ATTIVITÀ FISIOLOGICA DELLO STATO, REAZIONI DEMOCRATICO-GIURIDICHE E LAVORO COMUNISTA
Crediamo di fare cosa utile nel pubblicare una selezione del materiale circolato dopo l'operazione dei ROS dell'11 luglio. I messaggi sono appositamente mescolati e il lettore saprà trovare da sé i prodotti di un certo milieu pseudorivoluzionario, democratico e resistenziale, partigianesco e integrato, non dissimile da quello che si vorrebbe criticare nei degni eredi di Stalin e Togliatti, oggi omologati al centro e perfettamente intercambiabili con il pattume destrorso. Non c'è nulla di comunista nei luoghi comuni che non escono dalla logica borghese del diritto, come non c'è nulla di razionale in una borghesia che ha terrore del suo stesso terrore e crede di esorcizzarlo incolpando fantasmi creati ad hoc.
Comunicato della nostra redazione in seguito alle perquisizioni e ai sequestri di computer e materiali
Venerdì 11 luglio 2003, squadre del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri (ROS) hanno perquisito le abitazioni di 56 persone che dal luglio 2001, come si legge nel decreto di perquisizione emesso dalla Procura di Bologna, erano venute per vari motivi in contatto con il Centro di Ricerca per l'Azione Comunista (CRAC), oggi indagato per "associazione eversiva".
Dallo stesso documento risulta che nel dicembre del 2001 al circolo "La Vereda" di Bologna "alcune persone" facenti riferimento alla rivista "n+1" avrebbero partecipato ad una riunione organizzata dal CRAC. In realtà si era trattato di una delle conferenze pubbliche che noi stavamo tenendo in diverse città sull'attacco alle Twin Towers e sulla successiva guerra all'Afghanistan. Alla conferenza avevano partecipato alcuni militanti del CRAC, gli stessi che ci avevano invitato e trovato il locale. Alcune considerazioni a margine di questo giro di conferenze le avevamo pubblicate sul n. 8 della nostra rivista nell'ambito dell'articolo Orizzonte di lavoro.
Ad ogni modo, dichiaratamente, per il solo fatto della conferenza pubblica bolognese, sono state perquisite la nostra sede di Torino e sette abitazioni di redattori in diverse città. Nell'operazione ci sono stati sequestrati sette computer, materiali diversi su supporto magnetico e cartaceo, agende, ecc.
Mentre operazioni di questo tipo rientrano nella normale routine informativa dello Stato, i motivi specifici non possono che essere oggetto di inutili ipotesi. Compagni e lettori ci conoscono benissimo attraverso un lavoro pluridecennale e le nostre pubblicazioni parlano più chiaro di qualsiasi comunicato contingente possiamo ora redigere.
Dal punto di vista pratico immediato c'è stato un intoppo nella posta, nell'invio delle newsletter, nella gestione del sito e nel lavoro redazionale, che si svolge per la maggior parte in rete. Contiamo di ripristinare in breve tempo il nostro piccolo network e sicuramente il n. 12 della rivista, previsto per settembre, non subirà ritardi.
La redazione di n+1.
[ L'operazione su vasta scala di cui qui si tratta non è l'unica di quest'anno; tutte hanno un significato che va certamente al di là delle caratteristiche dei singoli gruppi politici presi di mira. Calcoliamo che nel caso specifico siano state coinvolte complessivamente circa 300 persone e 400 carabinieri dei ROS ].
Le spiate erano più che puntigliose: maniacali
[...] L'indagine è stata promossa dal sostituto procuratore del tribunale di Bologna D. Giovagnoli, che dopo due anni di indagini, ormai in scadenza nei termini di legge, si è affrettato a prolungare l'inchiesta e ha fatto scattare le perquisizioni. Gli atti consegnati agli interessati riportano una puntigliosa ricostruzione delle iniziative pubbliche degli ultimi due anni (assemblee, presidi...). E private come traslochi e bevute al pub. Durante le perquisizioni effettuate non solo nelle abitazioni, ma anche sui luoghi di lavoro, nelle quali sono rimaste coinvolte molte più persone delle 56 previste, sono stati sequestrati materiali cartacei e informatici di vario genere. Per quanto è stato possibile stabilire fino ad ora i compagni perquisiti si trovano nelle seguenti città: Parma, Bologna, Rovereto, Padova, Roma, Modena, Bari, Venezia, Trieste, Milano, Trento (se avete altre comunicazioni su i compagni perquisiti comunicatecelo).
Contro la repressione - Rompiamo l'isolamento.
Alcuni compagni e compagne inquisiti e/o perquisti
Vibrata protesta: perbacco, ci restringono gli spazi democratici!
All'alba di questa mattina 11 luglio 2003 un centinaio di carabinieri dei Ros di Parma e di altre città hanno perquisito 14 abitazioni di militanti e simpatizzanti dell'area antagonista cittadina, sequestrando materiale personale (diari, agende, cellulari, libri, audiocassette e video), documenti, supporti informatici e computers anche dei loro coinquilini per un totale di 22 persone interessate all'operazione.
L'ordine di perquisizione è partito dalla Procura di Bologna nella persona del p.m. Giovagnoli che complessivamente ha disposto 56 mandati nelle città di Bologna, Milano, Torino, Venezia, Padova, Trento e Parma. Per 8 compagni/e l'accusa è il 270 bis, associazione sovversiva, per i restanti i provvedimenti odierni sono disposti al fine di acquisire informazioni e documentazioni su presunti rapporti con associazioni politiche della sinistra antagonista.
Non si sono registrati fermi o arresti ed al momento non si hanno notizie relative ai compagni /e delle altre città interessate tranne quella di una perquisizione ad un compagno di Modena appartenente al sindacalismo di base.
Con questo comunicato i compagni/e di Parma
DENUNCIANO PUBBLICAMENTE IL GRAVE ATTO INTIMIDATORIO E REPRESSIVO compiuto nei confronti di chi quotidianamente denuncia e lotta contro questo sistema di cose, contro le guerre imperialiste ed ingiuste che in nome del dio-denaro affamano popoli e sterminano diritti e dignità umana, contro i licenziamenti, la flessibilità-precarizzazione del mondo del lavoro, contro l'ingiustizia e la barbarie del sistema capitalista che valorizza solo il profitto per pochi e la miseria dell'eterno bisogno per molti, contro le manovre antioperaie dei padroni della confindustria e dei loro sicari, contro le leggi xenofobe e razziste come la Bossi-Fini-Turco-Napolitano, per un mondo dignitoso e per l'uguaglianza sostanziale di tutti/e.
Questa azione repressiva è l'ultima di una lunga serie che ha visto arresti, denunce, ed incriminazioni, successivamente risultate infondate, di militanti di vari gruppi comunisti ed antagonisti (Carc, Iniziativa Comunista, Rete del sud ribelle dove il leader Caruso dei disobbedienti meridionali è stato incriminato per la medesima associazione sovversiva e poi prosciolto per infondatezza dei reati contestatigli ).
Sempre più si realizza una pratica repressiva di stampo APERTAMENTE FASCISTA (il cui braccio armato si incarna nei Raggruppamenti Operativi Speciali dei carabinieri) che punta ad arrestare, denuciare, reprimere chi ha il coraggio di dichiararsi comunista e lotta attivamente per questa trasformazione sociale oggi più che mai necessaria.
Per tutti/e l'appuntamento è al Circolo Mariano Lupo P.le Allende 1 Parma alle ore 21 per organizzare una forte risposta politica agli attacchi repressivi, una denuncia dell'uso strumentale dei reati associativi volto a restringere gli spazi di democrazia politica sia sui posti di lavoro, sia nelle piazze: seguiranno altri aggiornamenti sulle iniziative di lotta.
Compagni e compagne di Parma
Ora e sempre: resistenza (e democrazia, e libertà e frontismo...)
Non ci lasciano stare... Non li lasciamo stare! Questa mattina, 11 luglio, su ordinanza del sostituto procuratore di Bologna Giovagnoli, sono state effettuate 56 perquisizioni ad altrettanti compagni e compagne con l'ormai usuale accusa di "associazione sovversiva con finalità di terrorismo" (art. 270 bis). Le città coinvolte sono Bologna, Milano, Parma, Firenze, Torino, Rovereto, Roma, Padova, Modena, Venezia e Trieste. Nelle perquisizioni sono stati coinvolti amici e parenti dei compagni e delle compagne indagate, finanche persone, anche straniere, che si trovavano casualmente ospitati in alcune case. Sono stati sequestrati computers, materiale cartaceo ed addirittura effetti personali o riguardanti il lavoro. L'inchiesta riguarda formalmente la sigla, non più esistente da tempo, del CRAC (centro di Ricerca per l'Azione Comunista), ma ha coinvolto una vasta area del movimento, compresi alcuni nostri compagni. Le indagini dirette dal solerte Giovagnoli riguardano esclusivamente iniziative e documenti di carattere pubblico. Non vengono imputati fatti concreti, ma si contesta agli indagati di essere "comunisti internazionalisti" (pagina 2 del decreto), di considerare che il capitalismo "ha ormai esteso il suo dominio su tutto il pianeta [...] e che con l'aggravarsi delle condizioni sociali di sopravvivenza anche i focolai di scontro si diffondono e si intensificano" (pagina 7). In sostanza, si imputa ai compagni e alle compagne di denunciare il carattere disumano di questo modello economico, sociale e politico e di partecipare al vasto movimento che si oppone e resiste nella prospettiva di una società diversa e libera dallo sfruttamento.
Da Genova 2001 è ormai uno stillicidio continuo di denunce, pedinamenti, perquisizioni, provvedimenti restrittivi, cariche e pestaggi, sevizie e omicidi perpetrati ai danni di chi non piega la testa ai diktat dei poteri forti capitalistici e cerca di individuare una strada radicalmente alternativa per risolvere una crisi economica ormai endemica che produce guerre, miseria, sfruttamento, morti per lavoro su tutto il pianeta.
Contrastiamo questa ennesima intimidazione rafforzando la ricomposizione sociale e politica di classe ed esprimiamo solidarietà attiva nei confronti di tutti i compagni e le compagne indagati, perseguitati o arrestati. Procedendo separati siamo tutti/e più deboli e facilmente reprimibili. Differentemente, radicandoci nei posti di lavoro, sul territorio e nelle scuole, e riuscendo a sviluppare lotte e mobilitazioni unitarie, saremo non solo capaci di affrontare l'inevitabile repressione che colpisce chi si mobilita contro il capitalismo, ma ciò ci aiuterà anche ad individuare e praticare meglio un percorso di reale liberazione dal sistema del mercato.
Solidarieta' ai compagni e alle compagne indagati e perquisiti
Contro il capitalismo e la sua repressione lottiamo uniti
Ora e sempre resistenza
Assemblea Nazionale Anticapitalista
Naïf
Indagati "per il reato di cui all'art. 270 bis C.P., per aver costituito e diretto una associazione, denominata C.R.A.C. - CENTRO di RICERCA per l'AZIONE COMUNISTA, che si proponeva il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo e eversione dell'ordine democratico ed in particolare di compiere delitti con uso di violenza contro l'incolumità personale allo scopo di svolgere attività politica e di propaganda diretta a combattere il capitalismo e a distruggere lo stato".
Con queste parole inizia il decreto di perquisizione emesso dal Tribunale di Bologna, con il quale venerdì 11 luglio 2003 i carabinieri del ROS hanno bussato alle porte di più di cinquanta persone in diverse città d'Italia. A Torino viene perquisita la casa di un compagno del centro di documentazione “Porfido”, e sequestrati computer, floppy disc, corrispondenza e carte varie.
Tanto per parlar chiaro, non solo evitiamo, come molti usano fare in questi casi, di “prendere le distanze”; al contrario, confessiamo che se il CRAC fosse realmente un'associazione in grado di tali pregevoli opere (“eversione dell'ordine democratico” … “combattere il capitalismo” … “distruggere lo Stato”), sicuramente non avremmo esitato a farne parte. Peccato però che non sia così. E non certo a causa di incapacità degli amici e compagni del CRAC; quanto per il semplice fatto che la rivoluzione sociale non è la messa in atto di un progetto elaborato da un gruppo politico, da un'avanguardia, da un partito, armato o meno che sia, quanto piuttosto un processo storico, una catastrofe epocale, frutto dell'esplosione delle contraddizioni insite in una organizzazione sociale in declino.
“Il comunismo è il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente”, si è detto.
È all'interno di questo movimento che individui e gruppi si sforzano di accelerarlo, di parteciparvi, cercando di dare forza e consapevolezza alle forze sociali deputate alla sua realizzazione, al superamento della società, alla realizzazione della comunità umana. In questo sforzo si pone Porfido, nel suo piccolo, come i compagni del CRAC.
Nessuna dissociazione, dunque, anche perché in realtà c'è ben poco da cui dissociarsi. Nell'indagine in questione, addirittura, non c'è proprio nulla. Le uniche cose che vengono contestate agli indagati, a quanto risulta dagli atti, sono assemblee pubbliche, presentazioni di libri, riunioni.
Del resto sembrerebbe alquanto assurdo, ma evidentemente non agli occhi di carabinieri e Procura, costituire un'associazione eversiva con il suo bel sito internet, i suoi giornali, un recapito pubblico, ecc. Ma tant'è.
Quel che viene sbandierato negli atti è una presunta analogia con le posizioni dei «gruppi eversivi dichiaratamente autori di atti di violenza e terrorismo, quali le Brigate Rosse partito comunista combattente…». Quel che è certo però è soltanto che i compagni di CRAC, in seguito all'omicidio di Marco Biagi, hanno pubblicamente rifiutato di «unirsi alla canea di voci di coloro che, per opportunismo e infamia, fanno a gara per essere “i più lontani”, “i più democratici”, “i migliori antagonisti delle BR-PCC”».
E visto che questa indagine, anche se indirettamente, in qualche modo chiama in causa anche noi, confessiamo senza pudore che per la morte di chi ha speso la propria vita al servizio dello sfruttamento di classe non abbiamo versato una lacrima. Sarà perché siamo degli estremisti senza cuore, forse. O forse sarà che ne versiamo già abbastanza di lacrime, tutti i giorni, per le vittime di tale sfruttamento, per tutti i ragazzi uccisi sulle strade dalle pallottole della polizia, per tutti i proletari morti di lavoro o rinchiusi e torturati nelle patrie galere; per non parlare di tutti i bombardati, affamati, ammalati, del resto del mondo, e affondati o deportati quando cercano di fuggire dalla sorte che il capitalismo gli ha riservato a casa loro.
Comunque, se da un lato questa indagine è demenziale tanto da far sorridere, dall'altro è preoccupante in quanto spia del clima di cui è figlia. E non ci riferiamo, o per lo meno non esclusivamente, alla repressione nei confronti del “movimento”, ma della generale recrudescenza della repressione a livello mondiale. Chiamare in causa un governo di destra è soltanto un insulso tentativo di rovesciamento causa-effetto.
Il clima di guerra infinita permea prepotentemente tutta la vita sociale, anche nelle metropoli della “fortezza occidente”. La guerra internazionale al terrorismo si traduce in un attacco a ogni spazio di libertà e autonomia in tutto il pianeta, dove le frontiere, blindate per i migranti, non esistono più per soldati e polizie; gli Stati baluardo delle “libertà democratiche”, candidamente, costruiscono lager, applicano la tortura sistematica sui prigionieri, calpestano i trattati internazionali, ecc.
A capo della polizia USA in Iraq si insedia colui che ha combattuto la criminalità nelle strade di New York, braccio destro di Rudolph Giuliani, eroe della “tolleranza zero”; così come a dirigere i pestaggi nelle strade di Genova i giorni del G8, c'erano gli stessi carabinieri che avevano diretto i massacri in Somalia, tanto per ricordarci come sia venuta meno ogni separazione tra tempi di guerra e tempi di pace; “zona di guerra” è ormai l'intera vita sociale. L'amministrazione dell'ordine capitalista si sta sempre più risolvendo in una guerra civile quotidiana, una guerra permanente contro gli uomini per il mantenimento coatto della pace mercantile.
Non è proprio quel che si dice una situazione rosea… sembrerebbe piuttosto il disperato tentativo di scongiurare il crollo di una società in agonia, a qualsiasi prezzo. Non sappiamo quanto potrà reggere, certo non in eterno. Nel frattempo, comunque, confessiamo che non abbiamo intenzione di stare seduti sulla riva del fiume, aspettando di veder passare il cadavere del mostro mercantile.
Centro di documentazione “Porfido”
Il 270 e 270 bis (dittatura di classe e organizzazione sovversiva) non si addicono agli anarchici
All'interno delle indagini riguardanti i CRAC sono state perquisite 5 abitazioni a Rovereto. Il capo d'accusa è il solito 270bis. Le perquisizioni sono avvenute in tutta Italia oggi tra le 5 e le 6.30 di mattina. Complessivamente gli indagati (e quindi perquisiti) sono 53 con il 270bis + 8 per altri capi di imputazione non meglio chiari. Praticamente tutte le case dei compagni di Rovereto hanno subito perquisizioni questa mattina presto.
Anarchici roveretani