Oggi si sta svolgendo un wargame che fa il giro del Pianeta. L'attacco dell'Iran a Israele ha coinvolto una serie di attori regionali e non: USA, Inghilterra, Francia, Giordania, ma anche alcuni paesi del Golfo, in primis l'Arabia Saudita. E chi non ha agito direttamente è comunque implicato, poiché ogni stato sta studiando la situazione, valutando cosa potrebbe succedere e agendo di conseguenza. Ormai è abbastanza chiaro che, come ha detto un alto funzionario della politica iraniana, si è verificato un cambio di paradigma.
Il sito Difesa Online ha pubblicato un articolo intitolato "Strategia, vendetta e diplomazia nascosta: la guerra, nonostante tutto, è ancora un'arte". Nel testo si sostiene l'esistenza di canali segreti (backchannels) che permettono agli stati di comunicare tra loro per evitare, nei limiti del possibile, che la situazione sfugga di mano. In effetti, l'impressione è che la ritorsione iraniana sia stata "concertata". Nonostante ciò, una soglia è stata superata, visto che è la prima volta che l'Iran attacca direttamente Israele.
L'attacco condotto da Hamas il 7 ottobre 2023 ha fatto compellence (obbligare l'avversario a compiere azioni che lo danneggiano) agli Israeliani, i quali hanno invaso la Striscia di Gaza coinvolgendo nel conflitto Hezbollah, Houthi e Iran. Si tratta di conflitti regionali che sono, comunque, collegati a quanto accade nel resto del mondo, a cominciare dall'Ucraina. In questo wargame mondiale non è previsto il libero arbitrio, né dei singoli né degli stati, perché tutti sono costretti ad agire in un determinato modo all'interno di una complessa rete booleana (se/allora, 1/0).
Comunemente, quando si conducono analisi geopolitiche, si usano i nomi degli stati per indicare entità unitarie dotate di volontà. Ma al loro interno gli stati hanno fratture di varia natura, ad esempio quelle di classe. Ogni componente del sistema è in relazione con gli altri e ad ogni azione corrisponde una retroazione. Nel filo del tempo "Onta e menzogna del difesismo" (1951), si dice chiaramente che non ha senso parlare di guerra di offesa e di difesa. I Russi dicono di essere stati attaccati per primi dalla NATO che continua ad estendersi verso Est, gli Ucraini di essere stati invasi.
Israele ha sviluppato Iron Dome (Cupola di Ferro), un sistema d'arma mobile per la difesa antimissile che ha avuto una certa efficacia nel contrastare il recente attacco iraniano. Ora, i paesi europei si sono accorti di essere sprovvisti di sistemi di difesa adeguati e cercano di correre ai ripari, invocando una difesa comune. Ma l'Europa nel suo insieme non è un'entità coesa, nè dal punto di vista politico nè militare. La Germania si sta armando per conto suo, e così fanno Francia e Italia.
In una recente newsletter l'esperto di crittografia e sicurezza informatica Bruce Schneier riporta parte di un'interessante analisi sull'utilizzo dei droni nelle battaglie moderne. Un caccia americano F35 costa circa 135 milioni di dollari, e almeno tre volte tanto la sua manutenzione. Un singolo drone cinese Sunflower richiede 30 mila dollari, e quindi al costo di un F35 se ne possono acquistare migliaia. Lo stesso ragionamento vale per le portaerei, gli elicotteri, i carri armati. I velivoli a pilotaggio remoto sono meno costosi, non comportano l'utilizzo di piloti che non devono essere addestrati e pagati; perciò nei piani degli USA l'investimento in pesanti aerei ha una scadenza stabilita nei prossimi dieci anni. I droni possono essere di diverso tipo: piccoli, per spiare dall'alto, o più grandi, come nel caso dei sofisticati e più dispendiosi bombardieri.
Gli Stati Uniti stanno lavorando a Replicator, un programma per il coordinamento di droni autonomi. Israele, da sempre all'avanguardia nella tecnologia militare, ha sviluppato il sistema di IA Gospel, che orienta il fuoco verso le postazioni di Hamas, e il sistema Lavender, che individua gli obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza. Pensiamo a cosa potrebbe succedere se questi sistemi di IA, compresi i droni, fossero collegati in un'unica piattaforma di software in grado di agire e retroagire in autonomia. Viene in mente il titolo del celebre libro di Norbert Wiener: La cibernetica: Controllo e comunicazione nell'animale e nella macchina.
Come ha scritto Avvenire ("I droni cambiano la guerra: il (peggior) trionfo dell'intelligenza artificiale", Francesco Palmas, 6 settembre 2023):
"I droni si sono impossessati della scena e non la abbandoneranno presto. Mai si era visto un impiego così massiccio di robot aerei, marittimi e terrestri. Purtroppo, è il trionfo dell'intelligenza artificiale piegata a scopi bellici. Nei due eserciti, russo e ucraino, i droni stanno giocando molti ruoli: vanno all'attacco, fanno intelligence, guidano le armi, sono ponti di comunicazione, combattono missioni di guerra elettronica e ingannano il nemico. Filmando le distruzioni, diffondono immagini vincenti, utili per impressionare il pubblico globale e alimentare la propaganda interna."
Il mondo in quanto sistema cibernetico è sottoposto ad automatismi, e questo vale per la guerra come per l'economia. The Economist afferma che la questione delle abitazioni, se non viene affrontata di petto, spingerà il mondo in un precipizio. In un articolo di diversi anni fa, intitolato "Le case che salveranno il mondo", sosteneva che la raccolta di capitali da mettere in sicurezza nel mattone aveva permesso al capitalismo di trovare uno sfogo. Se il plusvalore internazionale, un tempo in circolazione sotto forma di titoli, ad un certo momento si fissava negli immobili americani, qualunque fosse il meccanismo di ripartizione, ciò significava che gli USA si erano effettivamente impossessati di quote di plusvalore altrui. Con il crollo del 2008 il trucco non ha funzionato più e si è scoperto che dentro i mutui subprime c'era un sacco di spazzatura. Oggi il capitale non riesce più a fare affidamento sul mattone e, secondo l'Economist, le case che salvarono il mondo non sono più un settore sicuro:
"Secondo una stima, il cambiamento climatico e la lotta contro di esso potrebbero spazzare via il 9% del valore delle abitazioni mondiali entro il 2050, ovvero 25mila miliardi di dollari, poco meno del Pil annuale americano. Si tratta di una cifra enorme che incombe sulla vita delle persone e sul sistema finanziario globale." ("Global warming is coming for your home", 11 aprile 2024)
Dai tornado che colpiscono i sobborghi del Midwest negli Stati Uniti ai chicchi di grandine che fracassano i tetti delle ville italiane, il maltempo causato dalle emissioni di gas serra sta scuotendo le fondamenta della più importante asset class del mondo. Il settimanale britannico intuisce che il capitale eccedente fatica a trovare sbocchi per valorizzarsi, e che si sta scontrando con i propri limiti. Le guerre rappresentano, appunto, un tentativo di superarli.