Battere i piani delle classi dominanti: apriamo un dibattito e fondiamo un comitato
Il “Comitato contro la repressione” di Viareggio e Versilia esprime la solidarietà di classe ai compagni arrestati nei giorni scorsi a Parigi e a quanti, in diverse città, hanno subito le perquisizioni.
Anche questi fatti rientrano nelle dinamiche della lotta di classe e fanno parte del rapporto rivoluzione/controrivoluzione in un quadro internazionale di sviluppo della crisi del modo di produzione capitalistico, di guerra preventiva e permanente e di generale e crescente peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro del proletariato.
Dopo l'11 settembre '01 abbiamo assistito alle guerre imperialiste (Afghanistan prima e Iraq dopo) e all'intensificarsi dell'oppressione e dello sfruttamento contro le masse arabo-musulmane e, in particolare, all'attacco repressivo contro chi si oppone al sistema capitalista e non è disposto a sottomettersi al dominio imperialista.
Attacco repressivo che ha l'obiettivo di criminalizzare la lotta di classe. Basti pensare alle “liste nere” comprendenti le organizzazioni rivoluzionarie cosiddette “terroristiche” da parte della borghesia che, oltretutto, si è dotata di strumenti sempre più sofisticati e scientifici al fine di ottenere risultati concreti sul terreno della controrivoluzione (prevenzione, controllo, repressione).
Dobbiamo organizzarci ed affrontare questo nuovo livello di scontro con adeguate iniziative di denuncia, di controinformazione e di formazione soprattutto verso le nuovi generazioni.
La repressione è un aspetto significativo per il mantenimento dell'attuale potere; la risposta della lotta di classe quindi si deve misurare giorno per giorno anche su questo terreno.
La solidarietà è un'arma! La solidarietà di classe deve essere praticata e dispiegata per ostacolare e battere i piani delle classi dominanti.
Comitato contro la repressione di Viareggio e Versilia
Criptici propositi d'attacco
Ancora oggi 56 compagni e compagne appartenenti a diverse aree del movimento hanno subito perquisizioni da parte dei ROS, su mandato del PM bolognese Giovagnoli. Otto di questi risultano essere indagati per 270 bis (associazione sovversiva per finalità di terrorismo).
L'intento palese di questa indagine è quello di costruire forzose analogie, in termini di analisi complessiva di fase, tra le organizzazioni combattenti e tutte quelle realtà e soggettività di movimento anticapitaliste.
Se da una parte si vuole quindi colpire nel mucchio smuovendo le acque nella speranza che emergano elementi che permettano la prosecuzione delle indagini sulle organizzazioni combattenti, dall'altra parte il triste tentativo è sempre il solito: intimidire con l'innalzamento dei livelli repressivi sostenuti dal famigerato art. 270 bis, le perquisizioni, le minacce di applicazione dell'art. 1 (pericolosità sociale) un movimento che quotidianamente costruisce il proprio anticapitalismo nel territorio, sui luoghi di lavoro, contro la precarizzazione, nelle scuole e a fianco dei migranti.
Se questa è la finalità sortirà ben pochi effetti.
Siamo consapevoli che l'area antagonista e anticapitalista sia composta da mille anime, spesso in contraddizione tra loro, ma l'obiettivo che la repressione vuole raggiungere è quella di annientare questa nuova volontà collettiva e la possibilità stessa di tessere nuove forme di relazione tra i diversi settori sociali, avviando un forte processo di ricomposizione che abbia come obiettivo l'abbattimento della società capitalista.
Non ci faremo inchiodare sul terreno difensivo della lotta alla repressione, ma al contrario impegneremo ogni nostro sforzo per il radicamento e l'innalzamento del conflitto sociale a partire dalle lotte per il diritto alla casa, allo studio, al salario, contro la precarizzazione, il fascismo, il razzismo, l'imperialismo, il sessismo e per spazi di socialità non mercificata.
Solidarieta' ai compagni colpiti dalla repressione. La solidarieta' e' un'arma! Contro la repressione non si tace: nessuna giustizia nessuna pace!
I compagni e le compagne del CSA Vittoria
Un "tavolo di confronto" per "costruire momenti di comunicazione" contro la "volontà persecutoria"...
L'assemblea delle compagne e dei compagni di diverse realtà nazionali riunitosi nel “tavolo di confronto sul tema dello sfruttamento” a Napoli il 12 luglio 2003 esprime solidarietà militante ai compagni colpiti l'11 luglio dall'ennesimo atto repressivo attraverso 56 provvedimenti di perquisizione con 8 compagni indagati (art. 270 bis c.p.), avvenuti a Bologna, Milano, Parma, Firenze, Torino, Rovereto, Roma, Padova, Modena, Venezia e Trieste. Tali atti hanno coinvolto oltre ai compagni impegnati nel conflitto sociale, anche amici e parenti, seguendo una logica di crescente intimidazione e criminalizzazione. Il decreto di perquisizione, lungi dall'evidenziare accuse specifiche, dimostra la chiara volontà persecutoria nei confronti dei militanti anticapitalisti ed antimperialisti, rei di contrastare apertamente l'ordine disumano ed alienante della società capitalistica. Queste attività si inquadrano, a livello internazionale, nelle scelte repressive della borghesia imperialista con le famigerate “liste nere” stilate tanto dal polo imperialista USA quanto da quello UE.
Alla luce di questi ultimi avvenimenti riteniamo ulteriormente confermata la necessità di costruire momenti di comunicazione e mobilitazione sui temi relativi alla repressione; uno dei momenti di valorizzazione è il tavolo di confronto sul tema della repressione che si terrà il prossimo 19 luglio a Genova. È necessario rispondere ad ogni atto repressivo con la militanza trasformando l'attacco della borghesia in momento di rilancio della solidarietà e della lotta autonoma e indipendente dei lavoratori e del proletariato.
I compagni del tavolo di confronto sul tema dello sfruttamento.
Napoli, 12 luglio 2003
Morte al capitalismo! (e se il capitalismo non vuole essere ammazzato?)
Difendere con ogni mezzo gli spazi di agibilita' politica conquistati con la resistenza!
Il C.A.R.C e L'A.S.P di Massa esprimono la loro più ampia solidarietà ai compagni/e del CRAC colpiti da quest'ennesima azione repressiva messa in campo dalla banda berlusconi tramite la procura di bologna, che ha portato a 56 perquisizioni e a 8 inquisiti per associazione sovversiva(270/bis). Questo nuovo attacco al movimento comunista e antiimperialista giunge a breve distanza dagli arresti di Parigi dei compagni Giuseppe MaJ, Giuseppe Czepel e Catherine Bastard, giunge dopo l'ennesimo attacco ai C.A.R.C con perquisizioni e indagini in diverse parti d'italia. Giunge in un momento in cui in tutta europa la controrivoluzione preventiva marcia a ritmo incalzante contro i comunisti e gli antimperialisti (processo di Parigi conto i GRAPO e il PCE(r), processo a Zurigo contro una compagna di Aufbau, azioni contro i compagni di Batasuna nei paesi Baschi). In tutti i paesi imperialisti la borghesia imperialista con la scusa del "terrorismo internazionale" cerca di fare un passo avanti nella controrivoluzione preventiva nel tentativo di stroncare il movimento rivoluzionario. Bisogna sviluppare la massima solidarietà verso i compagni colpiti dalla repressione. Bisogna utilizzare questi infami attacchi per denunciare tra le masse la borghesia e il suo sporco lavoro.la solidarietà di classe è un arma!
L'unico terrorista è il capitalismo! solidarietà a tutti i compagni colpiti dalla repressiome! libertà per i rivoluzionari prigionieri! morte al capitalismo! w il comunismo!
A.S.P C.A.R.C comitati di ms Comitato Aldo Salvetti aderenti al Fronte Popolare per la ricostruzione del PC
Adesso vi dico io come si fa
[...] L'assioma e' quanto mai semplice: l'estrema sinistra, per sua natura, e' antisistema, quindi sovversiva, quindi passibile tutta di 270 bis. Secondo punto dell'assioma: in quanto tale l'estrema sinistra non può che essere la “area di riferimento” dei “terroristi”, l'acqua per i pesci. Spiegare ad un Procuratore che si vanta di essere servo dello Stato, il cui obbligo é appunto quello di reprimere chiunque violi le leggi, e il cui prestigio agli occhi dei suoi mandanti dipende da quante inchieste riesce ad imbastire; e' come chiedere ad un vigile urbano che smetta di fare le multe a chi passa col rosso.
“Area di riferimento”, non e' una categoria giuridica, né e' un concetto che abbia un rigore dal punto di vista del Diritto. E' una generica formulazione letteraria, come quelle di “frequentazioni”, “correità”, “responsabilità oggettiva”. Tuttavia é su questo assioma, su questi concetti generici, che gli organi della repressione operano e scatenano i giannizzeri di Stato.
In un contesto come questo, i soggetti di queste attenzioni, intendiamo le formazioni di estrema sinistra, dovrebbero agire con intelligenza tattica. Noi tutti siamo rivoluzionari, e non ci facciamo certo spaventare dalle persecuzioni, ma a lungo andare le persecuzioni sono devastanti: la criminalizzazione dei rivoluzionari è un'arma potentissima dello Stato che, se non previene affatto il soggettivismo militarista (che anzi la repressione alimenta obiettivamente), taglia le gambe alle formazioni rivoluzionarie che fanno un faticosissimo e aperto lavoro politico di massa.
[...] In questo contesto inquietante e minaccioso i rivoluzionari debbono essere cauti nello “esercizio delle loro funzioni”. Quando scrivono articoli o volantini, quando parlano, in piazza o in riunioni, quando inviano un messaggio di posta elettronica.
Invece di prendere queste elementari precauzioni per non offrire il fianco alla repressione, alcuni gruppi di compagni, pensando che le parole abbiano un significato magico, vittime della forza evocativa del lessico comunista, la sparano grossa, fanno proclami altisonanti, paurosamente rivoluzionari. “Ci considerate eversori? e noi, senza paura, vi diciamo in faccia che lo siamo, anzi vi dichiariamo la santa guerra di classe; non nascondiamo che vorremmo mettervi tutti sulla graticola!”.
Immaginate il nostro grigio procuratore quando lo zelante agente della Digos gli pone sulla scrivania questi proclami: va in brodo di giuggiole, gli viene la bava in bocca, gli si illuminano gli occhi, e con irrefrenabile eccitazione avvia la sua inchiesta affastellando carte su carte, aizzando e “istruendo” sbirri d'ogni tipo. Con l'inconfessata speranza a ambizione di salire un altro gradino della gerarchia istituzionale. In fondo tiene famiglia e la vita con l'Euro costa sempre piu' cara.
[...] Da anni andiamo ripetendo che va costruito un fronte, una rete, contro il 270 bis. Un movimento che per poter davvero impensierire il nemico, deve essere ampio, inclusivo, trasversale. In fondo parliamo della lotta contro lo Stato di polizia, che è una lotta, da sinistra, per la democrazia e lo Stato di diritto.
Da questo orecchio i nostri intrepidi rivoluzionari non ci sentono, loro preferiscono ubriacarsi con le loro parole, coi loro fantasmagorici quanto inutili proclami alla classe operaia, disprezzano ogni “collusione” con qualsiasi settore avversario. Questa logica estremistica amplifica la loro impotenza e, quel che è peggio, pregiudica l'avvio di una reale battaglia contro la repressione.
Infine: la solidarietà non puo' essere vincolata all'accettazione delle idee e delle pratiche di chi subisce la repressione. Io posso, ad esempio, solidarizzare con chi ha scelto di suicidarsi con la lotta armata, ma mi si deve lasciare il diritto di criticare il suicidio, anche perché esso, nostro malgrado ci coinvolge. Noi siamo pronti a far parte di un eventuale coordinamento nazionale, contro la repressione e il 270 bis, ma ci opporremo all'uso strumentale, di chicchessia, di chi invoca la solidarietà ma solo per satellitare i solidali, per tenere in piedi la sua baracca. Ci sono infatti tante baracche, lo diciamo senza ambagi, che se chiudessero i battenti, sarebbe talmente auspicabile che nessuno se ne accorgerebbe. Se ne accorgerebbero solo gli interessati, che in certi casi sono solo gli sbirri, che se ne interessano appunto per... dovere professionale.
[...] Alla repressione non si risponde (solo) con la lotta contro la repressione, ma soprattutto con la lotta di classe (sebbene il suo sviluppo porti sempre altra repressione) perché l'estensione in ampiezza e in profondità della lotta di classe è il prezzo più alto che possiamo far pagare allo stato per la sua azione di intimidazione e di intossicazione.”
Appunto, impariamo la lezione. Aggiungiamo solo che oggi la lotta di classe non si esprime principalmente nelle fabbriche, non ha più il vecchio movimento operaio come protagonista. Oggi la lotta di classe si esprime anzitutto nella lotta antimperialista internazionale, e i protagonisti tutti sanno chi sono: quelli che combattono l'imperialismo nei punti alti.
Non ci sarà alcun freno alla repressione se non uniremo, in primo luogo, tutti gli antimperialisti a livello mondiale. Chi si ostina, oggi come oggi, a cercare nella “classe operaia” l'alleato principale nella lotta contro la repressione, si romperà la testa. Come la romperà chi si affida al “Movimento dei Movimenti”, alle armate di cartapesta della “seconda superpotenza mondiale”.
Occorre poi definire un quadro preciso di riferimento, sia analitico che strategico, una scala di priorità, un ruolino di marcia. Non fermeremo la repressione in Italia se non partiremo attaccando la Lista Nera, che è, dopo l'11 settembre, la madre di tutte le repressioni, il paradigma di tutta la sbirraglia imperialista.
Voce operaia
Più chiaro il giornale borghese dei comunicati "resistenziali"
[...] Continua intanto il lavoro di indagine, interpretazione e analisi sul materiale (documenti cartacei e cd) sequestrato nelle 53 perquisizioni effettuate dai carabinieri del Ros tra Bologna, Modena, Parma, Trento, Padova, Mestre e Venezia.
"Nessun collegamento - ribadisce comunque il pubblico ministero Paolo Giovagnoli che ha firmato i provvedimenti - con l'omicidio del giuslavorista bolognese. Si tratta di una indagine del tutto autonoma rispetto a quella dell'omicidio di Marco Biagi, di un'attenzione particolare verso gli ambienti della sinistra estremista".
'Visite' eseguite in pratica per capire se le opinioni 'sovversive' del Crac (il Centro di ricerca e azione comunista che ha la sua sede nella nostra città), che non va confuso con i Carc (Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo, sui quali sta indagando la Procura di Napoli e a cui si è interessata anche la nostra Procura per l'omicidio Biagi) hanno trovato qualche realizzazione concreta.
L'interesse degli inquirenti parte da una pubblicistica che si dice favorevole all'uso della violenza nell'attività politica, anche se non ci sono accuse specifiche di atti di violenza realizzati.
Esplicita invece la volontà da parte dei Crac e del suo fondatore Dario Negri, di far conoscere l'esperienza delle Brigate Rosse nel tentativo di analizzarla, così (come hanno spiegato in alcuni passi) da non lasciare solo al "mondo borghese e capitalista" l'analisi del fenomeno brigatista. Un'esperienza, quella delle Br, da cui comunque il movimento ha sempre preso le distanze.
Il Crac è attivo soprattutto sull'asse Bologna-Modena-Parma e ha contatti con anarco-insurrezionalisti del Veneto e del Trentino. Nell'inchiesta sono otto le persone iscritte nel registro degli indagati con l'accusa di associazione con fini di eversione dell'ordine democratico. Otto militanti che avrebbero avuto punti di appoggi nel capoluogo emiliano.
"Il Resto del Carlino" del 15/7/2003