Durante la teleriunione di martedì sera, a cui hanno partecipato 15 compagni, abbiamo parlato del Primo Maggio nel mondo con particolare riferimento a quanto successo in Francia.
Nel paese vi sono state manifestazioni in più di 200 città e si stima siano scesi in piazza circa 2,5 milioni di persone. Secondo quanto dichiarato dal ministro dell'Interno Gérald Darmanin, sono stati 540 i manifestanti fermati e 406 i poliziotti feriti durante la mobilitazione, che si inserisce in un contesto di scioperi e lotte contro la legge sulle pensioni in corso da mesi. Sulla spinta della base, i sindacati francesi sono stati costretti a muoversi unitariamente, si è dunque costituita una struttura intersindacale che ha indetto la quattordicesima giornata di protesta per il prossimo 6 giugno.
Nei video che circolano in Rete si nota l'utilizzo da parte delle forze dell'ordine di mezzi e tecniche di guerra, ad esempio i droni. Ma strumenti del genere sono stati usati dagli stessi manifestanti che hanno usato aeromobili a pilotaggio remoto per controllare i movimenti dell'avversario (come successo a Varsavia al tempo delle manifestazioni di Occupy). La polizia francese, oltre a lacrimogeni, spray urticanti e proiettili di gomma, fa ampio uso di granate esplosive che sono classificate come armi da guerra. Durante le recenti manifestazioni ecologiste contro il bacino idrico di Sainte-Soline, due persone sono finite in coma e centinaia sono rimaste ferite.
La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata commentando lo stato del sistema bancario alla luce del crollo dei mercati seguito al fallimento della Silicon Valley Bank (SVB), un istituto californiano fondato a Santa Clara nel 1983 e divenuto rapidamente la banca di fiducia di aziende tecnologiche e startup.
SVB, la sedicesima banca degli Stati Uniti, non sapendo che farsene della liquidità raccolta negli ultimi anni, ha investito principalmente in titoli di Stato americani, arrivando a fine 2022 a detenere quasi 100 miliardi di bond governativi. Con il rialzo dei tassi d'interesse, le startup che prima riuscivano ad ottenere denaro pressoché gratuito dai fondi, sono andate in affanno e hanno dovuto prelevare dai depositi della banca californiana una grande quantità di denaro. Per far fronte ai prelievi, SVB ha dovuto vendere ad un prezzo inferiore i titoli accumulati, perdendo circa due miliardi di dollari, e facendo scattare prima la corsa agli sportelli e poi l'intervento di FED e governo. Biden si è affrettato a dichiarare al mondo che il "sistema bancario è solido. Nessuna perdita sarà a carico dei contribuenti."
Assicurazioni sulla solidità del castello di carta della finanza sono state elargite anche quando è scoppiata la crisi dei mutui subprime nel 2008, eppure da allora il mondo non si è più ripreso. Nell'articolo "Non è una crisi congiunturale", pubblicato quell'anno (rivista n. 23), scrivevamo che ogni proiezione prevedeva il ripresentarsi di una crisi catastrofica entro un paio di decenni. Se aggiungiamo gli eventi che si sono verificati in seguito, come la Primavera araba, la crisi degli Stati, la pandemia di Covid-19 e la guerra in Ucraina, ne deduciamo che il sistema si sta sgretolando.
La teleconferenza di martedì 13 dicembre, a cui hanno partecipato 18 compagni, è cominciata dal commento delle notizie riguardo l'esperimento di fusione nucleare condotto nel californiano Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL). Secondo alcuni giornalisti, gli scienziati americani sarebbero riusciti a riprodurre sulla Terra ciò che accade sul Sole e nelle altre stelle.
La fusione nucleare sprigiona un'energia di gran lunga maggiore rispetto a quella ottenuta da petrolio o gas, per di più inquinando molto meno. Potrebbe dunque rappresentare una boccata d'ossigeno per il capitalismo, una via d'uscita alla sua crisi energetica; però, si stima che occorreranno almeno trent'anni per avere i primi reattori e l'attuale modo di produzione non ha a disposizione tutto questo tempo ("Un modello dinamico di crisi": "con i parametri attuali, il sistema collasserà intorno al 2030 o anche prima"). Al di là degli annunci trionfalistici sul rapporto energia immessa/energia ricavata (sarebbero stati generati circa 25 megajoule di energia utilizzando un impulso laser di poco più di 20 megajoule), siamo ancora ben lontani da un bilancio positivo se teniamo conto dell'energia complessiva utilizzata, e non solo di quella dei raggi laser usati per avviare i processi di fusione.
La teleriunione di martedì sera, presenti 20 compagni, è cominciata dall'analisi di quanto sta succedendo in Cina, alle prese con una recrudescenza della pandemia da Covid-19.
L'impennata dei contagi ha raggiunto quota 28mila casi in un solo giorno e, dopo 6 mesi, sono stati registrati nuovi decessi per Coronavirus. Ulteriori chiusure di intere città, come nel caso di Canton, hanno suscitato vere e proprie rivolte, la popolazione è esasperata per l'impossibilità di muoversi. Ciononostante, a differenza dell'Occidente, la politica della "tolleranza zero" non viene messa in discussione dal governo di Pechino.
Per la prima volta negli ultimi decenni, la Cina si trova di fronte al boom della disoccupazione giovanile, giunta al 20%. L'Economist del 17 novembre ("Chinese students abroad take on their government") riporta un fenomeno curioso: recentemente in 350 campus di 30 paesi sono stati affissi manifesti contro il presidente cinese Xi, sembra che migliaia di cinesi che studiano all'estero si stiano organizzando tramite i social network. Anche a Pechino, nel cuore dell'impero, sono apparsi striscioni di dissenso anti-presidenziali, e il settimanale inglese fa notare che era dai tempi della rivolta di piazza Tienanmen che un leader non veniva attaccato in maniera così evidente. Qualche settimana fa avevamo discusso del discorso tenuto da Xi Jinping al XX congresso nazionale del PCC, tutto volto alla necessità di rinsaldare il patto sociale che tiene unito un paese di 1,3 miliardi di abitanti. Tale "patto" si basa sulla promessa di una crescita economica condivisa, ma questa ora si fa più difficile dato che l'economia ha subito una forte battuta d'arresto: secondo la Banca Mondiale, per la prima volta dal 1990, la crescita del PIL del paese nel 2022 sarà inferiore a quello dell'area Asia-Pacifico.
Nella teleriunione di martedì sera, a cui hanno partecipato 20 compagni, abbiamo parlato di Decentralized Finance (DeFi), ovvero di finanza decentralizzata. Avevamo sfiorato l'argomento durante la scorsa teleriunione parlando dei fatti occorsi in Kazakistan, paese dove hanno stabilito la propria sede numerosissime aziende attive nel settore del Bitcoin e più in generale delle criptovalute.
Elenchiamo per punti che cos'è la finanza decentralizzata e quali sono le sue implicazioni: 1) la DeFi è esplosa nel 2020 e la sua crescita sembra inarrestabile; 2) secondo la rivista The Economist il valore degli asset immagazzinati in questo nascente sistema finanziario è passato da meno di 1 miliardo di dollari all'inizio del 2020 a oltre 200 miliardi di dollari oggi; 3) i maggiori istituti bancari e governativi cominciano a preoccuparsi e stanno studiando con attenzione il fenomeno; 4) se la DeFi fosse una banca d'affari sarebbe tra le 50 più importanti al mondo.
La teleconferenza di martedì sera, presenti 24 compagni, è iniziata con alcune considerazioni riguardo l'incidente avvenuto nel canale di Suez.
L'alveo artificiale navigabile situato in Egitto venne inaugurato nel 1869 e nei decenni successivi subì diversi interventi: fu prolungato, ampliato e reso più profondo, adeguandolo alle nuove navi che lo dovevano solcare. Nel 2010 il percorso del canale viene ancora modificato, portando la sua estensione a 193,30 km di lunghezza, 24 m di profondità e ad una larghezza che varia tra 205 e 225 mt. Suez è fondamentale per il transito delle merci in arrivo dall'Asia e dirette verso l'Europa, perché evita la circumnavigazione dell'Africa nell'Oceano Atlantico.
Nei giorni scorsi la portacontainer Ever Given, un gigante di ultima generazione pesante 200 mila tonnellate circa e lunga 400 mt, si è incagliata nel canale, a pieno carico, sembra a causa di una tempesta di sabbia che ne ha causato l'uscita fuori rotta.
La teleconferenza di martedì sera, presenti 14 compagni, è iniziata commentando le difficoltà che si trova a dover affrontare la borghesia italiana nella formazione del nuovo governo.
Negli ultimi giorni il Movimento 5 Stelle ha inviato segnali distensivi sia alla Lega che al PD. Ma a differenza di quanto vorrebbero i suoi rappresentanti, difficilmente sarà il partito pentastellato l'ago della bilancia di questa tornata elettorale. Subito dopo le elezioni del 4 marzo, Il Sole 24 Ore aveva prospettato la possibilità di un cambio di casacca di circa 70 deputati per consentire al centro destra di ottenere la maggioranza. Non sarebbe nulla di nuovo: la passata legislatura è stata la più instabile della storia della Repubblica: in 57 mesi 207 deputati e 140 senatori hanno cambiato partito almeno una volta, alcuni anche più volte, per una cifra record di 566 passaggi. Lo shopping politico potrebbe essere una soluzione, alla faccia della democrazia e della consultazione dei liberi elettori. D'altra parte, il trasformismo è stato inventato in Italia e nei prossimi mesi vedremo all'opera pesanti determinazioni a favore di un esecutivo forte, senza che però esista la materia prima per fabbricarlo. Dovrebbe in tal caso maturare al di fuori dell'ambiente parlamentare la forma tecnica cui porteranno queste determinazioni.
La teleconferenza di martedì sera, presenti 13 compagni, è iniziata commentando le ultime notizie finanziarie.
Con l'innalzamento del quantitative easing da 60 a 80 miliardi al mese, i tecnici della Bce dimostrano che i tentativi messi in campo per risollevare l'economia non stanno dando i risultati sperati. Le munizioni sono finite, scriverebbe l'Economist. Intanto il Sole 24 Ore pubblica l'articolo Sui mercati il rischio sistemico torna a salire (nonostante l'euforia dei giorni scorsi) e conferma, a modo suo, quanto da tempo andiamo dicendo sulla finanziarizzazione e la conseguente autonomizzazione del Capitale: sul mondo graverebbero 699 mila miliardi di dollari in derivati (9 volte il PIL mondiale) a cui va aggiunta la massa di quelli non conteggiati nelle statistiche ufficiali, tale elefantismo finanziario sarebbe causato proprio dalla continua immissione di liquidità che invece di facilitare gli investimenti nella cosiddetta economia reale finisce per minare alle fondamenta il Sistema:
"Insomma: le politiche monetarie varate per risollevare le sorti del mondo e le normative prudenziali create per ridurre i rischi globali hanno prodotto numerosi effetti collaterali. Hanno prodotto, in seno ai mercati finanziari, nuovi potenziali rischi sistemici."
La teleconferenza di martedì, a cui si sono collegati 14 compagni, si è aperta con alcune considerazioni sulle vicende romane legate a "Mafia Capitale", ed in particolare alla manifestazione davanti al Campidoglio.
Più che di manifestazione si è trattato di un assedio: lavoratori della cooperativa Multiservizi, militanti di varie formazioni di destra e soprattutto aderenti al Movimento 5 Stelle hanno cercato di entrare nella sala dove era in corso il consiglio comunale, ma sono stati respinti dalle forze dell'ordine. Mentre a Roma andava in scena l'assedio, sul Web l'hashtag #OccupyCampidoglio, lanciato da Grillo, diventava virale. Al di là delle dichiarazioni dei vari protagonisti e degli obiettivi specifici dei gruppi coinvolti nella vicenda, rimane che tutta una serie di lotte ha trovato spontaneamente convergenza nell'assedio di un palazzo istituzionale, mentre in rete il fatto è stato sostenuto con un chiaro richiamo alla galassia Occupy. Qualunque siano le strumentalizzazioni messe in atto dal M5S o da altri, il messaggio è forte e chiaro: occupate il Campidoglio. E perché no, la prossima volta, il Parlamento?
Pur di contenere il fermento sociale, diverse forze politiche riformiste sono costrette ad accelerare il passo, aprendo a rivendicazioni che fino a qualche tempo fa godevano di scarsa risonanza. E' il caso della Coalizione Sociale che, insieme ai 5 Stelle, si è schierata a favore del reddito di cittadinanza.
Lo sostiene Bernardo Gutiérrez sulla base dello studio World Protests 2006-2013: le 843 rivolte scoppiate nel mondo negli ultimi otto anni fanno del periodo storico che stiamo attraversando quello più agitato della storia, in cui si fa spazio un nuovo concetto di rivoluzione e compare sulla scena un nuovo soggetto politico. Durante la teleconferenza di martedì sera, a cui hanno partecipato 15 compagni, abbiamo avuto modo di commentare l'interessante articolo dello scrittore e giornalista spagnolo.
Il documento a cui si fa riferimento lungo tutto lo scritto propone un'analisi dettagliata delle cause scatenanti e delle forme di espressione assunte dalle proteste più importanti avvenute negli ultimi anni. Gutiérrez mette insieme i dati raccolti e tenta di cogliere la dinamica più ampia che lega ogni singola rivolta locale, diversa nei suoi aspetti peculiari ma accomunata e integrata con tutte le altre attraverso una struttura globale a rete capace, come lo stesso capitalismo, di fare velocemente il giro del mondo. Di fronte ad un mondo in subbuglio viene chiamato in causa Marx - a dire il vero in maniera piuttosto confusa - che, a quanto pare, non avrebbe saputo anticipare il "nuovo soggetto politico – più diffuso, più eterogeneo, più inclassificabile – [che] scompagina le definizioni e le frontiere formali delle rivoluzioni." Paradossalmente, seppur intriso di una concezione luogocomunista, Gutiérrez scorge una novità nelle manifestazioni di protesta rispetto al passato, e cioè proprio quel tratto anonimo e tremendo caratteristico delle rivoluzioni, per cui le 843 proteste scoppiate tra il 2006 e il 2013 non hanno espresso capi carismatici o, laddove questo è avvenuto, il "malcapitato" è stato sommerso dai milioni in lotta, da "una moltitudine senza volto né leaders, che sta sostituendo i pezzi del sistema senza modificare di colpo il suo sistema operativo. Una moltitudine resiliente e mutante, che anche senza prendere il potere trova le brecce del sistema, hackerando per spargere i semi del nuovo mondo".
Gli appuntamenti di piazza previsti per i prossimi giorni sono stati il tema d'apertura della teleriunione di martedì sera, a cui si sono collegati 17 compagni.
Si partirà il 18 ottobre con lo sciopero nazionale proclamato dai sindacati di base: la protesta coinvolgerà il settore pubblico e privato e prevede una manifestazione a Roma "contro ogni forma di precarietà". Seguirà la giornata di lotta #19O contro l'austerità, data organizzata da movimenti, comitati e centri sociali sempre a Roma, dove si attendono migliaia di persone per dare "l'assedio ai palazzi del potere". Gli organizzatori dell'evento hanno intenzione di piantare le tende sullo stile delle acampadas spagnole e hanno lanciato lo slogan Yes we camp! Da giorni i social network riverberano la notizia e in particolare su Twitter sono stati creati dei canali dedicati, tramite cui si può partecipare in prima persona alla produzione e alla circolazione delle informazioni.
Leggiamo sui giornali che le crisi attuali, quelle dell'87, del 97, del 2000 e quella odierna sono quantitativamente più gravi della grande crisi del '29. I dati riguardano sia il capitale "cancellato" dalla diminuzione dei prezzi dei titoli, sia l'ammontare degli interventi da parte degli istituti di credito e delle banche centrali. Ma nonostante questi dati, sembra che le crisi d'oggi non provochino disastri paragonabili alla Grande Depressione americana che durò dieci anni e affamò milioni di proletari. Mi chiedo: se questi sconquassi sono solo il frutto di speculazioni da parte dei privati, perché mai governi e banche centrali hanno interesse ad accorrere in loro soccorso? Non potrebbero lasciarli perdere con tutte le loro avventure al casinò delle borse? Invece nell'ultima crisi, quella cosiddetta "dei mutui", hanno iniettato sul mercato centinaia di miliardi di euro, che saranno utilizzati per riprendere il carosello della speculazione. Perché non è vero valore quello che si è guadagnato e poi perso, ma valore virtuale dovuto ad aumento e diminuzione dei prezzi a seconda degli alti e bassi del mercato dei titoli o dei cambi. Persino i proletari sono cascati nell'illusione speculativa, accendendo mutui che non potevano pagare così salato, solo nella speranza che l'aumento del prezzo delle case li coprisse, mettendo il proprio futuro nelle mani della speculazione.
La teleriunione, a cui hanno partecipato 13 compagni, è cominciata prendendo spunto dagli articoli di alcuni quotidiani riguardo la possibilità dell'esplosione di una bolla immobiliare in Cina. Nonostante il Pil cinese cresca del 7%, è comunque da considerarsi un dato negativo perché si è di fronte ad un'enorme sovrappopolazione, e cioè 800 milioni di senza riserve da inserire nel ciclo produttivo. L'economia cinese è in forte espansione ma allo stesso tempo presenta un alto livello di finanziarizzazione, al pari dei paesi a capitalismo senile; un suo arresto o una forte flessione avrebbe ripercussioni gravose non solo in Cina ma in tutto il globo.
Alla teleconferenza di martedì sera hanno partecipato 12 compagni.
In apertura si è accennato al lavoro in corso sulla sessualità (leggi la traccia nel resoconto del 7 maggio). Anche in questo caso lo sviluppo del tema non può prescindere dal collegamento a tutti gli altri aspetti dell'agire umano. Ad esempio, facendo un parallelo con le avanguardie artistiche russe, vediamo che anch'esse furono spinte in avanti dalla rivoluzione, riuscendo ad aprire squarci sul futuro, per poi rinculare sotto i colpi della controrivoluzione. Lo stalinismo, non a caso, ricostruì tutte le barriere abbattute dall'esplosione dell'energia rivoluzionaria tanto in campo artistico quanto in quello sessuale. Per trarre insegnamento dalle lezioni delle controrivoluzioni bisogna considerare non solo l'aspetto teorico ma anche quello storico.
Editoriale: I limiti dell'… inviluppo / Articoli: Il gemello digitale - L'intelligenza al tempo dei Big Data - Donald Trump e il governo del mondo / Rassegna: Il grande malato d'Europa - Il vertice di Kazan - Difendono l'economia, preparano la guerra / Recensione: Ciò che sembrava un mezzo è diventato lo scopo / Doppia direzione: Il lavoro da svolgere oggi - Modo di produzione asiatico? - Un rinnovato interesse per la storia della Sinistra Comunista - Isolazionismo americano post-elettorale?
Libertà
Viviamo in una società che scoppia. I suoi membri, divisi o raggruppati secondo criteri il più delle volte arbitrari e casuali, non riescono più a darsi un'identità plausibile. La pandemia, invece di compattare gli individui intorno a provvedimenti utili alla salvaguardia della specie, ha aggravato la situazione facendo emergere ataviche tendenze all'irrazionale.
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