la spinta propulsiva del capitalismo, si acutizzano le sue contraddizioni economiche e si arriva così allo scontro aperto tra le classi. Il capitalismo nella sua fase senile assume un carattere parassitario (il capitale finanziario domina su quello industriale) e ciò vale sia per lo sbirro mondiale, gli USA, che per tutti gli altri stati.