Informazioni aggiuntive

  • Resoconto teleriunione  30 ottobre 2012

Linee di forza negli scontri di classe

La riunione è cominciata con un rapido commento circa gli scontri avvenuti martedì 30 ottobre tra studenti e polizia in quel di Torino. Dal sito Macerie: "In mattinata i reparti della celere fanno irruzione nella residenza universitaria occupata di Via Verdi 15 e eseguono lo sgombero. Il presidio che si forma lì davanti si trasforma presto in corteo e si dirige verso Piazza Castello. La polizia schierata in difesa del palazzo della Regione carica ripetutamente gli studenti, ferisce alcuni tra i manifestanti, ma riceve in cambio un lancio di oggetti vari. Dopo avere sfilato sino al Comune, gli studenti vanno da un altro dei mandanti dello sgombero: l'ente proprietario della residenza. La mensa dell'EDISU viene saccheggiata. In serata da Palazzo Nuovo un bel gruppo di ragazzi si sposta a Porta Nuova dove rallenta il traffico ferroviario e ripiega poi verso la sede delle facoltà umanistiche, occupata in seguito allo sgombero."

Di fronte alle lotte degli studenti e dei giovani in generale possono tornare utili volantini e documenti presenti sul nostro sito e pronti per essere fatti circolare in Rete.

Un'assemblea in Sudafrica tra sindacati e imprenditori è stata presa d'assalto dagli operai in lotta; la polizia ha sparato per difendere i sindacalisti. Il Sudafrica è uno stato a capitalismo ultra-maturo rispetto agli altri paesi africani, con una classe operaia che non è stata mai aristocratizzata. Possiamo vedere nelle lotte dei minatori un esempio di quello che può succedere in tutti i paesi di vecchio capitalismo. A proposito, a Taranto ci sono sviluppi interessanti dal Comitato cittadini liberi e pensanti: la tragica morte di un operaio di 29 anni nello stabilimento dell'Ilva ha fatto esplodere la rabbia dei lavoratori, nell'immediato sono stati organizzati uno sciopero e un raduno dei lavoratori di fronte alla Prefettura mentre in serata è stata convocata un'assemblea davanti al palazzo del sindacato che è stato occupato:

"A fronte di tutto ciò, alle ore 18.00 il comitato ha convocato una conferenza stampa ed un'assemblea straordinaria in Piazza Bettolo, di fronte al palazzo in cui risiedono i sindacati confederali. I sindacalisti presenti nel palazzo, stimolati e chiamati a gran voce ad esprimere le loro posizioni in piazza, non si sono degnati di rispondere e hanno invece provveduto ad abbassare le serrande, come se gli operai fossero solo un fastidio e non l'oggetto delle loro ipotetiche tutele nonché l'unica ragione della loro stessa istituzione. Com'era prevedibile, i sindacati si sono dimostrati sordi alle richieste degli operai. Dopo ore di attesa, il Comitato ha simbolicamente restituito la dignità agli operai entrando nel palazzo pagato con gli stipendi dei lavoratori." Se è vero che la soluzione dei problemi non è la semplice occupazione delle Camere del Lavoro queste rimangono sempre un simbolo importante, e i simboli hanno un loro peso materiale.

Martedì 30 ottobre alle ore 17.30 si è svolta a Milano presso l'Archivio Primo Moroni un incontro pubblico con Jacques Camatte. Si è trattato perlopiù di una discussione tra i presenti, circa una trentina, ed il relatore. Camatte è partito da un'affermazione cara alla nostra corrente sul fatto che il Capitale non esiste più: in America c'è stato un punto di svolta, tutto si è smaterializzato ed è impossibile estrarre nuovo valore dai proletari. Il capitalismo oramai è morto e, di riflesso, il proletariato ha perso il suo ruolo rivoluzionario. Anzi, a dirla tutta, il proletariato in quanto classe non esisterebbe più, il soggetto della prossima "rivoluzione" è la specie umana: "Il godimento si afferma nella gioia di vivere l'invarianza in seno al divenire. Cosa impedisce agli uomini e alle donne di vivere questo godimento e li consegna alla dipendenza?" Insomma, dal "racconto" tutt'altro che lineare di Camatte sono emerse una visione abbastanza spiritualista, la necessità di una ritrovata armonia con il mondo circostante e un approccio universalista. Camatte rivendica il suo passato nella Sinistra Comunista e durante l'incontro ha citato spesso Bordiga e Marx. Egli ritiene di aver elaborato la "sua" teoria in continuità con essi sulla base dei cambiamenti avvenuti nella società (smaterializzazione delle merci). Tutto era già presente in un lavoro come "Il Capitale totale", uno studio del VI° capitolo inedito del Capitale. Questo modo di produzione anche se morto viene tenuto in vita solo per la presenza degli Stati che sorreggono il cadavere che ancora cammina. Non avendo più nemici da combattere ci si può liberare dalla domesticazione: "Je n'ai pas d'ennemis: l'enfermement s'abolit."

Chiusa la parte sull'incontro camattiano, si è passati ad analizzare il risultato delle recenti elezioni regionali in Sicilia. Ne traiamo due valutazioni importanti: lo spappolamento dei vecchi raggruppamenti politici esistenti e l'alto grado di astensionismo, in un'area dove clientela e corruzione hanno da sempre un ruolo importante nelle elezioni locali e nazionali. Il Movimento 5 stelle rappresenta una novità per i delusi, Grillo pesca tra coloro che votano esprimendo una sorte di voto di protesta/rifiuto verso la "politica".

Successivamente abbiamo avuto modo di affrontare la concezione materialistica della nostra corrente in merito alla geopolitica. Rispetto alla "cerniera" geostorica europea e al fatto che essa potrebbe essere rappresentata da un "asse" che separa paesi molto diversi, nel senso di giovane e vecchia accumulazione, e non da un paese o un insieme di diversi paesi, si è fatto riferimento all'articolo "La grande cerniera "balcanica" e il futuro dell'Unione Europea":

"L'Europa d'oggi è stata disegnata allora da queste determinazioni, e il capitalismo non ha fatto altro che impiantarsi sulle zone agrarie e industriali che ha trovato pronte, rafforzandosi, spazzando il vecchio modo di produzione, ma senza poter sconvolgere più di tanto le condizioni materiali accumulate in un millennio sul territorio. Infatti, se noi tracciamo lo schema delle aree agrarie e industriali capitalistiche, le stesse che ci indicano la quantità di capitale radicato per chilometro quadrato (cfr. il nostro Convulsioni di nazioni e classi...), vediamo una fascia che va da Nord a Sud attraversando l'Europa. La penisola italiana, proiettata sul Mediterraneo, continua ad essere il prolungamento naturale e imprescindibile di quell'asse, come osservò Engels a proposito di Po e Reno, Nizza e Savoia, territori le cui vicende mostravano l'interesse tedesco per l'Italia e non contro di essa, mentre opposti erano gli interessi della Francia."

Nel Filo del tempo "Il pianeta è piccolo" viene detto che il cuore del mondo è l'Asia Centrale e si mette in evidenza che la finitezza del mondo costringe i capitalisti a metter i piedi per terra, abbassare la testa e imparare dal marxismo. Noi parliamo da decenni di geostoria e studiamo le linee di forze negli scontri di classe perchè l'integrazione tra sviluppo storico ed economico e le condizioni materiali derivanti dalla geografia ci permettono di stabilire assi tra paesi. I vecchi paesi imperialisti, pur non conoscendo la geopolitica, si preoccupavano delle aree da controllare.

La riflessione di un compagno riguardo al lavoro su Gramsci ci ha permesso di approfondire la materia. Il filosofo-politico sardo è stato una costruzione dei servizi segreti russi, era un idealista classico ad un livello teorico alto per i borghesi ma non è mai stato marxista. Storici come Canfora e Lo Piparo hanno fatto una lettura filologica delle lettere e dei quaderni dal carcere ricavandone un'immagine di grande italiano del Pantheon liberale. Probabilmente hanno ragione nell'inserirlo nella lista dei padri nobili della Patria.

Durante la carcerazione Gramsci rompe con il partito comunista e torna ai suoi ideali liberali giovanili. E' utilizzato da Togliatti successivamente (svolta di Salerno 1944) come santino per mettere in piedi un "partito nuovo". Nel testo "Gramsci a Roma, Togliatti a Mosca", curato da Chiara Daniele, ci sono documenti che dimostrano come il fulcro dell'attività degli stalinisti fosse il manovrare le pedine per fini nazionali anziché interessarsi alle sorti del proletariato mondiale. I documenti presi in esame sono 56 "tra lettere, telegrammi, note informative, verbali di riunioni, risoluzioni del Presidium del Comintern" e provengono in massima parte dagli archivi russi, recuperati in fotocopia tra gli anni sessanta e il 1990; ma – come avverte la curatrice – "sono solo una piccola parte di quelli scambiati tra l'Italia e Mosca nel 1926" (delle lettere escluse viene dato un elenco a parte). Gramsci, Togliatti, Grieco, Ravera e Scoccimarro (gli estensori materiali dei documenti) appoggiano pienamente la maggioranza del Partito russo che pochi mesi prima li aveva aiutati concretamente ad emarginare la Sinistra di Bordiga (e gran parte delle lettere riguardano proprio il processo di "bolscevizzazione" del partito italiano e il controllo delle opposizioni interne).

In conclusione della riunione si è fatta una breve escursione sugli accadimenti in Medio Oriente. Nell'articolo "Marasma sociale e guerra" si affronta anche la situazione in Siria, adesso un vero e proprio campo di battaglia tra molteplici forze statali e non. In quel martoriato territorio si stanno sperimentando le moderne forme di partigianeria e di proxy war (guerra per procura). Come ben detto in un trafiletto presente nell'ultima newsletter, nella guerra civile siriana gli interessi di Stati Uniti, Russia, Turchia, Iran, Arabia Saudita, Francia, Inghilterra e persino Cina sono i fattori più o meno nascosti che alimentano lo scontro armato fra gruppi locali. Sciiti, Sunniti, Salafiti, Drusi, Circassi, Alawiti, Curdi sono attori assai poco autonomi. Tentano di trovare un'estensione del proprio raggio di azione a spese gli uni degli altri pensando di sfruttare gli appetiti imperialistici delle grandi e piccole potenze; ma, com'è ovvio, sono invece queste ultime ad avere un potere di "compellenza" nei loro confronti. La Turchia, aspirante da tempo al ruolo di potenza egemone nell’area, proiettata verso l'Asia, è più della Siria nell'occhio del ciclone. Ha confini comuni con Siria, Iraq e Iran ed è ultrasensibile al problema del Kurdistan, territorio che attraversa le quattro frontiere e i cui combattenti sono variamente foraggiati, dalla Siria soprattutto e, indirettamente, anche dagli Stati Uniti. Non per niente il premier turco manifesta la propria preoccupazione denunciando il fatto che, in Siria e Kurdistan, Russia e Cina sono più attivi degli Stati Uniti. Le scaramucce armate turco-siriane aggravano la situazione in un'area dove da sempre ci vuole poco per far saltare i delicati equilibri "glocali".

Articoli correlati (da tag)

  • La guerra è dissipazione di energia

    La teleriunione di martedì sera è iniziata discutendo dell'evoluzione degli attuali scenari di guerra.

    Gli Stati, anche quelli importanti come USA e Federazione Russa, faticano a tenere il passo nella produzione di munizioni necessaria per il conflitto in corso in Ucraina. Il Fatto Quotidiano riporta alcuni dati significativi: nel giugno 2022 i Russi sparavano 60 mila colpi al giorno, a gennaio del 2024 ne sparavano 10-12 mila contro i 2 mila dell'esercito avversario. Senza l'aiuto dell'Occidente l'Ucraina sarebbe già collassata, ma ora l'America ha delle difficoltà: "Gli Usa, il principale fornitore di proiettili di artiglieria dell'Ucraina, producono 28mila munizioni da 155 mm al mese con piani di aumento della produzione a 100mila entro il 2026." La fabbricazione di tali quantità di munizioni comporta uno sforzo nell'approvvigionamento di materie prime, e infatti c'è una corsa all'accaparramento di scorte di alluminio e titanio. Già l'anno scorso l'Alto rappresentante UE per la politica estera, Josep Borrell, affermava: "In Europa mancano le materie prime per produrre le munizioni da mandare all'Ucraina".

    Se in un contesto di guerra limitato al territorio ucraino scarseggiano i proiettili, proviamo a pensare cosa potrebbe accadere se il conflitto si estendesse territorialmente e si prolungasse. Si stanno sperimentando nuove armi, ma per adesso queste non hanno preso il posto delle vecchie. Il volume di fuoco è diventato insostenibile, la struttura produttiva internazionale, per come si è configurata negli ultimi decenni, non sarebbe in grado di reggere un conflitto convenzionale generalizzato per lungo tempo. L'Occidente ha delocalizzato parte delle industrie pesanti (quelle che lavorano acciaio e ferro) in Asia, e ora si rende conto che dipende dagli altri e cerca di correre ai ripari. Metà del totale dell'acciaio mondiale è prodotto in Cina, la stessa Unione Europea riceve l'80% delle forniture di armi da paesi extra-europei. Paesi come la Russia, la cui industria primaria (siderurgica, metallurgica, meccanica e petrolchimica) è più sviluppata rispetto a quella secondaria, sono avvantaggiati. Putin ha dato il via libera ad esercitazioni con le atomiche tattiche al confine con l'Ucraina, in risposta alle dichiarazioni di Macron sulla possibilità di inviare truppe occidentali in territorio ucraino, e di quelle del ministro degli Esteri britannico Cameron, che ha autorizzato l'Ucraina ad usare le armi fornite dalla Gran Bretagna per colpire obiettivi all'interno della Russia. Alcuni paesi europei pensano di reintrodurre il servizio di leva obbligatorio, ma tali cambiamenti hanno bisogno di tempo; inoltre, gli eserciti d'oggi sono professionali, composti da personale altamente specializzato.

  • Capitale destinato ad essere cancellato

    La teleriunione di martedì sera è iniziata con un focus sulla situazione economico-finanziaria mondiale.

    Abbiamo già avuto modo di scrivere delle conseguenze di una massa enorme di capitale finanziario (il valore nozionale dei derivati è di 2,2 milioni di miliardi di dollari) completamente slegata dal Prodotto Interno Lordo mondiale (circa 80 mila miliardi annui). Quando Lenin scrisse L'Imperialismo, fase suprema del capitalismo, il capitale finanziario serviva a concentrare investimenti per l'industria, che a sua volta pompava plusvalore. Oggigiorno, questo capitale non ha la possibilità di valorizzarsi nella sfera della produzione, perciò è destinato a rimanere capitale fittizio e quindi, dice Marx, ad essere cancellato.

    Nell'articolo "Accumulazione e serie storica" abbiamo sottileneato che è in corso un processo storico irreversibile, e che non si tornerà più al capitale finanziario del tempo di Lenin e Hilferding. In "Non è una crisi congiunturale", abbiamo ribadito come il rapido incremento del capitale finanziario è una conseguenza del livello raggiunto dalle forze produttive. La capacità del capitale di riprodursi bypassando la produzione materiale è un'illusione, e il ritorno alla realtà è rappresentato dallo scoppio delle bolle speculative. Ogni strumento finanziario è necessariamente un espediente per esorcizzare la crisi di valorizzazione, nella speranza di poter trasformare il trasferimento di valore in creazione del medesimo.

  • L'attenzione verso il linguaggio

    La teleconferenza di martedì sera è iniziata riprendendo gli argomenti trattati durante la riunione pubblica tenuta a Milano lo scorso 20 aprile.

    La conferenza, incentrata sul tema "Guerra e nuove tecnologie", si è tenuta presso il circolo anarchico Bruzzi-Malatesta. Al termine della riunione sono state poste alcune domande riguardo la socializzazione del capitale e le strutture fisiche alla base della guerra cibernetica, che ci hanno dato l'occasione di ribattere alcuni chiodi teorici. L'impressione che abbiamo avuto è stata positiva sia per la presenza di giovani che per l'attenzione del "pubblico" durante lo svolgimento di tutta la relazione.

    L'acutizzarsi della guerra e lo sviluppo di nuove armi fanno parte di un processo unico, di una dinamica di crisi strutturale del capitalismo. I fatti hanno la testa dura, dice Lenin, e la realtà si incarica di fare piazza pulita delle vecchie "questioni" che in passato sono state motivo di interminabili dibattiti (partito, sindacato, ecc.). Nell'introduzione alla relazione di Milano è stato ribadito che il capitalismo non può funzionare senza l'estrazione di plusvalore, e che la guerra, fenomeno invariante, si è trasformata nel tempo essendo soggetta al modo di produzione che la esprime. Engels nota che l'innescarsi della dialettica cannone/corazza porta all'intensificazione del conflitto, motivo per cui, ad esempio, ben presto le barricate risultano obsolete rispetto all'impiego dell'artiglieria.

Rivista n°54, dicembre 2023

copertina n° 54

Editoriale: Reset

Articoli: La rivoluzione anti-entropica
La guerra è già mondiale

Rassegna: Polarizzazione sociale in Francia
Il picco dell'immobiliare cinese

Terra di confine: Macchine che addestrano sè stesse

Recensione: Tendenza #antiwork

Raccolta della rivista n+1

Newsletter 245, 19 gennaio 2022

f6Libertà

Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.

Continua a leggere la newsletter 245
Leggi le altre newsletter

Abbonati alla rivista

Per abbonarti (euro 20, minimo 4 numeri) richiedi l'ultimo numero uscito, te lo invieremo gratuitamente con allegato un bollettino di Conto Corrente Postale prestampato.
Scrivi a : mail2

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla newsletter quindicinale di n+1.

Invia una mail a indirizzo email