21) "BLACK BLOC"
Il 30 novembre, diversi gruppi di individui uniti nel black bloc hanno attaccato molteplici obiettivi sedi di multinazionali nel centro di Seattle. Tra queste c’erano (tanto per citarne alcune):
- Fidelity Investment (azionista di maggioranza della Occidental Petroleum, che vuole eliminare la tribu' degli U'wa in Colombia [per estrarre dai loro territori])
- Bank of America, US Bancorp, Key Bank e Washington Mutual Bank (istituzioni finanziarie chiave nella espansione della repressione globale operata dalle multinazionali)
- Old Navy, Banana Republic e GAP (come societa' di proprieta' della famiglia Fisher, sono responsabili e simbolo della distruzione delle foreste del Northwest e sfruttatori dei lavoratori del terzo mondo con paghe miserabili)
- Nike Town e Levi's (i cui prodotti hanno prezzi altissimi e sono prodotti in condizioni di semi-schiavitu' nel sud del mondo)
- McDonald's (paghe bassissime, spacciatore di cibo spazzatura, responsabile della distruzione delle foreste tropicali, per la distruzione del suolo e per l'uccisione di milioni e milioni di animali)
- Starbucks (venditore di una sostanza, il caffè, che provoca assuefazione, viene prodotto in fattorie dove i contadini, con paghe al di sotto del livello di poverta', nella produzione sono forzati a distruggere le loro foreste locali)
- Warner Bros. (monopolista dei media)
- Planet Hollywood (per essere Planet Hollywood)
Questa azione e' durata per oltre 5 ore ed e' consistita nello sfondamento delle porte, delle vetrine, di tutte le vetrate e nella devastazione delle lussuose facciate dei megastore delle multi e delle sedi delle aziende o delle banche. Fionde, distributori automatici dei giornali, bidoni della spazzatura, mazze ferrate, martelli, piedi di porco sono stati usati strategicamente per distruggere le proprieta' delle corporation e per poter entrare... (uno dei tre Niketown ed uno degli Starbucks attaccati sono anche stati saccheggiati). In piu' sono anche state usate palle di vernice, uova con dentro soluzioni corrosive per il vetro e bombolette di vernice spray.
Il blocco nero e' stato un raggruppamento, organizzato per intelligenza individuale, di gruppi di affinita' ed individualita' che hanno girato per il centro di Seattle spinti per un verso da una "significativa" e vulnerabile vetrina di negozio e per un altro dalla vista di un raggruppamento di polizia. Diversamente dalla gran parte degli attivisti che sono stati gassati con spray irritante e con i lacrimogeni e contro i quali sono stati sparati in piu' occasioni proiettili di plastica, la maggior parte di noi del blocco ha evitato feriti pesanti rimanendo costantemente in movimento, cercando di evitare lo scontro frontale con la polizia. Stavamo stretti [cordonati] ed ognuno guardava le spalle dell'altro. Quelli attaccati dai federali sono sfuggiti all'arresto grazie alla velocita' di reazione ed alla organizzazione del membri del black bloc. Il senso di solidarieta' e' stato imponente.
LA POLIZIA PACIFISTA
Sfortunatamente, la presenza e la persistenza della "peace police" e' stata abbastanza di disturbo. In almeno 6 diverse occasioni, i cosiddetti attivisti "non violenti" hanno aggredito fisicamente chi stava attaccando le proprieta' delle multi. Alcuni sono anche andati cosi' oltre da mettersi davanti al Niketown super store e ostacolare e far andare via il black bloc. Infatti, questi sedicenti "peace-keepers" [portatori di pace] hanno posto a gran rischio gli individui del black bloc, piu' dei noti, violenti ed in uniforme "peace-keepers" spediti dallo stato (anche agenti in borghese hanno sfruttato la copertura dei pacifisti per cercare di prendere quelli che erano impegnati nella distruzione delle proprieta' delle multi).
REAZIONE AL BLACK BLOC
La reazione alle attivita' del black bloc hanno evidenziato alcune delle contraddizioni e dell'oppressione interna che si vivono gli "attivisti non-violenti". A parte l'ovvia ipocrisia di quelli che fanno violenza contro chi e' a volto coperto e vestito di nero (molti dei quali sono stati aggrediti malgrado il fatto che non siano mai stati coinvolti nelle attivita' di distruzione di proprieta'), questo e' il razzismo degli attivisti privilegiati che possono permettersi di ignorare la violenza perpetrata contro la maggior parte della societa' e della natura in nome del diritto di proprieta' privata. Lo sfondamento delle vetrine ha coinvolto e ispirato gran parte della comunita' sfruttata e oppressa di Seattle piu' di quanto ogni altro pupazzo gigante o costume da tartaruga marina avessero mai potuto fare (non per disprezzare l'efficacia dei metodi utilizzati dagli altri gruppi).
DIECI LEGGENDE SUL BLACK BLOC
Qui c'e' qualcosa per sfatare le voci che sono circolati riguardo al black bloc del 30 novembre:
1. "Sono tutti un gruppo di anarchici di Eugene." Mentre alcuni possono in effetti essere anarchici di Eugene, Oregon, noi arriviamo da tutti gli Stati Uniti, anche da Seattle. In ogni caso molti di noi sono consapevoli dei problemi locali di Seattle (per esempio la recente occupazione del centro fatta dai rivenditori delle piu' infami compagnie multinazionali).
2. "Sono tutti seguaci di John Zerzan." Un sacco di chiacchiere sono circolate sul fatto che noi siamo tutti seguaci di John Zerzan, un autore anarco-primitivista di Eugene che ha sostenuto l'azione di distruzione di proprieta' delle multi. Mentre alcuni di noi possono apprezzare i suoi scritti e le sue analisi, lui non e' in nessun caso il nostro leader, direttamente, indirettamente, filosoficamente o altro.
3. "Lo squat occupato per il NO2WTO a Seattle e' il quartier generale degli anarchici che hanno distrutto le proprieta' il 30 novembre." In realta', la maggior parte delle persone all' "Autonomous Zone" squat sono persone di Seattle che hanno passato gran parte del loro tempo sin dalla sua apertura il 28.11 nello squat. Mentre ci si puo' conoscere gli uni con gli altri, i due gruppi non corrispondono e comunque in nessun caso lo squat puo' essere considerata la base delle persone che hanno fatto l'azione di distruzione delle proprieta'.
4. "Il blac block ha innalzato la tensione il 30.11 facendo si che si arrivasse a sparare lacrimogeni e gas irritanti anche contro i manifestanti non violenti." Per rispondere a questo, possiamo solo notare che lo sparare i lacrimogeni, il gassare la gente col pepper spray, lo sparare i proiettili di gomma e' tutto iniziato molto prima che il black bloc iniziasse la distruzione di proprieta'. In piu' dobbiamo opporci alla tendenza a stabilire reazioni di causa effetto tra la repressione della polizia e diverse forme di protesta, che queste prevedano o meno la distruzione di proprieta'. La polizia ha il compito di difendere la minoranza dei ricchi e l'accusa di violenza non puo' essere sempre addossata contro chi prova a reclamare i propri diritti.
5. Dall'altro verso: "Hanno agito in risposta alla repressione della polizia." Mentre cio' puo' in qualche modo sembrare una piu' positiva rappresentazione del black bloc, e' comunque, senza meno, falsa. Noi rifiutiamo il fatto di essere male interpretati ossia di aver agito solo per reazione. Anche se per alcuni la logica del black bloc potrebbe non avere senso, e' comunque in ogni caso una logica PER e non contro. [pro-active logic]
6. "Sono solo una massa di ragazzi, adolescenti, incazzati." A parte il fatto che e' falso nascondere tutto dietro logiche sessiste e di spregio per i giovani. La distruzione di proprieta' non e' stata un rilascio di furia, o una botta di testosterone, o un branco di teppisti macho. Nemmeno per attaccare e far infuriare i reazionari. E' stato specificatamente e strategicamente colpire con l'azione diretta gli interessi delle multinazionali.
7. "Volevano solo combattere." Questo e' semplicemente assurdo, e convenientemente trascura l'aggressivita' della "peace police" nello scontrarsi contro di noi. Di tutti i gruppi coinvolti nell'azione diretta, il black bloc e' stato forse il meno interessato a scontrarsi con l'autorita' e noi non avevamo sicuramente nessun interesse nello scontrarci contro altri attivisti anti-WTO (malgrado alcuni non siano d'accordo con questa tattica).
8. "Sono una massa teppistica caotica, disorganizzata ed opportunista." Molti di noi potrebbero sicuramente passare dei giorni argomentando sul significato di "caotico", ma certamente non siamo disorganizzati. L'organizzazione e' stata fluida e dinamica, ma era totale e dura. Per quanto riguarda l'accusa di opportunismo, e' difficile immaginare chi delle migliaia di partecipanti non ha preso l'opportunita' creata a Seattle per portare avanti i propri obiettivi, la propria agenda. La domanda diventa allora abbiamo partecipato alla creazione di questa opportunita', e molti di noi certamente lo hanno fatto (che ci porta al prossimo mito):
9. "Non conoscono la questione" oppure "non sono attivisti che hanno lavorato su questo." Sebbene noi possiamo non essere attivisti professionisti [sindacalisti, lobbisti] noi tutti abbiamo lavorato per mesi per essere qui a Seattle. Molti di noi hanno lavorato per questo nelle proprie citta' ed altri sono venuti a Seattle mesi prima per organizzare questo. Per certo siamo responsabili di molte centinaia di persone che sono scese in piazza il 30 novembre a Seattle, dei quali solo una piccola minoranza ha avuto a che fare con il black bloc. La maggior parte di noi sta studiando gli effetti dell'economia globale, dell'ingegneria genetica, estrazione di risorse, trasporti, condizioni di lavoro, eliminazione dell'autonomia dei popoli indigeni, diritti degli animali e degli umani ed abbiamo fatto iniziative su queste questioni per anni. Non siamo ne poco informati ne inesperti.
10. "Gli anarchici a volto coperto sono antidemocratici e "pericolosi" perche' nascondono la loro identita'." Fronteggiamola! (a volto coperto o meno) comunque quella in cui viviamo non e' una democrazia. Se questa settimana [di gas, botte, coprifuoco e no protest zone] non lo avesse esemplificato abbastanza, lasciateci ricordarvi che viviamo in uno stato di polizia. La gente ci dice che se davvero siamo convinti di essere nel giusto, di aver ragione ebbene non dovremmo nasconderci dietro passamontagna e fazzoletti. "La verita' prevarra' " e' l'affermazione che ci viene fatta. Sebbene questo sia un giusto e nobile obiettivo, non funziona con la realta' di oggi. Quelli che pongono problemi o minacce significative all'assetto del Capitale e dello Stato sono perseguitati. Alcuni pacifisti ci potrebbero dire di accettare questa persecuzione con buono spirito. Altri potrebbero dirci che e' un sacrificio che merita grande rispetto. Non siamo ne cosi' burberi ne sentiamo di avere il privilegio di subire la repressione come un sacrificio: la repressione e' per noi giornaliera ed inevitabile e facciamo tesoro della nostra poca liberta'. Accettare l'incarcerazione come una forma di "sacrificio o martirio o privilegio" tradisce il godere di una buona quantita' di privilegi del "primo mondo" in chi lo afferma. Noi sentiamo che un attacco alla proprieta' privata sia necessario se vogliamo ricostruire un mondo che sia vivibile, salutare e felice per chiunque. E questo a dispetto del fatto gli abnormi diritti della proprieta' privata in questo paese trasformano qualsiasi danneggiamento della proprieta' privata in un crimine che prevede subito 250 dollari di multa.
MOTIVAZIONI DEL BLACK BLOC
L'intento principale di questo comunicato era quello di disperdere l'alone di mistero che ha circondato il Black Bloc, e renderne le motivazioni piu' trasparenti, fino a che le nostre maschere sul viso non lo permetteranno.
RIGUARDO ALLA VIOLENZA CONTRO LA PROPRIETA'
Noi riaffermiamo che la distruzione di proprieta' non e' un'azione violenta, a meno che non ci perda la vita qualcuno o qualcuno ne abbia danno. Secondo questa definizione la proprieta' privata - specialmente la proprieta' privata delle multinazionali - e' in se stessa infinitamente piu' violenta di ogni azione rivolta contro di essa. La proprieta' privata va distinta dalla proprieta' personale.
La seconda riguarda l'utilizzo mentre la prima riguarda il commercio. Il principio basilare riguardo alla proprieta' personale e' che ognuno ha cio' di cui ha bisogno. Il principio che invece sottende il concetto di proprieta' privata e' che alcuni di noi hanno qualcosa che qualcun'altro vuole o di cui ha bisogno.
In una societa' che si fonda sui diritti della proprieta' privata, quelli che sono capaci di accumulare molti beni di cui gli altri hanno bisogno o desiderio hanno un grande potere. Per estensione, hanno un ancor piu' grande potere quanto piu' riescono a far percepire agli altri di dover desiderare o di aver bisogno di determinati beni, solitamente nell'interesse di aumentare i loro profitti. Portare avanti il "libero mercato" vuol dire far arrivare questo processo alle sue logiche conclusioni: una rete di poche industrie monopoliste con un controllo completo sulle vite di tutti noi. Portare avanti un "mercato giusto/equo" vuol dire aspirare a vedere questo processo mitigato dalle leggi dei governi, ossia imporre degli standard umanitari di base. Da anarchici rifiutiamo entrambe le posizioni. La proprieta' privata - e quindi il capitalismo - sono intrinsecamente violenti ed oppressivi e non possono essere riformati o mitigati.
Se il potere di ognuno di noi e' concentrato nelle mani di poche corporazioni o impegnato nel creare un apparato di regole che possano mitigare gli effetti del disastro da esse provocato, nessuno puo' essere poi cosi' libero o cosi' potente come potrebbe invece esserlo in una societa' non gerarchica. Quando rompiamo una vetrina, noi aspiriamo a distruggere la sottile maschera di leggittimita' che circonda i diritti della proprieta' privata.
Nello stesso modo, noi aborriamo quel tipo di relazioni sociali violente e distruttive di cui sono oramai impregnate tutte le cose che ci circondano. Con il "distruggere" la proprieta' privata, noi ne convertiamo il suo limitato valore e ne espandiamo il valore d'uso. Una vetrata di un megastore diventa una fessura attraverso la quale passa una ventata di aria fresca nell'atmosfera oppressiva di un ipermercato (almeno fino a quando la polizia non decide di sparare i lacrimogeni vicino la barricata che blocca la strada). Un distributore automatico di giornali diventa un attrezzo per creare questa fessura, o per fare una piccola barricata per richiedere spazio pubblico libero o un oggetto per migliorare il punto di vista di qualcuno se gli monta sopra. Un cassonetto diventa un ostacolo all'avanzata di un plotone di sbirri antisommossa ed una fonte di luce e di calore. La facciata di un palazzo diventa una bacheca per messaggi per registrare illuminanti idee per un mondo migliore.
Dopo il 30 novembre (N30) molte persone non guarderanno piu' una vetrina o un martello allo stesso modo. Gli usi potenziali dell'intero arredo urbano sono enormemente aumentati. Il numero delle vetrine infrante impallidisce di fronte al numero dei tabu' infranti, tabu' che ci vengono imposti dall'egemonia delle corporazioni per farci stare buoni e non farci pensare a tutte le violenze perpetrate in nome della proprieta' privata ed a tutte le potenzialita' di una societa' senza di loro.
Le vetrine rotte possono essere chiuse con tavole (con ancora altro spreco delle nostre foreste) ed eventualmente sostituite, ma la rottura dell'accettazione passiva speriamo che persista per molto tempo a venire.
Contro il capitale - contro lo stato
Disclaimer: queste osservazioni e analisi rappresentano soltanto quelle del Collettivo ACME e non vanno considerate come rappresentative per il resto del black bloc di N30 o chiunque altro sia stato impegnato nella sommossa o nelle distruzioni di quel giorno.