In questa concezione, la progettualità politica (il programma) e la prassi rivoluzionaria si risolvono nella banalizzazione del concetto di "rovesciamento della prassi", scadendo in un ingenuo ottimismo scientista. A questo proposito, sono significativi gli articoli: Patologie dell'investimento ("N+1", n. 0) e Capitalismo e nuove tendenze ("N+1", n. 1), dove si afferma che "l'intero sistema della produzione capitalistica sarebbe già utilizzabile così com'è, con la sua estesa socializzazione, la sua razionalità e la mancanza, al suo interno, delle categorie di valore (il prodotto diventa merce solo quando lascia il ciclo produttivo ed entra nel mercato)". Da questi scritti trapelano, seppur specularmente (ed evirate), le tesi sostenute a suo tempo da Raniero Panzieri sui "Quaderni Rossi", in particolare riguardo al cosiddetto "piano del capitale" (cfr. Vita e morte dei "Quaderni Rossi", "il programma comunista", 1992, nn. 2, 3, 4). Per inciso, entrambi subordinano la produzione alla circolazione.
Una volta chiarito l'equivoco, nulla osta che N+1 presenti elaborazioni da me apprezzate e condivise, sulle quali si è soffermata la mia attenzione. Ma questo avviene per le elaborazioni di qualsiasi centro intellettuale degno di questo nome, a prescindere da surrettizie etichette marxiste. Per esempio, la rivista "Limes" ha pubblicato articoli che ho apprezzato e condiviso, ma questo non significa che abbia apprezzato e condiviso la concezione che informa il progetto redazionale della rivista. Altrettanto non è avvenuto con "N+1": erroneamente, ho esteso la mia approvazione alla concezione che informa il progetto redazionale della rivista e il gruppo di lavoro che ne sostiene l'attività.
A ben vedere, N+1 rappresenta una versione più raffinata del materialismo volgare di Lotta Comunista, proponendo il medesimo atteggiamento contemplativo nei confronti del mondo. Tanto, lavora la vecchia talpa, figlia legittima dell'astuzia della ragione di Hegel.
Ogni tanto càpita da noi qualche professorino attirato dalla qualità di quello che crede il "nostro" lavoro (un centro intellettuale degno di questo nome!), ignaro delle sue radici, che invece affondano nella storia della Sinistra Comunista "italiana". Poi, in genere dopo qualche settimana, constatato che da noi si lavora duramente, si chiacchiera poco e soprattutto si producono robusti anticorpi contro il virus dell'individualismo, se ne va sbattendo la porta. L'aspetto più curioso è che se ne va sempre con motivazioni assai poco originali, copiate di sana pianta da quelle che furono le critiche dell'Internazionale degenerata contro la Sinistra Comunista. Quello che presentiamo qui integralmente è un piccolo capolavoro in tal senso, non ci risparmia neppure il togliattiano "talmudismo". Sorvoliamo sul resto, che per noi è una bella verifica sperimentale dell'aforisma che un vecchio compagno del '21 scriveva a un operaio: "Voi non conoscete gli intellettuali, non fidatevi, quella è gente che parla senza aver saputo ascoltare e scrive senza aver saputo leggere". Chissà perché mai Marx ed Engels lessero e scrissero migliaia di pagine sulla scienza dell'epoca. Comunque lo sapevano anche loro che il socialismo marcia dall'utopia alla scienza pur passando attraverso un po' di merda immediatista.
(Doppia direzione pubblicata sulla rivista n° 21 - aprile 2007.)